Pierangelo Catalano
Università di Roma “
SISTEMI GIURIDICI DEL MEDITERRANEO*
I lavori del “Progetto
strategico” del Consiglio Nazionale delle Ricerche “Sistemi giuridici del Mediterraneo” sono iniziati nel 1997, sulla
base di una decisione del Comitato nazionale di consulenza per le scienze
giuridiche e politiche del CNR. Le “unità operative”, coordinate
dall’ISPROM-Istituto di Studi e Programmi per il Mediterraneo, sono stabilite
presso l’Università di Napoli ‘Federico II’ (Diritto internazionale e diritti umani), l’Università di Bari (Diritto pubblico), l’Università di Roma
‘Tor Vergata’ (Diritto privato),
l’Università di Sassari (Poteri religiosi
e istituzioni).
La “unità di coordinamento”,
stabilita presso l’ISPROM, ha il compito di condurre le ricerche su Identità giuridica del Mediterraneo: “persone” e “città” e provvedere alla Metodologia e coordinamento dei risultati
del Progetto. Sono stati fissati come prioritari temi riguardanti il conflitto
e la convergenza dei sistemi giuridici nel Mediterraneo, nonché gli uomini (personae) e le loro organizzazioni
politiche concrete, le città (civitates).
In questo quadro ricordiamo
le cinque linee di lavoro dell’“unità operativa” dell’ISPROM: 1) Condizioni
giuridiche degli alieni nei sistemi
giuridico-religiosi del Mediterraneo. Matrimonio e famiglia; 2) Condizione dei nascituri
nei sistemi giuridico-religiosi del Mediterraneo; 3) Elementi del sistema
giuridico di formazione romano-cristiana nelle sue componenti di Oriente e di
Occidente, ortodossa e cattolica; 4) Cooperazione tra le città storiche del
Mediterraneo; 5) Principi generali del diritto e diritti umani, con particolare
riferimento al problema del debito estero.
***
Nel sistema giuridico di
formazione romano-cristiana (fino all’età delle rivoluzioni borghesi!), e analogamente
in quello islamico, non si ha “isolamento” del diritto rispetto alla morale e
alla religione. Lo ius publicum,
secondo la giurisprudenza classica così come secondo i Digesta dell’imperatore cristiano Giustiniano I, consiste in sacra, sacerdotes, magistratus.
Da tale punto di vista (positio studii
del diritto) si comprende bene che il culto di San Costantino Imperatore,
affermatosi anche in Occidente e particolarmente in Sardegna, costituisca
ancora oggi elemento essenziale dell’identità del popolo sardo.
In questo elemento religioso
dell’identità del popolo sardo, che si unisce a quello della propria lingua,
sta il principale motivo per cui l’“unità operativa” dell’Università di Sassari
(università fondata, devo ricordarlo, dalla Compagnia di Gesù alla metà del
secolo XVI) ha iniziato i suoi lavori nel nome di San Costantino.
Tutto ciò si può vedere, dal
centro del Mediterraneo, come un aspetto della “costante resistenziale sarda”
(per utilizzare una espressione usata dall'accademico dei Lincei Giovanni
Lilliu[1]).
Sempre che oggi si comprenda il carattere “resistenziale”, contro il fatto
economico-finanziario e informativo-culturale della globalizzazione, di una
forma antica dell’universalismo giuridico-religioso cristiano.
Il culto del primo
imperatore cristiano sta al centro, ancor oggi, sia dell’unità storica dei
Cristiani d’Occidente e d’Oriente sia del conflitto (e “dialogo”) tra i sistemi
giuridico-religiosi del Mediterraneo: per questo ripubblichiamo qui lo scritto
su Costantino nella polemica islamica del
Padre Vincenzo Poggi, direttore della rivista del Pontificio Istituto
Orientale.
È merito di Francesco Sini,
direttore del Dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Sassari
negli anni 1994-2000, aver incentrato l’attenzione dell’“unità operativa” nelle
due solenni celebrazioni popolari del culto di San Costantino Imperatore:
quella di Sedilo, di origine “bizantina” altomedievale[2],
e quella di Pozzomaggiore, il cui tempio, costruito in soli tre anni per
iniziativa di reduci della Grande Guerra e di emigrati, fu consacrato nel 1923[3].
Si ricordi che della
Cavalcata di Sedilo ha scritto Sebastiano Dessanay, illustre intellettuale e
politico sardo, che fu il primo presidente dell’ISPROM (dal dicembre 1979 al 17
gennaio 1986, data della morte): un articolo che apre prospettive politiche
(“vera e propria festa federale”) e storico-religiose (anche di antica religione
romana)[4].
Ripubblichiamo questo
scritto del Dessanay e, per precisare il senso del nostro lavoro giuridico e
politico, anche la “riflessione storico-politica” sull’Arco di Costantino fatta
dal professor Giorgio
* Pubblicato in F.
Sini-P.P. Onida (a cura di), Poteri
religiosi e istituzioni: il culto di San Costantino Imperatore tra Oriente e
Occidente, Torino 2003.
[1] Vedi G. Lilliu, “La costante resistenziale
sarda”, in Studi Sassaresi, serie
III, Anno accademico 1970-71, vol. 3, Autonomia
e diritto di resistenza (Università di Sassari - Società sassarese per le
scienze giuridiche), Giuffrè, Milano 1973, pp. 47-60.
[2] Vedi A.F. Spada, Santu Antine. Il culto di Costantino il Grande da Bisanzio alla
Sardegna, Coop. grafica nuorese, Nuoro 1989. Due fatti voglio ricordare,
significativi per la storia delle istituzioni in età moderna. La data della
prima ricostruzione della Chiesa di San Costantino a Sedilo, confermata
dall’aquila bicipite scolpita presso l’altare, e la data della lotta
dell’imperatore Carlo V contro i Musulmani “devono coincidere” (così A.F. Spada, op. cit., p. 25). Nel 1850, l’anno della sommossa (s’annu de s’avvoltu) di Sedilo, al
comandante delle truppe del Regno Sardo che venivano a porre l’assedio sarebbe
apparso, come difensore di Sedilo, l’imperatore Costantino: «la diceria è
giunta fino ai giorni nostri» (A.F. Spada,
op. cit., p. 46); vedi più ampiamente
infra.
[3] Vedi M. Atzori, Cavalli e feste. Tradizioni equestri della Sardegna, L’Asfodelo
editore, Sassari 1988, pp. 168 ss. “San Costantino a Pozzomaggiore tra culto
antico e crisi contemporanee”; Id., Il Santo Cavaliere e l’Ardia. La festa di
San Costantino a Pozzomaggiore, Editrice democratica sarda, Sassari 1990).
[4] Vedi S. Dessanay, “La sagra di San
Costantino. Gli antichi riti agrari nella bardia
di Sedilo”, in Sardegna Oggi, n. 8
(15-30 luglio 1962).
[5] Vedi Chiesa e Stato dal IV al VI secolo (Prospettive, Quaderno 2), Firenze 1974, pp. 134-137. Conviene
confrontare questa riflessione del