WITOLD
WOLODKIEWICZ
Università di Varsavia
Testo non definitivo
Flaminio Mancaleoni visse all’epoca dei grandi
cambiamenti della scienza romanistica. La pandettistica ottocentesca stava per
perdere il suo ruolo primario nelle ricerche e nell’insegnamento. Erano apparse
le ricerche sullo strato pregiustinianeo del diritto romano, che sarebbero
degenerate nella cosiddetta “caccia delle interpolazioni”.
La formazione romanistica del Mancaleoni si svolgeva nel
circolo della grande pandettistica italiana, di cui i più famosi rappresentanti
furono Vittorio Scialoja e Carlo Fadda, il Maestro del Nostro. Ma lo stesso
Mancaleoni fu uno dei primi romanisti italiani rappresentanti della corrente
storico-interpolazionistica nelle ricerche di diritto romano.
La gran parte dei romanisti polacchi che avevano lavorato
fra le due guerre, provenne della stessa generazione del Mancaleoni (nato nel
1867). Nel 1864 nasce Ignacy Koschembahr-Łyskowski, che fondò la scuola di
Varsavia; nel 1865 – Marceli Chlamtacz – dall’Università di Leopoli; nel
1868 – Stanisław Wróblewski –
dall’Università di Cracovia. Gli allievi di questi furono una generazione nata
negli anni ottanta dell’Ottocento: Franciszek Bossowski – da Vilna (1879);
Zygmunt Lisowski – da Poznań (1880); Włodzimierz Kozubski – da
Varsavia; Rafał Taubeschlag – da Cracovia (1881); Adolf Berger (1882);
Borys Łapicki – da Varsavia (1889).
Il mio compito in questa sede è di presentare lo stato
delle romanistica polacca (che aveva molti contatti con quella italiana) nel
periodo dell’attività scientifica di Flaminio Mancaleoni.
Nel 1918, con la ricostituzione dello Stato Polacco, dopo
oltre cent’anni di dominazione straniera, le nuove autorità dovettero
affrontare il problema, rilevantissimo, dell’unificazione del diritto e della
sua armonizzazione con la realtà socio-politica del paese. La codificazione era
una necessità impellente, in quanto il territorio nazionale si trovava frazionato
in un mosaico di ordinamenti giuridici, legati ai sistemi di codificazione di
diversa formazione[1].
Questo mosaico, variegato e complesso, di norme ed
ordinamenti giuridici costituiva un’eredità che lo Stato Polacco, appena
ricostituito, si propose di superare con l’elaborazione di un ordinamento
giuridico omogeneo.
A complicare ulteriormente la situazione contribuivano i
giuristi pratici e teorici, i quali, essendosi formati in ambienti molto
diversi tra loro, non di rado risultavano incomprensibili gli uni per gli
altri. Né diversa era la situazione delle Università che, dopo la riconquista
dell’indipendenza, ripresero la loro attività sul territorio che era stato oggetto
delle precedenti spartizioni. Ciascuna di esse aveva programmi e metodi d’insegnamento
giuridico differenti, come diversi erano i metodi di formazione intellettuale e
la cultura giuridica dei singoli territori prima occupati dagli Stati
stranieri.
Nel 1918, quando dopo la prima guerra mondiale la Polonia
recuperò la sua indipendenza, sul territorio polacco la situazione legislativa
era estremamente confusa e gravi erano quindi le difficoltà sia
nell’applicazione del diritto, sia nel suo insegnamento. Le Università, che
dopo la riconquista dell’indipendenza ripresero o iniziarono la loro attività
furono quelle di Varsavia e di Vilna (sul territorio occupato in precedenza
dalla Russia) nonché di Cracovia e di Leopoli (sul territorio precedentemente
sotto occupazione austriaca). Furono create anche nuove Università: quella di
Poznań (sul territorio che si trovava sotto occupazione dalla Prussia) e
l’Università Cattolica di Lublino.
Il bisogno di unificare il sistema d’insegnamento del
diritto pose le autorità e l’ambiente universitario polacco dinanzi alla
necessità di risolvere con urgenza le questioni relative all’insegnamento del
diritto:
1° Quali compiti assegnare agli studi giuridici
superiori? Dovevano essi dare a chi li seguiva il massimo della cognizione
pratica necessaria alla futura attività del giudice, dell’avvocato, del
procuratore, dell’impiegato nell’amministrazione, oppure dovevano offrire
un’istruzione scientifica e teorica di tipo universitario, mirante soprattutto
a formare degli scienziati? In pratica questo problema si risolse in una scelta
(o in uno scontro) fra il modello universitario francese e quello tedesco;
2° Quale doveva essere la successione e l’importanza
delle singole materie? Si doveva far rientrare nell’ordine degli studi un
maggior numero di corsi e di esami di carattere pratico? O doveva essere
ridotto il numero dei corsi dando maggiore spazio alle materie di carattere
principalmente teorico-scientifico? A questo problema si ricollegava quello
dell’importanza e del ruolo da assegnare alle materie storiche (in particolare
il diritto romano) nell’insegnamento del diritto.
Nell’anno 1920 una disposizione del Ministro delle
Confessioni Religiose e della Pubblica Istruzione uniformò, provvisoriamente,
l’ordine degli studi giuridici. Questo programma restò in vigore fino alla
seconda guerra mondiale e nelle sue soluzioni fondamentali fu seguito anche nei
primi anni della Polonia Popolare, dopo la seconda guerra.
Quel
programma si basava su un sistema di quattro anni. Dopo aver superato quattro
esami annuali (in tutto 17 esami), lo studente conseguiva il diploma e il
titolo di laureato in legge (magister iuris). Il diritto romano faceva
parte del programma del primo anno e disponeva di 160 ore di lezioni.
Nelle discussioni svolte nell’ambiente universitario nel
periodo dell’introduzione di questa riforma e anche più tardi, il ruolo delle
lezioni di diritto romano e delle altre materie storiche era ritenuto molto
importante, in quanto fattori della formazione del futuro giurista. Alcuni
volevano che le materie storico giuridiche (e fra queste il diritto romano) si
insegnassero nella prima fase degli studi, in modo da creare un fondamento
della preparazione giuridica e un mezzo per la migliore comprensione e
l’approfondita conoscenza del diritto positivo; altri invece ritenevano che gli
studi giuridici dovessero iniziare con quelli di diritto positivo e con le
scienze politiche mentre la storia doveva essere insegnata alla fine dei corsi
e unicamente per gli studi di livello superiore[2].
Nel periodo fra la prima e seconda guerra mondiale, la dottrina
polacca del diritto romano ebbe numerosi ed insigni rappresentanti. La maggior
parte aveva iniziato la propria attività scientifica e didattica ancora prima
del 1914.
I più importanti centri universitari furono le Università
galiziane: di Cracovia e di Leopoli. L’Università di Leopoli, creata nel 1784
come un Ateneo della lingua tedesca fu polonizzata solo negli anni ’70
dell’Ottocento. L’Università di Cracovia fu germanizzata nel 1847. L’autonomia
galiziana, nella seconda metà dell’Ottocento, condusse alla ripolonizzazione
dell’Università Jaghellonica (nel 1862) e alla polonizzazione dell’Università
di Leopoli (negli anni ’70).
Il primo professore di diritto romano nell’Università
di Cracovia dopo i suoi cambiamenti fu Fryderyk Zoll senior (1834-1917).
Fryderyk Zoll (formatosi nell’Università di Cracovia) ha lasciato diversi
lavori sia sulla storia del diritto romano sia sulla dogmatica romanistica e
sul diritto moderno. Egli adottò un approccio al diritto romano più storico che
pandettistico. Ecco le sue parole scritte nell’anno 1873, a proposito della
pandettistica: “Ma se perfino in Germania si alzano serie voci contro il
suddetto atteggiamento rispetto al diritto romano, ancor più decisamente si
dovrebbe protestare contro la sua generale applicazione alle Università
austriache. Difatti, in Austria, conseguentemente all’emanazione nel 1811 del
codice civile in vigore, i corsi di una materia, e cioè del cosiddetto diritto
romano odierno sarebbero superflui se questo dovesse essere separato dal diritto
civile austriaco”[3].
Il successore dello Zoll, Stanisław Wróblewski
(1868-1938)[4]
dopo gli studi compiuti a Cracovia, nel 1891, studiò a Berlino con Goldschmidt,
Eck e Pernice. Nel 1894 ottenne l’abilitazione a Cracovia, con il libro Zur
lehre von der Collision der Privatrechte, e, nel 1901, divenne
professore di diritto romano a Cracovia, fino alla sua morte nel 1938. Le opere
scientifiche che ci ha lasciato non sono in assoluto molte. Per quanto attiene
al diritto romano, il Wróblewski scrisse due monografie[5],
un manuale incompiuto ed alcuni articoli[6].
Decisamente più numerosi furono i contributi sul diritto civile e commerciale.
Il Wróblewski, come molti altri della sua epoca, era convinto che il diritto
romano andasse studiato alla stregua di un sistema che, tramite costruzioni
fondate su principi romanistici, tornasse ad essere vigente. Ci sembra perciò
che egli fosse più affine ai suoi maestri pandettisti Goldschidt ed Eck, che
non allo storico Pernice. In polemica con il suo predecessore, Fryderyk Zoll,
il Wróblewski sintetizzò le proprie idee sul ruolo e sulla funzione del diritto
romano e sui metodi del suo studio. Scriveva così: “Il diritto romano in quanto
tale non è in vigore, l’obiettivo del corso di diritto romano privato è quello
di fornire allo studente una cognizione limpida e sicura, diciamo nitida, di
nozioni fondamentali del diritto romano, senza cui non è possibile adoperarle
nella prassi, il che è grave come fenomeno, giacché lo scopo principale degli
studi giuridici è proprio quello di formare i giuristi operanti nella prassi
(...) Il diritto romano classico quindi, pur eccellendo in nozioni di
incomparabile precisione e limpidezza e in logiche deduzioni, deve restare in
seconda fila, poiché non è ancora sufficientemente epurato da interpolazioni,
né, ai fini didattici, utile quanto il cosiddetto diritto romano odierno. Non
inferiore a Paolo, il Windscheid è per noi di gran lunga più prezioso, in
quanto l’alfabeto oggi diffuso è, per chi insegna a leggere, strumento più
efficace del gotico medievale. Occorre
quindi dare la precedenza al diritto romano attuale”[7].
Studiosi polacchi contemporanei a Wróblewski e futuri gli
attribuirono il titolo di maestro della costruzione giuridica. In più occasioni
il Wróblewski ne ribadì importanza, e sostenne che l’utilità del diritto romano
per lo studio e l’elaborazione del diritto moderno fosse proprio legata
all’analisi delle sue costruzioni giuridiche[8].
Dall’opera del Wróblewski è quasi impossibile distinguere
lo strato civilistico da quello romanistico. D’altra parte la sua curiosità di
studioso oscillava sempre fra il diritto civile e romano.
Nell’ultimo periodo di vita, Stanislaw Wróblewski si
dedicò anzitutto ai lavori della Commissione di Codificazione, della quale fu
membro dalla sua costituzione, avvenuta il 22 agosto 1919, fino alla morte che
lo raggiunse durante la seduta del 17 dicembre 1938.
Sulla personalità e l’opera di Stanislaw Wróblewski
ricorrono alcuni luoghi comuni, formatisi per lo più dopo la sua scomparsa.
Rafał Taubenschlag, suo devoto allievo, lo definì “il Papiniano Polacco”.
Questo paragone fu poi ripreso e divulgato nel mondo, fra i lettori degli
scritti romanistici, da Kazimierz Kolańczyk[9].
Il successore del Wróblewski alla Cattedra di diritto
romano nell’Università di Cracovia fu Rafał Taubenschlag (1881-1958),
allievo prediletto del professor Wróblewski. Dopo aver compiuto gli studi a
Cracovia, studiò a Lipsia con Ludwig Mitteis. A dispetto dei numerosi ostacoli
posti dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Jaghellonica, e grazie
all’impegno del suo Maestro, Taubenschlag ottenne, nel 1913, l’abilitazione con
un contributo sul tema della organizzazione giudiziaria dell’Egitto nell’epoca
romana e bizantina. Nel 1919 fu nominato professore straordinario, e nel 1921,
professore ordinario dell’Ateneo[10].
Insegnò a Cracovia fino all’inizio della guerra nel 1939.
Il Taubenschlag aveva molti contatti internazionali ed
una fama mondiale. Aveva ottimi contatti con i romanisti italiani. Nel 1933
partecipò al Congresso Internazionale di Diritto Romano a Roma, dove tenne una
conferenza in rappresentanza degli scienziati stranieri[11].
Nel 1938 la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di
Cracovia (di cui Taubenschlag fu il preside) votò la sua proposta di conferire
al professor Pietro De Francisci la laurea honoris causa[12].
Durante la guerra risedette negli Stati Uniti di America,
dove possiamo visse anche un altro romanista polacco Adolf Berger[13],
nonchè i rifugiati tedeschi Ernest Levy, Ernest Rabel e Hans Julius Wolff. Dopo
la guerra, nel 1947, tornò in Polonia a Varsavia (e non a Cracovia), dove fu
chiamato alla cattedra di Diritti antichi e papirologia giuridica (prima alla
Facoltà di Giurisprudenza e qualche anno più tardi alla Facoltà di Storia). A
Varsavia continuava la pubblicazione del Journal of Juristic Papirology iniziata
durante il suo soggiorno in America.
Gli interessi scientifici del Taubenschlag vertevano
all’inizio sul diritto romano e su quello greco-ellenistico. Negli anni ’20
dedicò numerosi contributi alla storia del diritto polacco e lituano. Studiò
l’influsso del diritto romano sulla formazione di questi diritti. Ma il suo
interesse scientifico prediletto, che durò fino alla fine della sua vita, fu
quello degli studi sulla papirologia giuridica[14].
Rimase in quel campo fedele al suo maestro Ludwig Mitteis, con il quale aveva
studiato a Lipsia nel 1905[15].
L’altro allievo di Wróblewski fu Zygmunt Lissowski
(1880-1955)[16],
la cui carriera iniziò in maniera simile a quella del suo collega Taubenschlag.
Il Lisowski dopo gli studi a Cracovia, studiò anche lui a Lipsia con Ludwig
Mitteis. Ottenne l’abilitazione a Cracovia grazie a una monografia sui modi
d’acquisto della proprietà nell’Egitto romano. Ricevette il posto di professore
di diritto romano alla nuova Università di Poznań (creata dopo la
riconquista dell’indipendenza). Lì insegnò fino alla sua morte nel 1955. Il suo
interesse scientifico oscillava fra papirologia giuridica e diritto romano
classico. Lasciò anche numerosi lavori sul diritto civile vigente[17].
Alla scuola del Wróblewski si può attribuire anche il
prof. Włodzimierz Kozubski (1880-1951)[18].
Dopo aver finito gli studi a Cracovia, egli frequentò il seminario di Moritz
Wlassak. Si abilitò a Cracovia, nel 1923, con una monografia sulla tutela
mulieris nel diritto romano. Il Kozubski, oltre alle sue diverse
occupazioni (lavorava nell’amministrazione statale ed esercitava anche la
professione di avvocato) teneva i corsi all’Università di Varsavia (dal 1936
come professore straordinario di diritto romano). Durante l’occupazione tedesca
insegnava nella Facoltà clandestina dell’Università di Varsavia. Dopo la guerra
insegnò diritto civile. Insieme a Taubenschlag pubblicò un manuale sulle
istituzioni di diritto romano.
Un
altro importante centro universitario galiziano fu la Università di Leopoli[19].
Alla fine dell’Ottocento, il diritto romano era insegnato in quest’Ateneo dai
professori Leon Piniński e Marceli Chlamtacz.
Leon Piniński (1857-1938)[20],
nel 1891, successe alla cattedra di diritto romano al prof. Ferdynand
Źródłowski. Leon Piniński compì gli studi giuridici
nell’Università di Leopoli. Studiò poi a Lipsia e a Berlino sotto la direzione
dello Jhering e del Dernburg. Nel 1886 conseguì l’abilitazione, nell’Università
di Leopoli, con una monografia sul possesso nel diritto comune[21].
Il Piniński, oltre alle sue critiche della scuola pandettistica,
rappresentava il modo pandettistico di trattare il diritto romano. Lasciò pochi
lavori di diritto romano[22].
Il suo interesse si concentrava sui problemi letterari e di storia d’arte.
Nel 1898 il Piniński ricevette la nomina
per governatore di Galizia, e per cinque anni sospese la sua attività universitaria. Insegnò fino
al 1935.
Quando Leon Piniński (nel 1898) e un altro romanista
di Leopoli Leonard Piętak (nel 1900), assunsero importanti incarichi
politici, le cattedre di diritto romano furono conferite a due giovani
studiosi: Marceli Chlamtacz e Ignacy Koschembahr-Łyskowski.
Marceli Chlamtacz (1865-1948)[23],
allievo del Piniński, studiò all’Università di Leopoli. Studiò a Vienna e
Berlino. Si abilitò nel 1898 nell’Università di Leopoli con una monografia
sulla tradizione nel diritto romano[24].
I suoi lavori romanistici si concentravano sul diritto reale e sulle
obbligazioni[25].
Il Chlamtacz lasciò anche qualche lavoro di diritto civile vigente.
Gli allievi della scuola di diritto romano di Leopoli
furono: Wacław Osuchowski (1906-1988) e Edward Gintowt.
Wacław Osuchowski (1906-1988)[26] fu allievo del Piniński. Dopo aver compiuto gli
studi a Leopoli, e poi all’estero (Roma, Monaco di Baviera e Parigi), conseguì
l’abilitazione presso l’Università di Leopoli nel 1933. Nel 1937 ricevette la
nomina a professore straordinario. Dopo la seconda guerra, l’Osuchowski ottenne
la cattedra di diritto romano a Cracovia, dove insegnò fino alla morte.
Wacław Osuchowski lasciò, oltre a diversi lavori (in particolare sul
diritto delle obbligazioni), un manuale di diritto romano[27].
A Leopoli studiava anche Edward Gintowt (1899-1965)[28],
che dopo aver finito gli studi giuridici (frequentava il seminario romanistico
del Chlamtacz e il seminario di storia del diritto di prof. Władysław
Abraham), studiò quattro anni a Vienna, Innsbruck, Roma e Palermo, con Woess,
Wlassak, Herdliczka, Riccobono e Albertario. Anschluss di Austria gli impedì di
vincere la cattedra a Innsbruck e la guerra del 1939 di ottenere la cattedra a
Vilna. Ricevette la cattedra del diritto romano all’Università di Varsavia dopo
la seconda guerra.
L’interesse scientifico del Gintowt si concentrava sui
problemi del processo romano (suoi lavori sulla genesi degli interdetti), influsso
della filosofia greca sul diritto romano, i problemi della costituzione romana
arcaica[29].
Un altro centro degli studi romanistici in Polonia fra le
due guerre fu l’Università di Varsavia. Questa Università, che dal 1915
iniziò la sua attività (dopo i decenni di chiusura come Ateneo polacco) ebbe la
fortuna di poter offrire l’insegnamento di diritto romano a un romanista già
noto: Ignacy Koschembahr-Łyskowski. Il Koschembahr fu uno degli
organizzatori del rinnovamento dell’Ateneo. Nel 1919, l’Università gli attribuì
il posto di professore ordinario, e nel 1935, quando andò in pensione, fu
nominato professore onorario.
Ignacy Koschembahr-Łyskowski (1864-1945)[30],
nato in Pomerania, compì gli studi giuridici a Berlino negli anni 1884-1888. In
questo periodo diritto romano e altre materie storiche vi furono insegnate da
studiosi del rango di Theodor Mommsen, Alfred Pernice, Heinrich Brunner, Paul
Hinschius e Levin Goldschmidt. Il Koschembahr-Łyskowski li conobbe tutti,
intrattenendo con alcuni, sia durante gli studi, sia più tardi, ottimi rapporti
personali. Risentì particolarmente dell’influenza di Alfred Pernice, uno dei
primi romanisti tedeschi dell’Ottocento che avevano abbandonato la
pandettistica per adottare il metodo storico-sistematico.
Il Koschembahr-Łyskowski ottenne l’abilitazione a
Breslavia con una dissertazione Die Collegia tenuiorum der Römer (Berlin
1893). Dal 1895 insegnò nell’Università di Friburgo Svizzzero. Nel 1900 fu
chiamato a Leopoli, dove insegnò fino al suo trasferimento a Varsavia. Il
Nostro adottò un approccio storico allo studio del diritto romano, in
opposizione alla scuola delle Pandette (di cui rappresentanti furono, di
solito, i romanisti di Leopoli). Nel 1910, il Koschembahr-Łyskowski
descrisse con queste parole il suo atteggiamento nei confronti delle ricerche
sul diritto romano: “Non ci riconosciamo nelle parole d’ordine di Savigny:
«Diritto romano odierno», né in quelle di Jhering: «Tramite il diritto romano
oltre il diritto romano»; parteggiamo, invece, per un diritto moderno – e
dunque per una legge civile generale –
posto accanto al diritto romano e incessantemente confrontato con esso.
In questo modo il diritto moderno avrà una base autonoma mentre il diritto
romano sarà la nostra bussola, il nostro indicatore stradale
nell’interpretazione e nello svolgimento del diritto moderno"[31].
Il Koschembahr-Łyskowski, oltre alle sue monografie
magistrali[32],
lasciò diverse monografie e articoli, tanto di diritto romano, che di diritto
civile.
Nel 1912 lo volle chiamare l’Università di Cracovia, ma
il Koschembahr-Łyskowski, dal 1915, cominciò a insegnare nell’Università
di Varsavia.
Ignacy Koschembahr-Łyskowski univa agli interessi
storici le ricerche sul moderno diritto civile. Oltre alla sua attività universitaria
(rettore dell’Università di Varsavia) fu anche vice presidente della
Commissione Codificatoria della Seconda Repubblica[33].
I suoi contatti internazionali furono molto intensi. Nel
1929 promosse all’Università di Varsavia la laurea honoris causa di
Pietro Bonfante, ed anche quella di Bonfante e di Salvatore Riccobono a Vilna[34].
L’insegnamento del diritto romano a Varsavia, veniva
svolto, oltre che dal Koschembahr-Łyskowski, anche da Włodzimierz
Kozubski, rappresentante della scuola del Wróblewski di Cracovia[35].
Dopo 1935 il Kozubski fu nominato professore straordinario del diritto romano.
A Varsavia insegnava diritto romano anche Borys
Łapicki (1889-1974)[36].
Il Łapicki compì gli studi all’Università di Mosca. Il suo promotore fu un
noto romanista russo: W. Chvostov. Negli anni 1912-1914 Borys Łapicki
studiava a Parigi e a Londra. Nel 1916 consegui l’abilitazione (magister
iuris) all’Università di Mosca. Dopo la rivoluzione d’Ottobre tornò in
Polonia. Leon Petrażycki gli propose la cattedra di diritto civile e
romano nel “Libero Ateneo Polacco” (dal 1928). Insegnò anche (a partire dal
1926) diritto romano come professore a contratto all’Università di Varsavia.
Collaborava col Koschembahr-Łyskowski. Dopo la seconda guerra il
Łapicki ottenne la cattedra di diritto romano nella, nuova creata,
Università di Łódź[37].
Il Łapicki si opponeva al positivismo giuridico.
Rappresentava le idee della scuola sociologica del diritto. I suoi lavori
toccavano problemi sociologici ed etici. Si possono menzionare qui le sue
monografie sulla potestà del padre[38],
sull’individuo e lo Stato in Roma arcaica[39].
Pubblicò un manuale[40]
e monografie sulle idee degli schiavi e proletari a Roma[41],
sulla cultura etica di Roma e la Christianità[42].
Si occupava anche dei problemi di storia delle idee politiche e del ruolo nel
loro sviluppo della ideologia romana.
Fra le due guerre il diritto romano fu insegnato anche
nelle Università di Vilna e nell’Università Cattolica di Lublino.
A Vilna teneva la cattedra di diritto romano il professor
Franciszek Bossowski (1879-1940)[43].
Dopo gli studi giuridici a Cracovia, il Bossowski consegui l’abilitazione in
diritto civile. Ottenne la cattedra di diritto romano a Vilna nel 1922. Il
Bossowski, allievo di scuola del Wróblewski, oltre a lavori civilistici, lasciò
diversi articoli romanistici. Il Bossowski, insieme al Koschembahr-Łyskowski,
promosse a Vilna due romanisti italiani: Pietro Bonfante e Salvatore Riccobono.
Dopo la prima guerra fu fondata l’Università Cattolica di
Lublino. Nel 1935 la cattedra di diritto romano venne affidata al padre Henryk
Insadowski (1888-1946). L’Insadowski compì gli studi giuridici presso
l’Università Gregoriana e l’Università statale di Roma. Pubblicò diversi lavori
sul diritto romano e canonico. Si può menzionare qui: Rzymskie prawo
małżeńskie a chrześcijaństwo (1935) e Prawo
rzymskie u Horacego (1935).
[1] Le spartizioni della Polonia, alla fine del ’700,
crearono una situazione giuridica molto complessa. Nei territori della Polonia
occupati dalle tre potenze limitrofe ebbero vigore, infatti, gli ordinamenti
giuridici introdotti dagli occupanti. Perciò, durante tutto l’800, in cui si
affermavano, con nuove teorie giuridiche, le moderne codificazioni civili europee,
la Polonia non poté elaborare un proprio diritto civile.
Infatti,
nella parte centrale della Polonia – chiamata durante la dominazione russa
“Regno di Polonia” o “Regno del Congresso” – vigeva il codice civile francese,
introdotto da Napoleone nel Ducato di Varsavia, e modificato, nella parte
concernente il diritto delle persone e di famiglia, prima dal codice civile del
Regno di Polonia del 1825, poi con una legge imperiale zarista del 1836. Anche
la parte del codice civile francese, riguardante la proprietà dei beni immobili
e l’ipoteca, fu istituita da una legge del 1818.
Nella parte meridionale della Polonia, appartenente all’Austria,
vigeva il codice civile austriaco (ABGB) del 1811.
Nella parte
occidentale, sotto la dominazione tedesca, era in vigore il codice civile del
Reich tedesco (BGB) promulgato nel 1896.
Nella parte orientale, cioè nei territori soggetti alla
sovranità dell’Impero russo, che non erano stati inclusi nel Regno di Polonia,
vigeva la retrograda legislazione russa compilata dallo Speranski nel 1836 (Svod
Zakonov, vol. 10, parte 1).
Vale infine la pena di ricordare un curioso particolare:
in una piccola parte del territorio polacco (Spisz e Orawa) vigeva, per il
diritto di famiglia, l’antico diritto ungherese.
[2] Cfr W. Wolodkiewicz, L’insegnamento del diritto romano in Polonia,
Index 6, 1976, pp. 385 ss.
[3] Cfr. W. Wolodkiewicz, Il diritto romano nella cultura giuridica
polacca, in Sodalitas. Scritti in onore di Antonio Guarino,
7, Napoli 1984, p. 3400, nt. 40.
[4] Cfr. W. Wolodkiewicz, Stanislaw Wróblewski codificatore, Index 16,
1988, pp. 245-258.
[5] Zur lehre von der Collision der Privatrechte, Wien 1894; Posiadanie na tle prawa rzymskiego, Kraków 1899.
[6] Cfr. W. Wolodkiewicz, op. cit., Index 16, 1988,
ntt. 10-11.
[7] Cfr. W. Wolodkiewicz, op. cit., Index 16, 1988,
nt. 14.
[8] Cfr. W. Wolodkiewicz, op. cit., Index 16, 1988,
nt. 16.
[9] Cfr. W. Wolodkiewicz, op. cit., Index 16, 1988,
nt. 1-2.
[10] Cfr. W. Wolodkiewicz, op. cit., Index 16, 1988,
ntt. 1-2. Sul Taubenschlag v. H. Kupiszewski, Rafal Taubenschlag, in
Index 21,1993, pp. 17-33.
[11] Zob. Atti del Congresso Internazionale di Diritto Romano, Roma,
t.1, Pavia 1934, pp. X-XI.
[12] Cfr. W. Wolodkiewicz, Romanisci wloscy – doktorzy honoris causa
uniwersytetów polskich, in «Przeglad Historyczny» 87, 2, 1996, pp. 409-422.
[13] Berger &&&
[14] Cfr. H. Kupiszewski, op. cit., in
Index 21, 1993, pp. 17-33.
[15] Rafal Taubenschlag ha lasciato due discepoli Henryk Kupiszewski e Józef
Modrzejewski Melèze.
[16] Cfr. K. Kolanczyk – Sprawozd. TPN 1955, kw. 1 i 2, p.
142 n. &&&
[17] Il successore del Lisowski sulla cattedra di diritto romano a Poznan, dopo
la seconda guerra, è il prof. Kazimierz Kolanczyk.
[18] M. Zablocka, Z dziejów prawa rzymskiego na Uniwersytecie Warszawskim
(Sylwetka Wlodzimierza Kozubskiego), in Profesorowi Janowi
Kodrebskiemu in memoriam, pod redakcja Anny Pikulskiej-Robaszkiewicz, Lódz
2000, pp. 449-463.
[19] J. Kodrebski, Prawo rzymskie w Polsce XIX wieku, Lódz 1990, p. 248
[20] J. Kodrebski, op. cit., p. 244, nt. 227.
[21] L. Pininski, Der Tatbestand des Sachsdesitzwerbes
nach gemeinem Recht, 1-2, Leipzig 1885-1888.
[22] J. Kodrebski, op. cit., p. 245, nt. 243
[23] Cfr. W. Osuchowski, CPH 2, 1949, pp. 501 ss.
[24] M. Chlamtacz, Die rechtliche Natur der Uebereingnungsart durch Tradition im
Römischen Recht, Leipzig 1897.
[25] Cfr. W. Osuchowski, op. cit., pp. 504 e 505.
[26] G. Jędrejek, “Przegląd Uniw.” (KUL) 12/2000,
nr. 2, s. 13, 16.
[27] I suoi discepoli furono Adam Wilinski (dopo la seconda guerra professore
di diritto romano a Lublino), Wieslaw Litewski e Janusz Sondel.
[28] W.Wolodkiewicz, Edward Gintowt – w dwudziestolecie smierci, CPH 39,
1, 1987, p. 161-167.
[29] Gli allievi del Gintowt furono Krystyna Bukowska e Witold Wolodkiewicz.
[30] Cfr. W. Wolodkiewicz, Ignacy Koschembahr-Lyskowski, in Antichisti
dell’Università di Varsavia nel Novecento, Napoli 1992, pp. 7-15 (= Index
21, 1993).
[31] I. Koschembahr-Lyskowski, O stanowisku prawa rzymskiego w powszechnej
ustawie cywilnej dla cesarstwa austriackiego, Lwów 1910, p. 50.
[32] Die Condictio als Bereicherunsklage im klassischen
römischen Recht, 1-2, && 1903-1907.
[33] Cfr. W. Wolodkiewicz, Ignacy Koschembahr..., op.cit.,
pp. 7 ss.
[34] Cfr. W. Wolodkiewicz, Ignacy Koschembahr...,
op.cit., pp. 7 ss.
[35] Cfr. M. Zablocka, op. cit.,
[36] Cfr J. Kodrebski, Borys Lapicki (1889-1974),
in Profesorowi Janowi Kodrebskiemu – in memoriam, Lódz 2000, pp. 93
ss.
[37] I suoi successori furono il prof. Cezary Kunderewicz e poi il prof.
Jan Kodrebski.
[38] B. Lapicki, Wladza ojcowska w starozytnym Rzymie, parte 1-2,
Warszawa 1933-1937.
[39] B. Lapicki, Jednostka i panstwo w zymie starozytnym. Rozwazania
historyczne na tle przeobrazen prawa i panstwa w chwili obecnej, Warszawa
1939.
[40] B. Lapicki, Prawo rzymskie, Warszawa 1948.
[41] B.Lapicki, Poglady prawne niewolników i proletariuszy rzymskich.
[42] B. Lapicki, Etyczna kultura starozytnego Rzymu awczesne chrzescijanstwo,
Lódz 1958.
[43] Cfr. J. Wislocki, Prawo rzymskie w Polsce, Warszawa 1945, pp. 92
ss.