ISPROM
ISTITUTO DI STUDI E PROGRAMMI PER IL
MEDITERRANEO
Mediterraneo, Russia, Sardegna
Da antonio Gramsci a luigi Polano
Sassari, 1 -
2 dicembre 2017
Prospettive per un Centro Russia Mediterraneo
GIOVANNI
DI STASI
già
Presidente del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio
SOMMARIO: 1. Le strategie macro regionali dell’Unione Europea nella
prospettiva mediterranea. - 2. L’esperienza del
progetto “Centro europeo per la cooperazione territoriale di San Pietroburgo”. - 3. Strategie macroregionali europee, Russia,
Mediterraneo.
Desidero esprimere, prima di
tutto, il mio apprezzamento per la competenza e la passione che l'ISPROM mette in
campo per sviluppare la riflessione scientifica sulla cooperazione in atto nel
Mediterraneo. I numerosi seminari che sono stati organizzati dall’Istituto in
passato hanno offerto un supporto ininterrotto ai governi locali e regionali
impegnati nel dialogo e nella collaborazione tra i popoli. Con l'evento che si conclude oggi, l'ISPROM
mostra di voler confermare la sua incrollabile fiducia nel ruolo che la
cooperazione territoriale può svolgere per fare del Mediterraneo un'area di
sviluppo duraturo e condiviso.
Tra gli aspetti che mi hanno
colpito in modo particolare in questi due giorni di seminario ci sono la difesa
del diritto delle autonomie territoriali a muoversi in uno scenario
internazionale e la rigorosa ricostruzione storica di vicende che legano la
Russia all'intero Mediterraneo, ivi compresa la Sardegna.
Quando nel 1972 veniva
costituito l'ISPROM, l'idea di una "politica estera" fatta dalle
autonomie era poco meno di una bestemmia. Da allora molta acqua è passata sotto
i ponti e l’importanza della cooperazione territoriale, come quella della “city
diplomacy”, viene riconosciuta e incoraggiata a tutti i livelli.
La Convenzione-quadro europea
sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività e autorità territoriali
- Madrid 21 maggio 1980 - adottata dal Consiglio d’Europa, ha dato una base
giuridica ai progetti di collaborazione delle comunità dislocate a ridosso dei
confini tra stati europei.
La Convenzione incoraggia gli
accordi tra regioni e comuni in materie che riguardano, tra l’altro, lo
sviluppo regionale, la protezione dell’ambiente, il miglioramento delle
infrastrutture e dei servizi pubblici. In questo modo alle comunità
territoriali coinvolte in una cooperazione internazionale vengono garantiti gli
stessi vantaggi di cui avrebbero goduto in un contesto puramente nazionale.
Nel 2002 erano già nate
moltissime euroregioni nei paesi membri del Consiglio d’Europa, ma ci si
rendeva conto che i tempi erano maturi per un più ampio utilizzo della
Convenzione di Madrid e dei suoi protocolli aggiuntivi.
Mi feci carico di proporre, nel
mio intervento al terzo Summit dei Capi di Stati e di Governo del Consiglio
d’Europa tenutosi a Varsavia il 16/17 maggio 2005, la creazione di tre euroregioni
di nuova generazione che puntavano
a strutturare in maniera stabile la cooperazione tra i territori che circondano
i tre mari semichiusi europei: l’Adriatico,
il Mar Nero e il Mar Baltico.
Sarebbe fuori luogo ricostruire
il complesso percorso di una vicenda che ho illustrato nella recente conferenza
promossa dall’ISPROM a Cagliari. In questa sede mi pare sufficiente ricordare
che lo Statuto dell’Euroregione Adriatica fu presentato nella Conferenza di
Termoli del 2004 e fu approvato a Venezia il 6 febbraio 2006. In quello statuto
ci sono molti degli elementi che hanno ispirato il Regolamento (CE) N.
1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 luglio 2006, relativo ad
un gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) e, dal 2009, l’avvio
delle Strategie macroregionali dell’Unione Europea. E’ appena il caso di sottolineare che le prime tre Strategie
macroregionali adottate dall’Unione Europea sono quella del Baltico, quella del
Danubio, con ampia presenza sul Mar Nero, e quella Adriatico-Ionica.
C’è una parentesi in questa
vicenda che, pur apparendo chiusa, resta, a mio parere, di grande attualità. Mi
riferisco al Centro Europeo per la Cooperazione di San Pietroburgo, concepito
come strumento strategico del Consiglio d’Europa per sostenere il funzionamento
di tutte le euroregioni europee, a partire da quelle di nuova generazione
riferite all’ Adriatico, al Mar Nero e al Mar Baltico.
Il Centro Europeo di San
Pietroburgo, proposto al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa con una
lettera che firmai insieme all’Ambasciatore della Federazione Russa Alexander
Orlov, fu oggetto di una puntuale elaborazione da parte del Comitato dei
Ministri del Consiglio d’Europa contenuta nei seguenti documenti ufficiali:
CM(2006)80final del 19 maggio 2006, GT-Transreg(2006)9-rev del 26 settembre
2006 e GT-Transreg(2006)CB5 del 27 settembre2006.
Nel primo di questi documenti si
sottolinea, tra l’altro, come il Centro di San Pietroburgo sia stato oggetto di consultazioni tra il
Consiglio d’Europa e la Commissione Europea. Nel Rapporto Juncker sul futuro
delle relazioni tra l’Unione Europea e il Consiglio d’Europa, presentato a
Strasburgo l’11 aprile 2006, Jean-Claude Juncker afferma: “Supporto con convinzione la creazione di questo Centro a San
Pietroburgo. Esso dovrebbe incoraggiare lo sviluppo dell’autonomia locale e
regionale, monitorando in particolare le nuove Euroregioni, e aprire
opportunità di cooperazione tra le autorità locali e regionali in Europa.
Raccomando anche che l’UE e le competenti istituzioni del Consiglio d’Europa
riflettano sulle modalità della loro partecipazione al progetto”.
Il progetto che puntava ad
ospitare, nel Palazzo di Tauride di San Pietroburgo, un Centro del Consiglio
d’Europa, con il pieno sostegno di autorevoli rappresentanti dell’Unione
Europea, rappresentò uno dei momenti di maggiore vicinanza tra le Istituzioni
Europee e la Federazione Russa.
Quel progetto non poteva fare a
meno della collaborazione delle istituzioni nazionali rappresentate nel
Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, ma furono proprio i governi
nazionali a bloccarlo quando cominciarono ad appalesarsi le criticità derivanti
dalle turbolenze politiche dell’Ucraina.
Il deterioramento dei rapporti
internazionali nello scenario geopolitico che stiamo esaminando frenò una
strategia di collaborazione che riguardava soprattutto le istituzioni
territoriali. Non sarà facile tornare alla situazione che aveva consentito di
realizzare importanti convergenze tra l’Europa e la Russia, ma non bisogna
arrendersi.
Io condivido appieno lo sforzo
creativo dell’ISPROM volto a migliorare la cooperazione nel Mediterraneo e il
suo disegno che mira a dare continuità al dialogo tra le comunità del
Mediterraneo e quelle della Federazione Russa.
La creazione di una Strategia
macroregionale per il Mediterraneo Occidentale può essere la risposta al primo
tema e può completare il quadro delle Strategie macroregionali destinate a
rafforzare la collaborazione con i paesi terzi d’oltremare.
D’altro canto, la collaborazione
della Sardegna con le Istituzioni culturali russe può giovarsi molto della
cornice istituzionale offerta da una intensa collaborazione tra Regioni
Italiane e Soggetti della Federazione Russa.
È questa la ragione per la quale
vorrei dedicare una breve riflessione ad un progetto specifico che stiamo
sviluppando, partendo dal tentativo fatto per creare il Centro Europeo per la
cooperazione territoriale di San Pietroburgo e dalle cause che ne hanno
determinato un arresto che io auguro temporaneo.
Gli equilibri internazionali
sono precari e soggetti a dinamiche non sempre prevedibili. Nel 2006 non ci si aspettava
l’avvicinarsi di un sistema di sanzioni a carico della Federazione Russa.
Sapevamo, però, che i nuovi rapporti dei Soggetti della federazione con i
territori e le comunità del vecchio continente sarebbero stati più profondi e
duraturi di quelli che si instaurano tra i governi centrali.
Da quella convinzione dobbiamo
ripartire e, pur conoscendo le difficoltà dell’impresa, dobbiamo incoraggiare
il CINSEDO a continuare il lavoro avviato di recente per far nascere in Russia
un Centro per la cooperazione tra alcune regioni italiane e un gruppo di
Soggetti della Federazione Russa.
L’iniziativa, avviata con una
lettera del Presidente della regione Molise Paolo Frattura per la Governatrice
di Vladimir Svetlana Orlova, viene coordinata presso il CINSEDO dalla Regione
Sardegna.
Nella bozza di accordo proposto
ai Soggetti della Federazione Russa si sottolinea che la Sardegna, il Molise,
la Puglia, la Campania e la Calabria intendono partecipare alla creazione di un
“Centro Europeo per la cooperazione
interregionale, sulla base della Convenzione di Madrid e dei suoi protocolli
aggiuntivi”.
Il Centro, che potrebbe essere
ospitato nella città di Vladimir, avrebbe il compito di promuovere e sostenere
progetti specifici di cooperazione tra le istituzioni territoriali italiane e
quelle della Federazione Russa.
In conclusione, mi pare di poter
sottolineare che l’idea di una Strategia macroregionale per il Mediterraneo
Occidentale, da aggiungere quelle esistenti, e la probabile creazione del
Centro di Vladimir siano in linea con i processi avviati in seno alle
istituzioni europee e, al tempo stesso, in continuità con le attività operative
e progettuali in corso in Sardegna.
L’ISPROM sostiene con forza
questi progetti e mostra, ancora una volta, di saper giocare un ruolo
importante nell’attivazione di processi che partono da motivazioni culturali e
si irradiano a tutte le attività umane orientate allo sviluppo e al dialogo tra
i popoli.