Istituto Magistrale “Sedes Sapientia” – Bosa
LE NOVENE SARDE.
STORIA E STRUTTURA DELLA NOVENA
DI SAN COSTANTINO IMPERATORE
(Testo
provvisorio)
La novena, il triduo, la settena o
settenario, l'ottavario e la tredicina sono forme popolari di devozione legate
a un determinato numero di giorni, con le quali si implora mediante vari
esercizi di pietà la concessione di determinate grazie, si ringrazia per quelle
ricevute o semplicemente si solennizzano ricorrenze e feste. La liturgia
ufficiale ignora tali forme devozionali e di esse non vi è traccia nei libri
liturgici, ma
Si ritiene che la novena sia stata
prefigurata nei nove giorni che gli Apostoli con i primi discepoli, secondo
l'espresso comando del Signore, trascorsero in raccoglimento e preghiera dopo
l'Ascensione in attesa della venuta dello Spirito Santo nel giorno della
Pentecoste. Nei primi tempi del Cristianesimo essa era però riservata al culto
funerario e veniva detta "novendiale" secondo la terminologia
classica. Contro tale usanza, ritenuta una continuazione della tradizione
pagana che protraeva per nove giorni i riti funebri, si levò la condanna dei
vescovi già dal tempo di S. Agostino. La novena dei defunti fu allora
sostituita con la settena, cioè con la celebrazione del settimo giorno dalla
morte, e ancora oggi in alcune parrocchie, come ad esempio a Sedilo, si celebra
la s. Messa in die septimo in suffragio del defunto. Stranamente i
“novendiali” sono stati conservati per la morte del Papa.
Nel Medioevo iniziò a svilupparsi
l'uso della novena devozionale a scopo impetratorio o per dare maggiore
solennità ad una festa. Divenne celebre in Italia la novena di S. Ubaldo a
Gubbio, mentre in Francia a Parigi quella di S. Luigi IX attirava nobili e
plebei.
In età moderna, quando dopo il
Concilio di Trento e la cosiddetta Controriforma, l'anno liturgico iniziò a
"svuotarsi" dei suoi tempi “forti”, si sviluppò come alternativa
parallela la religiosità popolare, che riempì e cadenzò l'anno del popolo
cristiano con una successione di novene, tridui, celebrazioni varie, in onore
dei Signore, della Madonna e dei Santi. Novene e feste, celebrate con grande
sfarzo e vasta partecipazione di fedeli, aumentarono ovunque. La novena di
Natale divenne popolarissima in molte regioni e si celebrava in memoria dei
nove mesi passati da Gesù nel seno di Maria. Quella dell'Immacolata veniva
celebrata da tutta
Alla diffusione delle novene e
alla loro forte presa sull'animo del popolo, specialmente tra il secolo XVI e
la prima metà dei XX, contribuirono soprattutto le Confraternite. Queste dopo
il Concilio di Trento e particolarmente in seguito alla bolla
"Quaequumque" di Clemente VIII dei 7 dicembre 1604 furono poste sotto
il controllo dei Vescovi, ma non persero la loro autonomia. Ebbero anzi assegnato
il compito specifico di promuovere nelle chiese locali iniziative di carità e
di sviluppo della devozione popolare e di guidare le celebrazioni delle grandi
feste parrocchiali e delle relative solenni novene di preparazione o di
prolungamento della stesse feste. Le prime Confraternite ad irrobustirsi furono
quelle del SS. Sacramento, della Vergine del Rosario e della Dottrina
Cristiana, cioè quelle che in modo diretto difendevano i dogmi cattolici dai
protestanti. Esse divennero una forza particolare a servizio della Chiesa e un
fermento vitale per la cristianizzazione della società. Il grande favore che le
Confraternite incontrarono nei secoli XVII e XVIII si spiega anche con una
certa debolezza delle strutture parrocchiali dei tempo. (Cfr. ANTONIO F. SPADA,
Storia della Sardegna cristiana e dei suoi Santi, vol. II,
Oristano 1998, pp. 175 ss.).
La pratica delle novene nei secoli
incontrò anche opposizioni e giudizi severi, specialmente da parte di Gerson e
dei Giansenisti, ma
In tempi a noi vicini si sentì la
necessità di un manuale che raccogliesse le novene più comuni, e in Italia vi
pensò il sacerdote milanese Giuseppe Riva, che pubblicò un volume dal titolo Manuale
di Filotea (Milano 1889) contenente molte pratiche pie. Il testo, che fu
accolto con favore da sacerdoti e fedeli, riporta 150 novene, in genere brevi e
divise in punti, in ognuno dei quali si ricorda un merito particolare del Santo
e si chiede la grazia di imitarne l'esempio e di ottenerne la protezione. Al
termine si invitano i singoli fedeli a chiedere l'intercessione del Santo per
ottenere le grazie particolari desiderate. I brevi cenni della vita dei Santi
sono esposti senza alcuna preoccupazione critica.
Le novene della Sardegna
Sulla pia pratica delle novene
nella Sardegna non ho trovato alcuna nota bibliografica e ritengo che
l'argomento non sia stato ancora studiato adeguatamente. Questa comunicazione
vorrebbe soltanto dare inizio allo studio di tale settore della nostra cultura.
Sulla diffusione delle novene nel
secolo XVII nell'Isola testimoniano manoscritti conservati nelle sacristie di molte
parrocchie e chiese, i quali riportando la entrada dei singoli anni
accennano soprattutto all'offertorio de novenantes. Per i secoli
precedenti non ho trovato documentazione, ma da ciò non si può concludere che
non esistessero manoscritti e che non si celebrassero le novene.
Alla prima metà del secolo XVIII
appartiene un manoscritto autografo intitolato Novenariu cum platicas a su
amatissimu Coru de Jesus. E’ conservato nel fondo della biblioteca dell'Università
di Cagliari (manoscritto 152) e venne scritto dal frate Giovanni Maria Contu
dei Minori di S. Mauro. Dell'autore si ignora il nome al secolo e la data di
nascita, mentre si conosce la data della morte, 3 luglio 1762. Lettore di
filosofia e teologia, predicatore e cronologo della Provincia, il Contu compose
numerosi discorsi e panegirici in sardo e in spagnolo. Il Novenariu non
è datato, ma secondo Maria Teresa Atzori, che nel 1964 lo ha pubblicato a
Modena, è probabilmente posteriore al trattato di Londra (1718). La lingua è
quella del popolo cagliaritano dei tempo, cioè il sardo campidanese con
abbondanti apporti spagnoli.
Il manoscritto, che è molto lungo
e per la sua pubblicazione ha richiesto ben 479 pagine a stampa, inizia con la
dedica A sa Purissima Reyna de su xelu e de sa terra Maria Santissima Senora
Nostra. Seguono il Prologu, le Advertencias e la platica
prima: è questa una riflessione che prendendo lo spunto dal vers. 8
del salmo 56, ricorda le rivelazioni del Cuore di Gesù a S. Margherita Maria
Alacoque. Subito dopo si ha Sa prima die de sa novena, che segue
questo schema:
Per signum ss. Crucis, Actu de contricioni, Petizioni ispirituali,
Oracioni particulari po sa prima die (seguita da tres Babu nostrus,
tres Ave Marias, tres Gloria Patris), Domandet donni unu sa
grazia, Oracioni a su Padre Eternu, Antiphonas, versus y
oracione in latino, Versus sardus de su amatissimu Coru de Jesus po sa
prima die, Versus e Oremus in latino, Platica segunda,
Esemplu e Conclusioni.
Le platicas sono
complessivamente 9 e tutte molto lunghe, in genere tra le 10 e le 20 pagine a
stampa. Probabilmente venivano recitate sotto forma di predica. L'Attu de
contricioni che, con leggere modifiche e aggiunte, si ritrova anche nelle
novene del secolo seguente nel Centro e nel Nord dell'Isola, era quello
raccomandato e diffuso dai vescovi sardi nei Sinodi dopo il Concilio di Trento.
Negli otto giorni successivi il Novenariu
del Contu ripete senza alcuna modifica l'atto di contrizione con l'orazione
che segue, la domanda di grazie spirituali (Peticioni spirituali), alcune
orazioni in sardo, le antifone con i versicoli e gli oremus in latino,
mentre mutano ogni giorno i versus sardus e le platicas esortative.
In appendice il manoscritto, nel
quale sono inserite numerose modeste illustrazioni, riporta quattro indici:
degli autori, delle pie pratiche, dei passi scritturistici citati e delle cose
notevoli. (Novenariu cum Platicas a Su Amatissimu Coru de Jesus di
GIOVANNI MARIA CONTU, a cura di Maria Teresa Atzori, Società Tipografica
Modenese, Modena 1964).
Nel secolo XIX la pia pratica
delle Novene è maggiormente documentata e ho sottomano in copia una ventina di
manoscritti di quel secolo. Li ho avuti dai parroci dei comuni che appresso
saranno citati e che ringrazio.
Il primo manoscritto appartiene
alla parrocchia di Magomadas (provincia di Nuoro), è intitolato Novena di
Santu Giuanne e porta la firma dei rettore Piredda con la data 1816. Non
sappiamo comunque se il Piredda sia stato l'autore e si sia limitato a ricopiarla.
Lo stesso dubbio sussiste per molti altri manoscritti che riportano un nome.
A differenza del Noverariu cagliaritano,
le preghiere della Novena de Santu Giuanne sono brevi e di facile
memorizzazione, per cui potevano essere ripetute dal popolo durante la
celebrazione. E la recita delle varie parti della novena da parte dei fedeli
insieme col sacerdote celebrante, divenne di uso comune in Sardegna. In molte
parrocchie ancora oggi la gente partecipa alle celebrazioni ripetendo sottovoce
le preghiere in sardo, mentre è riservato al sacerdote il compito di iniziarle.
Un altro manoscritto in
Logudorese, che riporta la data 1835, è conservato a Tresnuraghes (provincia di
Oristano) e si intitola Novena del Glorioso Martire San Marco Evangelista
tradotta dalla lingua spagnola in lingua volgare dal celebre autore Rdo Plo. M.
Anno 1835. Non ho trovato la soluzione della sigla del traduttore. Lo
schema della Novena è il solito, ma l'atto di contrizione è diverso, per cui è
facile concludere che la catechistica sarda non era in quel tempo uniforme.
A
Santulussurgiu (Oristano) si recita ogni anno la novena alla Virgine Santissima
de Su Carmelu, tratta da un manoscritto del 1850. Essa ha la
caratteristica di iniziare con la recita degli Attos de fide, de isperanzia,
e caridade seguiti dall'atto de contrizione. Tali Attos, che
non sono sintetici come di regola nelle altre novene, si ripetono ogni giorno;
segue una prima Oratione alla Madonna pro dogni die, mentre
una seconda pregadoria cambia ogni giorno. Si chiude con le Litanias
de N. S. e i Gosos.
I testi delle novene diventano più
numerosi nella seconda metà dell'Ottocento e ciò si spiega con la maggiore
vicinanza a noi nel tempo e con l'aumento della devozione popolare per i Santi.
Del 1865 è un manoscritto con
Del 1866 è
Una Novena in onore de Santu
Basili Dottore Magnu, composta nel 1872 dal rettore-parroco di
Sorradile Giuanne Zara, viene ancora oggi recitata a Sorradile (Or.) e a
Sedilo, nella chiesetta dei Santo. Lo schema è quello della Novena de N. S.
de su Carmen di Santulussurgiu, ma agli atti iniziali di fede, speranza,
carità e contrizione, si aggiungono un vivo ringraziamento a Dio per tutti i benefici
ricevuti e l'offerta della propria vita. Seguono la preghiera a Dio pro sa
prima die sul tema Santidate de sas famiglias, Sa preghiera
quotidiana a su Santu e i Gosos o laudi. I temi degli altri giorni
sono i seguenti: Segunda die, Amore a sa preghiera; Terzia die,
Mortificazione de su corpus; Quarta die, Caridade cun su prossimu
nostru; Quinta die, Passienzia in sas tribulaziones; Sesta
die, Contra a s'umanu rispettu; Settima die, Virginidade e
puresa; Ottava die, Amicizia cun sos bonos; Nona e ultima
die, Pellegrinaggiu a Gerusalemme.
Nel 1881 venne stampata a Bosa
nella tipografia vescovile, a cura dei parroco di Orani (Nu.) Luigi Masala,
A Cuglieri (Nuoro) e in altri
paesi sul finire del secolo si introdusse Sa Treighina in onore de S. Antoni
de Padua. A Bosa (Nuoro) iniziò a celebrarsi una tredicina anche in
preparazione alla festa di S. Antonio abate. Ho ritrovato una copia di tale
tredicina nell'archivio della parrocchia di Sedilo. Si tratta di un quaderno
manoscritto che nella copertina riporta i seguenti dati: Scritto da P.
Mereu- 2 Gennaio 1901. Il Mereu, nativo di Santulussurgiu, nel 1902 divenne
sacerdote e fu inviato come viceparroco a Sedilo. Probabilmente ricopiò a Bosa
la tredicina per suo uso personale, ma una volta a Sedilo la lasciò alla
parrocchia, la quale però continuò a servirsi nella chiesetta locale di S.
Antonio abate del testo già in uso e ancora oggi seguito, il quale pur nello
schema tradizionale modifica l'atto di contrizione aggiungendovi vive
espressioni di pentimento dei peccati.
Un manoscritto del 1897 riporta
Nel secolo XX
Nella prima parte del secolo XX continua
la tradizione precedente senza grandi cambiamenti. Dai testi che ho in mano
rilevo però due novità, cioè la novena di S. Sofia e quella di S. Narciso. La
prima si celebrava a Magomadas e nel suo stesso titolo indica un orientamento
particolare: Novena de Santa Sofia patrona de sa Gioventude Femminile de
Azione Cattolica. Da tenere presente che
La seconda novena, intitolata Novena
de Santu Narcisu Piscamu e Martire protettore contra a su flagellus de sas
cavallettas, si celebrava in molte parrocchie dell'Isola e si
incrementò dopo il
Nel 1945 il vescovo
di Bosa Nicolò Frazioli raccomandò alle parrocchie di recitare una novena e due
tridui da lui stesso composti in lingua italiana, e cioè la novena
dell'Immacolata e i tridui dei patroni Emilio e Priamo e dei santi Gavino,
Proto e Gianuario. Con tali pratiche pie il vescovo voleva che il popolo ringraziasse
Dopo il secondo conflitto mondiale
il parroco di Bolotana (Nuoro) Carmelo Zolo continuò la tradizione degli autori
di Novene e scrisse
La novena di S. Costantino a
Sedilo
A San Costantino di Nordai, in
territorio di Sedilo (Oristano),
Purtroppo non sono stati
conservati i manoscritti della Novena, per cui non ne conosciamo l'autore né la
struttura né la lingua.
Esisteva allora
Dalla Nota de la entrada del
1669 e da quelle relative agli anni seguenti risulta che :
·
la novena di S.
Costantino de Nordai si celebrava due volte all'anno, cioè nei mesi di aprile e
di ottobre;
·
la più
frequentata, a giudicare dalle offerte ricevute, era quella di Aprile;
·
i
"novenantes" non erano solo sedilesi, ma provenivano anche dai paesi vicini
di Dualchi, Soddì, Bidonì. In altra parte del documento si parla anche di
donativi giunti da Macomer, Bortigali, Santulussurgiu, Cuglieri, Ghilarza,
Borore, Villa de Canales, Noragugume;
·
le offerte
consistevano principalmente in prodotti della campagna (grano, lino, formaggio,
lana e talvolta montoni, vitelli e vacche). Prima di recarsi al santuario di S.
Costantino le novenantes facevano una questua nel proprio paese.
Il documento citato ci pone un
problema che ancora resta insoluto: per quale motivo e da quando la novena si
celebrava nei mesi di aprile e di ottobre? E' più facile intuire la causa che
in seguito spinse il cappellano e la confraternita a trasferire la data ai mesi
di maggio e di agosto, ricordando che ricorre il 22 maggio l'anniversario della
morte dell'Imperatore e che l'ultima decade di agosto era il periodo più libero
dagli impegni agricoli.
La nuova novena
Sul finire dell'Ottocento il
sacerdote sedilese Bachisio Michele Carboni parroco di Soddì, compose la novena
che ancora oggi si recita e ha il seguente titolo: Novena in onore de Santu
Costantinu Magnu Imperadore che solennemente si celebrat in su Santuariu de
Sedilio dae su
Bachisio Michele Carboni nacque a
Sedilo il 27 settembre 1823 da Giovanni Battista e Putzulu Maria. Ordinato
suddiacono il 18 settembre 1847, divenne sacerdote il 25 marzo 1848. Con bolla
pontificia venne nominato rettore delle parrocchie unite di Soddì e Zuri il 19
dicembre 1862 e ricevette l'exequatur con Regio Decreto il 7 maggio
Analisi del testo: Attu de
contrizione
Come quasi tutte le novene sarde
sopra ricordate, anche quella di S. Costantino inizia con un Attu de contrizione,
che vuole disporre il cuore dei fedeli ad avvicinarsi a Dio con piena
fiducia, a prepararsi degnamente alla prossima festa e a ottenere dal Signore
le grazie che si desiderano. Nelle prime righe l'Attu è uguale,
esclusa la lingua che è logudorese, a quello del settecentesco Novenariu del
Contu, ma presto se ne allontana con concetti nuovi e più ricchi. Alla
professione della fede in Gesù Cristo uomo e Dio, creatore e redentore e alla
dichiarazione di volerlo amare sopra tutte le cose, segue il riconoscimento dei
propri peccati, la manifestazione di un profondo e sincero pentimento di aver
offeso Dio. Si manifesta quindi la volontà con l'aiuto della grazia divina di
mai più peccare, di fuggire le occasioni di peccato, di confessare le colpe e
di fare la penitenza che verrà imposta dal confessore. L'offerta della propria
vita in sconto dei peccati, la fiducia nella misericordia divina pronta a
concedere il perdono e la grazia di emendarsi e di perseverare nel servizio
divino, chiudono l'Attu de contrizione.
Le orazioni dei vari giorni
Segue una preghiera di adorazione
a Dio su un tema teologico-morale ogni giorno diverso e collegato ad un aspetto
della vita del Santo, di cui si propone l'imitazione.
Il tema del primo giorno è il
timore di Dio e la conoscenza delle legge del Signore, che i genitori sono tenuti a trasmettere ai
propri figli come base di una buona educazione. Come esempio viene proposta
l'educazione religiosa che Costanzo Cloro ed Elena, pur nei limiti del
paganesimo in cui vivevano, trasmisero a Costantino. per cui egli si senti
portato in un primo tempo a rispettare ogni credenza e dopo aver concesso la
libertà alla Chiesa, divenne difensore e apostolo della religione cristiana.
Segue l'invocazione a Dio misericordioso perché
Il secondo giorno è dedicato al
dovere di amare Dio sopra tutte le cose e il prossimo come se stessi, perché gli uomini di ogni razza e condizione
sono tutti figli di Dio e fratelli. Si propone come esempio l'opera di
Costantino voluta da Dio e tesa a liberare i popoli dall'oppressione dei
persecutori e a facilitare il loro incontro con Cristo. Segue l'invocazione al
Signore perché aiuti i fedeli ad avere sempre misericordia dei propri simili e
ad aiutarli.
La preghiera rivolta a Dio nel
terzo giorno illustra il precetto cristiano del perdono delle offese e
dell'amore anche verso i nemici. Viene ricordato che il Padre celeste fa
risplendere il sole sopra i buoni e sopra i cattivi e che Costantino dopo le
vittorie era solito accogliere nel proprio esercito i soldati vinti con lo
stesso grado che avevano nelle schiere nemiche.
Nel quarto giorno la preghiera è un'esaltazione della fede cristiana
operosa, la quale, come stella polare nel mare della vita, è guida
sicura contro gli errori e fondamento di ogni virtù. L'esempio presenta
Costantino che, preoccupato per l'ortodossia della fede e l'unità dei
cristiani, manifestò una fede operosa convocando i vescovi a concilio.
Come amare Dio, fine e felicità
suprema dell'uomo, è il tema della quinta giornata. Nel sesto giorno si esalta
Il tema del settimo giorno è
Gesù Redentore è il tema dell'ottavo giorno. Ritorna il tema
della Croce, altare sul quale Cristo ha compiuto il sacrificio divino, segno
della salvezza nostra e oggetto di venerazione. Al termine viene chiesta la
grazia di trionfare ad imitazione di Costantino sui nemici della Croce e
nostri.
Il nono e ultimo giorno è
dedicato alla pace, dono del Cielo e
compendio di tutti i beni, pace che distrugge le gelosie, raffrena l'ira,
allontana le guerre, modera la superbia, calma le discordie, trasforma
l'inimicizia in amicizia e rende caro l'uomo a Dio e al prossimo. L'invocazione
finale alla pace ricorda che Costantino per mandato divino portò la pace alla
Chiesa e al mondo.
Orazione po ogni die
Ogni giorno si recitano poi due
preghiere sempre uguali, la prima al Santo e la seconda alla Vergine Maria.
Quella rivolta a San Costantino inizia con queste parole:
O liberalisimu Monarca e poderosu
difensore de sa fide cattolica, colunna firmissima de sa Ecclesisa romana,
conquistadore de su mundu, flagellu terribile de sos tirannos e inimigos de sa
santa Rughe, valorosissimu Costantinu, avvocadu e protettore nostru ...
Quindi continua con la spiegazione
e l’esaltazione del Magnu attribuito a Costantino dalla Storia e termina
con l’invocazione al Santo perché ottenga ai fedeli la grazia del perdono dei
peccati e di vivere nell’osservanza dei comandamenti. Si prega anche perché
La seconda preghiera uguale ogni
giorno è rivolta alla Vergine ed esprime concetti teologici fondamentali.
Eccone alcuni:
Nois bos veneramus cun su
pius profundu rispettu e cunfessamus che seis sa Fiza de su divinu Babbu, sa
Mamma de su Fizu divinu, s'Isposa de s'Ispiridu santu. Bois seis sa tesorera e
sa dispensadora de sa misericordia de Deus. Su purissimi coro ostru pienu de
caridade, de dulzura, e de teneresa po sos peccadores, est s'origine po sa cale
bos giamamos Mamma de sa divina piedade.
La preghiera termina invocando la
protezione di Maria perché si vincano le tentazioni, i giusti si santifichino
maggiormente, i peccatori si convertano, gli infedeli siano illuminati e gli
Ebrei si convertano.
Oggi
Come ho già detto,
Conclusione
Il forestiero che capita nel
santuario di San Costantino mentre si recita la novena in sardo, resta sorpreso
dalla grande capacità di coinvolgimento che essa esercita sui fedeli. Tutti
ripetono a voce sommessa insieme col sacerdote le diverse preghiere che hanno
mandato a mente, e credo che quasi tutti con le parole degli Attos abbiano
assimilato anche i concetti fondamentali della fede in essi espressi.
La validità della novena sarda come
strumento di divulgazione dei principi teologici e dei valori morali propri del
Cristianesimo è fuori di ogni dubbio. Per diversi secoli le novene sono state,
insieme con la predicazione quaresimale, il mezzo più importante di formazione
catechistica degli adulti dell'Isola. E bisogna dare riconoscimento a tanti
ignoti autori del passato di aver saputo utilizzare per la diffusione dei
principi cristiani il valido metodo didattico e pedagogico costituito dalle
novene. L'esame dei testi ci convince inoltre che gli autori avevano una
preparazione teologica di buon livello e una cultura storica adeguata allo
sviluppo della critica del loro tempo. Lo stile degli scritti, che è
moderatamente barocco, si può giustificare considerando il gusto del tempo.
Da alcuni decenni la pia pratica
delle Novene è entrata in una situazione di crisi. Molti parroci sostituiscono
per comodità le novene sarde con quelle della Filotea, che sono
più brevi, ma anche più povere di dottrina dogmatica e di insegnamenti morali. Ciò
si spiega col fatto che dopo il Vaticano II la messa vespertina si è imposta
come modello unico della celebrazione cristiana, cancellando o sminuendo di
molto le forme della pietà popolare. Anche coloro che hanno cercato di tradurre
le novene tradizionali in lingua italiana, hanno riscontrato un risultato quasi
sempre negativo o poco soddisfacente.
Per superare la crisi della
novena, si tenta di rinnovarla e a tal fine sono stati pubblicati vari sussidi.
Il più interessante che mi è capitato di leggere è firmato da Stefano Rosso ed
è apparso nel recente Dizionario di Omiletica. L'autore propone di
rivitalizzare le novene più importanti, come quelle di Natale, Pentecoste e del
Patrono, con una predicazione biblico-liturgica, che, servendosi di un linguaggio
adatto alle esigenze del popolo, aggiunga alle celebrazioni della vita dei
Patroni spunti biblici e gli insegnamenti del Magistero ecclesiastico sulla
venerazione della Madonna e dei Santi (S. ROSSO, Tridui- Settenari-
Ottavari- Novene, in "Dizionario di Omiletica", a cura di M. SODI
- A. M. TRIACCA, Leuman (Torino) 1998).
Il suggerimento è buono, ma non si
discosta molto da quanto i nostri autori sardi, ad iniziare da Giovanni Maria
Contu, hanno fatto nei secoli trascorsi. Grazie.
Sedilo 02 luglio 2002