Università di Sassari
Rappresentanza e diritto romano: stato e prospettive di una ricerca
SOMMARIO: 1. Ammirazione (diffusa) ma perplessità (gravi): ripensare l’istituto della rappresentanza. – 2. Costruzione non antica romana ma medievale-moderna: dal Re d’Inghilterra Edoardo I al filosofo inglese Thomas Hobbes. – 3. Scontro proto-contemporaneo tra “modello costituzionale inglese-rappresentativo” e “modello costituzionale romano-partecipativo”. – 4. Grande falsificazione e ‘interruzione della storia’: attribuzione ottocentesca della rappresentanza al diritto romano. – 5. Bibliografia. – Abstract.
Il problema della volizione in generale e della volizione pubblica in specie è “centrale”[1] nella complessiva dinamica giuridica.
Ciò spiega perché la soluzione di tale problema, vale a dire l’istituto della rappresentanza della volontà, abbia riscosso tanta ammirazione. Ricordiamo, a titolo esemplificativo, i giudizi di: Friedrich Carl von Savigny, il quale definisce la “Stellvertretung”: «importante elemento propulsivo di ogni relazione giuridica»[2]; Ernst Rabel, il quale, quasi un secolo fa, definisce l’istituto in esame un: «prodigio giuridico»[3]; Karl Loewenstein, il quale, poco più tardi, lo definisce una: «invenzione altrettanto determinante per lo sviluppo politico dell’Occidente e, quindi, del mondo intero quanto le invenzioni tecniche del vapore, della elettricità, del motore a combustione interna o della energia nucleare»[4]; e, infine, Hasso Hofmann, il quale scrive asciuttamente che: «la importanza di questa categoria è fuori discussione»[5].
Tuttavia, agli inizi del secolo XX, vi è stato chi, come il romanista, politologo e sociologo, Max Weber, circoscrive nettamente nel tempo e nello spazio l’ambito originario della rappresentanza, considerandola (in particolare nella forma parlamentare) istituto specificamente proprio del mondo moderno e frutto di un ribaltamento potestativo anti-democratico, con il trasferimento del pieno potere dai rappresentati ai rappresentanti. Egli, distinguendo la “gebundene Repräsentation” dalla “freie Repräsentation”, precisa che: la prima è il «Surrogat der in Massenverbänden unmöglichen unmittelbaren Demokratie» dove i «‘Repräsentanten’ sind in Wahrheit: Beamte der von ihnen Repräsentierten», mentre nella seconda «Der Repräsentant, in aller Regel gewählt [...], ist an keine Instruktion gebunden, sondern Eigenherr über sein Verhalten. Er ist pflichtmäßig nur an sachliche eigene Überzeugungen, nicht an die Wahrnehmung von Interessen seiner Deleganten gewiesen» e «der von den Wählern gekorene Herr derselben, nicht: ihr ‘Diener’ ist [...] Diesen Charakter haben insbesondere die modernen parlamentarischen Repräsentationen angenommen»; aggiungendo che: «Nicht die Repräsentation an sich, sondern die freie Repräsentation und ihre Vereinigung in parlamentarischen Körperschaften ist dem Okzident eigentümlich»[6]. Ora, agli inizi del secolo XXI, troviamo chi lamenta come un «bloccaggio della scienza giuridica» il riconoscimento della legittimità e, insieme, la incapacità di rispondere alla domanda crescente di una forma di volizione collettiva non rappresentativa ma partecipativa[7].
In considerazione anche di queste testimonianze, da parte di alcuni ricercatori si è provato a revocare in discussione la autorevole dottrina della appartenenza della rappresentanza già alla antica esperienza giuridica romana[8]; cercando, da un lato, di ricostruire il percorso non romano di formazione di questo istituto e, dall’altro lato, di ricostruire l’invece alternativo modo di volizione romano[9]. In funzione di prossimi sviluppi, mi appare utile sintetizzare i risultati recenti di questa ricerca.
L’istituto della rappresentanza è costruzione medievale-moderna che sorge e si sviluppa nell’ambito spaziale oltre che temporale della più radicata cultura feudale non romana, quella “anglosassone”[10], e che è volta ad assicurare l’esercizio aristocratico (o, a seconda del giudizio di valore, oligarchico) della espressione della volontà unitaria collettiva pubblica (ovvero “sovrana”, secondo la categoria messa a punto nel XVI secolo da Jean Bodin)[11].
Nella prassi (a conferma della osservazione, sopra menzionata, di Weber) troviamo per la prima volta la essenza (seppure ancora non il nome) della rappresentanza alla fine del secolo XIII, quando il Re inglese Edoardo I, convoca quello che sarà poi conosciuto come il ‘Model Parliament’ del 1295, attribuendo ai delegati dei Comuni la “plena potestas” / “full power”, così liberandoli dalla obbligazione a decidere secondo le istruzioni dei loro mandanti[12].
Come logico, il regime rappresentativo della volontà unitaria collettività postula la drastica svalutazione della natura della collettività unitariamente intesa.
Nelle fonti giuridiche romane la collettività unitariamente intesa (e il popolo non fa eccezione) è definita corpus (ex distantibus)[13]; essa ha, cioè, natura “corporale”[14] di insieme di uomini, i quali ben possono volere. Più precisamente, questi uomini così uniti possono emanare uno iussum[15] o dare un mandatum[16], che, in quanto generale, ha bisogno, per essere perfezionato, di una seconda particolare ed esecutiva manifestazione di volontà posta in essere da magistrati (magistri o magistratus) “sottoposti” della medesima collettività[17]. Più in generale, nel sistema giuridico romano, il regime dei negozi giuridici per interposta persona, nei quali la manifestazione di volontà è parzialmente esplicata da persona differente da un dominus negotii capace di agire[18], si manifesta o mediante il comando/iussum del dominus negotii a persona nella potestas (filius o servus) del medesimo o mediante il contratto di mandatum[19] del dominus negotii con extranea persona[20].
Di tale popolo “concreto” (corporalis) la dottrina si libera mediante la sua astrazione; che è osservata in chiave critica da Catalano a proposito della equazione “populus ist der Staat” di Mommsen[21] e che è lo strumento teorico di negazione della capacità di volere dello stesso popolo.
Nella cultura giuridica canonista e civilista dei secoli XIII e XIV sono apparse espressioni come “persona ficta” (introdotta pare dal canonista Sinibaldo dei Fieschi, il Papa Innocenzo IV) e/o “persona repraesentata” (introdotta pare dai civilisti Jacques de Revigny e Pierre de Belleperche) le quali hanno fatto pensare ad una prima concezione astratta della collettività, indicata con la parola ‘persona’ propria del lessico teatrale e giuridico romano, nel quale, – però, essa significa non l’uomo ma soltanto il ruolo (appunto teatrale o giuridico) dall’uomo impersonato[22]. Tuttavia, secondo la dottrina più aggiornata, a tale novità terminologia non si accompagna la novità di regime che invece troviamo nella su ricordata prassi parlamentare imperativamente introdotta[23].
Di tale prassi, sostanzialmente rappresentativa, troviamo nel Leviatano, scritto nel 1615 da Thomas Hobbes, la integrazione teorica espressamente rappresentativa, costituita dalla concezione astratta della stessa unità collettiva. Hobbes, sebbene conosca il significato autentico della parola persona («Persona in latine signifies the Disguise, or Outward Appearance of a man»)[24], afferma «a Person, is the same that an Actor is». Persona è non soltanto l’uomo/attore (persona naturale) che impersona il Leviatano ma il Levitano stesso (persona artificiale)[25]. Il Leviatano è definito “uomo artificiale” («For by art is created that great Leviathan called a common-wealth, or State […] which is but an artificiall man») ovvero “persona artificiale” («This done, the multitude so united in one person, is called a common-wealth, in latine civitas. This is the generation of that great Leviathan, or rather [to speake more reverently] of that mortall God, to which we owe under the immortall God, our peace and defence»)[26]. È così descritta, per la prima volta, una collettività, la cui unità è ottenuta attraverso la astrazione e che quindi non può volere essa stessa ma deve essere sostituita dai rappresentanti: «A multitude of men, are madeo person, when they are by one man, or one person, represented; so that it be done with the consent of every one of that multitude in particular. For it is the unity of the representer, not the unity of the represented, that maketh the person one. And it is the representer that beareth the person, and but one person: and unity, cannot otherwise be understood in multitude»[27]. Si noti che il modo di costituzione del Leviatano è l’accordo tra tutti i membri della collettività: «This is more than consent, or concord; it is a real unity of them all, in one and the same person, made by covenant of every man with every man, in such manner, as if every man should say to every man, “I authorise and give up my right of governing myselfe, to this man, or to this assembly of men, on this condition, that thou give up thy right to him, and authorise all his actions in like manner”»[28]. Ciò ricorda il modo di costituzione contrattuale del populus ciceroniano[29]. Tuttavia, mentre il contratto cui pensa Cicerone produce il populus, società concreta (dotata di corpus) che non necessita di rappresentanti, il contratto cui pensa Hobbes è completamente diverso, esso produce il Leviatano, mostro astratto (uomo/persona artificiale) che necessita di rappresentanti[30].
Hobbes indica espressamente nella tutela degli incapaci di intendere e volere (il minore e il pazzo) il paradigma della “personificazione” artificiale ad opera dei rappresentanti[31] applicata alla collettività ‘pubblica’. In effetti l’istituto romano per la tutela dell’infante[32] e per la cura del pazzo[33]si sostanzia nel potere del tutore sul tutelato[34]:
Inst. 1.13.1: Est autem tutela, ut Servius definivit, ius ac potestas in capite libero ad tuendum eum qui propter aetatem se defendere nequit, iure civili data ac permissa;
D. 26.1.1 (Paulus libro 38 ad edictum) pr.: Tutela est, ut Servius definit, vis ac potestas in capite libero ad tuendum eum, qui propter aetatem sua sponte se defendere nequit, iure civili data ac permissa.
È, inoltre, apparso meritevole di sottolineatura la assimilazione del procurator al curator in:
D. 14.3.5.18 (Ulpianus libro 28 ad edictum): Sed et si procurator meus, tutor, curator institorem praeposuerit, dicendum erit veluti a me praeposito dandam institoriam actionem,
e che mentre la rappresentanza medievale moderna è il frutto della trasformazione in potestativa della posizione subalterna dei delegati (ereditata dal diritto romano), nel diritto romano è avvenuto il movimento opposto[35].
Con l’apporto filosofico del 1651 al ‘bill’ regio del 1295, è completato (almeno nei suoi estremi essenziali) un nuovo sistema giuridico fondato sul modo di volizione rappresentativo. Tale nuovo sistema, riconosciuto come inglese, dà oggettivamente vita a un dualismo competitivo con l’antico sistema giuridico partecipativo conosciuto come romano.
È così che, nella crisi dell’assolutismo iniziata già negli ultimi anni del lunghissimo regno di Luigi XIV, il dibattito sulle riforme, che sfocerà nella Grande Rivoluzione, si polarizza – per la prima e finora unica volta[36] – tra due opposti modelli giuridici.
Tra i massimi sostenitori del sistema giuridico inglese vi è Montesquieu, secondo il quale: «Le grand avantage des représentants, c’est qu’ils sont capables de discuter les affaires. Le peuple n’y est point du tout propre; ce qui forme un des grands inconvénients de la démocratie. […] Il y avait un grand vice dans la plupart des anciennes républiques: c’est que le peuple avait droit d’y prendre des résolutions actives, et qui demandent quelque exécution, chose dont il est entièrement incapable»[37].
Tra i massimi sostenitori del sistema giuridico romano vi è Rousseau, secondo il quale: «la volonté ne se représente point: elle est la même, ou elle est autre; il nʼy a point de milieu […] Le peuple Anglois pense être libre; il se trompe fort […] Lʼidée des représentans est moderne: elle nous vient du Gouvernement féodal […] à Rome où les tribuns étoient si sacrés, on n’a pas même imaginé qu’ils pussent usurper les fonctions du peuple, e qu’au milieu d’une si grande multitude, ils n’aient jamais tenté de passer de leur chef un seul plébiscite»[38].
A Montesquieu si ispirano le Costituzioni rappresentative del 1787 degli Stati Uniti d’America (art. 1: «All legislative powers herein granted shall be vested in a Congress of the United States, which shall consist of a Senate and House of Representatives») e del 1791 della Francia (Titre III - Des pouvoirs publics … Article 2 «La Nation, de qui seule émanent tous les Pouvoirs, ne peut les exercer que par délégation. - La Constitution française est représentative: les représentants sont le Corps législatif et le roi. …»; Section III. - Assemblées électorales. Nomination des représentants. […] Article 7. «Les représentants nommés dans les départements, ne seront pas représentants d’un département particulier, mais de la Nation entière, et il ne pourra leur être donné aucun mandat»)[39].
A Rousseau si ispira la partecipativa Costituzione francese del 1793 [40] e il partecipativo Code Napoléon del 1804 [41].
La decapitazione di Robespierre a ‘Place de la Concorde’, il 28 luglio 1794, e la definitiva sconfitta di Napoleone a Waterloo, il 18 giugno 1815, segnano anche la sconfitta della linea giuridica ‘romana’. Alla sconfitta seguirà la damnatio memoriae.
Il padre della “scuola storica” del diritto Friedrich Carl von Savigny innesta la dottrina hobbesiana nel proprio System des heutigen römischen Rechts (1840-1949) dedicato, quasi esclusivamente, al diritto romano privato. Savigny riprende e sviluppa (argomentando questa volta con fonti romane) la concezione unitaria delle collettività come “mera finzione” (quindi “persone giuridiche”)[42] e la loro incapacità di volere, ancora esattamente in linea ai minori e ai pazzi, bisognosi – per ciò – di essere sostituiti nella volizione da tutori e curatori[43].
Il geniale e vulcanico quanto diligente discepolo di Savigny, Theodor Mommsen, nel proprio Römische Staatsrecht (1871-1888), ricostruisce il diritto pubblico romano utilizzando (a partire già dal titolo: “Römisches Staatsrecht”) la nozione savignyana di collettività come “persona giuridica rappresentata”[44] e nell’Abriss des römischen Staatsrecht afferma che “i magistrati sono tutori del popolo”: «Der Gesammtwille ist an sich, wenn es gestattet ist einen Ausdruck des römischen Privatrechts darauf anzuwenden, eine staatsrechtliche Fiction. Thatsächlich wird dafür Vertretung erfordert, ähnlich wie im Privatrecht für den nicht handlungsfähigen Mündel. Wie für diesen der Vormund eintritt, so gilt staatsrechtlich als Willenshandlung der Gesammtheit diejenige eines in dem bestimmten Fall für sie eintretenden Mannes. Indess geht die Gemeindevertretung insofern weiter als die vormundschaftliche, als der Vormund die physisch vorhandene, aber unvollkommene Handlungsfähigkeit ergänzt, der Gemeindevertreter eine physisch nicht vorhandene ausübt»[45].
Altri autori come Laband (1866) e Windscheid (1867) si faranno carico (estendendo la applicazione della rappresentanza alla volizione individuale, sia privata sia pubblica) di trovare alla rappresentanza un archetipo romano più dignitoso. Il giurista positivo Laband, in espressa alternativa alla costruzione romana della attività subalterna svolta, in collaborazione con il dominus negotii, dal destinatario dello iussum/mandatum, si concentra sulla messa a punto della definizione della rappresentanza moderna come pieno potere (Vollmacht) con cui il rappresentante (costituito tale mediante “procura”: Bevollmächtigung) sostituisce il dominus negotii nella formazione-manifestazione della volontà[46]. Il romanista Windscheid attribuisce, contro lo stesso parere di Laband, la costruzione labandiana al diritto romano, sostenendo che l’antecedente romano della procura è lo iussum, definito non più come comando al filius e/o servus a stipulare negozi giuridici con il terzo, ma come autorizzazione al terzo a negoziare con il filius e/o servus[47].
La fortuna assoluta di questa complessiva dottrina prima nell’Ottocento e, quindi, nel Novecento e sino ai giorni nostri ha una serie straordinaria di conseguenze non soltanto romanistiche e neppure soltanto scientifiche, che meritano una apposita riflessione. Tra tali conseguenze si colloca la interruzione e persino la incomprensibilità odierne della dialettica giuridica e politica del Secolo della Grande Rivoluzione. Di riattivare tale dialettica, motore della storia[48], si avverte, più o meno chiaramente, un grande bisogno.
Agnati U., «Persona iuris vocabulum». Per una interpretazione giuridica di «persona» nelle opere di Gaio, in Rivista di dritto romano 9, 2009;
Alberdi J.B., Peregrinación de Luz del Día o Viajes y aventuras de la Verdad en el Nuevo Mundo, Buenos Aires 1871;
Alberdi J.B., Escritos Póstumos, IX. Ensayos sobre la sociedad, los hombres y las cosas de Sud-América, Buenos Aires 1899;
Albertario E., L’acquisto del possesso dell'infante e del pupillo infantia maior, in Studi di diritto romano 2. Cose-diritti reali possesso, Milano 1941;
Ankum H., Les infanti proximi dans la jurisprudence classique, in Estudios en homenaje al Prof. F. Hernandez-Tejero, Madrid 1993;
Audibert A., Études sur l’histoire du droit romain, I, La folie et la prodigalité, Paris 1892;
Baldessarelli F., A proposito della rilevanza giuridica della distinzione tra res corporales e res incorporales nel diritto romano classico, in Revue Internationale des Droits de l’Antiquité 37, 1990;
Bellincioni M., Il termine persona da Cicerone a Seneca, in Studi senecani e altri scritti, Brescia 1986;
Bonfante P., Teorie vecchie e nuove sull’origine dell’eredità, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano “Vittorio Scialoja” 27, 1915 (= Id., Scritti giuridici varii, a cura di G. Crifò e A. Mancinelli, Roma 2007);
Bonfante P., Corso di diritto romano, I. Diritto di famiglia, Roma 1925, rist. Milano 1963;
Bove L., v. Furiosus, in Novissimo Digesto Italiano 7, Torino 1961;
Bretone M., Res incorporalis, in Filellenismo e tradizionalismo a Roma nei primi due secoli dell’impero. Atti Convegno Accademia Lincei 1995, 1996;
Bretone M., I fondamenti del diritto romano. La natura e le cose, Bari 1998;
Burdese A., Sulla capacità intellettuale degli impuberes in diritto classico, in Archivio giuridico 150, 1956;
Burdese A., Considerazioni sulle res corporales e incorporales quali elementi del patrimonio (in margine al pensiero di Gaetano Scherillo), in Gaetano Scherillo (Atti Convegno - Milano 1992), Milano 1994;
Burdese A., Ius consuetudine, pactum, ius e res, in Studia et Documenta Historiae et Iuris 61, 1995;
Carrè de Malberg R., La Loi, expression de la volonté générale, Paris 1931;
Catalano P., Populus Romanus Quirites, Torino 1970-1974;
Cenderelli A., La negotiorum gestio. Corso esegetico di diritto romano, Milano 1997;
Coppola Bisazza G., Annotatiunculae (II). Qualche puntualizzazione sull’“infanti proximus” ed il “pubertati proximus”, in Rivista di Diritto romano 12, 2012;
Cuq E., v. Persona, in Dictionnaire des Antiquités Grecques et Romaines II, Paris 1900;
Cvetkovic V., Negotiorum gestio u srpskom i evropskom pravu, Beogradu 2020;
D’Urso F., Persona giuridica e responsabilità penale. Note storico-giuridiche a proposito di recenti riforme, in Quaderni Fiorentini, per la storia del pensiero giuridico moderno, 2000;
De Simone G., La ricerca sulla follia dei giuristi romani. Una storia poco conosciuta, in Il sogno della farfalla 2, 2005;
Diliberto O., Studi sulle origini della ‘cura furiosi’, Napoli 1984;
Ernout A.- Meillet A., v. Persona, in Dictionnaire Etimologique de la Langue Latine. Histoire des mots 4, a cur. J. Andre ́, Paris 1985;
Falcone G., Osservazioni su Gai 2.14 e le res incorporales, in Annali del Seminario Giuridico dell’Università degli studi di Palermo 55, Torino 2012;
Ferrini C., Appunti sulla dottrina romana della negotiorum gestio, Roma 1894;
Finazzi G., Ricerche in tema di negotiorum gestio. Azione pretoria ed azione civile. I, Napoli 1999;
Forcellini Ae., v. Persona, in Lexicon Totius Latinitatis, Padova 1940;
Fukuyama F., The End of History and the Last Man, New York 1992;
Gierke O. von, Das Deutsche Genossenschaftsrecht, Bd. 3. Die Staats- und Korporationslehre des Altertums und des Mittelalters und ihre Aufnahme in Deutschland, Berlin 1881;
Hofmann H., Repräsentation: Studien zur Wort und Begriffsgeschichte bis ins 19. Jahrhundert, Berlin 1974;
Kant I., Zum ewigen Frieden. Ein philosophischer Entwurf, Königsberg 1795;
Laband P., Die Stellvertretung bei dem Abschluss von Rechtsgeschäften nach dem allgemeinen deutschen Handelsgesetzbuch, in Zeitschrift für das gesammte Handelsrecht, Zehnter Band, 1866;
Lenoble J. - M. Maesschalck M., L’action des normes. Éléments pour une théorie de la gouvernance, Sherbrooke 2009;
Lobrano G., El esquema de la contraposición de ‘romanos-latinos’ con ‘germanos-anglosajones’ y el modelo constitucional romano en el pensamiento jurídico moderno, in Revista de la Pontificia Universidad Católica del Ecuador. Número monográfico de Jurisprudencia 50, año XVI, Quito – Ecuador 1988;
Lobrano G., Diritto pubblico romano e costituzionalismi moderni, Sassari 1989;
Lobrano G., Res publica res populi. La legge e la limitazione del potere, Torino 1994-1996;
Lobrano G., Dell’homo artificialis - deus mortalis dei Moderni comparato alla societas degli Antichi, in Giovanni Paolo II. Le vie della giustizia. Itinerari per il terzo millennio, a cura di A. Loiodice e M. Vari, Roma 2003;
Lobrano G., Dottrine della ‘inesistenza’ della costituzione e il ‘modello del diritto pubblico romano’, in Tradizione romanistica e Costituzione I (Collana: «Cinquanta anni della Corte costituzionale della Repubblica italiana»), diretto da L. Labruna, a cura di M.P. Baccari e C. Cascione, Napoli 2006, ora in Diritto@Storia 5, 2006 (https://www.dirittoestoria.it/5/Memorie/Lobrano-Inesistenza-costituzione-modello-diritto-pubblico-romano.htm);
Lobrano G., La alternativa attuale tra i binomi istituzionali: «persona giuridica e rappresentanza» e «società e articolazione dell’iter di formazione della volontà». Una ìpo-tesi (mendeleeviana), in Diritto@Storia 10, 2011-2012 (http://www.dirittoestoria.it/10/D&Innovazione/Lobrano-Persona-giuridica-rappresentanza-societa-formazione-volonta.htm);
Lobrano G., Esiste un «pensiero politico-giuridico Latino-Americano»? Caratteristiche e attualità del pensiero democratico: federalismo vero contro federalismo falso tra Europa e America, in Libro de actas. I Congreso Internacional América-Europa, Europa-America (Valencia 27-29 de julio de 2015), Valencia 2015;
Lobrano G., Libertas qui in legibus consistit (Cic. agr. 2.100). Pour se libérer de l’«Heutiges Römisches Recht», in Hommages à Marie-Luce Pavia. L’homme méditerranéen face à son destin, sous la direction de J. Bouineau, textes réunis par B. Kasparian, Paris 2016, 256-304; ripubblicato in lingua italiana e con integrazioni in Diritto@Storia 15, 2017 (https://www.dirittoestoria.it/15/tradizione/Lobrano-Libertas-in-legibus-consistit.htm);
Lobrano G., Società. Parte giuridica. Concetti e principi, in Enciclopedia di Bioetica e Scienza giuridica 11, Napoli 2017;
Lobrano G., «Mezzi per la difesa della libertà» e «forme di governo», in Tribunado – Poder negativo y defensa de los derechos humanos. En homenaje al Profesor Giuseppe Grosso (Torino, 8-9 settembre 2016), a cura di A. Trisciuoglio, Milano 2018;
Lobrano G., Appunti per la lettura delle fonti. L’esempio – da discutere – della attribuzione della “rappresentanza” al Diritto romano, in Ius Romanum 2, 2018, (https://iusromanum.eu/documents/985691/5214385/IusR_2018_2_Humanitas_Entire_PDF.pdf/94974140-f6e5-4a24-95b4-08b83c0a707b);
Lobrano G., Il “sistema giuridico odierno” dell’“agire per altri”. Dalla tutela minorum [e dalla cura furiosi] non dal mandatum del diritto romano la “invenzione miracolosa” del diritto moderno, in Scritti in onore di A. Palma (in corso di pubblicazione);
Lobrano G., - Onida P.P., Rappresentanza o/e partecipazione. Formazione della volontà «per» o/e «per mezzo di» altri. Nei rapporti individuali e collettivi, di diritto privato e pubblico, romano e positivo, in Diritto@Storia 14, 2016 (http://www.dirittoestoria.it/14/contributi/Lobrano-Onida-Rappresentanza-o-e-partecipazione.htm), ripubblicato in lingua spagnola in Roma e America. Diritto romano comune 38, 2017, e in lingua portoghese in Revista de Direito Civil Contemporâneo 8, 2021;
Lovato A. - Puliatti S. - Solidoro Maruotti L., Diritto privato romano, Torino 2014;
Löwenstein K., Political Power and the Governmental Process, Chicago 1957;
Löwenstein K., Verfassungslehre, Tübingen 1959;
Luciani M., Il paradigma della rappresentanza di fronte alla crisi del rappresentato, in Percorsi e vicende attuali della rappresentanza e della responsabilità politica, a cura di N. Zanon e F. Biondi, Milano 2001;
Luciani M., Democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa, in Esposito, Crisafulli, Paladin. Tre costituzionalisti nella cattedra padovana, Convegno Padova 19-20-21 giugno 2003;
Madison J., The Federalist Papers, 14, 1787;
Mantovani D., Lessico dell’identità, in Homo, caput, persona. La costruzione giuridica dell’identità nell'esperienza romana, a cura di A. Corbino e M. Humbert e G. Negri, Pavia 2010;
Marottoli P., Res incorporales (Premesse), Roma 1989;
Montesquieu, De l’esprit des lois, 1748;
Moschetta G., Le verborum obligationes contratte dagli infantes, in Studia et Documenta Historiae et Iuris 74, 2008;
Nardi E., Squilibrio e deficienza mentale in diritto romano, Milano 1983;
Nicosia G., Ea quae iure consistunt, in Scritti in onore di G. Melillo 2, Napoli 2009;
Onida P.P., «Trouver une forme d’association … par laquelle chacun s’unissant a tous n’obeisse pourtant qu’a lui-meme et reste aussi libre qu’auparavant»: la soluzione romana, in Il principio della democrazia. Jean-Jacques Rousseau, Du Contrat social (1762) (Atti del seminario di Studi “Nel 300° della nascita di Jean-Jacques Rousseau e nel 250° della pubblicazione del Contrat social” Sassari, 20-21 settembre 2010), a cura di G. Lobrano e P.P. Onida, Napoli 2012;
Onida P.P., “Agire per altri” o “agire per mezzo di altri”: appunti romanistici sulla “rappresentanza”, Napoli 2018;
P.P. Onida, Societas: causa e corpo, Bari 2021;
Orestano R., Il problema delle fondazioni in diritto romano, Torino 1959;
Orestano R., v. Rappresentanza. Diritto romano, in Novissimo Digesto Italiano 14, Torino 1967;
Orestano R., Il “problema delle persone giuridiche” in diritto romano, I, Torino 1968;
Parlamento E., Servus melancholicus. I vitia animi nella giurisprudenza classica, in Rivista di diritto romano 1, 2001;
Piras V., Istituzioni giudicali. Specificità sarda e continuità romana, Milano 2021;
Post G., Plena potestas and Consent in Medieval Assemblies, in Studies in Medieval Legal Thought, Princeton 1964;
Rabel E., Die Stellvertretung in den hellenistischen Rechten und in Rom, in Atti del Congresso Internazionale di diritto romano, Bologna–Roma 17-27 aprile 1933, Pavia 1934;
Reis T., Savignys Theorie der juristischen Tatsachen, Frankfurt am Main 2013;
Rizzelli G., Modelli di “follia” nella cultura dei giuristi romani, Lecce 2014;
Romeo S., L’appartenenza e l’alienazione in diritto romano. Tra giurisprudenza e prassi, Milano 2010;
Rousseau, Du contrat social, 1762;
Ruffini F., La classificazione delle persone giuridiche in Sinibaldo dei Fieschi (Innocenzo IV) ed in Federico Carlo di Savigny, in Studi giuridici dedicati e offerti a Francesco Schupfer nella ricorrenza del XXXV anno del suo insegnamento II. Studi di storia del diritto italiano, Torino 1898;
Savigny F.C. von, System des heutigen römischen Rechts, Berlin 1840-1949;
Scialoja V., Diritto ereditario romano. Concetti fondamentali, Roma 1934;
Seazzu G.C., Iussum e Mandatum. Alla origine delle actiones adiecticiae qualitatis. I. Ipotesi di lavoro e stato della dottrina, Cagliari 2018;
Seazzu G.C., Iussum e mandatum alla origine delle actiones adiecticiae qualitatis. II. Iussum: autorizzazione o comando. Fonti, Cagliari 2020;
Segré G., Sulle formule relative alla negotiorum gestio, in Studi in onore di Moriani 2, Siena 1905;
Slongo P., Sovranità e dominio nella République di Jean Bodin, in Res Publica. Revista de Historia de las Ideas Políticas, Universidad Complutense, 2021;
Sternberger D., Die neue Politie in Jahrbuch des öffentlichen Rechts der Gegenwart, 33, 1984, 6 nt. 11.
Stolfi E., Riflessioni attorno al problema dei “diritti soggettivi” fra esperienza antica ed elaborazione moderna, in Studi Senesi, 2006;
Tafaro S., Brevi note sugli infantes, in Fides Humanitas Ius. Studi in onore di Luigi Labruna, a cura di C. Cascione e C. Masi Doria, Napoli 2007 (= Breves notas sobre los infantes en el derecho romano, in Revista de Derecho Privado 14, 2008) (https://revistas.uexternado.edu.co/index.php/derpri/article/view/548/519);
Tafaro S., Pubes e viripotens nella esperienza giuridica romana, Bari 1988;
Tondo S., Acquisto del possesso da parte del pupillo, in Studi Betti 4, Milano 1962;
Tumedei C., Distinzioni postclassiche riguardo all’età. «Infanti proximus» e «pubertati proximus», Bologna 1922;
Turelli G., ‘Res incorporales’ e beni immateriali: categorie affini, ma non congruenti, in Teoria e storia del diritto privato 5, 2012;
Valditara G., Civis Romanus sum, Torino 2018;
Walde A. - Hofmann J.B., v. Persona, in Lateinisches Etymologisches Wörterbuch 5, Heidelberg 1950;
Weber M., Wirtschaft und Gesellschaft. Grundriss der verstehenden Soziologie, hrsg v. J. Winckelmann, Tübingen 1976;
Windscheid B., Lehrbuch des Pandektenrechts, Düsseldorf 1862 e Berlin 1866;
Zannini P., v. Tutela. Diritto romano, in Enciclopedia del Diritto 45, 1992;
Zannini P., Studi sulla tutela mulierum. I. Profili funzionali, in Rivista internazionale di diritto romano e antico 27, 1976;
Zuccotti F., “Furor haereticorum”. Studi sul trattamento giuridico della follia e sulla persecuzione della eterodossia religiosa nella legislazione del tardo impero romano, Milano 1992;
Zuccotti F., Follia e ragione tra diritto pagano e mondo cristiano, in Atti dell’Accademia Romanistica Costantiniana, VIII Convegno internazionale, Napoli 1990;
Code Napoléon.
Le régime volitif unitaire de la communauté est l’élément fondateur de tout système juridique. La science juridique d’aujourd’hui trouve ce régime exclusivement dans l’institution de la représentation “de plein pouvoir” (c’est-à-dire le “remplacement” de la volonté du représenté par la volonté du représentant, qui “agit pour lui”) et, par conséquent, considère cette institution également présente dans le système juridique romain. Depuis quelques années (et, en grande partie, précisément à partir des pages de Diritto@Storia), une réflexion critique sur la doctrine de la nécessité de la représentation et, par conséquent, de sa présence également en droit roman, a été lancée avec une “hypo- thèse ‘mendeleeviana’”. Dans cet essai, nous tentons de faire le point sur cette réflexion, toujours en cours.
Di ogni sistema giuridico è elemento fondante il regime volitivo unitario della collettività. La scienza giuridica odierna reperisce tale regime esclusivamente nell’istituto della rappresentanza “pieno potere” (cioè “sostituzione” della volontà del rappresentato con la volontà del rappresentante, il quale “agisce per lui”) e, pertanto, considera tale istituto presente anche nel sistema giuridico romano. Da alcuni anni (e, in gran parte, proprio dalle pagine di Diritto@Storia) è stata avviata, con una “ìpo-tesi mendeleeviana”, una riflessione critica sulla dottrina della necessarietà della rappresentanza e, pertanto, della sua presenza anche nel diritto romano. In questo saggio, si prova a fare il punto di tale riflessione, tuttora in corso.
[Per la pubblicazione degli articoli della sezione “Tradizione Romana” si è applicato, in maniera rigorosa, il procedimento di peer review. Ogni articolo è stato valutato positivamente da due referees, che hanno operato con il sistema del double-blind. Continuano ad essere valutati i fuori ruolo delle Università italiane; mentre per gli studiosi stranieri valutazione solo se richiesta.]
[1] Si veda T. Reis, Savignys Theorie der juristischen Tatsachen, Frankfurt am Main 2013, 184: «Die Zentralität des Willens als dynamisierenden Faktor der Rechtswelt».
[2] F.C. von Savigny, System des heutigen römischen Rechts, Berlin 1840-1949, § 113: «wichtige Förderung in den gesammten Rechtsverkehr».
[3] Significativa è l’espressione «Juridisches Wunder», così E. Rabel, Die Stellvertretung in den hellenistischen Rechten und in Rom, in Atti del Congresso Internazionale di diritto romano, Bologna–Roma 17-27 aprile 1933, Pavia 1934, 238.
[4] K. Löwenstein, Verfassungslehre, Tübingen 1959, 37, il quale scrive: «die Erfindung oder Entdeckung der Technik der Repräsentation für die politische Entwicklung des Westens und damit der Welt ebenso entscheidend war wie die technischen Erfindungen des Dampfes, der Elektrizität, des Verbrennungsmotors oder der Atomkraft für die technische Entwicklung der Menschheit», rist. in lingua tedesca di Id., Political Power and the Governmental Process, Chicago 1957, 40, il quale parimenti osserva: «the invention or discovery of the representative technique was as decisive for the political evolution of the West and, through it of the world as the mechanical inventions – steam, electricity, the combustion engine, atomic power – have been for man’s technological evolution»; D. Sternberger, Die neue Politie, in Jahrbuch des öffentlichen Rechts der Gegenwart 33, 1984, 6 nt. 11.
[5] Nella “introduzione” al suo Repräsentation: Studien zur Wort und Begriffsgeschichte bis ins 19. Jahrhundert, Berlin 1974, «steht die Bedeutsamkeit dieser Kategorie auβer Frage».
[6] M. Weber, Wirtschaft und Gesellschaft. Grundriss der verstehenden Soziologie5, hrsg v. J. Winckelmann, Tübingen 1976, l. I, c. III, § 22, 172.
[7] J. Lenoble - M. Maesschalck, L’action des normes. Éléments pour une théorie de la gouvernance, Sherbrooke 2009, in part. “Introduction. Démocratie, droit et gouvernance”, i quali affermano il “blocage” della dottrina giuridica contemporanea per la «irrisolta tensione» tra una fede/«croyance représentative», la quale, però, è oggi in crisi e una crescente «exigences participatives» (https://docplayer.fr/211248241-Democratie-droit-et-gouvernance.html). Cfr. M. Luciani, Il paradigma della rappresentanza di fronte alla crisi del rappresentato, in Percorsi e vicende attuali della rappresentanza e della responsabilità politica, a cura di N. Zanon e F. Biondi, Milano 2001; Id., Democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa, in Esposito, Crisafulli, Paladin. Tre costituzionalisti nella cattedra padovana, Convegno Padova 19-20-21 giugno 2003, Associazione Italiana dei Costituzionalisti, Atti di Convegni (https://www.associazionedeicostituzionalisti.it/old_sites/sito_AIC_2003-2010/materiali/convegni/20030619_padova/luciani.html).
[8] Si pensi, per tutti, a R. Orestano, Il problema delle fondazioni in diritto romano, Torino 1959; Id., Il “problema delle persone giuridiche” in Diritto romano, I, Torino 1968; Id., v. Rappresentanza. Diritto romano, in Novissimo Digesto Italiano 14, Torino 1967.
[9] Intorno all’insegnamento di Istituzioni di diritto romano, del Dipartimento di Giurisprudenza della Università di Sassari, si è attivato un gruppo di ricercatori che ha lavorato e lavora in sinergia su questo (per usare una espressione del Maestro torinese Giuseppe Grosso) “problema generale del diritto attraverso il diritto romano”. Ricordo soltanto alcuni degli studi così prodotti: G. Lobrano, Dell’homo artificialis - deus mortalis dei Moderni comparato alla societas degli Antichi, in Giovanni Paolo II. Le vie della giustizia. Itinerari per il terzo millennio, a cura di A. Loiodice e M. Vari, Roma 2003, 161-166; Id., Dottrine della ‘inesistenza’ della costituzione e il ‘modello del diritto pubblico romano’, in Tradizione romanistica e Costituzione I (Collana: «Cinquanta anni della Corte costituzionale della Repubblica italiana»), diretto da L. Labruna, a cura di M.P. Baccari e C. Cascione, Napoli 2006, 321-363, ora in Diritto@Storia 5, 2006 (https://www.dirittoestoria.it/5/Memorie/Lobrano-Inesistenza-costituzione-modello-diritto-pubblico-romano.htm); Id., La alternativa attuale tra i binomi istituzionali: «persona giuridica e rappresentanza» e «società e articolazione dell’iter di formazione della volontà». Una ìpo-tesi (mendeleeviana), in Diritto@Storia 10, 2011-2012 (http://www.dirittoestoria.it/10/D&Innovazione/Lobrano-Persona-giuridica-rappresentanza-societa-formazione-volonta.htm); G. Lobrano - P.P. Onida, Rappresentanza o/e partecipazione. Formazione della volontà «per» o/e «per mezzo di» altri. Nei rapporti individuali e collettivi, di diritto privato e pubblico, romano e positivo, in Diritto@Storia 14, 2016 (http://www.dirittoestoria.it/14/contributi/Lobrano-Onida-Rappresentanza-o-e-partecipazione.htm), ripubblicato in lingua spagnola in Roma e America. Diritto romano comune 38, 2017, 149-190, e in lingua portoghese in Revista de Direito Civil Contemporâneo - RDCC 8, 2021, v. 26, 301-350; Id., Appunti per la lettura delle fonti. L’esempio – da discutere – della attribuzione della “rappresentanza” al Diritto romano, in Ius Romanum 2, 2018, 45-72 (https://iusromanum.eu/documents/985691/5214385/IusR_2018_2_Humanitas_Entire_PDF.pdf/94974140-f6e5-4a24-95b4-08b83c0a707b); Id., Libertas qui in legibus consistit (Cic. agr. 2.100). Pour se libérer de l’«Heutiges Römisches Recht», in Hommages à Marie-Luce Pavia. L’homme méditerranéen face à son destin, sous la direction de J. Bouineau, textes réunis par B. Kasparian, Paris 2016, 256-304; ripubblicato in lingua italiana e con integrazioni in Diritto@Storia 15, 2017 (https://www.dirittoestoria.it/15/tradizione/Lobrano-Libertas-in-legibus-consistit.htm); P.P. Onida, «Trouver une forme d’association … par laquelle chacun s’unissant a tous n’obeisse pourtant qu’a lui-meme et reste aussi libre qu’auparavant»: la soluzione romana, in Il principio della democrazia. Jean-Jacques Rousseau, Du Contrat social (1762) (Atti del seminario di Studi “Nel 300° della nascita di Jean-Jacques Rousseau e nel 250° della pubblicazione del Contrat social” Sassari, 20-21 settembre 2010), a cura di G. Lobrano e P.P. Onida, Napoli 2012; Id., “Agire per altri” o “agire per mezzo di altri”: appunti romanistici sulla “rappresentanza”, Napoli 2018; Id., Societas: causa e corpo, Bari 2021; G.C. Seazzu, Iussum e Mandatum. Alla origine delle actiones adiecticiae qualitatis. I. Ipotesi di lavoro e stato della dottrina, Cagliari 2018; Id., Iussum e mandatum alla origine delle actiones adiecticiae qualitatis. II. Iussum: autorizzazione o comando. Fonti, Cagliari 2020; V. Piras, Istituzioni giudicali. Specificità sarda e continuità romana, Milano 2021.
[10] Scrive il costituzionalista argentino J.B. Alberdi, Peregrinación de Luz del Día o Viajes y aventuras de la Verdad en el Nuevo Mundo, Buenos Aires 1871: §. 3.15. “El dilema de la libertad en Sud-América”: «Si la América antes española prefiere ser la ‘América de la poesía’, a ser la ‘América de la libertad’, puéblese entonces con las inmigraciones de la Europa latina. La raza latina la traerá naturalmente su ‘libertad latina’, libertad muerta, como la lengua latina, libertad arqueológica, que practicó la difunta República romana, y que sólo vive hoy como vive su lengua, la vida de los fósiles, en los museos y biblotecas de los eruditos, no en los parlamentos que la antigüedad latina no conoció»; §. 3.16. “Índole y condición de la libertad latina”: «La libertad moderna es antiromana, antilatina por esencia. La libertad viva y palpitante (que es el gobierno del hombre por sí mismo, como se practica en Inglaterra y en la América del Norte), ‘ha salido’, como dice Montesquieu, ‘de los bosques de la Germania’, no del viejo ‘Latium’, ni de la antigua Roma. Ella es sajona y germánica de origen, anglo-americana de presente y porvenir. Es la libertad del hombre dividida en dos partes, o ejercida de dos modos: una para formar el fondo común de libertades unidas, que se llama ‘autoridad o gobierno’; otra que cada hombre se reserva para garantía de la que delega, y se llama ‘libertad individual’». Alberdi cambierà drasticamente idea in occasione della guerra mossa al Paraguay tra il 1864 e il 1870 dalla “Triple alianza” della Argentina, Brasile e Uruguay (Id., Escritos Póstumos, IX. Ensayos sobre la sociedad, los hombres y las cosas de Sud-América, Buenos Aires 1899, 432 ss.).
Sul tema vedi G. Lobrano, El esquema de la contraposición de ‘romanos-latinos’ con ‘germanos-anglosajones’ y el modelo constitucional romano en el pensamiento jurídico moderno, in Revista de la Pontificia Universidad Católica del Ecuador. Número monográfico de Jurisprudencia 50, año XVI, 1988 - Quito - Ecuador, 245-296, in part. 292 s.; Id., Diritto pubblico romano e costituzionalismi moderni, Sassari 1989, 66 ss.
[11] Su cui: P. Slongo, Sovranità e dominio nella République di Jean Bodin, in Res Publica. Revista de Historia de las Ideas Políticas, Universidad Complutense, 2021, 139-152.
[12] Questo significa trasformare i delegati dei Comuni da esecutori di comandi a titolari esclusivi del loro potere. Per una panoramica sul “pieno potere” si veda G. Post, Plena potestas and Consent in Medieval Assemblies, in Studies in Medieval Legal Thought, Princeton 1964, 157 ss.
[13] D. 41.3.30 (Pomponius libro 30 ad Sabinum) pr.: tria autem genera sunt corporum, unum, quod continetur uno spiritu et Graece henomènon vocatur, ut homo tignum lapis et similia: alterum, quod ex contingentibus, hoc est pluribus inter se cohaerentibus constat, quod synemmènon vocatur, ut aedificium navis armarium: tertium, quod ex distantibus constat, ut corpora plura non soluta, sed uni nomini subiecta, veluti populus legio grex.
[14] Gaius, Inst. 2.12-14 12: Quaedam praeterea res corporales sunt, quaedam incorporales. 13: Corporales hae, quae tangi possunt, velut fundus, homo, vestis, aurum, argentum et denique aliae res innumerabiles. 14: Incorporales sunt, quae tangi non possunt, qualia sunt ea, quae <in> iure consistunt, sicut hereditas, ususfructus, obligationes quoquo modo contractae.
G. Falcone, Osservazioni su Gai 2.14 e le res incorporales, in Annali del Seminario Giuridico dell’Università degli studi di Palermo 55, Torino 2012, 125 ss., osserva che Gaio (scrivendo di “corpus habere” a proposito della societas, del collegium e della res publica [vedi citazione, infra, nt. 17]) contrappone questi enti alle res astratte/incorporali. Sulla distinzione tra res corporales e res incorporales si vedano anche P. Marottoli, Res incorporales (Premesse), Roma 1989; F. Baldessarelli, A proposito della rilevanza giuridica della distinzione tra res corporales e res incorporales nel diritto romano classico, in Revue Internationale des Droits de l’Antiquité 37, 1990, 87 ss.; A. Burdese, Considerazioni sulle res corporales e incorporales quali elementi del patrimonio (in margine al pensiero di Gaetano Scherillo), in Gaetano Scherillo (Atti Convegno - Milano 1992), Milano 1994, 23 ss.; Id., Ius consuetudine, pactum, ius e res, in Studia et Documenta Historiae et Iuris 61, 1995, 717 ss.; M. Bretone, Res incorporalis, in Filellenismo e tradizionalismo a Roma nei primi due secoli dell’impero. Atti Convegno Accademia Lincei 1995, 1996, 117 ss.; Id., I fondamenti del diritto romano. La natura e le cose, Bari 1998, 124 ss.; E. Stolfi, Riflessioni attorno al problema dei “diritti soggettivi” fra esperienza antica ed elaborazione moderna, in Studi Senesi, 2006, 120 ss.; G. Nicosia, Ea quae iure consistunt, in Scritti in onore di G. Melillo 2, Napoli 2009, 821 ss.; S. Romeo, L’appartenenza e l’alienazione in diritto romano. Tra giurisprudenza e prassi, Milano 2010, 99 ss.; G. Turelli, ‘Res incorporales’ e beni immateriali: categorie affini, ma non congruenti, in Teoria e storia del diritto privato 5, 2012.
[15] Aulo Gellio, Noctes Atticae 10.20.2: Ateius Capito, publici privatique iuris peritissimus, quid lex esset hisce verbis definivit: lex, inquit, est generale iussum populi aut plebis, rogante magistratu; Gai. 1.3: Lex est, quod populus iubet atque constituit. Plebiscitum est, quod plebs iubet atque constituit.
[16] Tacito, Annales 11.24: libertinorum filiis magistratus mandare non, ut plerique falluntur, repens, sed priori populo factitatum est.
[17] Gaio connette al corpus habere la volizione unitaria collettiva mediante ricorso ad un “actor sive syndicus”: D. 3.4.1 (Gaius libro tertio ad edictum provinciale) pr.-1: Neque societas neque collegium neque huiusmodi corpus passim omnibus habere conceditur ... Quibus autem permissum est corpus habere collegii societatis sive cuiusque alterius eorum nomine, proprium est ad exemplum rei publicae habere res communes, arcam communem et actorem sive syndicum, per quem tamquam in re publica, quod communiter agi fierique oporteat, agatur fiat.
Sull’articolazione del regime operativo/volitivo in due atti complementari (comando generale ed esecuzione particolare) e sulla subordinazione potestativa dei magistrati al popolo, si veda G. Lobrano, La alternativa attuale tra i binomi istituzionali: “persona giuridica e rappresentanza” e “società e articolazione dell’iter di formazione della volontà”. Una ìpo-tesi (mendeleeviana), cit.; Id., Res publica res populi. La legge e la limitazione del potere, Torino 1994-1996, § B.I.b. “I magistrati sono in potestate del popolo”; cfr. G. Valditara, Civis Romanus sum, Torino 2018, nt. 588.
[18] Sui rapporti tra dominus negotii e sottoposti e terzi si veda G.C. Seazzu, Iussum e Mandatum. Alla origine delle actiones adiecticiae qualitatis. I. Ipotesi di lavoro e stato della dottrina, cit., 25 ss.; Id., Iussum e mandatum alla origine delle actiones adiecticiae qualitatis. II. Iussum: autorizzazione o comando. Fonti, cit., 15 ss.
[19] Quest’ultimo inteso come “manum dare”, quindi come trasferimento di potere dal mandante al mandatario, così G. Lobrano, Esiste un «pensiero politico-giuridico Latino-Americano»? Caratteristiche e attualità del pensiero democratico: federalismo vero contro federalismo falso tra Europa e America, in Libro de actas. I Congreso Internacional América-Europa, Europa-America (Valencia 27-29 de julio de 2015), Valencia 2015, §. 2.b., 67 ss.; Id., «Mezzi per la difesa della libertà» e «forme di governo», in Tribunado – Poder negativo y defensa de los derechos humanos. En homenaje al Profesor Giuseppe Grosso (Torino, 8-9 settembre 2016), a cura di A. Trisciuoglio, Milano 2018, 185 ss.
[20] Costituisce una species negoziale non pienamente riconducibile al genus che stiamo esaminando la negotiorum gestio, su cui, a titolo esemplificativo, si veda C. Ferrini, Appunti sulla dottrina romana della negotiorum gestio, Roma 1894; G. Segré, Sulle formule relative alla negotiorum gestio, in Studi in onore di Moriani 2, Siena 1905, 307 ss.; A. Cenderelli, La negotiorum gestio. Corso esegetico di diritto romano, Milano 1997; G. Finazzi, Ricerche in tema di negotiorum gestio. Azione pretoria ed azione civile. I, Napoli 1999. Più recentemente si veda V. Cvetkovic, Negotiorum gestio u srpskom i evropskom pravu, Beogradu 2020.
[21] P. Catalano, Populus Romanus Quirites, Torino 1970-1974, in part. § IV. A “‘Magistrat’ e ‘Volk’ nel pensiero del Mommsen, e gli sviluppi della visione dello «Stato astratto»”, 41 ss.
[22] Si veda E. Cuq, v. Persona, in Dictionnaire des Antiquités Grecques et Romaines II, Paris 1900, 416; AE. Forcellini, v. Persona, in Lexicon Totius Latinitatis, Padova 1940, 676 ss.; v. Persona, in ThLL, X.1.11, c. 1715 ss.; A. Ernout-A. Meillet, v. Persona, in Dictionnaire Etimologique de la Langue Latine. Histoire des mots 4, a cur. J. Andre ́, Paris 1985, 500 ss.; A. Walde-J.B. Hofmann, v. Persona, in Lateinisches Etymologisches Wörterbuch 5, Heidelberg 1950. In dottrina si veda tra tutti M. Bellincioni, Il termine persona da Cicerone a Seneca, in Studi senecani e altri scritti, Brescia 1986, 38 ss.; U. Agnati, «Persona iuris vocabulum». Per una interpretazione giuridica di «persona» nelle opere di Gaio, in Rivista di dritto romano 9, 2009; D. Mantovani, Lessico dell’identità, in Homo, caput, persona. La costruzione giuridica dell’identità nell'esperienza romana, a cura di A. Corbino e M. Humbert e G. Negri, Pavia 2010, 3.
[23] Si veda O. von Gierke, Das Deutsche Genossenschaftsrecht, Bd. 3. Die Staats- und Korporationslehre des Altertums und des Mittelalters und ihre Aufnahme in Deutschland, Berlin 1881, 279 ss.; F. Ruffini, La classificazione delle persone giuridiche in Sinibaldo dei Fieschi (Innocenzo IV) ed in Federico Carlo di Savigny, in Studi giuridici dedicati e offerti a Francesco Schupfer nella ricorrenza del XXXV anno del suo insegnamento II. Studi di storia del diritto italiano, Torino 1898, 313-393. Cfr. F. D’Urso, Persona giuridica e responsabilità penale. Note storico-giuridiche a proposito di recenti riforme, in Quaderni Fiorentini, per la storia del pensiero giuridico moderno, 2000, 29, § 4 “Collettività, responsabilità penale e persona giuridica: aspetti storici d’un mutevole equilibrio”, 519 ss.; § 7 “Un nuovo modo di impostare il problema: l’universitas come persona ficta” e § 8 “La sistemazione di Bartolo da Sassoferrato”.
[24] § 2 del cap. XVI “The Word Person, Whence”.
[25] «Person Naturall, And Artificiall» Cap. XVI “Of persons, authors, and things personated”.
[26] Cap. XVII “Of the causes, generation, and definition of a common-wealth”.
[27] Cap. XVI, cit.
[28] Cap. XVII, cit.
[29] Cic. rep. 1.39: Est … res publica res populi, populus autem non omnis hominum coetus quoquo modo congregatus, sed coetus multitudinis iuris consensu et utilitatis communione sociatus.
[30] G. Lobrano, Società. Parte giuridica. Concetti e principi, in Enciclopedia di Bioetica e Scienza giuridica 11, Napoli 2017.
[31] Cap. XVI, cit.
[32] Sugli infantes si veda C. Tumedei, Distinzioni postclassiche riguardo all’età. «Infanti proximus» e «pubertati proximus», Bologna 1922; E. Albertario, L’acquisto del possesso dell'infante e del pupillo infantia maior, in Studi di diritto romano 2. Cose-diritti reali possesso, Milano 1941, 231 ss.; A. Burdese, Sulla capacità intellettuale degli impuberes in diritto classico, in Archivio giuridico 150, 1956; S. Tondo, Acquisto del possesso da parte del pupillo, in Studi Betti 4, Milano 1962, 361 ss.; H. Ankum, Les infanti proximi dans la jurisprudence classique, in Estudios en homenaje al Prof. F. Hernandez-Tejero, Madrid 1993; G. Moschetta, Le verborum obligationes contratte dagli infantes, in Studia et Documenta Historiae et Iuris 74, 2008; S. Tafaro, Pubes e viripotens nella esperienza giuridica romana, Bari 1988; Id., Brevi note sugli infantes, in Fides Humanitas Ius. Studi in onore di Luigi Labruna, a cura di C. Cascione e C. Masi Doria, Napoli 2007, 5467 ss. (= Breves notas sobre los infantes en el derecho romano, in Revista de Derecho Privado 14, 2008, 5 ss.) (https://revistas.uexternado.edu.co/index.php/derpri/article/view/548/519); G. Coppola Bisazza, Annotatiunculae (II). Qualche puntualizzazione sull’“infanti proximus” ed il “pubertati proximus”, in Rivista di Diritto romano 12, 2012.
[33] Sui furiosi si veda A. Audibert, Études sur l’histoire du droit romain, I, La folie et la prodigalité, Paris 1892; L. Bove, v. Furiosus, in Novissimo Digesto Italiano 7, Torino 1961, 688; E. Nardi, Squilibrio e deficienza mentale in diritto romano, Milano 1983; O. Diliberto, Studi sulle origini della ‘cura furiosi’, Napoli 1984; F. Zuccotti, Follia e ragione tra diritto pagano e mondo cristiano, in Atti dell’Accademia Romanistica Costantiniana, VIII Convegno internazionale, Napoli 1990, 271 ss.; Id., “Furor haereticorum”. Studi sul trattamento giuridico della follia e sulla persecuzione della eterodossia religiosa nella legislazione del tardo impero romano, Milano 1992; E. Parlamento, Servus melancholicus. I vitia animi nella giurisprudenza classica, in Rivista di diritto romano 1, 2001, 1 ss.; G. De Simone, La ricerca sulla follia dei giuristi romani. Una storia poco conosciuta, in Il sogno della farfalla 2, 2005, 30; G. Rizzelli, Modelli di “follia” nella cultura dei giuristi romani, Lecce 2014, 134 ss.
[34] A. Lovato - S. Puliatti - L. Solidoro Maruotti, Diritto privato romano, Torino 2014, 173: «Sia la tutela sia la cura mirano alla gestione del patrimonio dell’incapace […] si pensi all’incapacità pressoché totale di provvedere autonomamente ai propri interessi, che è la medesima nel caso dell’infante, che dà luogo a tutela, e in quello del pazzo, cui si applica la cura».
Sulla assimilazione della tutela alla potestas su persone sui iuris, si veda P. Bonfante, Teorie vecchie e nuove sull’origine dell’eredità, in Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano “Vittorio Scialoja” 27, 1915, 97 ss. (= Id., Scritti giuridici varii, a cura di G. Crifò e A. Mancinelli, Roma 2007, 429 ss.); Id., Corso di diritto romano, I. Diritto di famiglia, Roma 1925, rist. Milano 1963, 553 ss.; V. Scialoja, Diritto ereditario romano. Concetti fondamentali, Roma 1934, 14; P. Zannini, Studi sulla tutela mulierum. I. Profili funzionali, in Rivista internazionale di diritto romano e antico 27, 1976, 49 ss.; Id., v. Tutela. Diritto romano, in Enciclopedia del Diritto 45, 1992, 306.
[35] Come osserva G. Lobrano, Il “sistema giuridico odierno” dell’“agire per altri”. Dalla tutela minorum [e dalla cura furiosi] non dal mandatum del diritto romano la “invenzione miracolosa” del diritto moderno, in Scritti in onore di A. Palma, in corso di pubblicazione. Si veda anche M. Miceli, Studi sulla «rappresentanza» nel diritto romano, cit., 272: «Non vi è dubbio […] che si assiste ad una progressiva obliterazione dell’originaria natura potestativa dei rapporti di gestione nell’interesse altrui, tutto a vantaggio della progressiva prevalenza della prospettiva dell’officium». La dinamica dall’esercizio della potestas all’adempimento dell’officium è la evoluzione che parte dalla attività gestoria del tutore e/o curatore a quella del mandatario».
[36] Per la ragione che vedremo in conclusione.
[37] Montesquieu, De l’esprit des lois, 1748, l. XI “Des lois qui forment la liberté politique dans son rapport avec la constitution”, cap. VI “De la constitution d’Angleterre”.
[38] Rousseau, Du contrat social, 1762, in part. l. III “Où il est traité des Loix politiques, cʼest-à-dire, de la forme du Gouvernement”, cap. XV “Des Députés ou Représentans”.
[39] Per un approfondimento si veda il discorso agli elettori di Bristol del 1774 da parte di E. Burke: «Parliament is not a congress of ambassadors from different and hostile interests; which interests each must maintain, as an agent and advocate, against other agents and advocates; but parliament is a deliberative assembly of one nation, with one interest, that of the whole; where, not local purposes, not local prejudices, ought to guide, but the general good, resulting from the general reason of the whole. You choose a member indeed; but when you have chosen him, he is not member of Bristol, but he is a member of parliament». Ancora il discorso all’Assemblée nationale constituante del 1789 da parte di E.J. Sieyès: «Les peuples européens modernes ressemblent bien peu aux peuples anciens» conclude che i moderni preferiscono esercitare la volontà collettiva dando «leur confiance à quelques-uns d’entre eux». Ancora Condorcet 1791: «mandataire du peuple, je ferai ce que je verrai conforme à ses vrais intérêts; il m’a envoyé non pour soutenir ses opinions, mais pour exprimer les miennes; ce n’est point à mon zèle seul mais à mes lumières qu’il s’est confié et l’indépendance absolue de mes opinions est un de mes devoirs envers lui».
[40] Si veda R. Carrè de Malberg, La Loi, expression de la volonté générale, Paris 1931, 215 il quale scrive: «Comment admettre que, dans notre droit public, les décisions émanées du Parlement aient-pu être présentées comme des productions de la volonté populaire, alors que la Constitution tient systématiquement les citoyens à l’écart de leur formation? Il n’y a eu, en France, qu’une seule Constitution qui ait échappé à cette contradiction. C’est celle de 1793, qui, ne se contentant pas de poser en principe, dans l’article 4 de sa Déclaration des Droits, que “la loi est l’expression libre et solennelle de la volonté générale”, avait organisé un régime législatif dans lequel la confection de la loi dépendait, en dernier lieu, de son adoption par les assemblées primaires comprenant la totalité des citoyens».
[41] Del Code Napoléon si veda “Des Engagements des Associés à l’égard des Tiers” nella sezione II del capo III “Des Engagements des Associés entre eux et à l’égard des Tiers” del titolo III.IX “Du Contrat de Société”.
[42] Tesi tutte assimilate da autori successivi e che si ritrovano in lavori come ad esempio J. Madison, The Federalist Papers, 14, 1787 e I. Kant, Zum ewigen Frieden. Ein philosophischer Entwurf, Königsberg 1795.
[43] Si veda Dritter Band, Zweytes Buch “Die Rechtsverhältniſſe”, Berlin 1840, Drittes Kapitel “Von der Entstehung und dem Untergang der Rechtsverhältniſſe”, § 112 “Vernunftlose. Interdicierte. Iuristische Personen” e §113 “Freye Handlungen - Erweiterung durch Stellvertretung”. La definizione della “juristische Person” quale “bloße Fiction” si trova al §. 112. D, 89.
[44] Si veda Cap. III. 1, “Populus ist der Staat”, Leipzig 1887, 3 ss.
[45] Leipzig 1893, 81.
[46] P. Laband, Die Stellvertretung bei dem Abschluss von Rechtsgeschäften nach dem allgemeinen deutschen Handelsgesetzbuch, in Zeitschrift für das gesammte Handelsrecht, Zehnter Band, 1866, 183-241.
[47] B. Windscheid, Lehrbuch des Pandektenrechts, Düsseldorf 1862, e in part. 1867 §§ 73 e 74 (“Willenserklärung durch Andere”) considera mandato e procura non più due facce della stessa medaglia ma due negozi distinti. Cfr. Id., Lehrbuch des Pandektenrechts, 2.2, Berlin 1866, § 482, 391 nt. 6: «Das Wort iussus […] bedeutet nicht Befehl, sondern Verweisung, Anweisung».
[48] Si veda, per esempio, il titolo del fortunato ‘instant book’ del sociologo nippo-statunitense Francis Fukuyama, scritto per la “caduta del muro di Berlino” (1989): The End of History and the Last Man, New York 1992.