DA ROMA ALLA TERZA ROMA
XXXVI SEMINARIO INTERNAZIONALE DI STUDI STORICI
Campidoglio, 21-22 aprile 2016
Gian Paolo Caselli
Università di Modena e Reggio Emilia
IMMIGRAZIONE RUSSA E PROBLEMI DI INTEGRAZIONE
A MOSCA E SAN PIETROBURGO
SOMMARIO: 1. Una
digressione storica.
– 2. Il problema dell’emigrazione illegale. – 3. L’emigrazione a Mosca e San Pietroburgo.
Storicamente, la politica migratoria in Russia
cominciò come strumento per attirare emigranti dall’Europa.
Uno dei principali problemi di Pietro il Grande e
dell’imperatrice Caterina era quello di come popolare e sviluppare le
fertili terre nella parte centroeuropea dell’impero e lungo il Volga, per
stimolare lo sviluppo agricolo. Dal momento che la migrazione interna era
impedita dal sistema della servitù della gleba, l’incoraggiamento
all’emigrazione dagli Stati Europei divenne la fonte di popolazione
addizionale per la Russia. Nel 1763 fu fondato un dipartimento statale per
l’emigrazione, probabilmente il primo ufficio che si occupava di
emigrazione al mondo, per incoraggiare coltivatori agricoltori
dell’Europa dell’ovest a stabilirsi in luoghi non coltivati della grande
pianura russa. Per di più, migliaia di emigranti qualificati,
scienziati, professori, militari, ingegneri, architetti ed uomini
d’affari , si stabilirono in molte città russe.
A metà del XVIII secolo, fra i 107 membri della
Accademia delle Scienze di San Pietroburgo, solamente 34 erano russi. Privilegi
furono garantiti agli emigranti: esenzione dalle tasse, libertà di
coscienza ed esenzione dal servizio militare. Fra il 1764 ed il 1866, 549
colonie furono fondate da agricoltori stranieri in Russia con oltre
duecentomila agricoltori maschi.
Nel 2013, secondo l’OCSE, la Russia ha ricevuto
più immigranti di qualunque altro paese, ad eccezione degli Stati Uniti.
La Russia è diventata recentemente un paese ad immigrazione di massa,
mentre fino alla fine degli anni Ottanta, non era quasi toccata dal flusso
degli emigranti. L’immigrazione esterna era inesistente nell’Unione
Sovietica e l’emigrazione interna comportava semplicemente il movimento
da una Repubblica all’altra o dalla campagna alla città. La situazione
è cambiata in modo marcato nella prima metà dell’ultimo
decennio dello scorso secolo, dopo l’implosione dell’Unione
Sovietica, con la Russia che diventa un paese ad immigrazione di massa. La
confusione ed il disastro economico che ha attraversato tutta la regione
post-sovietica ha costretto molte persone ad emigrare in Russia per motivi di
sicurezza, mentre le aspirazioni economiche diventano la principale causa di
emigrazione negli anni 2000.
La crescita dell’economia russa e la mancanza di
forza lavoro russa ha agito da fattore di traino, aumentando la domanda di
lavoratori stranieri.
Come nei paesi dell’Unione Europea, gli effetti
dell’immigrazione sono avvertiti nella società russa,
nell’economia e nell’ambito demografico. Nel momento in cui il
basso tasso naturale di crescita della popolazione russa e l’immigrazione
costituisce più del 90% della crescita totale della popolazione ed
è evidente che la soluzione del problema demografico russo è
quello di attrarre e accettare
forza lavoro che proviene dall’esterno.
Negli anni novanta l’emigrazione era costituita da
russi etnici che provenivano dai nuovi stati post-sovietici. Inoltre vi erano
russi che fuggivano da situazioni di guerra come la guerra civile in Tajikistan,
dal conflitto in Nagorno - Karabakh e dagli scontri etnici nella valle del
Fergana ed a cui venne dato lo status giuridico di rifugiati. Di fronte a tale
fenomeno di migrazione forzata ed in parte volontaria divenne necessario
emanare provvedimenti che diventarono la prima legislazione in termini di
emigrazione della nuova Repubblica Russa. La prima legge che tentava di
regolare questo nuovo fenomeno fu emanata nel 1993, legge che seguiva
l’accordo di Bishkek che
garantiva a tutti i cittadini dei paesi facenti parte della Confederazione
degli Stati Indipendenti l’entrata senza visto nella Federazione Russa.
Contemporaneamente fu istituito nel 1992 il Servizio Federale
dell’Emigrazione come organo esecutivo che doveva realizzare e sviluppare
la politica migratoria della Repubblica.
Per anni non è stato compiuto alcun tentativo per
elaborare una strategia che regolasse l’immigrazione. Nel 2002 furono
emanati due atti legislativi, il primo “Sullo stato legale dei cittadini
stranieri nella Federazione Russa” e il secondo sulla cittadinanza;
questi due atti costituiscono la
base legale per regolare l’immigrazione in Russia. Una decina
d’anni dopo, prendendo come esempio le esperienze europee, nuovi
tentativi furono compiuti per stendere un piano su come attirare emigranti. Nel 2012 fu
infatti emanata la legge ancora vigente che regola la politica di emigrazione
russa fino al 2025.
Il principale obiettivo della politica di emigrazione
russa è quello di massimizzare i vantaggi economici che si possono
trarre dalla emigrazione legale. Ovviamente i settori dove l’occupazione
degli emigranti è maggiore sono le costruzioni ed il settore della
distribuzione all’ingrosso ed al dettaglio.
E’ conoscenza comune che il volume della
immigrazione illegale in Russia ammonta a milioni di persone. Ovviamente le
stime differiscono e sono molto diverse. Le stime dell’UNDP sono quelle
ritenute più affidabili e gli emigranti illegali possono essere divisi
in tre gruppi.
Il primo gruppo di emigranti illegali in Russia è
costituito dai cittadini di Stati dell’ex URSS che entrano nel paese in cerca di lavoro e di residenza.
Questi emigranti vengono da paesi CSI che hanno stipulato con la Russia
trattati bilaterali che non prevedono il visto di entrata. Questi emigranti non
riescono a trovare un lavoro legale
per motivi burocratici o perché gli imprenditori offrono lavoro nero e
quindi si vengono a trovare in una situazione illegale. Sono soprattutto
impiegati nel settore informale dell’economia. Molti vengono per un
lavoro stagionale nel settore delle costruzioni, dei servizi e nel settore
agricolo e rimangono in Russia per 7-9 mesi in media. Durante la stagione
raggiungono il numero di 3-4 milioni.
Inoltre vi sono 2-3 milioni di emigranti irregolari
provenienti da stati CIS che stanno in Russia per alcuni anni. Vivono in Russia
con le loro famiglie, vorrebbero diventare cittadini russi, ma non riescono a
soddisfare i requisiti legali per ottenere la cittadinanza. Normalmente sono
molto legati alla loro comunità etnica per ottenere protezione ed aiuto.
Il terzo gruppo è rappresentato da emigranti di
passaggio da paesi non CIS, soprattutto da paesi asiatici o africani, diretti
in Europa dove intendono far domanda per ottenere lo stato di rifugiato o per
riunirsi ai propri familiari, ma spesso rimangono in Russia per parecchi mesi;
vengono stimati intorno a 500.000 mila. Così il numero totale di
emigranti irregolari in Russia viene stimato intorno ai 4 milioni, ma tale
numero sale a circa 7 milioni in primavera ed estate con l’arrivo degli
emigranti stagionali. La concentrazione degli emigranti irregolari per regione
e industrie generalmente corrisponde alla distribuzione degli emigranti
irregolari. Circa un terzo di questi si trova nella regione di Mosca, altre
regioni di concentrazione sono le grandi città come San Pietroburgo,
Novosibirsk, Ekaterininburg.
L’emigrazione di lavoro irregolare e
l’impiego di lavoratori che si trovano in Russia illegalmente costituisce
un problema significativo. Come abbiamo visto, tre–cinque milioni di
lavoratori lavorano nel paese illegalmente e questo crea molti problemi al
governo russo e alla popolazione russa nel campo della protezione sociale,
della sanità, della residenza e dell’occupazione.
Per di più, come avviene ovunque, le istituzioni
deputate al controllo del territorio segnalano un crescente numero di reati
commessi da stranieri. Gli emigranti commettono il 15 % di tutti i reati
commessi e sono responsabili di un omicidio su cinque, un terzo dei furti, ed
una su due delle violenze sessuali commesse a Mosca. Ogni mese 2000 emigranti
vengono espulsi dalla Russia.
Nel 2015 il vecchio sistema delle quote è stato
sostituito da un nuovo sistema, con le persone che fanno domanda per ottenere
una patente per poter entrare in Russia e trovare un lavoro. Il costo di una
patente per un mese (che in effetti è una tassa sui lavoratori), varia
da città a città e si basa sui bisogni di lavoro stimati, che
costano 4000 rubli per Mosca, 3198 rubli per Belgorod, nel sudest, 2666 rubli
per Kalingrad, nell’ovest del paese. Oltre al permesso di lavoro, gli
emigranti devono sottoporsi a visita medica, acquistare una assicurazione
medica, a meno che non sia acquistata dal datore di lavoro. I datori di lavoro
devono anche pagare i contributi sociali e pensionistici. Inoltre gli emigranti
devono superare esami di conoscenza della lingua, della cultura e della storia
russa. Sono offerti corsi a tale fine in trecento località russe.
Parlando di fronte all’ufficio del Procuratore
Generale il Sindaco di Mosca Sergey Sobianin all’inizio del 2015 ha
dichiarato che il rallentamento dell’economia e l’entrata in vigore
delle nuove leggi sull’emigrazione hanno fatto diminuire i problemi
creati dall’immigrazione nella città di Mosca. Solo nel 2014 sono
stati espulsi circa 200.000 immigranti illegali.
Gli emigranti dall’Asia Centrale che si
stabiliscono a Mosca sono solo parzialmente integrati nella vita moscovita,
come è facile aspettarsi, ed hanno difficoltà ad abituarsi alla
vita in una grande città. E’ molto interessante investigare in
quali zone della città si sistemano. Questo dipende da quanto tempo
risiedono a Mosca, se hanno amici o parenti a Mosca e se sono arrivati con
mogli e figli. La maggior parte degli emigranti non possono permettersi di
affittare una camera e più di un terzo divide la camera con cinque e
più persone. Quello che
è diverso nella sistemazione degli emigranti nella capitale russa
è che a Mosca non si formano ghetti come in molte capitali e
città occidentali. La ragione della non presenza di ghetti risiede da
una parte nel fatto che l’urbanistica sovietica aveva favorito quartieri
a composizione mista in cui convivevano persone di diversa estrazione sociale,
gli emigranti possono trovare sistemazioni nel centro della città, in vecchi
costruzioni industriali in periferia o in nuove costruzioni quasi finite.
Quindi il quartiere o lo stato della costruzione, non sono così
importanti nella scelta del luogo dove risiedere per coloro che arrivano per la
prima volta a Mosca.
Nella scelta del luogo dove risiedere la distanza fra la
residenza ed il luogo di lavoro è molto importante per gli emigranti che
preferiscono andare al lavoro a piedi con una camminata di trenta minuti. Se
cambiano lavoro spesso cambiano residenza.
In generale Mosca non ha quartieri isolati a maggioranza
di popolazione emigrata, anche se, con il passare del tempo, la ricchezza e la
povertà sono associate sempre più a certe aree e componenti
etniche. (Sobolevskaja)
Gli stessi andamenti riscontrabili a Mosca vengono
rilevati a San Pietroburgo dove la nascita di micro-ghetti sembra più
avanzata che a Mosca (M.S. Rozanova),
ma anche San Pietroburgo si dimostra, essendo una città molto vivace
economicamente, come un magnete per l’immigrazione. Fenomeni di
intolleranza razziale sono rilevabili ed in continuo aumento, così come
a Mosca.
Le grandi città russe si trovano a fronteggiare
gli stessi problemi che di fronte al problema emigratorio hanno avuto e
continuano ad avere le grandi e piccole città occidentali: il problema
per la Russia è capire come avverrà l’adattamento,
poiché il fenomeno in realtà è cominciato a manifestarsi
all’inizio di questo secolo, con la ripresa economica. Le istituzioni ed
il popolo russo si sono trovati di fronte ad un fenomeno nuovo che non
conoscevano in tale dimensione e molto diverso dalla emigrazione interna
sovietica. E’ auspicabile che le inevitabili tensioni siano affrontate
con intelligenti politiche dell’emigrazione, poiché la Russia ha
grande bisogno della forza lavoro che proviene da altri paesi.
[Un evento culturale, in quanto ampiamente
pubblicizzato in precedenza, rende impossibile qualsiasi valutazione veramente
anonima dei contributi ivi presentati. Per questa ragione, gli scritti di
questa parte della sezione “Memorie” sono stati valutati “in
chiaro” dal Comitato promotore del XXXVI Seminario internazionale di
studi storici “Da Roma alla Terza Roma” (organizzato dall’Unità di ricerca
‘Giorgio La Pira’ del CNR
e dall’Istituto di Storia Russa dell’Accademia delle Scienze di Russia, con
la collaborazione della ‘Sapienza’
Università di Roma, sul tema: MIGRAZIONI, IMPERO E CITTÀ DA
ROMA A COSTANTINOPOLI A MOSCA) e dalla direzione di Diritto @ Storia]