ISPROM
ISTITUTO DI STUDI E
PROGRAMMI PER IL MEDITERRANEO
CITTà DEL MEDITERRANEO
iNCONTRO PROGRAMMATICO PER LA COOPERAZIONE
Sassari, 2 - 3
dicembre 2016
La politica culturale dell’UE nel Mediterraneo: fra mito
e realtà
KSENIA
TABARINTSEVA-ROMANOVA
Università federale degli
Urali
Ekaterinburg, Russia
Innanzitutto cerchiamo di
dare alcuni riferimenti teoretici per entrare in argomento. Il concetto della
politica culturale dell’UE è un fenomeno abbastanza nuovo. Ne cominciano a
parlare negli anni novanta del XX secolo. Ricordiamo che la prima indicazione
appare solo nel Trattato di Maastricht nel 1992. La politica culturale in modo
teoretico-metodologico viene legata all’integrazione europea, all’identità
europea. La cultura nei paesi europei non è solamente una base di formazione
della società, ma anche rappresenta una parte della politica estera nazionale.
Da questo fatto noi possiamo notare l’ambivalenza del concetto: da una parte
esso ha un ruolo di consolidamento per i cittadini europei per la creazione di
una identità europea comunitaria da l’altra parte esso ha i tratti tipici nazionali. Così la
diversità culturale dell’UE diventa un vantaggio della politica europea, che si
basa sulle culture nazionali dei paesi-membri dell’UE.
Il concetto della
politica culturale ha tanti significati. Si può trovare i primi tentativi di
definirla già nel 1967 (UNESCO). Analizzando le diverse definizioni di questo
concetto possiamo dire che ci sono alcune contraddizioni al livello sia
teoretico sia al livello di realizzazione. Anche vediamo che non esiste un
accordo fra gli studiosi per il soggetto della politica culturale: se il
soggetto è solo lo stato oppure anche potrebbe essere una persona. Questo si
spiega che non c’è una idea ben definita che cosa è la cultura. Ogni
scienziato, ogni popolo ha la propria visione del contenuto di questo concetto.
Dall’ inizio la cultura viene capita concepita nell’ambito della famiglia di
concetti come “coltivare”, “agricoltura”, “allevamento” tutti collegati a
un’idea di miglioramento, come prevenzione o arresto del deterioramento. Dal 1750 il termine cultura viene impiegato
per esprimere l’idea “di una gestione del pensiero e del comportamento umano”.
Tale significato settecentesco derivava dallo sviluppo del concetto
“individuale” di ascendenza greco-romana. Nel XIX sec. Pian piano il
significato del concetto si sposta sulle manifestazioni del mondo materiale. E.
B. Taylor definisce la cultura come insieme complesso che include la
conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi
altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro della società. Se
aggiungiamo i beni culturali e le cose materiali che rappresentano tutte
materie sopra nominate, avremmo la definizione più generale che aiuta a
definire la politica culturale.
Nel maggio del 2007 la
Commissione europea ha proposto una strategia europea nel campo della cultura.
Sono stati nominati tre elementi importanti: la cultura come è un catalizzatore
della creatività, il dialogo interculturale e la cultura come un componente
delle relazioni internazionali. Per adesso questi tre elementi creano la base
fondamentale per la politica culturale europea.
Adesso vediamo come si
funzionano questi aspetti teoretici in modo pratico, in particolare nella
regione del Mediterraneo. Anche qui noi possiamo notare una certa dualità, che
viene definita dalle particolarità storiche e culturali (un punto d’incrocio
delle culture greca, romana, araba). Ma l’aggettivo “mediterraneo” viene
conosciuto come un eponimo della civiltà classica occidentale. Già nel 1982
alla Conferenza sulla politica culturale in Messico la regione mediterranea era
definita come un legame fra i popoli e le culture, come un mezzo di
collaborazione fra la cultura europea e quella islamica. In questo rapporto noi
lasciamo fuori la storia della collaborazione fra l’Unione Europea e i paesi
mediterranei. Basta ricordare che questa regione ha il ruolo particolare nella
politica estera dell’UE, cui lo scopo è creare uno spazio comune stabile
pacifico. Nel 2008 ad Atene si è svolta la Conferenza euro-mediterranea al
livello dei ministri di cultura dove hanno proclamato di nuovo l’importanza
della regione dal punto di vista storico-culturale, hanno sottolineato il ruolo
del dialogo interculturale per lo sviluppo della regione. Hanno stabilito di
esaminare la cultura come un campo che crea i posti di lavoro e che dà la
possibilità di guadagnare, cioè contribuisce allo sviluppo stabile attraverso
per esempio il turismo culturale. Anche hanno discusso la possibilità di
stimolare la mobilità fra i lavoratori nel campo di cultura.
Per non cominciare da
lontano esaminiamo il ruolo della regione nella politica europea culturale
recente – nel programma: Europa Creativa” (2014 – 2020). Va da sottolineare che
una delle particolarità di questo programma è realizzazione nei diversi spazi
geopolitici. Allora il Mediterraneo partecipa ai progetti legati alle
città-gemellate, nei programmi dedicati allo scambio d’informazione (TAIEX),
nei programmi di collaborazione transfrontaliera (Algeria, Egitto, Israele,
Tunisia, Francia, Italia e gli altri, in totale 14 paesi). Come dimostra il
rapporto statistico solo per 2009 sono stati presentati 600 progetti, che
proponevano le nuove forme di turismo. I paesi più attivi erano Italia (che ha
presentato 279 progetti, fra cui erano realizzati 18), Spagna, Grecia, Israele,
Tunisia, Egitto.
Euro-MED industrie
audiovisive – dedicato allo sviluppo ed allo promozione del cinematografo.
Questo programma viene composto da: 1) DIA SUD MED – progetto di collaborazione
fra le università (Tunisia, Marocco, Libano); 2) GREEN HOUSE - progetto
dedicato allo sviluppo dei film documentari; 3) MED FILM Factory – il sostegno
dei registi arabi.
Un altro programma
importante è Euro MED Patrimonio, con lo scopo della vicinanza del patrimonio
locale, nazionale, regionale. Si può nominare I seguenti progetti più
interessanti: l’uso dei teatri antichi per i reali moderni (Italia, Spagna,
Tunisia, Giordania); Hamamed – il sostegno e lo sviluppo della cultura del
Hammam (Egitto, Siria, Marocco, Austria); Mare Nostrum – lo scopo di fare
conoscere alla gente le città-ex porti fenici. Lo scopo di questi progetti non
solo conservare il patrimonio culturale e far conoscerlo, ma ad anche usarlo
per creare lo spazio urbano moderno. Si vede la tendenza comune d’includere i
posti storici, gli scavi nel paesaggio urbano. Questo fatto potrebbe unire la
storia e il presente, le diverse culture e epoche.
Le difficoltà più grave
sono: 1) la mancanza di finanziamento da parte dello stato; 2) la mancanza
degli specialisti qualificati nei paesi mediterranei non membri dell’UE; 3) la
mancanza negli alcuni paesi delle leggi normative che potrebbero risolvere la
situazione quando un privato tiene un oggetto dei beni culturali e non fa
niente per proteggerlo.
Un altro aspetto da
discutere è l’immagine della politica culturale dell’UE al livello
internazionale. Per adesso avendo la scopo di promuovere la cultura europea
fuori dell’UE bisogna creare un’ immagine positiva della politica europea
culturale. Non c’è nessun dubbio che l’arte, la cultura europea sono conosciuti
e riconosciuti dappertutto. Ma i grandi nomi degli artisti, degli scrittori,
dei musicisti al livello dell’immagine vengono ancora legati agli stati
nazionali, e non tanto all’UE. Va da ricordare il fatto che il concetto
dell’immagine non si disassocia dal concetto dell’identità (qui non vogliamo
parlare di questo fenomeno, solo che c’è da dire che fino ad oggi non possiamo
parlare di una identità comune europea, e vediamo che insieme al processo di
dilavamento dell’ identità si osserva un altro processo della crescita
dell’identità locale. Alcuni studiosi provano ad individuare una identità
mediterranea moderna). Allora dopo aver’ discusso la realtà vediamo i miti che
esistono in campo della cultura mediterranea. Ho fatto una piccola ricerca per
capire quali sono le associazioni che vengono al mente quando la gente sente
“Mediterraneo”. Allora le parole che vengono nominate di più sono: cucina,
dieta, vacanze, navi, storia, Italia e Grecia, problemi fra Nord e Sud, e due
ultimi anni vengono detti anche problemi
con migrazione. La frase EURO-MED viene
associato alla clinica privata! Queste parole-chiavi ci fanno pensare che cosa
potrebbero un simbolo-immagine per promuovere la politica culturale europea nel
Mediterraneo per far saperlo non solo nell’UE. Certo come abbiamo già
osservato da punto di vista geopolitica
(dove si parla dell’immagine) alcuni questi marker si usano già tanto. Secondo
me si deve fare attenzione alle associazioni negative che son legate alla
regione mediterranea (p.e. terrorismo, povertà, instabilità), che impediscono a
creare uno spazio comune culturale. Bisogna cambiare la polarità: parlando
della regione far accento non alle cose che separano la regione, ma alle cose
che la uniscono. Anche importante promuovere la politica culturale dell’UE nel
Mediterraneo nei paesi terzi (per non pensare che MED potrebbe essere un
ospedale). Questo cambiamento dei poli, l’attenzione alle diverse città
mediterranee e non solo agli stati aiuterebbero ad attirare più investimenti da
parte dei diversi tipi delle organizzazioni regionali e i fondi privati.
Per concludere si può sperare che la
politica culturale nel Mediterraneo resti uno spazio privo dei miti e degli
interessi politici, un ponte fra le culture, fra le civiltà, fra le identità
dov’è si possa creare un vero dialogo efficace interculturale.