ISPROM
ISTITUTO DI STUDI E
PROGRAMMI PER IL MEDITERRANEO
CITTà DEL MEDITERRANEO
iNCONTRO PROGRAMMATICO PER LA COOPERAZIONE
Sassari, 2 - 3 dicembre 2016
Il
superamento delle sfiducie tra società civile e società politica nell’ambito
della città come spazio democratico
ANTONIO
COLOMER VIADEL
Universidad
Politécnica de Valencia
Direttore
dell’ “Instituto Intercultural para la Autogestión y la Acción Comunal”
(INAUCO)
SOMMARIO: 1. Introduzione. - 2. Il bilancio
partecipativo (presupuesto participativo). - 3. La delegazione di
funzioni. - 4. Cultura e
sentimento di partecipazione democratica.
Un certo tipo di convincimento è ovunque esteso:
riscoprire il municipio come spazio delle decisioni che riguardano più da vicino i suoi
abitanti e pertanto come prima scuola di cittadinanza.
Per questo dobbiamo riscattare l’orizzonte di uno
sviluppo efficace della cittadinanza, tanto nella dimensione politica quanto in
quella economica, dei principi di autonomia municipale e del principio di
sussidiarietà secondo il quale tutto ciò che si può fare nel municipio non deve
essere fatto a un livello amministrativo superiore.
I municipi sono vertebratori territoriali e sociali e lo
Stato deve riconoscere il loro lavoro come rappresentanti della funzione
politica e prestatori di servizi ai cittadini.
A volte, tuttavia, la partecipazione cittadina non è
conveniente che si esaurisca nell’elezione dei rappresentanti quando lo spazio
si riduce - città piccole o quartieri di città più grandi – e la cittadinanza
rivendica una sorta di quotidianità, di permanente vigilanza e di protagonismo.
Di fronte alla pretesa che la
stabilità sociale sia direttamente proporzionale a una democrazia di bassa
densità partecipativa[1],
si reclama un clima sociale più vivace e in ebollizione che non rifugga il
conflitto ma che generi una dinamica per canalizzarlo e, quindi, per
risolverlo.
Nella pianificazione strategica delle città si è
avvalorata la variante partecipativa poiché i cittadini, nell’intervenire
sull’ambiente in cui successivamente andranno a vivere, hanno una speciale
continuità così come nell’individuazione e nel controllo di posti, qualità di
lavoro e materiali, e incluso il contributo con il lavoro comunitario dei
vicini e delle loro organizzazioni (si vedano i casi esemplari di Medellín, in
Colombia, e di Vigo, in Spagna)[2].
Un problema di efficacia si è verificato per la sfiducia mutua tra eletti
istituzionali e rappresentanti del movimento cittadino: i primi, difensori
della loro esclusiva legittimità democratica e timorosi che si metta in dubbio;
i secondi, non tranquilli perché contamina la loro “purezza sociale” la
politica burocratica officialista. Un patto di non aggressione, a partire dal
riconoscimento reciproco e dai patti congiunturali, è necessario nella nuova
strategia che proponiamo[3].
Il costituzionalismo, la legislazione, l’esperienza nei paesi iberoamericani è stata
molto sensibile a riscattare i vecchi valori del cabildo, ora in una sorta di municipalismo
autentico, legato alla riforma dello Stato e alla deconcentrazione
del potere. Questo fenomeno lo osserviamo tanto in Stati unitari quanto in
quelli federali[4].
Un tentativo di collegare la rappresentazione
locale e quella parlamentare si fece nella Costituzione panamense del 1972, quella del generale Torrijos. I rappresentanti dei corregimientos - demarcazioni territoriali che comprendevano vari municipi – che esercitavano funzioni locali,
avevano allo stesso tempo presenza in una Camera parlamentare.
Anche la Ley Orgánica de Régimen
Municipal del Venezuela, del 1978, suppose
un avanzamento considerevole nel regolare i cabildos
aperti, dove si trattano le materie che gli abitanti hanno sollecitato
previamente, nel riconoscere l’iniziativa popolare municipale per presentare
progetti di Ordinanze, con l’appoggio di 1000 elettori residenti, e perfino
sollecitare la riconsiderazione nel periodo di 6 mesi, di Ordinanze già approvate
che non siano di carattere tributario.
I cittadini potevano promuovere la perdita di investitura
di un concejal (consigliere), di
fronte alla Corte Suprema di Giustizia. I meccanismi di partecipazione
cittadina in temi di urbanismo e protezione della proprietà municipale erano
ampi e garanti.
Allo stesso modo, la Costituzione
brasiliana del 1988, regola l’iniziativa popolare di progetti di legge di
interesse specifico del municipio, della città o dei quartieri (un 5%
dell’elettorato)[5].
La Ley
de Bases del Régimen Local, in Spagna, permette i regolamenti di
partecipazione cittadina nei quartieri delle città e la presenza delle
organizzazioni sociali e degli abitanti nei Consigli dei Distretti.
Il 17 luglio del 1998. il
governo spagnolo approvò
vari progetti legislativi con il
titolo “Misure per lo sviluppo del governo locale”, risultato di una negoziazione con la Federación Española de
Municipios y Provincias [‘Federazione
Spagnola di Municipi e Province’] che includono misure per il rafforzamento
della democrazia locale[6].
Tra queste misure se ne incorporano alcune costituzionali in difesa
dell’autonomia locale, e altre politiche per rafforzare il governo locale. La Legge Organica del Tribunale Costituzionale si riformò per permettere l’accesso
diretto degli Enti Locali al Tribunale Costituzionale, in difesa dell’autonomia che la Costituzione riconosce a
loro.
Si
pretende che la giurisprudenza costituzionale conceda contenuto al concetto di
garanzia istituzionale dell’autonomia locale.
Si
riconosce la rappresentazione locale in organismi di assessoramento e di
pianificazione dello Stato (Consiglio Scolastico, Confederazioni Idrografiche,
eccetera.), o partecipazione in processi che riguardano il loro ambito (diritto di manifestazione, usi di
domini pubblici, programmi di opere
pubbliche di interesse generale).
Tra
le misure politiche si introduce la
questione di fiducia nel mondo locale,
si attribuisce al sindaco (alcalde), funzioni esecutive che erano
prima collettive e si rinforzano le misure di controllo politico da
esercitare da parte del Pleno, ossia
del consiglio in sessione plenaria.
Essendo
le misure anteriori importanti, è
nella segnalazione di priorità e nel
controllo degli investimenti, in città con risorse limitate e necessità gravi, dove
abbiamo potuto contemplare uno degli esempi più notevoli di accordo tra l’istituzione locale e la cittadinanza organizzata. Mi riferisco al caso della città di
Porto Alegre (2 milioni di abitanti), capitale dello Stato di Rio
Grande do Sul, in Brasile.
Dal
1989 si sono iniziate queste pratiche
che implicano un processo di cogestione fiscale tra il governo municipale e la
società civile, mediante la
mobilitazione delle associazioni comunitarie
e dei cittadini in generale in pro di
una partecipazione attiva della popolazione
nella elaborazione del Bilancio del Municipio e negli investimenti per i quartieri e per la totalità della città.
Questa
pratica riuscì a ostacolare la corruzione e il clientelismo politico e allo
stesso tempo permette che le spese pubbliche siano efficienti nel loro utilizzo
e correttamente usate in opere e azioni importanti per tutti i cittadini.
Dal suo inizio nel 1989 ha investito,
mediante questa metodologia, circa 1000 milioni di dollari (USA).
Il successo dell’esperienza è dimostrato
dalla crescente partecipazione popolare nel processo e dalla rielezione, in tre
occasioni, con più voti e percentuali, dei propulsori municipali iniziali, del
Partito del Lavoro.
Oggi, circa 70 municipi in Brasile stanno
applicando questo metodo di Bilancio partecipativo[7].
Il modello tedesco di esecuzione di competenze federali
da parte di organi degli stati regionali o Landers,
sotto controllo e ispezione federale, sarebbe perfettamente applicabile a
competenze regionali, Comunità Autonome o Dipartimenti che a loro volta
potessero essere delegabili o trasferibili ai municipi perché questi le eseguissero o applicassero nella misura
delle loro possibilità - con trasferimento delle risorse finanziarie
corrispondenti – sotto ispezione e controllo tanto di funzionari dei
Dipartimenti o Regioni e Comunità Autonome, come di quelli statali o federali[8].
Non esiste nessun meccanismo e struttura che funzioni se
non esiste la passione razionale e il sentimento comprensivo che li faccia
effettivamente funzionare.
Le abitudini culturali partecipative si radicano con il
tempo ma anche la sperimentazione partecipativa è una scuola di cittadinanza.
Da li, la necessità della Educación y aprendizaje para la libertad solidaria[9].
Una delle finalità
primordiali della socializzazione del bambino nella scuola, nei gruppi comunitari, è una interiorizzazione etica del
suo dovere di realizzare un servizio alla comunità - uno dei doveri
più degni e nobili insieme all’apprendimento delle tecniche di organizzazione fondamentali.
Bisogna concedere una assoluta
priorità al rinnovamento radicale della educazione per la
libertà solidale di fronte al principio del potere
intimidatorio dell’autorità dogmatica, dell’apprendimento nell’operare
comune emancipatore di maestri e alunni,
nel processo di una comprensione delle nostre
responsabilità condivise, dei nostri sforzi comuni, della nostra presa di coscienza sui problemi che ci
riguardano.
La storia degli uomini è la storia delle loro paure e dei
destinatari di queste paure. Paura dell’ignoto, del padre, del maestro o del
marito brutali, del capo dispotico; paura del dolore, dell’umiliazione e del
disprezzo; paura del castigo, della fame, della povertà, della morte - a volte,
perfino della vita -, della minaccia di un nemico - immaginario o reale -
sempre presente, e paura di quelli che vogliono difenderci dal nemico, facendoci
diventare il loro carnefice; paura dei nostri timori che ci fanno complici di
crimini di cittadini e concittadini ai quali non abbiamo il coraggio di
chiamare criminali quando agiscono come tali. Quanto avvilimento codardo esiste
in quel voltare la faccia da un’altra parte per non essere testimoni di qualche
ignominia!
Paura
della solitudine e dell’incomprensione; di esprimere sentimenti, idee, credenze
che vadano a rimbalzare in questa cupola di fanatismi
che ci copre e che diventano come armi lanciabili contro noi stessi.
Imparare
a resistere e a esorcizzare queste paure, ciò che ci fa provarle e anche
provocarle, è la finalità superiore di questa educazione
per la libertà solidale.
Dobbiamo
riscattare e stimolare le capacità diverse che ci sono in ognuno, ma da questa complessità differenziale che rifugge dalle
omogeneità gregarie, dobbiamo stimolare abitudini
di cooperazione, di appoggio mutuo, invece
della comparazione aggressiva e della la competizione devastante.
Ma
non costruiamo tutti – inclusi i grandi solitari – con gli altri e per gli
altri?
L’energia
decisiva è l’intelligenza e la creatività umana, e specialmente queste devono essere favorite in questo
processo. Questa intelligenza e creatività sono, in sé, fonti inesauribili di
ricchezza e di patrimonio di tutti i popoli.
Segnale che nessuna capacità può essere sprecata, sconosciuta, per non mutilare
la pienezza del disegno umano. Prepariamo dunque i nostri giovani perché
possano imbarcarsi con Ulisse e i suoi “argonauti”, pieni di speranza, alla
ricerca di questa comunità dei liberi, nella Itaca lontana, ma raggiungibile.
Arganario
es un neologismo que inventé para definir a Ulises y sus compañeros en la
Odisea, simbolo de una forma de acción compartida y concertada en la búsqueda
de ese fin común de alcanzar el retorno a la añorada Ítaca y, al mismo tiempo,
crecer cada uno en su proyección personal diferenciada y ser un conjunto humano
cooperativo y solidario.
*******
Il
Patto Locale che propugniamo implica il superamento della sfiducia mutua tra
istituzioni e organizzazioni sociali, insieme al rispetto delle loro reciproche
autonomie e delle differenti legittimità di origine.
La
convivenza nell’analisi dei problemi, le difficoltà
concrete nella gestione, gli ostacoli di bilancio e burocratici permettono,
attraverso la partecipazione, un senso più realista dell’azione di governo e
opera come un antidoto contro la demagogia.
Dall’altra
parte, quella del funzionario, si deve smontare l’inerzia a porre difficoltà
all’amministrato o a considerarlo come una sistematica “spia” e perturbatore
dell’ordine amministrativo. Bisogna assumere la sfida di una gestione condivisa
che avvalori forme di cooperazione e complementarietà per raggiungere una
gestione efficace che favorisca tutti[10].
Per
raggiungere questo fine, le migliori tecniche nella legislazione e nella
gestione sono convenienti ma la cosa fondamentale è l’incremento di questa
coscienza cittadina partecipativa che ci trasforma in membri attivi della
comunità mediante l’esigenza etica del dovere civico come un obbligo distinto
che ci nobilita, formulata a partire dalla scuola, favorita nell’ambiente
familiare, auspicata sul piano del Diritto pubblico nel trasformare la
partecipazione cittadina nel mezzo fondamentale di apprendimento democratico,
mediante la trasparenza e l’onestà della gestione e l’efficacia nei servizi
sociali per la comunità.
[2] “Revista Iberoamericana de Autogestión y Acción Comunal”
(RIDAA), nº 33, INAUCO, Valencia, 1999.
[3] Al “gobierno de la desconfianza” [governo della
sfiducia], in queste relazioni tra eletti istituzionali e rappresentanti del
movimento cittadino, in questo caso, a Buenos Aires, si referisce Matias
Landau, in Política y participación ciudadana [‘Politica e partecipazione cittadina’], Editorial Miño y Dávila,
Buenos Aires, 2008.
[4] Si vede l’opera
collettiva che riunisce numerosi lavori, apportati
in una grande Conferenza
organizzata in Messico: Hacia un
Federalismo auténtico [‘Verso un
Federalismo autentico’], Guanajuato, México,
1995.
[5] Si veda Colomer Viadel, Antonio, Introducción a1 constitucionalismo
iberoamericano, Ed. Cultura Hispánica, Madrid, 1990. Specialmente il
capitolo II, “Participación política, democracia constitucional y democracia
representiva” e il punto 5.3. “La
acción vecinal y comunal”, pp. 170 e ss. C’è una seconda edizione, ampliata,
Editorial Trillas, México 2009.
[6] “El Pacto Local”,
Ministerio de Administraciones Públicas y la
FEMP, Madrid, 1999.
[7] “El Orçamento participativo en Pórto Alegre, Brasil” [‘Il
Bilancio participativo a Porto Alegre, Brasile’], di Alfredo de Jesus Dal Molim
Flores, RIDAA, n. 33, Valencia; 1999, pp. 98 e ss.
[8] Colomer Viadel, Antonio (coord.), “Alemania unificada. Sistema político-constitucional”
[‘Germania unificata. Sistema politico-costituzionale’], IVEI, Valencia, 1997. Si veda
il cap. VI,
“La distribución de competencias entre la
federación y los estados federados” di
C. Storini e R.
Martínez.
[9] Questo stesso titolo
corrisponde all’epigrafe 7 del “Manifiesto de los Argonarios”, incluso nel
saggio: Colomer Viadel, Antonio, El retorno de Ulises a la comunidad de los
libres [‘Il ritorno di Ulisse alla
comunità dei liberi’], Ed. Madre Tierra, Móstoles (Madrid), 1993.
[10] Colomer Viadel, Antonio: “Hacia una teoría de la
Administración Pública cooperativa” [‘Verso una teoria dell’Amministrazione
Pubblica cooperativa’], in Colomer Viadel, Antonio (coord.), La participación
en las Administaciones Públicas ¿cooperación o enfrentamiento? [‘La partecipazione nelle Amministrazioni Pubbliche,
cooperazione o scontro?’], Colección Amadís, Editorial de la UPV, Valencia
2004.