Nunzia Donadio
‘Documentum Supplicii’ e
‘Documentum criminis’
IL
CORPO DEL REO TRA PRECETTO E SANZIONE NEL MONDO ANTICO
L’ARTE
DEL DIRITTO
Collana diretta da Luigi Garofalo
34
Napoli, jovene, 2017
X-300 pp.
ISBN 978-88-243-2463-2
INDICE SOMMARIO
CAPITOLO PRIMO
‘MORS
REI’ E DIFESA DAI ‘MALI HOMINES’
1. Il
ricorso alla pena di morte nel mondo romano
1
2. Le
forme di ‘difesa della comunità’ dall’atrox et famosa persona
7
3. Le
alternative all'uccisione del reo: facultas exiliandi, esilio forzoso, relegatio e
deportatio, appellatio ad
Caesarem
23
4. La
‘politica criminale dell’emergenza’ a Roma nella fase delle
guerre civili
33
5. Poena capitis e supplicium ultimum
52
6. Il
giudizio degli storici antichi
65
7. Il
corpo del suppliziato come veicolo di un messaggio ‘deterrente’ e
‘precettivo’
68
8. Lo
spettacolo del dolore tra dissuasione dal crimine e catarsi dall’impeto
collettivo alla vendetta indiscriminata
70
CAPITOLO SECONDO
ESECUZIONI CAPITALI
PER ATTI ‘ERVERSIVI’ DI EQUILIBRI DI POTERE
TRA ROMA E
CITTÀ ALLEATE
1. Adfectatio regni e securi percussio: cenni
75
2. La
scure che divelle, con il caput rei, l’ideazione del progetto
‘sovversivo’
87
3. Lo squartamento di Mèttio Fufèzio e la
violazione della fides verso i Romani
91
4. La motivazione di Tullo Ostilio alla truce esecuzione del
dux Albanorum
105
5. Pene corporali e ‘tutela’ degli equilibri
politico militari tra civitates foederatae
110
6. La morte di Turno Erdonio: un castigo emblematico per
‘soffocare’ il dissenso
112
CAPITOLO TERZO
IL TRATTAMENTO DEL
COLPEVOLE NEI SUPPLIZI CAPITALI
IN ALTRE
SOCIETÀ ANTICHE
1. Osservazioni
preliminari
123
2. Cambise
II di Persia fa scannare e scuoiare un giudice corrotto
125
3. La
versione del castigo di Sisamne tràdita da Valerio Massimo
133
4. Pene infamanti e isolamento sociale del reo nella Persia
degli Achemenidi: il caso di Arbace
136
5. Castighi cruenti alla corte di Artaserse II, tra
repressione criminale e vendetta privata
140
6. La punizione di Masabate
149
7. Palpebre recise e occhi perennemente sbarrati al sole: il
supplizio di Attilio Regolo
153
8. La
fine di Regolo nella tradizione storiografica e letteraria antica
163
9. Un'insolita esecuzione capitale nell'Egitto tolemaico:
Cleopatra sperimenta veneficia letali sui condannati a morte
183
CAPITOLO QUARTO
‘SUPPLICIA’
IN CAMPO E ‘CORPUS MILITIS’
1. La
morte ‘sub crate’ per ignavi, inbelli e corpore
infames, presso popolazioni
germaniche
189
2. Il
valore simbolico delle mutilazioni sul corpus
militis’: soldati gallici privati delle mani per ordine di Cesare
193
3. La punizione di un
transfuga alla corte di Artaserse II di Persia
198
4. La feroce repressione in castris di Postumio
Regillense: ancora sulla ‘pena del graticcio’
204
CAPITOLO QUINTO
‘CORPORA INIMICORUM’
E REPRESSIONE DEL DISSENSO IN ETA TIBERIANA
1. Crimina e potere imperiale: l’esperienza di Tiberio
213
2. Forme di soppressione fisica ed emarginazione sociale
degli avversari politici
226
3. La
colpa di Clutorio Prisco
228
4. Il
caso di Lucio Calpurnio Pisone
234
5. L’accusa contro Mamerco Scauro e il suicidio
precedente alla condanna
241
6. La
testimonianza di Svetonio
246
7. Lo strangolamento per lesa maestà e la tacita
repressione del dissenso
248
Considerazioni conclusive
255
Abstract
259
Indice degli autori
265
Indice delle fonti
273
Seconda e terza di copertina
Il libro
prende avvio da Foucault – è il primo autore citato in nota — da cui assume la
varietà e la ricchezza dei registri con i quali avvicinare un tema
centrale del diritto e della società antica quale la pena capitale e le
sanzioni corporali più gravi comminabili dalla potestà punitiva
pubblica.
In un primo, ampio
capitolo dell’indagine vengono trattati alcuni punti cruciali: la
complessità derivante dalla ‘longue durée’
dell’esperienza giuridica romana (complessità che implica
l’arrestarsi sulla soglia del tardo antico); la rarità, con
l’eccezione del periodo delle guerre civili, dell'impiego di tali pene,
che in realtà convivono con la possibilità di soluzioni alternative
che non comportano conseguenze così definitive o totalizzanti, sia per
l'accusato sia per i suoi familiari (importante per questi ultimi il ricorso
dell’accusato al suicidio per evitare la condanna);
l’individuazione della categoria dei mali homines che, per comportamenti ed indole,
sono un pericolo per la collettività; infine, un sistema di pene
nel suo insieme crudele per le modalità della loro attuazione.
All'interno di
questa realtà l’autrice individua una serie di contesti e casi
esemplari nei quali il corpo del condannato si pone come veicolo di una duplice
intenzione comunicativa (documentum supplicii e documentum criminis): un messaggio cioè che era
al contempo ‘dissuasivo-deterrente’ e ‘precettivo’, in
particolare con la ricercata simmetria tra la modalità dell'esecuzione
sul corpo e il contenuto dell’azione sanzionata; un messaggio ricorrente
in modo frequente soprattutto quando il comportamento che si voleva punire non
avesse ricevuto fino a quel momento una regolamentazione precisa.
Con questa
specifica prospettiva vengono indagati – con originale lettura delle
fonti – situazioni e personaggi assai diversi, non solo romani, a
testimonianza di una prassi diffusa nell’antichità. Ed è intuitivo che luoghi
privilegiati di una tale intenzione comunicativa siano le relazioni
internazionali (in particolare di Roma con le città alleate), l'ordinamento
militare, i momenti di scontro per il potere. Se si guarda a Roma, la ricerca
spazia dalle origini fino agli inizi del principato, soffermandosi per ogni
ambito su vicende e personaggi emblematici ai fini dell'indagine: gli atti
eversivi di equilibri di potere tra Roma e città alleate vengono
esemplificati con lo squartamento di Mettio Fufezio e l'uccisione per
annegamento di Tullio Erdonio; in campo militare, accanto al taglio delle mani
dei soldati ordinato da Cesare in Gallia ed alla repressione feroce di una
sedizione militare romana da parte di Postumio Regillense, vengono analizzati
gli usi delle popolazioni germaniche e in Persia; infine, la repressione in
età Liberiana, con le vicende di Clutorio Prisco, L. Calpurnio Pisone e
Mamerco Scauro. Un’attenzione specifica è prestata ai supplizi capitali in altre società
antiche, con narrazioni che possono essere assunte come esemplari, talvolta
anche in ragione della tradizionale notorietà dei protagonisti (gli
Achemenidi in Persia, Attilio Regolo a Cartagine, Cleopatra).
Sono storie
spesso di grande crudeltà, nelle quali l'autrice rintraccia motivazioni
complesse che però sono sempre riconducibili alla volontà dei
detentori del potere di utilizzare lo strazio del corpo umano al fine di
comunicare un loro messaggio nel modo più univoco possibile. Ed anche la
nostra realtà contemporanea purtroppo conosce bene quest’uso del
potere, nel diffuso utilizzo della tortura.
Leo
Peppe
Nunzia Donadio è ricercatrice di diritto romano e diritti
dell'antichità presso l’Università degli Studi di Milano,
dove insegna istituzioni di diritto romano e diritto romano progredito.
È autrice di due volumi (La
tutela del compratore tra ‘actiones aediliciae’ e ‘actio
empti’, 2004; 'Vadimonium' e ‘contendere in iure'.Tra
'certezza di tutela’ e ‘diritto alla difesa’, 2011), nonché
di numerosi articoli e saggi sul diritto romano