(*) Questa testimonianza è destinata
anche ai Seminarios Complutenses
de Derecho Romano.
Francesco De Martino si è spento serenamente,
vittima di un male che lo aveva colto da un circa un anno, nelle prime ore del
18 novembre 2002. Nato il 31 maggio 1907, era di poco ultranovantacinquenne
ed aveva intensamente percorso, sin quasi agli ultimi giorni, una vita di
lavoro scientifico e di attività politica. Era
professore emerito dell'Università di Napoli “Federico II”, ove aveva insegnato
dal 1950 la disciplina di Storia del diritto romano dopo aver coperto nei primi
anni della sua carriera, a partire dal 1937, una
cattedra giusromanistica nell'Università di Bari.
Come studioso e maestro era socio dell'Accademia Pontaniana e della Società Nazionale di Scienze, Lettere ed
Arti, nonché membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei.
Ma sin dal 1945, dopo la caduta del regime fascista, era anche entrato
impetuosamente nella politica, inizialmente per il Partito di
Azione e poco dopo per il Partito Socialista, del quale ultimo era stato
per vari decenni esponente di alto rilevo in Parlamento e, come Vice-presidente
del Consiglio dei Ministri, al Governo, sino a quando gli fu conferita dal Capo
dello Stato, nel
È difficile per me, se non addirittura
impossibile, parlare di lui senza sfiorare i limiti di quella retorica
lacrimosa in cui può riversarsi l'autentica commozione quando
si è meno capaci, a pochissima distanza dall'evento, di controllarsi. Di De
Martino sono stato, infatti, senza mai una par che
minima incrinatura, compagno di studi e rivale di carriera accademica sin dagli
inizi, e cioè sin da quando siamo entrambi nati alla scienza nel fascino
esercitato su noi dall'alto exemplum dell'austero Siro Solazzi,
di cui abbiamo cercato, ognuno di noi, a suo modo, di proseguire il cammino. Mi
si conceda, per questo riguardo, di rinviare il lettore al non poco che ho già
scritto di lui come uomo, come studioso e come politico, in vari articoli che ho poi raccolto nelle mie Pagine di diritto romano (vol. II, 1993, p. 69 ss.), nonchè, ancora più di recente, proprio in questi Seminarios Complutenses
(vol. IX-X, 1997-1998, p. 33 ss.), più precisamente nel saggio dal titolo Il secolo breve della giusromanistica
contemporanea. Andare oltre e più a fondo non mi riesce.
La ferita è ancora aperta, e sanguina.
Napoli, 21 novembre 2002