MARCO FALCON
‘DICATIO AD PATRIAM’
LA COLLOCAZIONE IN PUBBLICO DI BENI PRIVATI
NELLA RIFLESSIONE DEI GIURISTI ROMANI
l’ARTE DEL DIRITTO
Collana diretta da Luigi Garofalo
44
NAPOLI, JOVENE EDITORE, 2020
XII-318 pp. ISBN 978-88-243-2675-9
INDICE SOMMARIO
INTRODUZIONE
1. La realtà romana e le statue
1
2. Il fenomeno dell’evergetismo
3
3. La dicatio ad patriam e l’interesse del suo studio
7
4. L’espressione dicatio ad patriam
16
5. Divisione dell’opera e sue ragioni
19
CAPITOLO PRIMO
LA ‘DICATIO AD PATRIAM’
NELLA DOTTRINA E NELLA GIURISPRUDENZA
1. Introduzione
23
2. La ricostruzione dei passi rilevanti nell'opera dei medievali e dei moderni
24
3. La giurisprudenza italiana dell'Ottocento interprete della dicatio ad patriam
34
4. La ricostruzione della dottrina di lingua tedesca tra fine Ottocento e inizio Novecento
41
5. La giurisprudenza italiana degli inizi del Novecento
50
6. La ricostruzione della dottrina italiana prima della codificazione
56
7. La giurisprudenza italiana successiva al Codice civile del 1942 e la sua influenza sulla dottrina
61
8. La ricostruzione della dottrina nella seconda metà del Novecento
62
CAPITOLO SECONDO
UN ISTITUTO MUNICIPALE
1. Il contesto della positio di statue nella realtà municipale
77
2. Il municipium e le altre civitates
82
3. Il richiamo al praetor in D. 41.1.41
84
4. Il diritto sostanziale applicato nelle fonti di rilievo
91
CAPITOLO TERZO
LA CONCESSIONE DEL ‘LOCUS POSITIONIS’
1. Il problema della concessione per l'uso del locus publicus
103
2. La positio in publico delle statue
115
3. Alcuni cenni alla situazione delle statue in Roma città
130
CAPITOLO QUARTO
IL RAPPORTO DELLE STATUE CON IL 'LOCUS POSITIONIS'
1. Introduzione del problema
135
2. Premessa generale
139
3. Alcune considerazioni a partire dalla tesi di Düll
144
4. Il rapporto materiale intercorrente tra le statuae e il focus publicus
151
5. Qualche spunto ulteriore tratto dalle fonti sulla circolazione dei beni
156
6. Alcune conclusioni e qualche osservazione sull'uso dell’actio ad exbibendum per le statuae in publico positae
162
CAPITOLO QUINTO
LA CAPACITÀ DI POSSEDERE DEI 'MUNICIPES' '
1. Introduzione del problema
167
2. I municipia incapaci di possedere rispetto alle statue
169
3. Esame delle fonti rilevanti
170
4. Conclusioni
183
CAPITOLO SESTO
LE FIGURE AFFINI ALLA 'DICATIO': IL 'LEGATUM AD PATRIAM'
E LA 'POLLICITATIO REI PUBLICAE'
1. Il legatum ad patriam e i lasciti alle ciuitates
187
2. La pollicitatio alla res publica
201
3. Alcuni cenni sulla natura della pollicitatio
205
4. Qualche considerazione di sintesi sul ruolo dell’utilitas rei publicae negli ornamenta
211
CAPITOLO SETTIMO
LA 'DICATIO AD PATRIAM'
1. Il fondamentale D. 41.1.41
219
2. Il frammento labeoniano D. 44.1.23
225
3. Il supposto innesto di D. 44.1.23 su D. 41.1.41 e il rapporto tra le due fonti
229
4. D. 44.1.23 e la praescriptio infactum
237
5. I rimedi riconosciuti in D. 43.24.11.1 all'onorato e ai municipes
245
6. Il frammento D. 42.5.29 di Paolo e l’opinio di Fufìdio
258
7. Sintesi e interpretazione dei rimedi
270
CONCLUSIONI
1. Ricostruzione ottenuta dallo studio
283
2. Un cenno sulla classificazione delle statuae in publico positae nel sistema delle res
287
3. Alcuni spunti ricostruttivi per il diritto positivo
288
APPENDICE DEI TESTI PIÙ RILEVANTI CON RICOSTRUZIONE E TRADUZIONE
293
Seconda e terza di copertina
La dicatio ad patriam, sulla quale Marco Falcon indaga in questa sua opera prima, è, come lui la definisce, «un'espressione sintetica, romanistica e non romana», proprio perché non direttamente figurante nelle fonti romane ma dovuta all'opera di riflessione che, sulla scorta delle fonti romane, è stata svolta in tempi assai più recenti e ha determinato della nozione di dicatio ad patriam l'emersione (è in una sentenza della Corte di cassazione di Roma del l 920 che questa espressione compare per la prima volta). La casistica che ad essa viene ricondotta - testimoniata da un gruppo di testi che nella trattazione di questa materia hanno un rilievo centrale - riguarda la collocazione di statue in publico da parte di privati per abbellire il suolo cittadino (principalmente quello municipale) ma anche per onorare il soggetto che vi era raffigurato. A tale casistica è specialmente rivolta l'attenzione di Falcon nel presente volume, che ritengo meritevole di apprezzamento per varie ragioni: per l'esauriente quadro ricostruttivo che vi risulta delineato, per la ricchissima informazione bibliografica che fa da supporto (significativo, a questo proposito, è l’excursus storico tracciato nel primo capitolo, nel quale sono esaminate, in ordine cronologico, le posizioni espresse al riguardo in dottrina, dai giuristi medievali agli studiosi dei nostri tempi, unitamente agli orientamenti maturati nelle decisioni della giurisprudenza italiana dall'Ottocento in poi) e soprattutto per la padronanza che l'Autore mostra di avere delle fonti, da lui analizate con riferimento ai vari punti, tutti di indubbio rilievo, nei quali si articola la complessa problematica legata a questo tema. Si tratta, innanzitutto, delle questioni riguardanti la natura del regime testimoniato dalle fonti, posto in relazione con la realtà municipale alla quale esse soprattutto si riferiscono; la necessità di un atto di concessione per l'uso dello spazio pubblico dove collocare la statua; la configurazione del rapporto della statua con il locus positionis sotto il profilo materiale e giuridico (importante al fine di stabilire se sia qui riscontrabile un caso di accessione); la capacità di possedere dei municipes (connessa col problema della possibilità, per loro, di acquistare la proprietà della statua). Questa capacità di padroneggiare le fonti si evidenzia in modo speciale quando Falcon, nel settimo capitolo, procede all'ampia analisi finale di quel gruppo di testi che riguardano le statuae in publico positae e delle questioni, assai dibattute, ad essi direttamente collegate (aventi ad oggetto, in particolare, lo scopo perseguito dal positor, l'appartenenza della statua a seguito della sua collocazione in publico, il vincolo che da quel momento la rendeva comunque inamovibile, gli strumenti di tutela processuale applicabili): fonti da lui sottoposte a una esegesi accurata e con risultati in linea generale condivisibili, qualcuno forse preferibile alla soluzione esegetica da me stesso prospettata in precedenza (mi riferisco, in particolare, all'interpretazione che viene data dell'inciso dare tamen-posuerit di D. 41.1.41, con riguardo al ruolo svolto dal pretore nel caso ivi considerato: interpretazione che io avevo invece prospettato, a suo tempo, solo in via subordinata rispetto a un'altra lettura da me tenuta in maggiore considerazione). Sono aspetti, tutti questi, che stanno a testimoniare la spiccata sensibilità giuridica e il notevole livello di maturità scientifica raggiunto dall'Autore di questo volume, che sicuramente stimolerà l'attenzione del lettore, alimentando nuove proficue discussioni.
Francesco Musumeci
Marco Falcon, assegnista di ricerca presso l'Università di Padova, è autore di varie pubblicazioni attinenti al diritto romano.