N. 8 – 2009 –
Memorie//Africa-Romana
Università di Sassari
Il Convengo internazionale di studi L’Africa romana:
un ponte fra le sponde del Mediterraneo
Sommario: 1. I legami fra
Sardegna e Africa. – 2. Nascita e
sviluppi del Convegno. – 3. Cronistoria
e curiosità del Convegno. – 4. Diario di un
convegno: la XVIII edizione de “L’Africa romana”. – 5. Gli Atti del
Convegno. – 6. Una rassegna fra le tante
possibili: Introduzione.
– 6.1. Gli Atti del XV Convegno “L’Africa romana”: Ai confini
dell’impero: contatti, scambi, conflitti. – 6.2. Gli Atti del XVI
Convegno “L’Africa romana”: Mobilità delle persone e
dei popoli, dinamiche migratorie, emigrazioni ed immigrazioni nelle province
occidentali dell’impero romano. – 6.3. Gli Atti del
XVII Convegno “L’Africa
romana”: Le ricchezze dell’Africa, risorse, produzioni,
scambi.
Il rapporto
fra Sardegna e Africa non può essere valutato solo in termini di contiguità
geografica ma affonda le sue radici nell’anima stessa dell’isola e
del continente e costituisce un patrimonio comune, in parte registrato dalla
tradizione mitografica. Questa, infatti, accanto alle migrazioni provenienti
dall’Iberia (Norace), dalla Corsica, dalla Sicilia (Dedalo) e forse dalla
Grecia (Iolao e i Tespiadi) e dall’Oriente (i Troiani compagni di Enea),
ricorda l’immissione di gruppi umani arrivati dall’Africa
settentrionale guidati dall’eroe Sardus,
il figlio di Melqart, l’Ercole
libico, e successivamente dalla Cirenaica con Aristeo.
Il dato
archeologico conferma un precoce contratto fra l’isola e il Nord-Africa
sin dal tardo neolitico, un rapporto che vede i Sardi non solo passivi
terminali di culture diverse ma probabilmente loro stessi, grazie
all’abilità marinaresca (orami dimostrata per i Nuragici),
protagonisti di scambi economici e culturali lungo le sponde del Mediterraneo.
Sicuramente questo rapporto si intensifica con la dominazione di Cartagine
sulle coste della Sardegna e con l’immigrazione di mercenari e coloni
della Libya nelle pianure del
Campidano e del Cixerri, fra le gobbe della Trexente, della Marmilla, del
Parteolla, del Gerrei, fra i monti dell’Iglesiente e sulle prime
propaggini della Barbargia, fra il Temo e il Montiferru o nell’entroterra
di Olbia: l’appellativo Afer è ripetutamente usato da
Cicerone come equivalente di Sardus; l’espressione Africa ipsa
parens illa Sardiniae suggerisce la realtà di questa colonizzazione
forzata, quasi una deportazione, di individui che dall’entroterra
tunisino e algerino sono costretti a trasferirsi nell’isola con le
proprie famiglie.
Questo rapporto prosegue fruttuoso e
intenso durante la pax Romana: per
esempio durante il principato di Tiberio quattromila liberti, seguaci dei culti
egizi e giudaici (molti dei quali probabilmente di origine egiziana), vengono
inviati in Sardegna con il compito di combattere il brigantaggio; con Adriano
nel Sulcis sono forse trasferiti i Beronicenses,
gli abitanti di Beronice-Bengazi in
Libia; nel II secolo negotiatiores e navicularii sardi e africani formano una
sorta di consorzio per la gestione dei traffici lungo la rotta verso Ostia.
Unite durante la breve usurpazione di Domizio Alessandro e nelle successive
prefetture costantiniane, con la caduta dell’impero Romano, Sardegna e
Africa fanno parte del regno dei Vandali e in seguito dell’esarcato
bizantino: Genserico decide forse di trasferire nell’isola alcune
migliaia di Mauri, che, rifugiatisi sulle montagne presso Karales, al tempo di Giustiniano fanno incursioni contro le
città e forse occupano parte della Barbagia, prendendo il nome di
Barbaricini; vescovi africani con il loro seguito vengono deportati dagli
stessi Vandali in Sardegna per non essersi piegati all’arianesimo e nell’isola
contribuiscono all’evangelizzazione dei Sardi.
Una cesura nei rapporti fra Africa e
Sardegna si ha solo con la conquista araba del continente e con la parziale
interruzione delle relazioni sul Mare
Nostrum: da questo momento sulle due sponde del Mediterraneo si avrà
un’evoluzione culturale differente, il Maghreb si allontanerà
dalla periferia occidentale dell'impero bizantino, nel cui contesto nasceranno
i regni giudicali della Sardegna. Occorrerà attendere l’anno mille
per una timida ripresa delle relazioni, dapprima legate a reciproche scorrerie
lungo le coste, alimentate dal proficuo commercio degli schiavi, in seguito
consolidate, durante l’età contemporanea, con le stagionali o
permanenti immigrazioni di Sardi in terra d’Africa, nei possedimenti
francesi, e successivamente di Maghrebini in terra sarda, negli ultimi anni
sempre più frequenti e massicce, entrambe in ogni caso non sempre
caratterizzate da quello spirito di amicizia e cooperazione che si era
registrato nel lontano passato.
Ben consapevoli degli antichi rapporti, le
Università di Cagliari e Sassari (in particolare le cattedre legate allo
studio del mondo classico) hanno guardato con interresse sempre maggiore verso
l’Africa Mediterranea,
Questo filone di ricerca è stato
portato avanti con continuità negli anni Settanta del XX secolo da Giovanna
Sotgiu, titolare della cattedra di Epigrafia Latina presso la Facoltà di
Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari e ha avuto un
radicale momento di svolta grazie a un suo allievo, Attilio Mastino. Questi nel
1983, da poco titolare della cattedra di Epigrafia Latina presso la
facoltà di Magistero dell’Università di Sassari, stimolato
dai rapporti di amicizia che lo univano a un grande maestro delle res africanae, il francese Marcel Le
Glay, ha avuto l’intuizione di creare il Convegno Internazionale su
“L’Africa romana”, nel tempo trasformatosi nella principale
vetrina dedicata agli studi sull’Africa antica. La manifestazione nasce,
infatti, come piccolo incontro di qualificati esperti internazionali del
Maghreb e della Sardegna nell’Antichità, ma progressivamente
finisce per radunare i più importanti studiosi del settore e diventa
occasione di confronto fra esperienze, metodologie, culture differenti.
Direttamente o indirettamente i Convegni hanno contribuito alla formazione di
nuove generazioni di studiosi, hanno stimolato l’approfondimento di
filoni di ricerca in passato trascurati, hanno proposto letture innovative su
specifici aspetti della cultura preclassica, classica e protomedioevale che
hanno poi trovato applicazione su vasta scala, hanno dimostrato come raffinati
metodi di indagine scientifica possono dare anche nel ricchissimo contesto
nord-africano risultati in passato impensabili, hanno promosso un’intensa
e fruttuosa collaborazione, una rete di rapporti, di amicizie, di informazioni
con i colleghi libici, tunisini, algerini, marocchini. Dal 1983 al 2008, in
XVIII edizioni del Convegno e in oltre vent’anni di attività, sono
state assecondate le esigenze e gli sviluppi della ricerca scientifica, della
formazione professionale e culturale, della salvaguardia e del rispetto del
patrimonio dell’Africa; il simposio è ormai considerato come la
sede naturale per presentare gli ultimi studi sulla romanizzazione delle
province africane e, più in generale, sulla romanizzazione delle
realtà periferiche.
Instancabile propositore e organizzatore,
Attilio Mastino ha saputo circondarsi di validissimi collaboratori e, di fatto,
ha creato una scuola di studiosi sardi riconosciuta a livello internazionale,
coinvolgendo nelle sue molteplici iniziative un numero sempre più vasto
di colleghi dapprima dell’Università di Sassari (attraverso il
Dipartimento di Storia, il Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province
Romane, e
Progressivamente attorno ad Attilio Mastino
si è coagulato un ampio comitato scientifico di livello internazionale,
attualmente composto da Aomar Akerraz, Nacéra Benseddik, Azedine
Beschaouch, Piero Bartoloni, Paolo Bernardini, Giovanni Brizzi, Emilio Galvagno,
Elisabetta Garau, Julián González Fernández, Antonio Ibba,
Mustapha Khanoussi, Giovanni Marginesu, Marco Milanese, Alberto Moravetti,
Giampiero Pianu, Marco Rendeli, Paola Ruggeri, Sandro Schipani, Ahmed Siraj,
Pier Giorgio Spanu, Alessandro Teatini, Cinzia Vismara, Raimondo Zucca.
Insistentemente e testardamente si è
cercato un contatto con la società civile e con il mondo politico nel
tentativo di far uscire i risultati di questi incontri dalle buie stanze degli
Istituti di Ricerca e di creare una ricaduta culturale delle esperienze
scientifiche sul territorio. Non si può dimenticare il continuo apporto
fornito dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di
Sassari, dalla Fondazione Banco di Sardegna, dal Credito Industriale Sardo, dal
Ministero degli Affari Esteri italiano, tunisino, marocchino,
dell’Assessorato alla Cultura della Regione Autonoma della Sardegna e dei
vari assessorati provinciali, delle ambasciate italiane e degli istituti
italiani di cultura a Tunisi, Algeri, Rabat, Tripoli, delle autorità
politiche ed economiche della Tunisia, del Marocco, della Spagna. Essenziali
per lo sviluppo del Convegno sono state le opportunità offerte
dall’art. 19 dell’accordo culturale Italia-Tunisia (8 giugno 1982)
e dall’art. 4 dell’accordo culturale Italia-Marocco (22 ottobre
1971).
Sin dal primo istante la manifestazione ha
avuto il sostegno dell’Association International
d’Épigraphie Grecque et Latine, rappresentata in quell’occasione dal suo Segretario
Generale, il già ricordato Marcel Le Glay; le edizioni III, VI, XIV,
XVI-XVIII del Convegno si sono svolte sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica; nel 2004 sotto l’Alto Patronato di sua
maestà re Mohammed VI del Marocco. Nel 1988, 1989, 1996, 2000, 2002,
2004, 2006, 2008 è stato concesso il patronato del Ministero degli
Affari Esteri; nel 2002 del Ministère des Affaires
Etrangères di Tunis e
del Ministère de
Grazie a questa iniziativa la Sardegna
è gradualmente divenuta un centro internazionale d’eccellenza per
lo studio dell’Africa Occidentale fenicio-punica, romana, vandala e
bizantina nelle sue peculiarità interne e nei suoi rapporti con le altre
regioni affacciate sul Mediterraneo: in
primis la Sardegna e
I primi convegni (1983-1992, edizioni I-X)
hanno avuto una cadenza annuale, poi biennale (1994-2008, edizioni XI-XVIII).
Per il crescente numero di partecipanti, dai due giorni originari (1983) la
durata della manifestazione è stata prolungata a tre giorni (1984-1996)
e infine a quattro giorni (dal giovedì alla domenica: 1998-2008). Negli
anni alla tradizionale sede sassarese si sono sostituite Cagliari (1987, 1990),
Nuoro e Orosei (1991), Oristano (1992), Olbia (1996, 2008), in Tunisia
Cartagine (1994), Djerba (1998), Tozeur (2002), in Marocco Rabat (2004), in
Spagna Siviglia (2006). Questa scelta mira a rendere partecipi delle nuove
scoperte il maggior numero possibile di studiosi, specialmente quelli operanti
in regioni economicamente disagiate e che quindi con più
difficoltà riescono a pubblicizzare le proprie scoperte. Si vuole
inoltre toccare con mano realtà locali meno note per capire a fondo la
specificità delle problematiche storiche, geografiche, economiche,
culturali di un territorio; si desidera coinvolgere nel dibattito i giovani di
differenti nazionalità, nel tentativo di creare una comune coscienza-conoscenza
“mediterranea” che superi gli steccati linguistici e ideologici.
Seguendo questa politica, in XVIII edizioni sono stati registrati dalla
Segreteria del Convegno 2947 partecipanti, per la maggior parte provenienti
dalla Sardegna (oltre il 35% delle presenze), seguito dall’Italia (circa
il 30%) e da oltre trenta paesi stranieri, con una consistenza presenza
maghrebina (attorno al 10% dei convegnisti), quest’ultima incrementatasi
consistentemente negli anni grazie alle edizioni della manifestazione celebrate
in Tunisia e Marocco e alle borse di studio poste a disposizione dal
Dipartimento di Storia.
Negli anni i temi affrontati durante la
manifestazione sono stati estremamente vari, al passo con l’evolversi
degli interessi della comunità scientifica. Una brevissima
cronistoria è
consultabile dal 2004 nel sito internet www.uniss.it/africaromana, dove
è possibile trovare anche informazioni utili sull’organizzazione
del Convegno e sull’edizione degli Atti. Di seguito cercheremo di dare per parte nostra alcune
indicazioni sui singoli simposi.
Durante il I Convegno (Sassari, 16-17
dicembre 1983), sono stati discussi i diversi aspetti della romanizzazione
dell’Africa settentrionale, lo studio delle radici, dei fenomeni di
conservazione e di sopravvivenza, della vitalità dell’esperienza
libico-punica e della ricchezza della vita religiosa, del fecondo sincretismo
tra la cultura romana e la vivace tradizione precedente e. I lavori sono stati
chiusi da una relazione di Giancarlo Susini; sono stati presentati 9 contributi
e sono stati accreditati 29 partecipanti. Nonostante gli anni, continuano a
essere attuali gi articoli di M. Le Glay, Les
religions de l’Afrique romaine au IIe siècle d'après
Apulée et les inscriptions
(pp. 47-62) e di H. Slim, Recherches préliminaires sur
les amphithéâtres romains de Tunisie (pp. 129-166).
Il II
Convegno (Sassari, 14-16 dicembre 1984) è stato finalizzato allo
studio delle relazioni tra Africa e Sardegna in età romana: è stata
definita la funzione di “ponte” tra la cultura di Roma e quella di
Cartagine, tra l’Africa e l'Europa, che la Sardegna ha svolto dalla fine
della repubblica all'età vandalica. Attraverso una serie di dati
raccolti per la prima volta in forma coerente, è stata impostata la
questione della centralità mediterranea della Sardegna e della sua
funzione di tramite con l’Africa. I lavori, divisi in due sessioni, sono
stati introdotti da una relazione di Sandro Schipani; sono stati presentati 15
contributi e sono stati accreditati 37 partecipanti. Meritano fra gli altri una
citazione particolare i lavori di A. Mastino, Le relazioni tra Africa e Sardegna in
età romana: inventario preliminare (pp. 27-92), R. Zucca, I rapporti tra l'Africa e
Il III
Convegno (Sassari, 13-15 dicembre 1985) è stato dedicato alla
documentazione epigrafica e alla storia delle province romane del Maghreb. La
manifestazione ha visto la presentazione di un abbondante materiale inedito; la
quarta sessione dei lavori è stata ancora una volta dedicata alle
relazioni tra Africa e Sardegna in età romana. I lavori sono stati
introdotti da Angela Donati; sono state presentate 27 relazioni e sono stati
accreditati 69 partecipanti. Alcuni dei lavori presentati sono ormai entrati
nella storia degli studi: G. Di Vita-Evrard,
Il IV
Convegno (Sassari, 12-14 dicembre 1986) è stato dedicato al tema L’epigrafia e la storia delle province
romane del Maghreb. La manifestazione è stata organizzata in cinque
sessioni, una delle quali dedicata ai rapporti tra l’Africa e la Sardegna
in età romana. I lavori, introdotti da Giovanni Brizzi, sono stati
chiusi dalle relazioni di Sandro Schipani, René Rebuffat, Maria Floriani
Squarciapino; sono stati presentati 43 contributi e sono stati accreditati 65
partecipanti. Meritano un ricordo speciale i lavori di P.
Barrau, À propos de
l'officium du vicaire d'Afrique (pp. 79-100), C. Gebbia,
Pueros vendere vel locare. Schiavitú e
realtà africana nelle nuove lettere di S. Agostino (pp. 215-228), T. Kotula, Faraxen, famosissimus dux Maurorum (pp. 229-234), V. A. Sirago, Contadini
liberi nelle province africane (pp. 253-266), D. Vera,
Enfiteusi, colonato e trasformazioni agrarie
nell Africa proconsolare del tardo impero (pp. 267-294), G. Di Vita-Evrard, Sur
les charges africaines des frères Cn.
Domitii Afri Titii Marcelli Curvii Lucanus et Tullus (pp. 509-530), C. Letta, La famiglia di Settimio Severo (pp. 531-546), S. Panciera, Ancora
sulla famiglia senatoria «africana» degli Aradii (pp. 547-572), R. Zucca, L’opus
doliare urbano in Africa ed in Sardinia (pp. 659-676).
Il V
Convegno (Cagliari e Sassari, 11-13 dicembre 1987) è stato
dedicato anch’esso al tema L'epigrafia
e la storia delle province romane del Maghreb, con ben otto sessioni
incentrate agli aspetti generali, istituzionali e storici, ai nuovi
rinvenimenti epigrafici, alla storia militare, alle rivolte indigene,
all’economia e alla cultura materiale, alle indagini archeologiche su
alcuni centri del Nord-Africa, alle popolazioni non urbanizzate
dell’Africa e della Sardegna, ai rapporti fra l’Africa e le altre
province dell’impero. I lavori sono stati introdotti da Giovanni Brizzi;
sono state presentate 37 relazioni e sono stati accreditati 101 partecipanti.
Fra gli altri si ricordano M. R. Cataudella, Democrazia municipale in Africa nel Basso Impero? (pp. 87-100), A. Chastagnol,
Sur les sacerdotales africains à la veille de l'invasion
vandale
(pp. 101-116), C. Gebbia, Ancora sulle ‘rivolte’ di Firmo
e Gildone (pp. 117-130), G. Di Vita-Evrard, L’édit de Banasa: un document
exceptionnel? (pp. 287-304), M. Christol, Rome et les tribus indigènes en Maurétanie Tingitane (pp. 305-339), R. Zucca, Le Civitates Barbariae e l'occupazione militare della Sardegna:
aspetti e confronti con l'Africa (pp. 349-365).
Il VI
Convegno (Sassari e Alghero, 16-18 dicembre 1988) è stato
dedicato al tema L'Africa e la Sardegna
in età tardo-antica, con una sessione speciale dedicata a
Sant’Agostino; si sono affrontati problemi onomastici, culturali,
giuridici; particolare attenzione è stata data di nuovo alle rivolte e
ai tentativi di secessione, all’organizzazione delle campagne e delle
città, ai traffici e ai commerci. I lavori, introdotti da Attilio
Mastino, sono stati chiusi dall’Oratiuncula
di Johannes Irmscher; sono state presentate 54 relazioni e sono stati
accreditati 105 partecipanti. Solo a titolo esemplificativo si possono citare i
lavori di G. Sanders, Sauver le nom de l'oubli: le témoignage des CLE d'Afrique
et aliunde (pp. 43-80), R.
Rebuffat, Comme les moissons
à la chaleur du soleil (pp. 113-134), V. Aiello, Costantino,
Lucio Domizio Alessandro e Cirta (pp. 179-186), J. Desanges, Saltus et vicus P(h)osphorianus en Numidie (pp. 283-292), R. B. Hitchner, The Organization of Rural Settlement in the
Cillium-Thelepte Region (Kasserine, Central Tunisia) (pp. 387-402), P. Pensabene, Architettura e decorazione architettonica nell'Africa Romana: osservazioni (pp. 431-458), S. Lancel, Victor de Vita et
Il VII
Convegno (Sassari, il 15-17 dicembre 1989) è stato dedicato al
tema Persistenze indigene e sopravvivenze
puniche nel Nord Africa ed in Sardegna in età romana. La
manifestazione si è articolata in cinque sessioni, una delle quali
dedicata alle persistenze puniche nella penisola iberica, prima importante
apertura verso problematiche non necessariamente africane o sarde. I lavori,
introdotti da Cinzia Vismara, sono stati chiusi dalla relazione di René
Rebuffat: pur venate da una forte patina di latinità, durante
l’età romana le tracce di un sostrato indigeno (libico o nuragico)
e punico in Africa e in Sardegna sono state criticamente individuate nelle
istituzioni, nell’onomastica, nella religione, nell’organizzazione
degli spazi urbani e nelle tecniche di costruzione. Sono state presentate 78
relazioni e sono stati accreditati 128 partecipanti. Numerosi i contributi degni di nota: fra tutti É. Lipinski, Pluton, hypostase
chthonienne de Baal Hamon? (pp. 245-250), P. Pensabene,
II tempio di Saturno a Dougga e tradizioni
architettoniche di origine punica (pp. 251-294), G. Lilliu,
Sopravvivenze nuragiche in età romana (pp. 415-446), S. L. Dyson, R. J. Rowland Jr., Conservatism
and Change in Roman Rural Sardinia (pp. 525-532), G. Paulis,
Sopravvivenze della lingua punica in Sardegna (pp. 599-640), I. Rodà, Sarcofagi della bottega di Cartagine a Tarraco (pp. 727-736), M.
Corbier, Usages publics du vocabulaire de la parenté: patronus et alumnus
de la cité dans l'Afrique romaine
(pp.
815-854), M.
Christol, Ti. Claudius Proculus Cornelianus, procurateur de la
région de Théveste (pp. 893-906), V. A. Sirago,
Aspetti del colonialismo romano in Africa (pp. 973-992).
L’VIII Convegno (Cagliari, 14-16 dicembre 1990) è stato
dedicato al tema Economia e
società nel Nord Africa ed in Sardegna in età imperiale:
continuità e trasformazioni, con relazioni che hanno insistito
soprattutto sui conflitti causati dalle crisi economiche, sull’ascesa
economica di alcuni ceti, sulle varie manifestazioni dell’opulenza, sui
traffici, sulle produzioni locali e la loro diffusione; non sono mancati studi
incentrati su altri aspetti del mondo antico, dalla geografia storica alla storia
dell’archeologia, dalle nuove scoperte epigrafiche agli studi
prosopografici, dalle istituzioni alla religione e alla linguistica. I lavori,
introdotti da Attilio Mastino, sono stati chiusi dalle relazioni di Giovanni
Brizzi, Michel Christol e Giancarlo Susini; sono stati presentati 72 contributi
(in alcuni casi dei veri e propri saggi brevi) e sono stati accreditati 148
partecipanti. Fra i lavori si ricordano H. Devijver, Equestrian Officers from North Africa (pp. 127-202),
G. Gaggero, Aspetti politici e sociali della rivolta di
Eracliano (pp. 213-220), M. R. Cataudella,
Motivi
di rivolta sociale in Africa fra IV e V secolo? (pp. 331-344),
P. Pensabene,
Riflessi
sull'architettura dei cambiamenti socioeconomici dal tardo II e III secolo in
Tripolitania e nella Proconsolare
(pp. 447-478), G. Marasco,
Tiberio
e l'esilio degli Ebrei in Sardegna nel 19 d.C. (pp. 649-660), G. Lilliu, La
Sardegna e il mare durante l'età romana (pp. 661-694), R. Rebuffat, Un document sur
l'économie de
Il IX
Convegno (Nuoro e Orosei, 13-15 dicembre 1991) è stato dedicato
al tema Nuove scoperte epigrafiche nel
Nord Africa ed in Sardegna, con la presentazione ancora una volta di
numerosi inediti ma senza trascurare altri aspetti della storia antica
(religione, istituzioni, cultura, commerci, urbanistica, società). I
lavori, introdotti da Giovanni Brizzi, sono stati chiusi dalle relazioni di
Johannes Irmscher, Cinzia Vismara e Sandro Schipani; sono stati presentati 66
contributi e sono stati accreditati 180 partecipanti. Fra i vari lavori vanno citati J. Carlsen,
Dispensatores in Roman North Africa (pp. 97-104), A. Magioncalda, L’epigrafe
da Mactar di C. Sextius Martialis
(CIL
VIII 11813) (pp. 265-290), N. Benseddik,
Vsinaza (Saneg): un nouveau témoignage de l'activité de P. Aelius
Peregrinus sur la praetentura sévérienne (pp. 425-438), L. Gasperini, Ricerche
epigrafiche in Sardegna (II) (pp. 571-594), R. Zucca,
Un’iscrizione monumentale dall'Oristanese (pp. 595-636), R. Turtas, Rapporti
tra Africa e Sardegna nell'epistolario di Gregorio Magno (590-604) (pp. 691-710), P. Pensabene, II tempio
della Gens
Septimia a Cuicul (Gemila) (pp. 771-802), J. M. Blàzquez, Nombres de aurigas, de
possessores, de cazadores y perros en mosaicos de Hispania y Africa (pp. 953-964), G. López
Monteagudo, Inscripciones
sobre caballos en mosaicos romanos de Hispania y del Norte de Africa (pp. 965-1012).
Il X
Convegno (Oristano, 11-13 dicembre 1992) è stato dedicato al tema
della civitas: trasformazione dello spazio urbano nelle province romane
del Nord Africa e nella Sardegna, con una particolare attenzione verso le
novità archeologiche, ma il suo vero ambizioso obiettivo era quello di
realizzare una sintesi decennale sulle tematiche sino a quel momento affrontate
e proseguire la felice attività di collaborazione internazionale avviata
in passato. Gli studiosi tra i più qualificati sono stati messi a
confronto sui problemi di catalogazione, di schedatura, di commento e di
pubblicazione delle raccolte epigrafiche; sono state acquisite informazioni
inedite sull’organizzazione urbana, sul rapporto città-campagna,
sui traffici commerciali, sui porti, sulle strade, sulla religiosità,
sullo spostamento delle legioni e delle coorti ausiliarie, sui fenomeni di
mobilità sociale nell'Africa settentrionale, con le ripercussioni, i
contatti, le somiglianze con la Sardegna in età imperiale, nel quadro
del prolifico rapporto tra centro e periferia. I lavori, introdotti da Cinzia
Vismara, sono stati chiusi dalle relazioni di Mohammed Fantar, Heikki Solin e
Sandro Schipani; sono stati presentati 88 contributi e sono stati accreditati
184 partecipanti. Per dare una pur pallida idea della ricchezza del convegno
possiamo ricordare gli interventi di É.
Lipinski, L'aménagement des villes dans la
terminologie phénico-punique (pp. 120-134), P. Pensabene,
Gli spazi del culto imperiale
nell'Africa romana (pp. 153-169), K. Vössing,
Die öffentlichen
Bibliotheken in Africa
(pp. 169-184), R. Rebuffat, M. Sulpicius Felix à Sala (pp. 185-220), M. R.
Cataudella, Civitas
- castellum in area cirtense? (pp. 321-330),
J.-P. Laporte, Le statut municipal de Rusuccuru (pp. 419-438), L.-M. Günther,
Identità civile e patronato
spirituale: cittadini cristiani nell'Africa tardo-imperiale (pp. 769-778), R. Zucca, Il decoro urbano
delle civitates Sardiniae et Corsicae:
il contributo delle fonti letterarie ed
epigrafiche (pp. 857-936), M. Christol,
L'oeuvre
de C. Octavius Pudens Caesius
Honoratus en Maurétanie Césarienne (pp. 1141-1152), A. Magioncalda,
Osservazioni
su un'epigrafe da Simitthus riguardante
le curie (AE 1955, 126) (pp. 1153-1168).
Con la scelta di un filo conduttore
particolare rispetto a quelli generali affrontati nelle precedenti
manifestazioni, nel 1992 il comitato organizzatore ha pensato di fare del
Convegno un’occasione per approfondire temi solitamente negletti e per
tracciare nuovi percorsi scientifici, contribuendo ad ampliare le nostre
conoscenze sul mondo antico. Questa linea è proseguita negli anni
seguenti, pur conservando le tradizionali sessioni delle prime manifestazioni
dell’Africa romana, dedicate a Aspetti storico, economici, istituzionali; Relazioni del Nord Africa con le altre
province; Nuovi ritrovamenti
epigrafici.
L’XI Convegno (Cartagine, 15-18 dicembre 1994) è stato
perciò dedicato al tema La scienza
e le tecniche nel Mediterraneo classico, con l’intento di radicare e
centralizzare in Sardegna lo sviluppo delle ricerche di storia della scienza e
delle tecniche arcaiche e classiche, che trovano nel Mediterraneo e in Europa
un ambito sicuramente privilegiato, come emerso dalla Tavola Rotonda Prospettive
per una storia della scienza e delle tecniche arcaiche e classiche, svoltasi nell’ultima giornata del Convegno
e presieduta da Giusto Traina. Chiusi da Attilio Mastino, i lavori hanno
visto 118 relazioni e 304 studiosi accreditati; fra i vari contributi
ricordiamo in questa sede K. Vössing,
Africa, nutricula
causidicorum? Die römische Jurisprudenz in Afrika, pp. 127-154, A. Sartori,
La
composizione delle epigrafi latine: un'accorta tecnica spontanea (pp. 215-222),
G. Uggeri, Stadiasmus
Maris Magni: un contributo per la datazione (pp. 277-286), E. Pettenò,
Acque
termali e medici dell'Africa romana
(pp. 385-402), J.-P. Laporte, Note sur l'aqueduc de Saldae
(Bougie) (pp. 711-762),
A. Leone,
Un'adultera meretrix a
Bulla Regia: alcuni aspetti della
città tardo antica (pp. 1371-1384), R. Zucca, Inscriptiones latineae liberae rei publicae
Africae, Sardiniae et Corsicae (pp. 1425-1490),
B. E. Thomasson, I
questori d'Africa durante il
principato (pp. 1501-1504), X. Espluga,
I. Pagán, Dispunctores en Mauretania Caesariensis y en Mauretania Sitifensis (pp. 1513-1534), S. Bullo, La dea
Caelestis nell'epigrafia africana
(pp. 1597-1628), L.-M. Günther, Die Austorianer als Belagerer
tripolitanischer Städte (um 365 n. Chr.)? (pp. 1643-1650).
Il XII
Convegno (Olbia, 13-15 dicembre 1996) è stato dedicato al tema L'organizzazione dello spazio rurale nelle
province del Nord Africa e nella Sardegna, con un’analisi diacronica
delle testimonianze archeologiche di circoscritti territoria, in un arco di tempo che dalla Preistoria va al Tardo
Antico e al primo Medioevo, aprendo una finestra su un mondo che al contrario
di quello urbano è poco noto per la cronica carenza di fonti scritte. I
lavori, introdotti da Cinzia Vismara, sono stati chiusi dalla relazione di
Johannes Irmscher; sono stati presentati 114 contributi e sono stati
accreditati 133 partecipanti. A titolo esemplificativo possiamo ricordare E. Deniaux, Recherches sur les propriétés
foncières des amis de Cicéron en Afrique (pp. 143-154),
D. Mattingly,
Landscapes
of Imperialism in Roman Tripolitania (pp. 163-180), J.-P. Rey-Coquais, Domini
et Circumcelliones, Code Théodosien 16, 5,52. Remarques de grammaire
et interrogation sur le sens (pp. 447-456), S. Gelichi, M. Milanese,
Problems in the
Transition towards the Medieval in the Ifriqya:
First Results
from the Archaeological Excavations at Uchi
Maius (Teboursouk,
Béja) (pp. 457-486),
G. Nieddu,
C. Cossu, Ville e
terme nel contesto rurale della Sardegna romana (pp. 611-656),
M. Cadinu,
Persistenze
centuriali nell'agro caralitano
(pp. 695-708), Ph. Pergola, La christianisation du monde rural dans
Il
XIII Convegno (Djerba, 10-13 dicembre 1998) è stato dedicato al
tema Geografi, viaggiatori, militari nel Maghreb: alle origini
dell'archeologia nel Nord Africa. I lavori, introdotti da Raimondo
Zucca, sono stati chiusi dalle relazioni di Attilio Mastino e Johannes
Irmscher; si è riflettuto sui fervidi interessi antiquari ruotanti
attorno al Maghreb sin dall’età classica, dai quali si sono
sviluppati, pur con finalità differenti gli studi moderni; si è
sottolineata l’importanza della riscoperta dei diari e delle relazioni
dei viaggiatori e dei militari, spesso testimonianza unica di un mondo perduto
o che nel frattempo ha subito profonde trasformazioni. Sono stati presentati
122 contributi e sono stati accreditati 223 partecipanti. In questa sede
ricordiamo solo E. Fentress, The Jerba Survey: Settlement in the Punic and Roman
Periods (pp. 73-86), P. Trousset, Voyageurs et militaires
à la découverte archéologique du Sud tunisien (1880-1891) (pp. 579-596), J. Napoli, X.
Boniface, Lecture de Jean Baradez, Fossatum Africae (pp. 613-648), M. Dondin-Payre, L'Armée d'Afrique
face à l'Algérie romaine: enjeux idéologiques et
contraintes pratiques d'une œuvre scientifique au XIXe siècle (pp. 725-746), R. Rebuffat,
Histoire de
l'identification des sites urbains antiques du Maroc
(pp. 865-914), F. Hurlet, Auspiciis
Imperatoris Caesaris Augusti, ductu proconsulis. L'intervention impériale dans
le choix et les compétences du proconsul d'Afrique sous les
Julio-Claudiens (pp. 1513-1542), R. Hanoune,
Encore
les Telegenii, encore la
mosaique de Smirat! (pp. 1565-1576),
M. Mackensen, Les castra hiberna de
la legio III Augusta à Ammaedara / Haïdra (pp. 1739-1760).
Il XIV Convegno (Sassari, 7-10 dicembre 2000) è stato
dedicato al tema Lo spazio marittimo nel Mediterraneo occidentale in età romana:
geografia storica ed economia. Sono stati trattati aspetti quali lo
spostamento della linea di costa, le installazioni portuali, le industrie
derivate dalla pesca, le cave realizzate in prossimità dei litorali, le
rotte e gli itinerari, le isole, i fiumi, nel solco di un consolidato filone
scientifico che solo recentemente si è rivolto al mondo africano,
rivelando una ricchezza e una varietà di paesaggi insospettabili. I
lavori, introdotti da Raimondo Zucca, sono stati chiusi dalla relazione di
Attilio Mastino; sono stati presentati 167 contributi e sono stati accreditati
279 partecipanti. Si possono citare in questa sede V. Aiello, Il
controllo militare del Mediterraneo in età tetrarchica e costantiniana (pp. 201-220), A. Parma, Note
sull'origine geografica dei classiari nelle flotte imperiali: i marinai di
provenienza nordafricana (pp. 323-332),
G. Azzena,
Osservazioni
urbanistiche su alcuni centri portuali della Sardegna romana (pp. 1099-1110), F. Fanari, Una
stazione di posta sul rio Fluminimannu-Decimomannu (Cagliari) (pp. 1235-1248), R. D'oriano, Relitti di storia: lo scavo del porto di Olbia (pp. 1249-1262),
E. Riccardi, I relitti
del porto di Olbia (pp. 1263-1274), Chr. Hamdoune, Les relations entre
Il
XV Convegno (Tozeur, 12-15 dicembre 2002) è stato dedicato Ai
confini dell’impero: contatti, scambi, conflitti. Attenzione specifica è stata rivolta
al deserto, alle fortificazioni, al limes,
alle popolazioni, al nomadismo, all’interazione pacifica o conflittuale
tra uomo e paesaggio lungo le frontiere, alle identità culturali, alle
relazioni economiche e sociali tra soldati e civili, agli scambi
dell’Impero con le gentes externae.
I lavori, introdotti da Pol Trousset (il cui testo, nr. 1, apre anche la nostra
rassegna), sono stati chiusi dalla relazione di Attilio Mastino e si sono
soffermati su novità e puntualizzazioni cronologiche, proponendo campi
di indagine alternativi, sottolineando l’importanza della salvaguardia
dei beni culturali, l’impegno profuso dalle istituzioni nella tutela dei
monumenti archeologici, la cooperazione delle differenti branche della scienza
per preservare un patrimonio altrimenti destinato ad essere perduto per
abbandono e degrado. Sono stati presentati 130 lavori e sono stati accreditati
266 partecipanti. Fra i contributi degni di nota, oltre a quelli radunati in
questa rassegna, si ricordano Chr. Hamdoune, Témoignages épigraphiques de
l’acculturation des gentes en
Maurétanie Césarienne (pp. 277-292), M. Munzi,
Circolazione monetaria in contesto
rurale:
Il XVI
Convegno (Rabat, 15-19 dicembre 2004) è stato dedicato al tema Mobilità
delle persone e dei popoli, dinamiche migratorie, emigrazioni ed immigrazioni
nelle province occidentali dell’impero romano, quasi un
approfondimento di quanto trattato nella precedente edizione, specificatamente
dedicato alla mobilità delle persone, agli scambi di popolazione tra
province, alle popolazioni rurali, al nomadismo, momento di riflessione critica
su fenomeni che continuano a interessare la nostra quotidianità. La
scelta di Rabat non è stata casuale giacché la città
conserva evidenti le tracce dell’incontro di civiltà e popoli
diversi, crocevia di culture spesso distanti fra loro. I lavori, introdotti da
Jean-Marie Lassère (La mobilité de la
population. Migrations individuelles et collectives dans les provinces
occidentales du monde romain, pp. 57-92), sono stati chiusi dalla relazione di
Attilio Mastino; sono stati presentati 158 lavori e sono stati accreditati 307
partecipanti. Oltre a quelli radunati in questa rassegna, si ricordano fra gli
altri i contributi di S. F. Bondì, Mobilità delle genti nel Mediterraneo
fenicio e punico: qualche riflessione (pp. 175-184), R. Rebuffat,
Notes
d’onomastique ethnique. Les Maces (pp. 403-445), I.
Achilli, Circumcelliones: appunti sul fenomeno del
"monachesimo" itinerante (pp. 923-934), L. Di Paola, Sulla mobilità di studenti e di professori
nell'Occidente romano tardo antico
(pp. 1043-1062), P B. Serra, Popolazioni rurali di ambito
tardoromano e altomedievale in Sardegna (pp. 1279-1306), G. Pietra,
I
Vandali in Sardegna: nuove acquisizioni dai relitti del porto di Olbia
(pp. 1307-1320), M. Christol,
Remarques
sur la carrière de L(ucius) Mummius
Faustianus, consul ordinaire en 262 (pp. 1839-1824), J. Bonetto, A. Buonopane, A. R. Ghiotto, M.
Novello, Novità archeologiche ed
epigrafiche dal foro di Nora (pp. 1945-1970),
S. Cappelletti, Il ruolo
svolto dai Giudei di Cirenaica nella grande rivolta sotto Traiano (pp. 2263-2272).
Il XVII
Convegno (Siviglia, 14-17 dicembre 2006) è stato dedicato al tema
Le ricchezze dell’Africa, risorse,
produzioni, scambi, con approfondimenti sulle produzioni, i commerci, la
navigazione, l’ornatus civitatis. I lavori, introdotti da Raimondo
Zucca e Angela Donati, sono stati chiusi dalle relazioni di René
Rebuffat, Marc Mayer e Attilio Mastino e hanno evidenziato a più riprese
la necessità di diacroniche analisi territoriali onde cogliere la curva
delle risorse, delle produzioni, degli scambi nelle varie provinciae dell’Africa, fino alla straordinaria
vitalità dell’età tardo-antica; sono stati presentati 186
contributi e sono stati accreditati 320 partecipanti, il numero più alto
sin’ora registrato. Oltre a quelli riportati in questa rassegna, sono
degni di nota fra gli altri gli articoli di C. Boulinguez, J. Napoli,
Hippone, port de l'annone: la
contribution de l'iconographie (pp. 703-732), E. Coppolino,
Castellum etiam villam potuisse appellari (Aug.,
cons. evang. 3, 25, 71): riflessioni
su alcuni aspetti socio-economici dell'Africa Proconsularis (pp. 733-744),
L. Nevett, Castles in the Air? The
Julius Mosaic as Evidence for Elite Country Housing in Late Roman North Africa (pp. 745-758), H. Baklouti, Les "citernes de
Seguendo la tradizionale scadenza biennale,
si è svolto a Olbia nei giorni 11-14 dicembre 2008 il XVIII Convegno
Internazionale di Studi “L’Africa romana” dedicato al tema I luoghi e le forme dei mestieri e della
produzione nelle province africane.
Il simposio è stato organizzato dal
Dipartimento di Storia e dal Centro di studi interdisciplinari sulle province
romane dell’Università di Sassari, in collaborazione con la
Facoltà di Lettere e Filosofia e
Una fattiva collaborazione è stata
offerta dal Dipartimento di scienze umanistiche e dell'antichità
dell'Università di Sassari (rappresentato dalle professoresse Anna Maria
Piredda ed Antonella Bruzzone), dal Dipartimento di Filologia classica, Glottologia
e Scienze storiche dell’Antichità ed il Dipartimento di Scienze
archeologiche e storico-artistiche dell’Università degli studi di
Cagliari (rappresentati dai professori Franco Porrà, Luigi Leurini e
Simonetta Angiolillo), dalla Soprintendenza archeologica della Sardegna, dalla
società Expolbia e dal Liceo classico D.A. Azuni di Sassari. Sono
pervenuti messaggi di adesione da parte di Angela Franca Bellezza (Genova),
Luisa Brecciaroli (Torino), Michele Cataudella (Firenze), François
Chausson (Paris), Élizabeth Deniaux (Paris), José
D’Encarnaçao (Coimbra), Virginie Galbarini-Weinmann (Paris),
Christine Hamdoune (Paris), Édouard Lipinski, Daniele Manarcorda
(Siena), Silvia Orlandi (Roma), Stefano Santocchini Gerg (Bologna), Luigi
Taborelli (Torino). Maria Luisa Uberti (Bologna). E’ stato letto un
messaggio di Jehan Desanges (Paris).
Dopo dodici anni il Convegno è
ritornato a Olbia, la città fondata da Iolao e dal Sardus Pater, la colonia
dei Tespiadi, ieri come oggi non solo porta d’ingresso verso le aree
più interne dell’isola, non solo sbocco naturale delle produzioni
locali verso i mercati d’oltremare, ma anche tappa quasi obbligata per
chi dall’Oriente all’Occidente, dal Settentrione al Meridione si
sposti per il Mediterraneo. In questo privilegiato luogo d’incontro fra
uomini e idee nati in mondi diversi, dove è possibile far maturare nuove
esperienze dalla fusione di saperi concepiti in contesti originariamente
estranei fra loro, si è a lungo dibattuto sugli aspetti economici della
produzione, sui salari, sugli aspetti artistici e artigianali, sulle tecniche e
sugli strumenti di lavoro, sulle associazioni professionali e
sull’organizzazione delle officinae,
sugli impianti produttivi e sulla loro correlazione con gli spazi pubblici di
una città.
Olbia-Olbìa
era d’altronde il luogo ideale per questo tema giacché fu crocevia
fra bellicose tribù indigene (Balari,
Corsi, Ilienses) e genti allogene (Greci, soprattutto Cartaginesi e
Romani, Orientali, Vandali). Nel suo entroterra erano dislocati i latifondi
della gens Domitia, poi passati ad
Atte, la bellissima liberta amata da Nerone, con le loro molteplici
attività, gli schiavi e i liberti impegnati nei vari segmenti della
produzione e della commercializzazione, beni poi incamerati dal patrimonio
imperiale. In virtù della sua posizione strategica, la città ebbe
sempre un rapporto privilegiato con l’Urbe e la penisola, giacché
qui prima che in altre parte dell’isola giungevano influssi culturali,
ideologie, merci. Olbia era probabilmente la prima tappa sarda del governatore
incaricato della provincia Sardiniae et
Corsicae, nella sua marcia di avvicinamento alla capitale provinciale; da
qui passavano privati o ambasciatori in viaggio per il Mediterraneo (durante il
Convegno si è a questo proposito ricordata la figura di Marco Claudio Marcello,
morto al largo delle coste sarde mentre in missione si recava dal re
Massinissa); a Olbia fece base Quinto Tullio Cicerone, il fratello
dell’Oratore, agli ordini di Pompeo in una complessa missione annonaria;
qui durante il III secolo d.C. venivano imbarcati i carichi di grano destinato
a Roma, grazie a un’efficiente rete stradale cura precipua dei presidi
del periodo; qui abbiamo le prime attestazioni della propaganda imperiale
legata a Nerone, ai Flavi, a Traiano, infine all’imperatore Romolo, il
giovane figlio di Massenzio, a Costantino e al culto solare.
I lavori si sono svolti presso le Sale
Scirocco e Libeccio del Melià Hotel Resort & Convention Center e
negli spazi messi a disposizione dalla società Expolbia e dal Museo
archeologico, recentemente inaugurato sull’Isolotto Peddona. Il Convegno
si è aperto, dopo il saluto delle autorità, con la relazione di
Marco Milanese, significativamente seguita da un intervento di Guido Clemente,
che attraverso la descrizione dell’attività scientifica di Piero
Meloni ha tracciato le origini e gli sviluppi della scuola sarda di storia
antica, incardinata nelle Università di Cagliari e di Sassari e che nel
Convegno dell’Africa romana trova una delle sue massime espressive
internazionali; Paola Ruggeri ha poi letto un saluto dello stesso Piero Meloni,
purtroppo assente dalla manifestazione per motivi di salute.
Al tema del principale sono state dedicate
due sessione con relazioni incentrate sui luoghi e le forme dei mestieri e
della produzione in Africa e nelle altre province dell’impero (64
interventi). Descrivere in poche righe la ricchezza contenutistica di questi
contributi è impresa ardua: si è passati da Paolo Filigheddu (Tempio Pausania), Arti e mestieri nel lessico fenicio e punico,
alle sintesi dedicate all’artigianato nella Cartagine punica e nelle sue
dipendenze del Nord-Africa e della Sardegna, a Federico Frasson (Genova), Durum in armis
genus: i Liguri nell’esercito
punico, a Livio
Zerbini (Ferrara), Attività
e mestieri nelle attestazioni epigrafiche dell’Africa romana, alle
relazioni dedicate a specifiche categorie di lavoratori (insegnanti, notarii, mensores, dendrofori, carpentieri, orefici, artigiani abili nella
lavorazione dell’avorio, cavatori, architetti e scultori impegnati
nell’edilizia, lapicidi attivi nelle officiane
epigrafiche, artisti musivi, artigiani tessili, purpurarii, aratores, messatores, produttori d’olio e
allevatori di cavalli, pastori, armaioli), ai vari navicularii e negotiatores
attivi in settori specifici dell’economia antica, alle note di Fabrizio Crescenti (Messina), Trasporti e trasportatori nel Deserto
orientale: l’archivio di Nikanore, di Clara Gebbia (Palermo), Ebrei nell'Africa romana: artigiani,
agricoltori, commercianti, di Anna
Maria Nieddu (Sassari), I vetri
incisi tardoantichi dalle province africane: ateliers e scelte iconografiche,
di Claudia Neri (Messina),
L’impiego dei barbari nella
produzione delle province africane, per arrivare sino ai gladiatori e ai venatores che davano spettacolo negli
anfiteatri, alle istallazioni idrauliche, alle strutture produttive in
Cirenaica, a Cartagine, Thamugadi, Volubilis e più in generale nel
Maghreb, infine a Fathi Jarray (Tunis), De
l’horologium solarium antique
à la mizwala islamique: de
l’adoption à l’adaptation, e all’eccezionale
documento commentato da Cesare Marangio (Lecce), T. Claudius
Ellespontianus marmorarius nella Brindisi
di età romano-imperiale.
Una sessione speciale è stata dedicata ad Olbia e il suo territorio, con le straordinarie recenti scoperte che gli scavi di emergenza nell’area del porto hanno posto in luce (14 relazion): fra le altre si sottolineano gli interventi di Rubens D’Oriano (Olbia) e Giovanni Pastore (Policoro), Un “meccanismo di Antikythera” da Olbia, di Simonetta Angiolillo (Cagliari), Due ritratti inediti da Olbia, di Letizia Gualandi (Pisa), Trionfi di pane? Una raffigurazione di processione trionfale dal porto di Olbia, di Giovanna Pietra (Olbia), Il foro di Olbia, di Gabriella Bevilacqua (Roma), Una nuova tabella defixionis da Olbia.
Particolarmente consistente la sessione Sardegna (17 relazioni) a riprova di un
fervore di studi presente nell’isola anche su un tema specifico come
quello proposto: oltre a sintesi generali come quelle proposte da Giulia
Baratta (Macerata), Ars plumbaria Sardiniae?
Oggetti artistici in piombo: gli specchietti del Museo Sanna di Sassari, da
Carlo Tronchetti (Cagliari), Una produzione sarda di età
imperiale: la ceramica ‘fiammata’, da Piero
Bartoloni (Sassari), Le miniere
d’argento e gli insediamenti portuali fenici in Sardegna, da Giuseppe Nieddu (Cagliari), La produzione delle cornici a gola egizia
in Sardegna: rapporti con l’Africa, da Alessandro Teatini (Sassari), Le produzioni di sarcofagi a Cartagine nella tarda antichità:
nuovi dati dalla documentazione sarda, gli interventi si sono concentrati
sulle novità provenienti da Sant’Antioco, Nora, Porto Torres,
Fordongianus, in questi anni oggetto di annuali campagne archeologiche.
Secondo tradizione una spazio specifico
hanno ricevuto gli studi epigrafici, pur presenti nelle altre sessioni, con
intereventi dedicati sia alle novità sia soprattutto alle sintesi di
carattere generale (14 relazioni): interessanti gli interventi di Ivan di Stefano Manzella (Viterbo),
Emite lucernas colatas venales icones de officina Assenis et Donati: una singolare produzione africana tra
pubblicità e marketing, di Elena
Caliri (Messina), Argentarii e
nummularii nell’Africa romana,
di Samir Aounallah (Tunis), Le pagus en Afrique romaine, di Ari
Saastamoinen (Winnipeg), Craftsmen
and the Common People in North African Building Inscriptions, di Maria Silvia Bassignano (Padova), Nuove osservazioni epigrafiche sul flaminato
in Sardegna, di Gabriella Gasperetti
(Sassari), Nuove iscrizioni dal porto di Turris
Libisonis, di Azedine Beschaouch (Paris), Un’iscrizione da Teboursouk.
In totale sono state lette 115 relazioni
seguite da un fervido dibattito durante il quale i 292 partecipanti al Convegno
hanno avuto la possibilità di chiedere ai relatori ulteriori
delucidazioni e precisazioni, di fornire dati inediti, di ipotizzare future
linee di ricerca alla luce di quanto esposto.
La chiusura dei lavori è stata
affidata a René Rebuffat,
Sono state infine organizzate delle
escursioni ad Arzachena, Nuraghi
Il comitato
scientifico, riunitosi dopo la manifestazione, ha proposto come prossima sede
del XIX Convegno “L’Africa romana” Constantine o Algeri, in
Algeria, presumibilmente nei giorni 11-14 dicembre 2010, indicando il tema Trasformazione
dei paesaggi del potere nell’Africa settentrionale fino alla fine del
mondo antico. Scontri, integrazioni, transizioni e dinamiche insediative. Nuove
prospettive dalla ricerca,
con riferimento alle istituzioni, all’organizzazione degli spazi
pubblici, al ruolo della religione nella gestione del potere, alle differenti
strategie di colonizzazione nelle campagne dell’Africa, il tutto senza
ovviamente trascurare il confronto con altre realtà provinciali.
Senza dubbio uno dei punti di forza del Convegno “L’Africa romana” è
stata negli anni la puntuale pubblicazione dei rispettivi Atti, ogni volta
adeguatamente presentati da studiosi di fama internazionale nella cornice della
successiva edizione della medesima manifestazione, dunque con cadenza dapprima
annuale, poi dal volume X con cadenza biennale. Per la qualità e il
numero dei contributi ospitati l’opera è ormai divenuta un punto
di riferimento imprescindibile sia per gli studiosi d’area sia per quanti
per la prima volta si affacciano alle problematiche africana, un ruolo che
negli anni si accentuato anche per la contemporanea chiusura o sospensione di
prestigiose riviste in lingua italiana e francese e dedicate all’Africa.
Diamo di seguito alcune cifre che possono aiutare a chiarire il peso
scientifico dell’opera.
Atti del I Convegno, 9 relazioni, 226 pagine (1 tomo)
Atti del II
Convegno, 15 relazioni, 286 pagine (1 tomo)
Atti del III
Convegno, 27 relazioni, 457 pagine (1 tomo)
Atti del IV
Convegno, 43 relazioni, 743 pagine (2 tomi)
Atti del V Convegno,
37 relazioni, 527 pagine (1 tomo)
Atti del VI
Convegno, 54 relazioni, 838 pagine (2 tomi)
Atti del VII
Convegno, 78 relazioni, 1096 pagine (2 tomi)
Atti dell’VIII
Convegno, 72 relazioni, 1178 pagine (2 tomi)
Atti del IX
Convegno, 66 relazioni, 1149 pagine (2 tomi)
Atti del X Convegno,
88 relazioni, 1447 pagine (3 tomi)
Atti dell’XI
Convegno, 118 relazioni, 1857 pagine (3 tomi)
Atti del XII
Convegno, 114 relazioni, 1671 pagine (3 tomi)
Atti del XIII
Convegno, 122 relazioni, 2001 pagine (2 tomi)
Atti del XIV
Convegno, 167 relazioni, 2595 pagine (3 tomi)
Atti del XV
Convegno, 130 relazioni, 2135 pagine (3 tomi)
Atti del XVI
Convegno, 158 relazioni, 2790 pagine (4 tomi)
Atti del XVII
Convegno, 186 relazioni, 2881 pagine (4 tomi).
Gli Atti del XVIII
Convegno sono in corso di stampa.
La curatela dei volumi I-IX è stata seguita da
Attilio Mastino, del volume X dallo stesso Mastino e da Paola Ruggeri, del
volume XI-XV è stata di Mustapha Khanoussi, Paola Ruggeri e Cinzia
Vismara, del volume XVI da Aomar Akerrazz, Paola Ruggeri, Ahmed Siraj, Cinzia
Vismara, del volume XVII da Julián González, Paola Ruggeri, Cinzia
Vismara e Raimondo Zucca. Ogni volume è corredato da indici analitici
(Autori moderni, Nomi di luogo, Nomi antichi); i volumi I-III, VI-IX sono stati
editi dalle Edizioni Gallizzi di Sassari, i volumi IV-V, XI dalla Editrice Il
Torchietto di Ozieri, il volume X dalla Editrice Archivio Fotografico Sardo di
Sassari, il volume XII dalla Editrice Democratica Sarda di Sassari, i volumi
XIII-XVII dalla Carocci Editore di Roma. Nel 1996 è stato edito dalle
Edizioni Chiarella di Sassari un utilissimo indice decennale, 431 pagine, a
cura di Paolo Melis, Paola Ruggeri ed Esmeralda Ughi, presentato durante il XII
Convegno di Studi.
In totale sono stati editi ben 1484 fra articoli,
introduzioni, presentazioni e conclusioni (un elenco completo, pur con qualche
refuso, è disponibile nel sito francese
Africa Antiqua. Bibliographie du Maghreb
antique et médiéval, http://tabbourt.perso.sfr.fr/maghreb/page3.html
), scritti per oltre il 55% in lingua italiana, per il 30% circa in francese,
per il 10% circa in spagnolo, per il restante 5% in inglese e tedesco. Oltre la
metà degli interventi è ovviamente dedicata alle province del
Maghreb, un 20% circa alla Sardegna, ma non mancano i contributi dedicati alla
penisola iberica, alla Sicilia, alle regiones
Italiae, in misura minore alla Cirenaica, alle Gallie, alla Corsica,
all’Egitto, in genere alle province orientali. Il tema privilegiato dai
relatori è rappresentato dall’urbanistica,
dall’architettura, dalla storia dell’arte (oltre il 20% dei
lavori), seguito da epigrafia e onomastica, economia, argomenti di carattere
geografico e militare, amministrativo, politico e giuridico, analisi della
società e della cultura, con costante attenzione alle manifestazioni
religiose di pagani e cristiani. L’arco cronologico prediletto è
rappresentato dal tardo impero (30% circa degli articoli), senza dimenticare
l’alto impero (18% circa), l’età preromana (preistoria e
protostoria, età fenicio-punica, colonizzazione greca, regni indigeni),
l’età repubblicana, il medioevo, l’età
post-medioevale. Questa vetrina è dunque un osservatorio speciale sul
progresso degli studi dedicati al mondo antico e medioevale e le migliaia di
pagine edite (ben 23877) sono diventate il forum
nel quale dibattere tematiche attuali e proporre innovativi fronti di
ricerca.
Da quanto sinora descritto, è
evidente che in questa sede sarebbe impossibile fare un resoconto dettagliato
di una produzione tanto consistente. Accogliendo dunque l’invito del
professor Francesco Sini di proporre nella rivista Diritto @ Storia una rassegna esemplificativa dei contribuiti
presentati al Convegno, si è pensato di privilegiare alcuni degli
articoli editi nei volumi più recenti degli Atti (XV-XVI-XVII), ben
consci che a dispetto degli anni si sarebbero potuti scegliere anche lavori
cronologicamente anteriori ma efficacemente rappresentativi dell’opera e
scientificamente ancora validi.
Si è preferito puntare su autori sempre
diversi, rappresentanti del vasto numero dei relatori che hanno partecipato
alla manifestazione, ponendo il contributo di affermati maestri della
disciplina accanto a quello di giovani ricercatori italiani e stranieri, che
talvolta proprio durante il Convegno hanno avuto la prima opportunità di
mostrare il loro valore. Volutamente abbiamo trascurato i numerosi e importanti
contributi di studiosi sardi o facenti parte del comitato scientifico, per
evitare fastidiose autocelebrazioni e rendere ancor più evidente lo
spirito internazionale del Convegno, che supera ampiamente i limiti
localistici. Purtroppo non siamo riusciti a coinvolgere nel progetto i colleghi
maghrebini contattati: ci saranno altre occasioni.
Sono stati ignorati i lavori di archeologia,
storia dell’arte, epigrafia, numismatica corredati da un ampio apparato
figurativo strettamente funzionale alla comprensione del testo giacché,
per ragioni tecniche, non è stato possibile ripubblicare sulla rivista
elettronica fotografie, grafici, disegni. Per il medesimo motivo dagli articoli
prescelti sono state eliminate le immagini con i rispettivi riferimenti.
Aldilà di queste variazioni abbiamo tentato di riprodurre il testo
così com’era stato pubblicato, e non potendo riproporre
l’impaginato originale abbiamo riportato fra [..] il numero delle pagine
dell’edizione originaria. Abbiamo inoltre rinunciato agli aggiornamenti
che generosamente molti autori ci avevano offerto.
Come ogni selezione anche questa è
ovviamente soggettiva, determinata dalla contingenza degli interessi del
curatore e dal suo curriculum studiorum,
in ogni caso non vuole e non può essere una recensione implicita di
quegli Atti, compito di fronte al quale ci sentiamo assolutamente incompetenti.
Concentrando la nostra attenzione sulle province d’Africa in età
romana, abbiamo tentato di dare una certa omogeneità a un materiale
necessariamente variegato giacché legato a manifestazioni tematicamente
differenti; d’altro canto all’interno di questo canovaccio non
abbiamo privilegiato un argomento ma al contrario proprio nella
diversità della problematiche affrontate si è tentato di dare
un’idea della ricchezza contenutistica dei Convegni e degli Atti che
spaziano fra i vari ambiti disciplinari con il solo fine di fornire una visione
completa e uniforme su ogni singolo tema.
Da tempo ormai si è affermata anche
fra gli studiosi del Maghreb la concezione del confine (limes) come luogo privilegiato di scambi economici e culturali fra
popoli differenti piuttosto che come barriera, limite invalicabile di etnie in
perenne conflitto. Le relazioni, illuminate dai nuovi metodi di indagine, dalle
prospezioni territoriali, dall’uso metodico della fotografia aerea e
satellitare, hanno posto in luce la situazione della Mauretania Tingitana, provincia caratterizzata dalla prevalenza dei
piccoli insediamenti rurali, abitate dagli indigeni e dipendenti da pochi
agglomerati urbani; l’riorganizzazione del limes della Mauretania
Caesariensis voluta dall’entourage
di Settimio Severo, con la costruzione
di una strada (la nova praetentura)
che permetteva rapidi collegamenti da Est verso Ovest e che costituiva anche un
baluardo alla penetrazione berbera verso le opulente città della costa;
la nascita di praesidia di frontiera,
di oppida e canabae, sorti sulle terre imperiali sottratte alle tribù
nomadi; la differente organizzazione della Numidia
Militana, nella parte orientale e in tutta la regione a Nord-est dei
Nementcha, nella piana del Guert dominata dai praedia imperiali, nella parte occidentale dell’Aurès
con piccole comunità amministrate da magistri
e grandi insediamenti coloniali, con latifondi privati, di non grandi
dimensioni ma molto attivi fra l’età severiana ed il principato
dei due Filippi; la particolare condizione della Tripolitania, dove a dispetto delle sfavorevoli condizioni
climatiche sono ora ben attestati gli insediamenti di medie e piccole
dimensioni lungo la costa e le fattorie fortificate nelle aree interne.
Per la nostra rassegna
abbiamo scelto gli articoli di:
1. P. Trousset, Pénétration romaine et organisation de
la frontière dans le prédésert tunisien, sintesi articolata ed
esaustiva di un maestro che ha dedicato gran parte della sua produzione
scientifica allo studio e alla definizione del concetto di limes africano. Introduzione importante ai lavori del XV Convegno,
non poteva che svolgere identico compito per questo florilegio;
2. M. Casella, Complessità antropologica della nozione di confine, che a
dispetto della giovane età ha saputo cogliere il senso profondo del
termine limes nel mondo antico,
ponendo a confronto testi diversi, rivisitati alla luce degli studi più
recenti con una sensibilità e una capacità di analisi
invidiabili;
3. V. Bentivogli, Ai confini dell’Impero: mausolei e romanizzazione del Nord Africa,
ancora il lavoro di un promettente giovane studioso, un approfondimento della
sua tesi di dottorato che, con una ricca bibliografia, offre numerosi spunti di
riflessioni sui ricchi mausolei edificati non nelle necropoli monumentali alle
porte delle città ma sui fundi di
benestanti proprietari appartenenti al ceto medio-alto della società
africana, un aspetto poco noto della romanizzazione delle campagne per le
quali, come a suo tempo sollecitato dal Février, si fa sempre più
urgente uno studio complessivo;
4. J.-P.
Laporte, Trois sites
militaires sévériens en Algérie moyenne: Grimidi, Tarmount
(Aras), El Gahra, che
dedica tre lunghe e articolate schede ad alcuni siti della nova praetentura, poco noti in letteratura ma strategicamente
importanti. Pur in assenza delle piante e delle foto edite negli Atti, questo
studio, a metà strada fra archeologia, antichità antiquarie,
epigrafia e con un poderoso apparato bibliografico, non solo chiarisce le varie
fasi di vita dei singoli insediamenti, vitali fra l’età severiana
e il Basso impero, ma si sofferma nelle pagine finali sull’organizzazione
militare di questi settore della Mauretania
Caesariensis e sul mutare dei praesidia
in funzione delle trasformazioni amministrative e ideologiche
dell’impero;
5. V. Aiello, I
Vandali nel Mediterraneo e la cura del limes; assiduo frequentatore
del Convegno e attento osservatore dell’età tardo-antica, lo
studioso messinese confuta in questa occasione il mito della flotta da guerra
di Genserico e offre un’originale interpretazione delle scorrerie e delle
conquiste dei Vandali, da intendersi in chiave più difensiva che
offensiva, giacché miravano soprattutto a sottrarre ai nemici risorse e
basi da utilizzare per una temuta invasione del regno.
Altri importanti
contributi sono stati ospitati nelle tradizionali sessioni del Convegno:
6. J. Remesal Rodriguez, L’Afrique au Testaccio, parte dal contesto urbano del Monte
Testaccio, da anni oggetto di studio da parte di un’équipe di studiosi spagnoli coordinati dallo stesso Remesal,
per suggerire una nuova chiave di lettura sul presunto declino dell’olio
spagnolo sui mercati urbani. In realtà se questo finì per essere
dirottato in parte verso le legioni del Reno, se probabilmente le produzioni si
ridussero per l’intervento violento di Settimio Severo contro i suoi
avversari iberici, a Roma l’olio della Baetica non fu completamente sostituito dalle produzioni africane
mentre mutarono i tradizionali punti di distribuzione, incapaci di sostenere
gli aumentati volumi di importazioni;
7. Y. Le Bohec, L’expedition de
Curion en Afrique, che attraverso un dettagliato esame delle fonti cerca di
rendere onore a Curione, lo sfortunato protagonista del bellum Africum ingiustamente scaricato dalla propaganda cesariana
dopo la sua prevedibile sconfitta. Le
Bohec a giusto titolo può essere considerato uno degli ultimi maestri
delle res africanae e il suo
contributo non può che impreziosire questa rassegna;
8. W. Kuhoff, La
politica militare degli imperatori romani in Africa (I-VI secolo d.C.),
offre un’utile sintesi su questo aspetto dell’amministrazione delle
varie province del Maghreb, nel tentativo di mostrare diacronicamente e
geograficamente, attraverso diplomi di congedo e soprattutto le note della Notitia Dignitatum, la consistenza dei
vari reparti, la continuità e le fratture dell’organizzazione
militare fra Alto e Basso Impero; non mancano precisi riferimenti a episodi
storici che possono aver influito sull’aumento o diminuzione delle truppe.
La
terra della Mauretania è stata
nei tempi antichi una terra di scambi culturali, di passaggio di popoli e
persone, uno dei punti cruciali d'incontro tra civiltà, un luogo
collocato al centro di dinamiche sociali e culturali di grandissima rilevanza
per l’uomo di oggi. Il tema generale, sviscerato non solo nei suoi aspetti
culturali ma anche in quelli sociali e umani, si inserisce in un fecondo
panorama di studi che tuttavia offre ancora numerose possibilità di
sviluppo e permette profonde riflessioni sul mondo contemporaneo. Nel Mondo
Antico la mobilità dei popoli era frequente ed era intesa come strumento
di contatto e collaborazione, per questo sottoposta a controlli che la
regolavano in funzione delle esigenze interne di un gruppo e che in nessun modo
puntavano a creare steccati e barriere nei confronti dello straniero.
L’attenzione si è poi focalizzata sugli spostamenti dei singoli,
sulle modalità e sulle finalità del viaggio, sulle mete ambite e
su quelle proibite; è prevalso l’interesse per gli scambi di
popolazione tra province, per le popolazioni rurali, per il nomadismo.
Per la nostra rassegna
abbiamo scelto gli articoli di:
9. F. Felici, M.
Munzi, I. Tantillo, Austuriani
e Laguatan in Tripolitania, ponderosa ed esaustiva sintesi, fondata sulle
fonti letterarie, giuridiche, epigrafiche e sulle recenti acquisizioni archeologiche.
Grazie a una ricchissima la bibliografia e a una dettagliata descrizione dei
principali eventi, i tre autori smontano alcuni luoghi comuni nati attorno ai
due gruppi umani, nati da una frammentazione dei Nasamones ma presumibilmente appartenenti a realtà
culturalmente e politicamente diverse; ridefiniscono le intense relazioni umane
strette fra gli uomini del deserto e i “padroni” della Tripolitania, non sempre conflittuali e
legate alla razzia, ma al contrario a
lungo caratterizzate da un costante tentativo di integrazione; individuano nella situazione economica e sociale
della Tripolitania e nella rottura
del “patto” stipulato fra Roma e le gentes indigene la causa delle tensioni militari registrate
nell’area (sul tema in passato si era espresso sinteticamente A. Lewin,
La
difesa dal deserto: osservazioni preliminari per uno studio comparato delle
frontiere, L’Africa romana, 6, 1989, pp. 197-210); si soffermano in chiave
diacronica e geografica sulle dinamiche insediative nel predeserto tripolitano, chiarendo
per esempio le circostanze in cui si formarono e si svilupparono le fattorie
fortificate (alle quali aveva già dedicato un fondamentale articolo R. Rebuffat,
Les
fermiers du désert, L’Africa romana, 5, 1988, pp. 33-68); forniscono
preziosi dati sull’economia monetaria vigente nel territorio, che dunque
non era dominato da primitive forme di baratto. Nella versione originale il testo è corredato nella
seconda e terza parte da una serie di fotografie, piante, grafici che
contribuiscono a una migliore comprensione della problematica; la mancata
riedizione di questi supporti non ha comunque intaccato il valore scientifico
dell’articolo riprodotto in questa sede;
10. C. Gebbia, Ancora
Altava, dove con grande
umiltà si affronta in maniera originale un tema oggetto in passato di
numerosi articoli, evidenziando l’evoluzione istituzionale di una
comunità urbanizzata ai confini dell’impero, da civitas romana e accampamento di auxilia romani a capitale di un regno
berbero autonomo rispetto al regno dei Vandali;
11. S. Guédon, Les voyages des empereurs romains en
Afrique jusqu’au III siècle, dove la giovane studiosa focalizza la sua
attenzione sui viaggi africani di Adriano e Settimio Severo nel Maghreb,
illustrandone brillantemente cause e conseguenze, soffermandosi su numerosi
dettagli e allegando una ricca bibliografia;
12. S. Conti, Scambi
culturali e persistenze: il paganesimo nell’Africa Proconsolare cristiana, che con il suo innovativo saggio sfata un
mito storiografico, la conversione di massa degli Africani, più in
generale dei Romani, dopo l’Editto di Milano. Sviluppando un’idea
appena in nuce nell’opera di
Lepelley, secondo Conti il paganesimo continuò a essere dominante nelle
comunità del Maghreb e solo i privilegi concessi da Teodosio spinsero
molti verso la nuova fede, suscitando la reazione di vitali masse
tradizionaliste che non si piegano di fronte al nuovo ordine sociale.
Dalle tradizionali sessioni del Convegno
abbiamo scelto due importanti contributi:
13. G. Baratta, Alcune osservazioni sulla genesi e la diffusione delle cupae,
lavoro preliminare su una diffusa ma misconosciuta classe di supporti funerari,
variamente definita dagli studiosi (cupa,
cupula, caisson, cippo a botte etc.)
e già in passato oggetto di analisi fra le pagine degli Atti (L. Bacchielli,
Monumenti
funerari a forma di cupula: origine e
diffusione in Italia meridionale, L’Africa romana, 3, 1986, pp. 303-320). Con questo contributo la studiosa apre decisamente il
confronto fra le testimonianze africane e quelle provenienti da altre regioni
dell’impero, riordina criticamente la bibliografia e propone nuovi
orizzonti di ricerca che potranno chiarire nascita ed evoluzione del supporto.
L’assenza di immagini, presenti invece nell’edizione originale, non
sminuisce i contenuti del lavoro;
14. A. Magioncalda, I procuratori-governatori delle due Mauretaniae: aggiornamenti
(1989-2004) e nuove ipotesi, fornisce una fondamentale rassegna
(commentata autorevolmente) dei praesides
delle province procuratorie del Maghreb durante l’alto impero, alla
luce di nuove testimonianze epigrafiche e di ulteriori approfondimenti che
hanno posto sotto luce nuova il ruolo di questi funzionari; grazie ai nuovi
documenti la studiosa aggiorna i fasti
delle due province durante il principato (con Settimio Severo, con Geta o da
solo) di Caracalla, contribuendo a gettare nuova luce su anni cruciali per
l’evoluzione delle province africane; dimostra inoltre come in questa
fase un medesimo governatore poteva guidare le due Mauretaniae in successione, mai in contemporanea, confutando per
questa via l’ipotesi espressa in passato che che i Severi avessero
pensato di riunificare le due province.
Il simposio
ha il pregio di confutare la tesi di un sottosviluppo dell’Africa antica
e di una sua soggezione “servile” alle esigenze dell’Urbe,
ancora diffusa nel secolo scorso in lavori come quelli di Deman e in parte di
Picard. Al contrario dall’insieme degli articoli raccolti emerge una
più equilibrata visione dei modi e dei tempi dell’evoluzione
economica di queste province, inserita in un quadro mediterraneo e atlantico:
l’economia di sussistenza, se presente, era limitata a rarissimi casi; i
traffici non erano condizionati dalle esigenze annonarie ma al massimo da
queste traevano stimoli ed incentivi; la crisi, se presente in Africa, fu
circoscritta nel tempo e nello spazio ad alcune merci, progressivamente
divenute poco competitive e per questo sostituite da altri prodotti in base a
normali logiche di mercato. La significativa quantità di novità,
di informazioni e di dati raccolti nei contributi permettono di fare un
consistente balzo in avanti alle nostre conoscenze, rendendo giustizia a un
continente che nel mondo antico fungeva da traino dell’economia del
Mediterraneo Occidentale.
Per questa rassegna abbiamo selezionato una
serie di lavori che, incentrati su vari “indicatori della
ricchezza”, possono dare una panoramica sui risultati raggiunti durante
il Convegno:
15. A. Saastamoinen, Some
observation on the Authorship of Building Inscriptions, si occupa della
committenza delle iscrizioni monumentali e delle officine lapidarie impegnate
nella loro realizzazione, cercando di far luce sui meccanismi psicologici
dell’evergetismo e sulle tracce che questi ultimi hanno lasciato nei
testi epigrafici;
16. P. Zanovello, Produzioni
e commerci: aspetti del culto di Mercurio nel Nord-Africa romano, che focalizza l’attenzione sulla
devozione nutrita dai Romani verso il dio per eccellenza preposto alle
attività economiche, partendo dalle origini italiche per arrivare ai
suoi risultati africani, dove presumibilmente il culto si innesta su sostrato
punico e libico;
17. L. Di Paola, Immagini
tardoantiche dell’Africa a confronto: note di lettura, con un originale
contributo incentrato sull’iconografia dell’Africa e di altre
province nei codici medioevali, quasi la fotografia di come gli antichi
immaginavano queste regioni a confronto con i dati archeologici ed epigrafici.
Si è dovuto purtroppo rinunciare in questa sede al ricco apparato
iconografico che corredava la versione originale, fortunatamente senza danni
per la comprensione finale del testo;
18. L. Pons Pujol, E.
Garrote Sayo, X. Soria Rincon,
La captacion del Aceite annonario en
Bética y Africa, un analisis comparativo, dove i tre giovani studiosi iberici
confrontano l’apparato burocratico della Baetica e della Proconsularis
dedicato alle esportazioni annonarie verso l’Urbe, dominando una mole
impressionante di dati e sottolinenando differenze e similitudini determinate
da contingenze geografiche, storiche e sociali;
19. L. De Salvo, Produzioni
e flussi commerciali fra l’Africa e
20. M. Christol, La procuratèle du patrimoine de Lepti Minus, che, attraverso
l’analisi e il commento di tutta la documentazione disponibile, cerca di spiegare
il funzionamento di uno degli uffici periferici del patrimonium, in passato sottovaluto dai lavori del Pflaum e in
seguito oggetto di interpretazioni controverse. Lavoro impressionante di quello
che attualmente può essere considerato un maestro delle istituzioni
africane, nello specifico l’ultima perla di una lunga serie di studi
dedicati da questo studioso all’organizzazione delle proprietà
dell’imperatore in Africa;
21. S. De Angeli, S. Finocchi, Sviluppi romani in Algeria e Tunisia del sistema idrico dei foggaras,
chiudono degnamente questa rassegna con una sintesi che sfata ancora una volta
il mito storiografico di un’agricoltura importata in Africa da
Cartaginesi e Romani e di indigeni dediti esclusivamente alla pastorizia
nomade. Al contrario i due studiosi, sulla scia di quanto già avevano
sostenuto Trousset e Shaw, dimostrando nei dettagli come le tribù del
predeserto avevano sviluppato sofisticate tecniche di captazione
dell’acqua e irrigazione dei campi, poi mutuate e potenziate dai coloni
di età imperiale, grazie alle quali potevano permettersi la produzione
di un surplus destinato agli scambi
commerciali provinciali o extra-provinciali.
Non resta a questo punto che invitare alla
lettura del nostro florilegio, nella speranza che i contributi scelti, lungi
dal poter mostrare esaustivamente la ricchezza delle tematiche trattate durante
i vari Convegni, possano servire come esempio di un approccio critico alla
storia del Maghreb e appassionare alle antichità un numero sempre
maggiore non solo di specialisti ma anche di semplici cultori delle
civiltà del passato.