N° 2 - Marzo 2003 - Memorie

Antonio Francesco Spada

Istituto Magistrale “Sedes Sapientia” – Bosa

 

 

 

LE NOVENE SARDE.

STORIA E STRUTTURA DELLA NOVENA

DI SAN COSTANTINO IMPERATORE

 

(Testo provvisorio)

 

La novena, il triduo, la settena o settenario, l'ottavario e la tredicina sono forme popolari di devozione legate a un determinato numero di giorni, con le quali si implora mediante vari esercizi di pietà la concessione di determinate grazie, si ringrazia per quelle ricevute o semplicemente si solennizzano ricorrenze e feste. La liturgia ufficiale ignora tali forme devozionali e di esse non vi è traccia nei libri liturgici, ma la Chiesa le accetta e le incoraggia anche con le indulgenze. La forma più semplice è il triduo, mentre la novena, che è un triduo triplicato, cioè potenziato per portarlo ad una efficacia maggiore, è riservato alle occasioni più solenni e alle necessità più grandi. La settena e l'ottavario, quest'ultimo è detto anche ottiduo, sono più rari, mentre la tredicina precede di solito la festa di S. Antonio di Padova, ma a Bosa anche quella di S. Antonio abate almeno dalla fine del secolo XIX.

Si ritiene che la novena sia stata prefigurata nei nove giorni che gli Apostoli con i primi discepoli, secondo l'espresso comando del Signore, trascorsero in raccoglimento e preghiera dopo l'Ascensione in attesa della venuta dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste. Nei primi tempi del Cristianesimo essa era però riservata al culto funerario e veniva detta "novendiale" secondo la terminologia classica. Contro tale usanza, ritenuta una continuazione della tradizione pagana che protraeva per nove giorni i riti funebri, si levò la condanna dei vescovi già dal tempo di S. Agostino. La novena dei defunti fu allora sostituita con la settena, cioè con la celebrazione del settimo giorno dalla morte, e ancora oggi in alcune parrocchie, come ad esempio a Sedilo, si celebra la s. Messa in die septimo in suffragio del defunto. Stranamente i “novendiali” sono stati conservati per la morte del Papa.

Nel Medioevo iniziò a svilupparsi l'uso della novena devozionale a scopo impetratorio o per dare maggiore solennità ad una festa. Divenne celebre in Italia la novena di S. Ubaldo a Gubbio, mentre in Francia a Parigi quella di S. Luigi IX attirava nobili e plebei.

In età moderna, quando dopo il Concilio di Trento e la cosiddetta Controriforma, l'anno liturgico iniziò a "svuotarsi" dei suoi tempi “forti”, si sviluppò come alternativa parallela la religiosità popolare, che riempì e cadenzò l'anno del popolo cristiano con una successione di novene, tridui, celebrazioni varie, in onore dei Signore, della Madonna e dei Santi. Novene e feste, celebrate con grande sfarzo e vasta partecipazione di fedeli, aumentarono ovunque. La novena di Natale divenne popolarissima in molte regioni e si celebrava in memoria dei nove mesi passati da Gesù nel seno di Maria. Quella dell'Immacolata veniva celebrata da tutta la Casa d'Austria per voto dell'imperatore Carlo VI. Nelle corti di Madrid e di Vienna nel secolo XVII dal 4 al 12 marzo si teneva con grande solennità la novena detta "di Grazia" in onore di S. Francesco Saverio, per ricordare la guarigione miracolosa concessa per intercessione del Santo al gesuita Marcello Mastrilli nel 1634. Questi poi andò missionario in India e vi morì martire per la fede il 17 ottobre 1637.

Alla diffusione delle novene e alla loro forte presa sull'animo del popolo, specialmente tra il secolo XVI e la prima metà dei XX, contribuirono soprattutto le Confraternite. Queste dopo il Concilio di Trento e particolarmente in seguito alla bolla "Quaequumque" di Clemente VIII dei 7 dicembre 1604 furono poste sotto il controllo dei Vescovi, ma non persero la loro autonomia. Ebbero anzi assegnato il compito specifico di promuovere nelle chiese locali iniziative di carità e di sviluppo della devozione popolare e di guidare le celebrazioni delle grandi feste parrocchiali e delle relative solenni novene di preparazione o di prolungamento della stesse feste. Le prime Confraternite ad irrobustirsi furono quelle del SS. Sacramento, della Vergine del Rosario e della Dottrina Cristiana, cioè quelle che in modo diretto difendevano i dogmi cattolici dai protestanti. Esse divennero una forza particolare a servizio della Chiesa e un fermento vitale per la cristianizzazione della società. Il grande favore che le Confraternite incontrarono nei secoli XVII e XVIII si spiega anche con una certa debolezza delle strutture parrocchiali dei tempo. (Cfr. ANTONIO F. SPADA, Storia della Sardegna cristiana e dei suoi Santi, vol. II, Oristano 1998, pp. 175 ss.).

La pratica delle novene nei secoli incontrò anche opposizioni e giudizi severi, specialmente da parte di Gerson e dei Giansenisti, ma la Chiesa le ritenne utili ad incrementare la devozione cristiana e nel secolo XIX ne indulgenziò parecchie, oltre quelle in preparazione al Natale, alla Pentecoste e all'Immacolata.

In tempi a noi vicini si sentì la necessità di un manuale che raccogliesse le novene più comuni, e in Italia vi pensò il sacerdote milanese Giuseppe Riva, che pubblicò un volume dal titolo Manuale di Filotea (Milano 1889) contenente molte pratiche pie. Il testo, che fu accolto con favore da sacerdoti e fedeli, riporta 150 novene, in genere brevi e divise in punti, in ognuno dei quali si ricorda un merito particolare del Santo e si chiede la grazia di imitarne l'esempio e di ottenerne la protezione. Al termine si invitano i singoli fedeli a chiedere l'intercessione del Santo per ottenere le grazie particolari desiderate. I brevi cenni della vita dei Santi sono esposti senza alcuna preoccupazione critica.

 

 

Le novene della Sardegna

 

Sulla pia pratica delle novene nella Sardegna non ho trovato alcuna nota bibliografica e ritengo che l'argomento non sia stato ancora studiato adeguatamente. Questa comunicazione vorrebbe soltanto dare inizio allo studio di tale settore della nostra cultura.

Sulla diffusione delle novene nel secolo XVII nell'Isola testimoniano manoscritti conservati nelle sacristie di molte parrocchie e chiese, i quali riportando la entrada dei singoli anni accennano soprattutto all'offertorio de novenantes. Per i secoli precedenti non ho trovato documentazione, ma da ciò non si può concludere che non esistessero manoscritti e che non si celebrassero le novene.

Alla prima metà del secolo XVIII appartiene un manoscritto autografo intitolato Novenariu cum platicas a su amatissimu Coru de Jesus. E’ conservato nel fondo della biblioteca dell'Università di Cagliari (manoscritto 152) e venne scritto dal frate Giovanni Maria Contu dei Minori di S. Mauro. Dell'autore si ignora il nome al secolo e la data di nascita, mentre si conosce la data della morte, 3 luglio 1762. Lettore di filosofia e teologia, predicatore e cronologo della Provincia, il Contu compose numerosi discorsi e panegirici in sardo e in spagnolo. Il Novenariu non è datato, ma secondo Maria Teresa Atzori, che nel 1964 lo ha pubblicato a Modena, è probabilmente posteriore al trattato di Londra (1718). La lingua è quella del popolo cagliaritano dei tempo, cioè il sardo campidanese con abbondanti apporti spagnoli.

Il manoscritto, che è molto lungo e per la sua pubblicazione ha richiesto ben 479 pagine a stampa, inizia con la dedica A sa Purissima Reyna de su xelu e de sa terra Maria Santissima Senora Nostra. Seguono il Prologu, le Advertencias e la platica prima: è questa una riflessione che prendendo lo spunto dal vers. 8 del salmo 56, ricorda le rivelazioni del Cuore di Gesù a S. Margherita Maria Alacoque. Subito dopo si ha Sa prima die de sa novena, che segue questo schema:

 

Per signum ss. Crucis, Actu de contricioni, Petizioni ispirituali, Oracioni particulari po sa prima die (seguita da tres Babu nostrus, tres Ave Marias, tres Gloria Patris), Domandet donni unu sa grazia, Oracioni a su Padre Eternu, Antiphonas, versus y oracione in latino, Versus sardus de su amatissimu Coru de Jesus po sa prima die, Versus e Oremus in latino, Platica segunda, Esemplu e Conclusioni.

 

Le platicas sono complessivamente 9 e tutte molto lunghe, in genere tra le 10 e le 20 pagine a stampa. Probabilmente venivano recitate sotto forma di predica. L'Attu de contricioni che, con leggere modifiche e aggiunte, si ritrova anche nelle novene del secolo seguente nel Centro e nel Nord dell'Isola, era quello raccomandato e diffuso dai vescovi sardi nei Sinodi dopo il Concilio di Trento.

 

Negli otto giorni successivi il Novenariu del Contu ripete senza alcuna modifica l'atto di contrizione con l'orazione che segue, la domanda di grazie spirituali (Peticioni spirituali), alcune orazioni in sardo, le antifone con i versicoli e gli oremus in latino, mentre mutano ogni giorno i versus sardus e le platicas esortative.

In appendice il manoscritto, nel quale sono inserite numerose modeste illustrazioni, riporta quattro indici: degli autori, delle pie pratiche, dei passi scritturistici citati e delle cose notevoli. (Novenariu cum Platicas a Su Amatissimu Coru de Jesus di GIOVANNI MARIA CONTU, a cura di Maria Teresa Atzori, Società Tipografica Modenese, Modena 1964).

Nel secolo XIX la pia pratica delle Novene è maggiormente documentata e ho sottomano in copia una ventina di manoscritti di quel secolo. Li ho avuti dai parroci dei comuni che appresso saranno citati e che ringrazio.

Il primo manoscritto appartiene alla parrocchia di Magomadas (provincia di Nuoro), è intitolato Novena di Santu Giuanne e porta la firma dei rettore Piredda con la data 1816. Non sappiamo comunque se il Piredda sia stato l'autore e si sia limitato a ricopiarla. Lo stesso dubbio sussiste per molti altri manoscritti che riportano un nome. La Novena de Santu Giuanne è scritta in logudorese e anch'essa prende l'avvio dall'atto di contrizione, che nelle prime righe contiene in sintesi gli atti di fede e di carità, e non si discosta molto dal ricordato Novenariu. Seguono l'orazione pro dogni die a Santu Giuanne Battista, e quindi un'orazione al Signore, che è diversa nei vari giorni, per implorare grazie spirituali ricordando gli esempi della vita di Giovanni Battista. Subito dopo un'orazione ultima pro dogni die a su Santu. Quindi la raccomandazione ai fedeli "Si domandet sa grazia", e in latino l'antifona, i versetti e l'orazione. A conclusione di tutto si cantano i Gosos.

A differenza del Noverariu cagliaritano, le preghiere della Novena de Santu Giuanne sono brevi e di facile memorizzazione, per cui potevano essere ripetute dal popolo durante la celebrazione. E la recita delle varie parti della novena da parte dei fedeli insieme col sacerdote celebrante, divenne di uso comune in Sardegna. In molte parrocchie ancora oggi la gente partecipa alle celebrazioni ripetendo sottovoce le preghiere in sardo, mentre è riservato al sacerdote il compito di iniziarle.

Un altro manoscritto in Logudorese, che riporta la data 1835, è conservato a Tresnuraghes (provincia di Oristano) e si intitola Novena del Glorioso Martire San Marco Evangelista tradotta dalla lingua spagnola in lingua volgare dal celebre autore Rdo Plo. M. Anno 1835. Non ho trovato la soluzione della sigla del traduttore. Lo schema della Novena è il solito, ma l'atto di contrizione è diverso, per cui è facile concludere che la catechistica sarda non era in quel tempo uniforme.

A Santulussurgiu (Oristano) si recita ogni anno la novena alla Virgine Santissima de Su Carmelu, tratta da un manoscritto del 1850. Essa ha la caratteristica di iniziare con la recita degli Attos de fide, de isperanzia, e caridade seguiti dall'atto de contrizione. Tali Attos, che non sono sintetici come di regola nelle altre novene, si ripetono ogni giorno; segue una prima Oratione alla Madonna pro dogni die, mentre una seconda pregadoria cambia ogni giorno. Si chiude con le Litanias de N. S. e i Gosos.

I testi delle novene diventano più numerosi nella seconda metà dell'Ottocento e ciò si spiega con la maggiore vicinanza a noi nel tempo e con l'aumento della devozione popolare per i Santi. Del 1865 è un manoscritto con la Novena de su Gloriosu Martire Sant'Antiogu che si festeggia a Scano Montiferro (Or.). Essa segue lo schema tradizionale, ma inizia con un Attu de contrizione del tutto originale e ricco di un intenso sentimento. Seguono l'Orazione pro dogni die a su Signore Babbu e Deus meu, un'attera pro dogni die a s'inclitu Santu (Antiogu) e poi le preghiere a Dio onnipotente diverse nei vari giorni. Si chiude con i Gosos.

Del 1866 è la Novena de Sant'Arega Vergine e Martire della parrocchia di Magomadas. Si tratta di S. Greca, nota come di origine sarda. Anche questo manoscritto segue lo schema tradizionale. Dello stesso periodo è un testo di Borore (Nu.), dal titolo Novena De Su Gloriosu Sanctu Lussurgiu Martyre Calaritanu Protectore Speciale De Borore. A differenza delle altre novene. non inizia con l'Atto di contrizione, ma con una Orazione a Deus diversa ogni giorno anche nel titolo. Segue la Petizione a su Santu, anch'essa diversa ogni giorno, che presenta i seguenti temi di riflessione: Prima die, Sa cunversione de santu Lussurzu a sa fide cattolica; Segunda die, Sa rinunzia a sos onores e sos benes de su mundu; Tertza die, Sa penitenzia de Santu Lussurzu in su desertu; Quarta die, Sa preigazione de S. Lussurzu in Sardigna pro cunverter sos gentiles a sa fide cristiana; Quinta die, S’ammirabile scienzia e fortilesa mustrada dae S. Lussurzu in su tribunale de su Presidente difendinde sa fide; Sesta die, Su valore ammirabile de S. Lussurzu in su patire pro Cristos sos crudeles martirios; Settima die, S. Lussurzu curadu e sanadu miraculosamente; Ottava die, Sa costanzia de S. Lussurzu in sa decollazione; Nona die, Sos modos soberanos de sa divina majestade pro onorare s'anima e su corpus de S. Lussurzu luego decolladu. Seguono i Gosos.

Una Novena in onore de Santu Basili Dottore Magnu, composta nel 1872 dal rettore-parroco di Sorradile Giuanne Zara, viene ancora oggi recitata a Sorradile (Or.) e a Sedilo, nella chiesetta dei Santo. Lo schema è quello della Novena de N. S. de su Carmen di Santulussurgiu, ma agli atti iniziali di fede, speranza, carità e contrizione, si aggiungono un vivo ringraziamento a Dio per tutti i benefici ricevuti e l'offerta della propria vita. Seguono la preghiera a Dio pro sa prima die sul tema Santidate de sas famiglias, Sa preghiera quotidiana a su Santu e i Gosos o laudi. I temi degli altri giorni sono i seguenti: Segunda die, Amore a sa preghiera; Terzia die, Mortificazione de su corpus; Quarta die, Caridade cun su prossimu nostru; Quinta die, Passienzia in sas tribulaziones; Sesta die, Contra a s'umanu rispettu; Settima die, Virginidade e puresa; Ottava die, Amicizia cun sos bonos; Nona e ultima die, Pellegrinaggiu a Gerusalemme.

Nel 1881 venne stampata a Bosa nella tipografia vescovile, a cura dei parroco di Orani (Nu.) Luigi Masala, la Novena de sa Santissima Virgine di Gonare chi si venerat in su monte del Gonare su die 25 Marzu, 15 Agustu e solennemente su die otto de Cabidanni. Della seconda metà del secolo XIX sono probabilmente anche le Novene de su Gloriosu Martire Santu Bàchisi di Bolotana (Nuoro) e quella in onore de Santu Costantinu Magnu Imperadore di Sedilo, ma su quest'ultima ritornerò più avanti.

A Cuglieri (Nuoro) e in altri paesi sul finire del secolo si introdusse Sa Treighina in onore de S. Antoni de Padua. A Bosa (Nuoro) iniziò a celebrarsi una tredicina anche in preparazione alla festa di S. Antonio abate. Ho ritrovato una copia di tale tredicina nell'archivio della parrocchia di Sedilo. Si tratta di un quaderno manoscritto che nella copertina riporta i seguenti dati: Scritto da P. Mereu- 2 Gennaio 1901. Il Mereu, nativo di Santulussurgiu, nel 1902 divenne sacerdote e fu inviato come viceparroco a Sedilo. Probabilmente ricopiò a Bosa la tredicina per suo uso personale, ma una volta a Sedilo la lasciò alla parrocchia, la quale però continuò a servirsi nella chiesetta locale di S. Antonio abate del testo già in uso e ancora oggi seguito, il quale pur nello schema tradizionale modifica l'atto di contrizione aggiungendovi vive espressioni di pentimento dei peccati.

Un manoscritto del 1897 riporta la Novena de Santu Isidoro massaggiu pro sa festa chi si celebrat sa die 15 del Maggiu in sa parrocchiale Ecclesia de Magumadas. Alla data 1897 segue la sigla C.P.A.M, che non mi è stato possibile sciogliere. Anche in questa novena lo schema è il solito, ma nell'atto di contrizione, che è di nuova concezione, il peccatore esprime con tristezza la propria condizione e si rivolge, chiedendo misericordia, alle singole persone della Trinità, a su Eternu Babbu ..., a su Verbu Divinu ... e a Su Santu Divinu Spiritu.

 

 

Nel secolo XX

 

Nella prima parte del secolo XX continua la tradizione precedente senza grandi cambiamenti. Dai testi che ho in mano rilevo però due novità, cioè la novena di S. Sofia e quella di S. Narciso. La prima si celebrava a Magomadas e nel suo stesso titolo indica un orientamento particolare: Novena de Santa Sofia patrona de sa Gioventude Femminile de Azione Cattolica. Da tenere presente che la Gioventù Femminile di Azione Cattolica venne introdotta nell'Isola tra le due grandi guerre.

La seconda novena, intitolata Novena de Santu Narcisu Piscamu e Martire protettore contra a su flagellus de sas cavallettas, si celebrava in molte parrocchie dell'Isola e si incrementò dopo il 1945, in seguito a una terribile invasione di quegli insetti.

Nel 1945 il vescovo di Bosa Nicolò Frazioli raccomandò alle parrocchie di recitare una novena e due tridui da lui stesso composti in lingua italiana, e cioè la novena dell'Immacolata e i tridui dei patroni Emilio e Priamo e dei santi Gavino, Proto e Gianuario. Con tali pratiche pie il vescovo voleva che il popolo ringraziasse la Vergine per la fine della guerra e l'immunità dai bombardamenti. Ancora oggi nelle parrocchie della diocesi si recita nel tempo stabilito la novena di ringraziamento all'Immacolata. I testi vennero pubblicati ad Oristano nel 1947.

Dopo il secondo conflitto mondiale il parroco di Bolotana (Nuoro) Carmelo Zolo continuò la tradizione degli autori di Novene e scrisse la Novena de Santu Asili Pastore e Duttore de Santa Ecclesia. A Mores (Sassari) invece dopo il Concilio Vaticano II, si volle innovare la Noena de Santu Giuanne Battista iniziando con un serrato dialogo tra il sacerdote celebrante e i fedeli, per suscitare il pentimento dei peccati, la necessità di cambiare vita e di prepararsi degnamente alla festa per ottenere le grazie desiderate.

 

 

La novena di S. Costantino a Sedilo

 

A San Costantino di Nordai, in territorio di Sedilo (Oristano), la Novena si celebrava con grande concorso di popolo già nel Seicento. Ciò risulta dai registri dell'amministrazione della chiesa. Quello del 1669 ha il seguente titolo: Nota de la entrada de la Iglesia del Glorioso San Constantino de Nordai de la Villa de Sedilo del ano 1669, disese ano 1669. Il testo risulta redatto e firmato dal sacerdote sedilese Pedro Falqui de Nurqui Cappellan de Iglesia, il quale ricopriva l'incarico di procuratore sostituto per conto del canonico del duomo di Oristano dr. Antonio Sechi Diana, titolare del beneficio. Nel documento, subito dopo il titolo, si legge: P.mo Offertorio. De novenantes que han echo novenas en el mes de Abril del mismo ano en dinero han echo un escudo, y medio que vale tres líbras, y quinze, disese ...---------- mas en trigo una carretta disese huna carretta. Nelle righe seguenti si menzionano le offerte del giorno della festa e i ricavi dalle terre del Santo, ma si parla ancora delle offerte dei novenanti nella pagina seguente: ------ mas offerta de novenantes en el mes de 8bre de dicto ano 1669 en dinero trenta sueldos disese una libra 10 s------ mas han echo dictas novenantes en trigo en la almoina 1 libra, han echo en Bidony un quarto de trigo, y una libra de lino ------ mas han echo dictas novenantes en el Capberio que han echo en Soddy hun quarto de trigo.

Purtroppo non sono stati conservati i manoscritti della Novena, per cui non ne conosciamo l'autore né la struttura né la lingua.

Esisteva allora la Confraternita di S. Costantino, che curava lo svolgimento ordinato della festa e delle novene, ritirava le offerte dei fedeli all'interno della chiesa e gestiva la vasta proprietà terriera del Santuario. Sull'amministrazione vegliava la Curia diocesana di Oristano e lo stesso arcivescovo durante le periodiche visite pastorali chiedeva i conti. Nel 1667 visitò la chiesa il presule don Bernardo Cotoner e nel 1673 don Pedro de Alagon. Quest'ultimo rilevò che di fronte ad una entrada di libre 470 e 8 soldi esisteva un descargo di libre 566 e 3 soldi. Il passivo era giustificato dalle spese straordinarie che il Falqui aveva dovuto fare per fornire la sacristia delle suppellettili necessarie al decoro delle liturgie e per le sculture dei santi Elena e Silvestro ordinate a Juan Januario Canopia. Il vescovo approvò le spese, ma raccomandò una maggiore attenzione nell'amministrazione.

Dalla Nota de la entrada del 1669 e da quelle relative agli anni seguenti risulta che :

·        la novena di S. Costantino de Nordai si celebrava due volte all'anno, cioè nei mesi di aprile e di ottobre;

·        la più frequentata, a giudicare dalle offerte ricevute, era quella di Aprile;

·        i "novenantes" non erano solo sedilesi, ma provenivano anche dai paesi vicini di Dualchi, Soddì, Bidonì. In altra parte del documento si parla anche di donativi giunti da Macomer, Bortigali, Santulussurgiu, Cuglieri, Ghilarza, Borore, Villa de Canales, Noragugume;

·        le offerte consistevano principalmente in prodotti della campagna (grano, lino, formaggio, lana e talvolta montoni, vitelli e vacche). Prima di recarsi al santuario di S. Costantino le novenantes facevano una questua nel proprio paese.

Il documento citato ci pone un problema che ancora resta insoluto: per quale motivo e da quando la novena si celebrava nei mesi di aprile e di ottobre? E' più facile intuire la causa che in seguito spinse il cappellano e la confraternita a trasferire la data ai mesi di maggio e di agosto, ricordando che ricorre il 22 maggio l'anniversario della morte dell'Imperatore e che l'ultima decade di agosto era il periodo più libero dagli impegni agricoli.

 

 

La nuova novena

 

Sul finire dell'Ottocento il sacerdote sedilese Bachisio Michele Carboni parroco di Soddì, compose la novena che ancora oggi si recita e ha il seguente titolo: Novena in onore de Santu Costantinu Magnu Imperadore che solennemente si celebrat in su Santuariu de Sedilio dae su 23 a su 31 de Austu. Il manoscritto originario è andato perduto, ma del testo sono state fatte almeno otto edizioni tipografiche. Sul frontespizio della novena già nelle prime edizioni a stampa (1911) figura il nome dell'autore col titolo di parroco di Soddì e Zuri.

Bachisio Michele Carboni nacque a Sedilo il 27 settembre 1823 da Giovanni Battista e Putzulu Maria. Ordinato suddiacono il 18 settembre 1847, divenne sacerdote il 25 marzo 1848. Con bolla pontificia venne nominato rettore delle parrocchie unite di Soddì e Zuri il 19 dicembre 1862 e ricevette l'exequatur con Regio Decreto il 7 maggio 1863. L'11 giugno successivo fu immesso in possesso della parrocchia. Morì il 13 febbraio 1910 a Soddì.

 

 

Analisi del testo: Attu de contrizione

 

Come quasi tutte le novene sarde sopra ricordate, anche quella di S. Costantino inizia con un Attu de contrizione, che vuole disporre il cuore dei fedeli ad avvicinarsi a Dio con piena fiducia, a prepararsi degnamente alla prossima festa e a ottenere dal Signore le grazie che si desiderano. Nelle prime righe l'Attu è uguale, esclusa la lingua che è logudorese, a quello del settecentesco Novenariu del Contu, ma presto se ne allontana con concetti nuovi e più ricchi. Alla professione della fede in Gesù Cristo uomo e Dio, creatore e redentore e alla dichiarazione di volerlo amare sopra tutte le cose, segue il riconoscimento dei propri peccati, la manifestazione di un profondo e sincero pentimento di aver offeso Dio. Si manifesta quindi la volontà con l'aiuto della grazia divina di mai più peccare, di fuggire le occasioni di peccato, di confessare le colpe e di fare la penitenza che verrà imposta dal confessore. L'offerta della propria vita in sconto dei peccati, la fiducia nella misericordia divina pronta a concedere il perdono e la grazia di emendarsi e di perseverare nel servizio divino, chiudono l'Attu de contrizione.

 

 

Le orazioni dei vari giorni

 

Segue una preghiera di adorazione a Dio su un tema teologico-morale ogni giorno diverso e collegato ad un aspetto della vita del Santo, di cui si propone l'imitazione.

Il tema del primo giorno è il timore di Dio e la conoscenza delle legge del Signore, che i genitori sono tenuti a trasmettere ai propri figli come base di una buona educazione. Come esempio viene proposta l'educazione religiosa che Costanzo Cloro ed Elena, pur nei limiti del paganesimo in cui vivevano, trasmisero a Costantino. per cui egli si senti portato in un primo tempo a rispettare ogni credenza e dopo aver concesso la libertà alla Chiesa, divenne difensore e apostolo della religione cristiana. Segue l'invocazione a Dio misericordioso perché la Croce della nostra redenzione sia piantata in ogni famiglia e sia fonte di sante virtù.

Il secondo giorno è dedicato al dovere di amare Dio sopra tutte le cose e il prossimo come se stessi, perché gli uomini di ogni razza e condizione sono tutti figli di Dio e fratelli. Si propone come esempio l'opera di Costantino voluta da Dio e tesa a liberare i popoli dall'oppressione dei persecutori e a facilitare il loro incontro con Cristo. Segue l'invocazione al Signore perché aiuti i fedeli ad avere sempre misericordia dei propri simili e ad aiutarli.

La preghiera rivolta a Dio nel terzo giorno illustra il precetto cristiano del perdono delle offese e dell'amore anche verso i nemici. Viene ricordato che il Padre celeste fa risplendere il sole sopra i buoni e sopra i cattivi e che Costantino dopo le vittorie era solito accogliere nel proprio esercito i soldati vinti con lo stesso grado che avevano nelle schiere nemiche.

Nel quarto giorno la preghiera è un'esaltazione della fede cristiana operosa, la quale, come stella polare nel mare della vita, è guida sicura contro gli errori e fondamento di ogni virtù. L'esempio presenta Costantino che, preoccupato per l'ortodossia della fede e l'unità dei cristiani, manifestò una fede operosa convocando i vescovi a concilio.

Come amare Dio, fine e felicità suprema dell'uomo, è il tema della quinta giornata. Nel sesto giorno si esalta la Croce sulla quale Cristo è morto e nella quale ad imitazione di Costantino dobbiamo porre tutta la nostra speranza di salvezza.

Il tema del settimo giorno è la Religione Cristiana, che Dio ha rivelato all'umanità perché sia maestra e via per gli individui, le famiglie, i popoli, i regni e l'intera società umana. La preghiera si conclude con l'invocazione che, come Costantino vinse i nemici della Religione Cristiana, così noi possiamo superare i nostri nemici mortali, il demonio, il mondo e la carne.

Gesù Redentore è il tema dell'ottavo giorno. Ritorna il tema della Croce, altare sul quale Cristo ha compiuto il sacrificio divino, segno della salvezza nostra e oggetto di venerazione. Al termine viene chiesta la grazia di trionfare ad imitazione di Costantino sui nemici della Croce e nostri.

Il nono e ultimo giorno è dedicato alla pace, dono del Cielo e compendio di tutti i beni, pace che distrugge le gelosie, raffrena l'ira, allontana le guerre, modera la superbia, calma le discordie, trasforma l'inimicizia in amicizia e rende caro l'uomo a Dio e al prossimo. L'invocazione finale alla pace ricorda che Costantino per mandato divino portò la pace alla Chiesa e al mondo.

 

 

Orazione po ogni die

 

Ogni giorno si recitano poi due preghiere sempre uguali, la prima al Santo e la seconda alla Vergine Maria. Quella rivolta a San Costantino inizia con queste parole:

 

O liberalisimu Monarca e poderosu difensore de sa fide cattolica, colunna firmissima de sa Ecclesisa romana, conquistadore de su mundu, flagellu terribile de sos tirannos e inimigos de sa santa Rughe, valorosissimu Costantinu, avvocadu e protettore nostru  ...

 

Quindi continua con la spiegazione e l’esaltazione del Magnu attribuito a Costantino dalla Storia e termina con l’invocazione al Santo perché ottenga ai fedeli la grazia del perdono dei peccati e di vivere nell’osservanza dei comandamenti. Si prega anche perché la Chiesa sia liberata dalle eresie, perché ci sia la pace tra i principi cristiani, perché il popolo possa godere dei frutti della terra, sia liberato dalla fame, da ogni pestilenza e conservi la fede, la speranza un'ardente carità e l’attaccamento alla Religione cristiana. Il tono intenso e il timbro oratorio di questa preghiera suscitano la viva partecipazione del popolo durante la recita della novena.

La seconda preghiera uguale ogni giorno è rivolta alla Vergine ed esprime concetti teologici fondamentali. Eccone alcuni:

 

Nois bos veneramus cun su pius profundu rispettu e cunfessamus che seis sa Fiza de su divinu Babbu, sa Mamma de su Fizu divinu, s'Isposa de s'Ispiridu santu. Bois seis sa tesorera e sa dispensadora de sa misericordia de Deus. Su purissimi coro ostru pienu de caridade, de dulzura, e de teneresa po sos peccadores, est s'origine po sa cale bos giamamos Mamma de sa divina piedade.

 

La preghiera termina invocando la protezione di Maria perché si vincano le tentazioni, i giusti si santifichino maggiormente, i peccatori si convertano, gli infedeli siano illuminati e gli Ebrei si convertano.

Oggi la Novena precede o segue la celebrazione della Santa Messa, ma prima del Concilio Vaticano II terminava con la recita dei responsorio alle anime, le Litanie Lauretane, la benedizione eucaristica e il canto dei Gosos.

Come ho già detto, la Novena viene celebrata due volte nel santuario di S. Costantino: una prima in forma privata, da un gruppo di fedeli senza la partecipazione del sacerdote, nel mese di maggio per la ricorrenza della morte dell'Imperatore (22 maggio); una seconda, dal 23 al 31 agosto, nella forma solenne e con grande partecipazione di fedeli provenienti da molti comuni. La data, che cade nel periodo di relativo riposo tra una stagione agricola e la successiva, è stata fissata probabilmente nel secolo XVIII.

 

 

Conclusione

 

Il forestiero che capita nel santuario di San Costantino mentre si recita la novena in sardo, resta sorpreso dalla grande capacità di coinvolgimento che essa esercita sui fedeli. Tutti ripetono a voce sommessa insieme col sacerdote le diverse preghiere che hanno mandato a mente, e credo che quasi tutti con le parole degli Attos abbiano assimilato anche i concetti fondamentali della fede in essi espressi.

La validità della novena sarda come strumento di divulgazione dei principi teologici e dei valori morali propri del Cristianesimo è fuori di ogni dubbio. Per diversi secoli le novene sono state, insieme con la predicazione quaresimale, il mezzo più importante di formazione catechistica degli adulti dell'Isola. E bisogna dare riconoscimento a tanti ignoti autori del passato di aver saputo utilizzare per la diffusione dei principi cristiani il valido metodo didattico e pedagogico costituito dalle novene. L'esame dei testi ci convince inoltre che gli autori avevano una preparazione teologica di buon livello e una cultura storica adeguata allo sviluppo della critica del loro tempo. Lo stile degli scritti, che è moderatamente barocco, si può giustificare considerando il gusto del tempo.

Da alcuni decenni la pia pratica delle Novene è entrata in una situazione di crisi. Molti parroci sostituiscono per comodità le novene sarde con quelle della Filotea, che sono più brevi, ma anche più povere di dottrina dogmatica e di insegnamenti morali. Ciò si spiega col fatto che dopo il Vaticano II la messa vespertina si è imposta come modello unico della celebrazione cristiana, cancellando o sminuendo di molto le forme della pietà popolare. Anche coloro che hanno cercato di tradurre le novene tradizionali in lingua italiana, hanno riscontrato un risultato quasi sempre negativo o poco soddisfacente.

Per superare la crisi della novena, si tenta di rinnovarla e a tal fine sono stati pubblicati vari sussidi. Il più interessante che mi è capitato di leggere è firmato da Stefano Rosso ed è apparso nel recente Dizionario di Omiletica. L'autore propone di rivitalizzare le novene più importanti, come quelle di Natale, Pentecoste e del Patrono, con una predicazione biblico-liturgica, che, servendosi di un linguaggio adatto alle esigenze del popolo, aggiunga alle celebrazioni della vita dei Patroni spunti biblici e gli insegnamenti del Magistero ecclesiastico sulla venerazione della Madonna e dei Santi (S. ROSSO, Tridui- Settenari- Ottavari- Novene, in "Dizionario di Omiletica", a cura di M. SODI - A. M. TRIACCA, Leuman (Torino) 1998).

Il suggerimento è buono, ma non si discosta molto da quanto i nostri autori sardi, ad iniziare da Giovanni Maria Contu, hanno fatto nei secoli trascorsi. Grazie.

 

Sedilo 02 luglio 2002