ISPROM
ISTITUTO DI STUDI E PROGRAMMI PER IL MEDITERRANEO
Mediterraneo,
Russia, Sardegna
Da
antonio Gramsci a luigi Polano
Sassari, 1 - 2 dicembre 2017
Priorità delle politiche sociali
della Chiesa Ortodossa Russa e della Chiesa Cattolica
(analisi
comparativa)
VERONICA YAZKOVA
Istituto di Studi sull'Europa
Dell’Accademia Russa delle Scienze
Non
pretendo certo di dare, con questa breve comunicazione, un quadro completo
delle dottrine sociali della Chiesa Ortodossa Russa e della Chiesa Cattolica
con rispettive politiche che ne derivano, ma spero di tracciarne alcuni
aspetti.
L'unicità
di ogni persona umana, la libertà come dono di Dio, il valore della famiglia,
la moralità pubblica, la fede, - sono questi i concetti che stanno alla base
della visione cristiana del mondo. I paesi europei, in particolare Italia e
Russia, cercano di usare la Chiesa, carica di valori spirituali e culturali,
come fattore di «potere morbido», strumento di influenza nel mondo globale. In
un'epoca di migrazioni transnazionali lo Stato fa appello al religioso per
combattere l'estremismo, superare la disgregazione spirituale e politica della
società europea, conservare l’identità nazionale, educare «nella e alla»
tolleranza. Oggi sia in Europa che in Russia l'attività degli istituti
religiosi si colloca nel contesto del paternalismo; la gente si rivolge alla
Chiesa per cercare protezione, giustizia e servizio sociale, basato sui
principi della morale cristiana. La dottrina sociale della Chiesa cattolica, -
ebbe a dire Papa Benedetto XVI nell’enciclica «Deus Caritas Est», - «vuole
contribuire alla purificazione della ragione e recare il proprio aiuto per far
sì che ciò che è giusto possa, qui ed ora, essere riconosciuto e poi anche
realizzato... [La Chiesa] deve entrare in questa lotta [per la giustizia] per
la via dell’argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali,
senza le quali la giustizia... non può affermarsi e prosperare».
La
dottrina sociale cattolica ha come base il principio di solidarietà che
definisce il rapporto fra l’individuo e la società (senza amettere l’estremo
individualismo e l’estremo collettivismo); il principio del Bene Comune; il
principio di sussidiarietà, il principio della partecipazione alla vita
pubblica ecc. I Papi del dopoguerra e soprattutto del post Concilio Vaticano II
hanno sottolineato che la Chiesa non si identifica con nessun sistema politico
e avvia il dialogo con tutti, compresi i non credenti. Nelle encicliche «Mater
et Magistra», «Pacem in Terris», «Gaudium et Spes» «Dignitatis Humanae»,
«Populorum Progressio», «Evangelii Nuntiandi» ecc. troviamo nuovi elementi
della dottrina sociale della Chiesa cattolica, strettamente connessa al compito
fondamentale della Chiesa, ossia l’evangelizzazione.
La
Chiesa presta particolare attenzione all’ineguaglianza dello sviluppo economico
dei vari paesi e all’ingiusta ripartizione dei beni della Terra, analizza
alcuni problemi concettuali, con particolare riguardo alla dignità della
persona umana. Il cardinale Joseph Höffner, autore
del celebre Compendio della Dottrina sociale della Chiesa pubblicato nel 1962,
si sofferma prima di tutto sulla natura sociale dell’uomo, sui problemi della
giustizia, della famiglia, del lavoro e dell’economia. Solo dopo passa ai
rapporti fra Stato e Chiesa e alla dettagliata analisi dell’origine e
dell’essenza del potere statale.
Né
«I Fondamenti della concezione sociale della Chiesa Ortodossa Russa», al
contrario, il capitolo sulle relazioni fra Chiesa e Stato occupa uno dei primi
posti. Sembra che ci sarà una spiegazione.
Dalla
seconda metà degli anni 1980 in Russia si registra un vero e proprio risveglio
religioso, la Chiesa sta cercando di avere impatto sulla coscienza nazionale
del popolo russo. Dal 1990 esprime apertamente la sua idea sul modello ideale
socio-politico, partecipa alla composizione pacifica dei conflitti interetnici
ed interreligiosi, interviene sui problemi di attualità. I rappresentanti del
clero prendono parte alle discussioni pubbliche in TV e in Internet.
«Il
servizio cristiano e la testimonianza devono trovar posto in tutte le sfere
della vita pubblica; la fede, per essere completa e salvifica, dovrà avere
anche una dimensione sociale», afferma il patriarca di Mosca e di tutte le
Russie Kirill i cui discorsi riguardano in gran parte le tematiche sociali.
Prendendo come punto di riferimento il problema ecclesiologico del rapporto fra
Chiesa e Società, il Patriarca si è posto l’obiettivo di definire i principi
sociali della Chiesa Ortodossa, esposti nell’apposito Compendio.
«I
fondamenti della concezione sociale della Chiesa Ortodossa Russa» è un
documento di eccezionale importanza che non ha avuto precedenti nella storia
russa. Adottato il 16 agosto 2000 a Mosca nella cattedrale di Cristo Redentore
dal Concilio Giubilare dei vescovi, il documento espone fra l’altro
l’insegnamento della Chiesa Ortodossa Russa e la posizione ufficiale del
Patriarcato di Mosca sui rapporti fra Chiesa e Stato, Chiesa e Società.
Il
documento è composto da 16 sezioni tematiche fra cui: Chiesa e Nazione; Chiesa
e Stato; Chiesa e politica; guerra e pace; il rapporto fra l’etica cristiana e
il diritto laico; criminalità, punizione e correzione; moralità personale,
familiare e morale pubblica; salute della persona e del popolo; il lavoro; la
proprietà; la bioetica; la Chiesa e i problemi ecologici; la scienza, la
cultura e l'istruzione; la Chiesa e i media; le relazioni internazionali; la
globalizzazione e la secolarizzazione nel mondo contemporaneo.
I
ricercatori russi, in particolare K. Kostyuk, evidenziano i seguenti punti del
programma sociale del patriarca Kirill: 1. La separazione fra Stato e Chiesa
che aprirebbe alla Chiesa i canali di diretto impatto sulla società; 2.
L’economia socialmente orientata; 3. Il Diritto e la Morale; 4. La giustizia
sociale; 5. Il bene pubblico come l'obiettivo della vita politica; 6. La
salvaguardia della pace; 7. La democrazia; 8. Il pluralismo culturale e
religioso; 9. La rinascita della nazione e dello stato; 10. Il superamento
della crisi spirituale, economica, politica, culturale ed ecologica sia in
Russia che nel mondo; 11. Il dialogo interreligioso.
Un
posto di rilievo nella dottrina sociale della Chiesa Ortodossa Russa spetta
alla collaborazione «sinfonica» fra Chiesa e Stato che viene contrapposta al
concetto cattolico delle «due spade» o quello protestante di «cujus est regio,
illius est una religio». Come punto di riferimento «I fondamenti» indicano gli
atti del Concilio di Mosca del 1917-1918. Stando al documento, la
collaborazione fra Chiesa e Stato nell'attuale periodo storico si svolgerebbe
in seguenti direzioni: la pacificazione a livello internazionale, interetnico e
civile; la sollecitudine per la difesa della moralità nella società;
l'educazione e la formazione spirituale, culturale, morale e patriottica; le
opere di misericordia e di beneficenza, lo sviluppo di programmi sociali
comuni; la tutela, la ricostituzione e lo sviluppo del patrimonio storico e
culturale, il dialogo con gli organi del potere statale di qualsiasi
settore e livello su questioni importanti per la Chiesa e per la società, fra
cui l'elaborazione di idonee leggi, di atti giuridici, di disposizioni e
deliberazioni; la cura dei militari e delle forze dell'ordine e la loro formazione
spirituale e morale; attività per la prevenzione dei reati e la cura di coloro
che si trovano nei luoghi di detenzione; la scienza e la ricerca; la sanità
pubblica; la cultura e l'attività artistica; l'attività dei mass media
ecclesiastici e laici; l'attività per la conservazione dell'ambiente;
l'attività economica a vantaggio della Chiesa, dello Stato e della Società; il
sostegno all'istituto della famiglia, alla maternità e all'infanzia;
l'opposizione all’opera di strutture pseudoreligiose che rappresentano un
pericolo per l'individuo e la società.
Oltre
ai rapporti fra Chiesa e Stato, il Compendio della dottrina sociale ortodossa
presta attenzione anche ai problemi di bioetica, medicina, clonazione umana,
trapianto di organi, al progresso scientifico e tecnologico.
Conclusione
La
Chiesa Ortodossa Russa e la Chiesa Cattolica si dichiarano pronti a collaborare
con lo Stato nella lotta al terrorismo, partecipando al dialogo interreligioso
e interconfessionale, propongono i propri scenari per risolvere la questione
migratoria e demografica, per costruire lo «stato sociale». Entrambe le Chiese
hanno espresso profonda preoccupazione per i processi di globalizzazione e
secolarismo, si sono pronunciati contro l’ingiusta distribuzione dei beni della
Terra, contro i doppi standard nel diritto internazionale, l’arricchimento dei
ricchi e l’impoverimento di interi popoli.
Stando
alla dottrina sociale ortodossa e cattolica, la Chiesa può e deve dare i
giudizi morali sui vari aspetti della vita pubblica. Tuttavia, a differenza
della Chiesa Cattolica che definisce i
principi dei suoi rapporti con lo Stato, «I fondamenti» indicano un preciso elenco di interazione con
esso. Entrambe le Chiese rifiutano allo stato il diritto di interferire nella
vita interna della Chiesa. Per la Chiesa Ortodossa, considerando il suo
sviluppo storico in epoca sinodale e negli anni del potere sovietico, si tratta
senza dubbio di una posizione di principio di enorme importanza. Ne «I
fondamenti», ritiene lo storico della religione russo B.V. Vovcenko, lo Stato,
necessario per arginare il male, appare però come «qualcosa di casuale e
secondario» che «non possiede un valore incondizionato». Per la prima volta
nella storia della Chiesa Ortodossa Russa è stato definito un nuovo tipo di
rapporti fra Stato e Chiesa. Se prima il
principale partner della Chiesa era lo Stato che impersonava la società, ora
invece lo è diventata la società stessa, mentre lo Stato è considerato come un
suo rappresentante, importante ma non l’unico. Non va escluso che in futuro
il principio della sinfonia dei due poteri subirà ulteriori cambiamenti sui
principi della «solidarietà critica» cui ha fatto appello la Chiesa Ortodossa
Russa.
Tuttavia
nella società secolarizzata il rapporto fra Stato e Chiesa, sembra, non presenti
un quadro idilliaco. La Chiesa, essendo ancora per molti versi estranea al
mondo, si scontra spesso con la spiritualità secolarista a livello statale. In
Russia, ritiene A. Rogosianskiy, lo Stato e la Chiesa
si guardano «con reciproco sospetto». Come afferma il noto sociologo russo S.
Lebedev, l’imitazione del partenariato favorisce lo «pseudo-clericalismo» -
sistema che concede alla Chiesa una posizione privilegiata e chiede in cambio
la lealtà alle autorità civili. In fondo è una posizione «timida», priva del
potere reale.
Tuttavia
sia in Russia che in Europa la vera riconciliazione della Chiesa con la
Società, per molti aspetti, resta ancora un sogno e quindi rappresenta un
obbiettivo da raggiungere. Ciò non impedisce alle due Chiese, convinte che il servizio
cristiano deve penetrare in tutti i settori della vita, di organizzare progetti
sociali e di svolgere, nella misura delle proprie forze, opere di misericordia
e beneficienza. Nel senso più ampio la politica sociale delle Chiese abbraccia
tutte le sfere della vita pubblica (l’educazione e l’istruzione dei giovani, il
matrimonio e la famiglia, il mondo del lavoro, la cultura ecc.) per dare
all’uomo un appoggio spirituale e sociale, aiutarlo a trovare il suo posto nel
mondo globale. In tal modo, avendo molti punti di convergenza, la Chiesa
Cattolica, sembra, mette in centro della sua politica sociale la Persona,
mentre la Chiesa Ortodossa russa cerca di stabilire il dialogo con la Società.