Seminario
di studi
«Il problema
costituzionale della difesa dei diritti
dei cittadini e il
“modello” democratico-repubblicano romano
(nel MMD anniversario
della istituzione del Tribunato della plebe)».
Sassari, 17 novembre 2008
Organizzato
dal prof. Pietro Paolo Onida, con la
segreteria scientifica della dott.ssa Cristiana
M.A. Rinolfi, nell’ambito dell’attività didattica della
cattedra di Istituzioni di diritto romano II, si è svolto, a Sassari, il
17 novembre 2008, presso l’Aula Francia del Centro didattico della
Facoltà di Giurisprudenza, un Seminario sul tema «Il problema costituzionale della difesa dei
diritti dei cittadini e il “modello” democratico-repubblicano
romano (nel MMD anniversario della istituzione del Tribunato della plebe)».
Ha
presentato i saluti il prof. Pietro
Paolo Onida, il quale ha ricordato che il Seminario si inserisce
nell’ambito del Progetto Visiting
Professor, che, finanziato dalla Regione Sardegna, ha consentito alla
Università di Sassari di avvalersi del contributo scientifico di
ricercatori stranieri. Il Seminario è anche parte di un più ampio
Progetto PRIN, sul tema «Il
problema costituzionale della difesa dei diritti dei cittadini e il
“modello” democratico-repubblicano e federativo-municipale romano
(nel MMD anniversario della istituzione del Tribunato della plebe)».
Il Progetto PRIN è stato finanziato nel 2007 dal MIUR. Ad esso
partecipano due unità locali, l’una presso la Università di
Roma “La Sapienza”, di cui è responsabile il prof. Pierangelo Catalano, l’altra presso l’Università di
Sassari, di cui è responsabile il prof. Giovanni Lobrano, che
è anche il coordinatore scientifico del Progetto a livello nazionale.
L’analisi
dei mezzi attraverso i quali garantire la difesa costituzionale dei
diritti dei cittadini nei confronti dei poteri di governo, con particolare
riguardo al tema dell’istituto della Difesa civica, ha oggi una
importanza particolare nel dibattito scientifico, in quanto nella dottrina e
nella prassi si riscontra, sempre più frequentemente, la inefficacia di
una tutela basata sul solo equilibrio dei poteri legislativo, esecutivo,
giudiziario. Sulla base della rinnovata attenzione per il
“modello” antico di tale difesa, costituito dal Tribunato romano,
la difesa dei diritti dei cittadini nei confronti dei poteri di governo, nella
Unione Europea e in altre parti del mondo, si richiama a figure diverse quali
l’‘Ombudsman’, il ‘Defensor del pueblo’ e il
‘Médiateur’.
Sin
dal 1970, la Facoltà di Giurisprudenza di Sassari, grazie alla
iniziativa dei romanisti ivi operanti, ha avviato intensi rapporti accademici
con colleghi di università cubane e più in generale
latinoamericane. L’idea alla base di tali rapporti accademici, fra
l’altro, era ed è di avviare un confronto tra ricercatori
latinoamericani e italiani sulla grande questione della confluenza della
tradizione giuridica romanistica nei paesi dell’area del Caribe e,
quindi, ai rapporti di essa con la recezione del Common Law. Tra tali rapporti una speciale importanza hanno quelli
stretti, sin dal 1990, con due illustri romanisti cubani, recentemente
scomparsi, alla cui memoria è stato dedicato il Seminario: Il prof. Julio Fernández Bulté,
già decano della Facultad de derecho della Universidad de la Habana e
professore di Storia generale dello Stato e del diritto, e il prof. Eurípides Valdés Lobán, della Universidad de Pinar del Río.
Con
il Seminario, ha concluso Pietro Paolo Onida, si intende così continuare
il progetto di studio romanistico avviato a suo tempo con Julio
Fernández Bulté, Eurípides Valdés Lobán e altri colleghi latinoamericani, volto
a riflettere nei Paesi di tradizione giuridica romanistica sui processi di
formazione delle decisioni collettive e sui mezzi di difesa delle
libertà.
Il
Preside della Facoltà di Giurisprudenza, prof. Giovanni Lobrano, ha svolto un intervento introduttivo osservando
che lo studio del diritto romano non deve essere inteso in senso antiquario, ma
come uno strumento vivo e importante per risolvere problemi giuridici del
presente. In questa ottica deve essere inteso il senso del Seminario e il senso
anche del tema della difesa dei diritti dei cittadini. Quando nel 1700 nasce il
movimento che porta alla Rivoluzione francese, egli ha rilevato, la questione
fondamentale è quella della difesa della libertà dal potere,
ancora prima dei processi di formazione della volontà pubblica. Le
definizioni stesse di costituzioni sono in funzione della limitazione del
potere. Dibattito attuale come prova il caso della Sardegna, in cui la
discussione sulla questione statutaria è concentrata sulla
quantità di potere nell’apparato regionale. La scienza giuridica
romana risolve il problema della difesa dei cittadini con la invenzione del
Tribunato e della connessa idea di Repubblica, la quale è
l’artificio attraverso il quale i Romani riescono a utilizzare la energia
democratica.
Nella
sua relazione su «Reflexiones en torno al enriquecimiento
constitucional cubano con elementos del Tribunado de la Plebe», il
prof. Julio Antonio Fernández Estrada, della Facultad de Derecho de
la Universidad de La Habana, ha osservato che la costituzione socialista cubana
vigente del 1976 prevede una forma di Stato basata sul potere popolare. La
costituzione non riconosce formalmente il potere negativo e tanto meno prevede
il Tribunato, pur affermando il ruolo essenziale della partecipazione popolare.
Nella maggior parte delle costituzioni latinoamericane esistono istituti di
difesa civica. In particolare la defensoria
del pueblo si è orientata nella difesa dei diritti umani in modo,
però, da risultare annacquato il legame con il valore del Tribunato
nell’ambito del diritto pubblico. La costituzione cubana è
ereditaria di una storia che proviene in larga parte dal diritto romano per il
tramite del diritto spagnolo. La storia cubana si alimentò, però,
anche di una relativamente breve influenza nordamericana fino alla rivoluzione
cubana del 1959. Alla prima costituzione cubana, repubblicana, del 1869, seguì
la seconda, del 1902, emanata sotto la influenza nordamericana. La costituzione
attuale del 1976 è invece largamente influenzata dal diritto della
Unione sovietica. Nella dogmatica socialista del potere si propugnava, durante
la guerra fredda, una idea dello Stato forte contro il potere dello Stato
capitalista e borghese. Le istituzioni democratiche alla maniera liberale erano
considerate come un nemico della costituzione socialista. La tradizione
marxista, inoltre, non era sistematicamente romana. Nella costituzione cubana non
si parla di stato di diritto ma di legalità socialista. La legge
è quindi il punto di partenza dello Stato. A Cuba esiste oggi la
possibilità di una difesa del popolo che vada oltre la difesa dei
diritti individuali. Una difesa che abbia anche il potere di iniziativa
legislativa e di mobilitazione del popolo. A Cuba, ha concluso il relatore, si
deve partire dalla storia costituzionale per offrire un esempio democratico in
modo che il socialismo sia sopratutto una alternativa etica al capitalismo.
Il prof. Léster
Amaurys Martínez Quintana, della Facultad de Derecho de la
Universidad de Oriente, Santiago de Cuba,
ha discusso una relazione su «El Derecho Romano en Cuba. Pasado
y Presente» in cui ha posto in evidenza
il ruolo essenziale della istituzione del Tribunato della plebe
nella vigenza del diritto romano a Cuba. Nell’Isola, ha proseguito lo
studioso, la presenza del diritto romano deve essere ricondotta al processo di
conquista e di colonizzazione spagnola. Nella vita accademica e professionale
il diritto romano ha avuto una influenza particolare. Quando fu fondata la Real
y Pontificia Universidad del San Gerónimo de la Habana, la più
antica università cubana, la cui istituzione risale al 1728, il diritto
romano non era oggetto di insegnamento. A partire dal secolo XIX
l’interesse dei giuristi cubani per il diritto romano è attestata
da alcune traduzioni di fonti giuridiche. Nel 1834 si pubblica la prima
traduzione in Spagnolo delle Istituzioni di Gaio. La traduzione, pubblicata
anonima per volontà dell’editore, fu probabilmente redatta da
Antonio Franchi de Alvaro, avvocato, erudito ed esperto conoscitore delle
lingue classiche. Nel 1845, a Madrid, si pubblicò una nuova traduzione,
anonima, che erroneamente fu annunciata come la prima traduzione in Spagnolo,
evidentemente perché l’autore non conosceva la precedente
traduzione cubana. Il relatore ha quindi presentato un quadro sintetico della
letteratura romanistica cubana con particolare riguardo al tema
dell’insegnamento del diritto romano. Alla data della rivoluzione il
diritto romano fu soppresso dai piani di studio, ma gli elementi del diritto
romano divennero oggetto di una materia denominata “Storia dello Stato e
del diritto”. Nel nuovo piano di studi del 1982 il diritto romano
è una materia indipendente. Il relatore ha quindi messo in rilievo la
linea di continuità tra il diritto romano e il codice civile cubano del
1987. Nel 1991-1992 il piano di studi universitario prevede anche la materia
del diritto pubblico romano. Cuba è oggi un paese aperto alla diffusione
del diritto romano, come prova l’aumento significativo degli studenti e
dei docenti che si dedicano allo studio di esso.
Infine ha presentato una
relazione il prof. Freider Santana Lescaille, della Facultad de Derecho de la Universidad de Oriente,
Santiago de Cuba, su «El Derecho Romano en el proceso
de integración latinoamericana y caribeña actual». Il relatore ha esordito
osservando che la integrazione costituisce un aspetto di essenziale importanza
per i giuristi cubani e più in generale latinoamericani. Ha quindi
richiamato la importanza della opera di Simón Bolívar nella lotta
per l’indipendenza dell’America latina. I problemi fondamentali
della integrazione oggi concernono, anzitutto, la pluralità di schemi di
integrazione, tra i quali egli ha ricordato il MARICOM, il Grupo Andino e il
MERCOSUR. Una pluralità che spesso determina difficoltà di
coordinamento tra i modelli. Negli ultimi anni, inoltre, sono andati
affermandosi nuovi modelli di integrazione, i quali, in quanto sembrano
abbandonare la comune radice latina, destano non poche preoccupazioni in un
romanista. I nuovi modelli di integrazione tradiscono l’intento di
trascurare la comune radice latina già nella terminologia impiegata,
come ad esempio accade per il più recente e forte fra tali modelli, in
cui alla espressione Unione latina del Sud si è preferita quella di
Unione delle nazioni del Sud. Nell’area del Caribe, un tempo spartita tra
Spagna, Francia e Inghilterra, che fondarono un mosaico di colonie differenti,
confluiscono i due grandi sistemi giuridici, la “famiglia”
romanistica e la “famiglia” anglosassone. I contatti tra giuristi
appartenenti all’area del Caribe, in particolare di Cuba, e i giuristi
europei sono andati intensificandosi negli ultimi anni. Il merito della origine
di tali rapporti deve essere riconosciuto alla Facoltà di Giurisprudenza
di Sassari, in particolare ai professori Pierangelo Catalano e Giovanni
Lobrano, a partire dal 1970, quando essi si adoperarono per la costituzione di
un Comité Latinoamericano para la difusión del
Derecho Romano e la organizzazione dei Congresos Latinomericanos de Derecho
Romano, che fecero propria la linea della investigazione sopra la integrazione
latinoamericana. In conclusione il relatore si è soffermato sulla importanza
dell’istituto del Tribunato della plebe come strumento di
integrazione in America Latina e nel Caribe.
I lavori sono stati chiusi
dalla discussione sulle relazioni.
Università di Sassari