DA ROMA ALLA TERZA ROMA
XXXVIII SEMINARIO INTERNAZIONALE DI STUDI STORICI
Campidoglio, 20-21 aprile 2018
Accademia delle Scienze di Russia
Mosca
IL PROGRAMMA ECONOMICO DI CATERINA LA GRANDE: I PROGETTI NON CONOSCIUTI
(Riassunto)
Fino a tempi recenti non si trovava quasi nulla nella letteratura scientifica sulle opinioni di Caterina II riguardo l’economia. Tuttavia l’imperatrice russa aveva un proprio punto di vista in proposito e l’aveva anche espresso in più occasioni, come testimoniano le sue carte, conservate nell’Archivio moscovita degli atti antichi.
Per Caterina non era facile, evidentemente, sostenere pubblicamente, in un decreto, la linea del suo consorte, l’imperatore Pietro III, al cui rovesciamento lei stessa aveva contribuito. Tale linea consisteva nella necessità di introdurre in Russia i fondamenti del liberalismo economico e nella valutazione negativa sia di regolamentazioni e divieti, in relazione ad ogni genere di iniziativa economica, sia di ogni genere di privilegi. Ma l’imperatrice attuò comunque queste misure, poiché ne comprendeva l’importanza per il paese. La politica di Elizaveta Petrovna (che di fatto aveva preceduto Caterina sul trono russo) che aveva portato alla creazione artificiale di compagnie-monopoli commerciali e di imprese industriali privilegiate, era in una situazione di stallo.
Arrivata al vertice del potere, Caterina II, senza indugiare, si apprestò ad elaborare un proprio programma di trasformazioni economiche. Oltre alle opinioni dei mercantilisti riguardo al ruolo decisivo del commercio estero nella crescita della ricchezza sociale, tradizionali a quell’epoca, il programma conteneva alcune disposizioni nuove. Una di queste attribuiva all’agricoltura il ruolo più importante nell’economia del paese sulla base della dottrina elaborata in Europa dai fisiocrati. Un’altra disposizione prevedeva la costruzione accelerata di alcune città dotate di tutti i servizi, sull’esempio di quelle europee, con fondi provenienti dall’erario pubblico. Un’altra ancora sottolineava la necessità di perfezionare le infrastrutture dei trasporti, di creare una flotta commerciale russa allo scopo di estromettere quella straniera e di formare equipaggi per navi commerciali ben istruiti.
Una quarta disposizione si fondava su un punto di vista strettamente personale dell’imperatrice che, di fatto, era in contrasto con un indirizzo del governo che risaliva a Pietro I. Si tratta del ruolo della manifattura, che Caterina ridimensionò, non ravvisandovi nessuna particolare importanza per la società, e indicando un’alternativa nell’economia domestica contadina. Solo l’attività stagionale non agricola, svolta dalle singole famiglie contadine nel tempo libero dalla coltivazione della terra, in sostanza artigianale, meritava di essere incentivata dallo Stato. Le manifatture cittadine non facevano altro che allontanare la popolazione contadina dalla sua attività, arrecando non pochi danni all’agricoltura, tanto amata dall’imperatrice.
In sostanza questa posizione di Caterina rappresentava una provocazione verso la burocrazia governativa, che sosteneva la vecchia linea petrina; in ultima analisi l’imperatrice arrivò ad uno scontro aperto, da lei stessa definito come un “litigio”, con il Collegio dei manifatturieri.
[Traduzione dal russo di Caterina Trocini]