SARA LONGO
SENATUSCONSULTUM MACEDONIANUM
Interpretazione
e applicazione da Vespasiano a Giustiniano
UNIVERSITÀ
DI CATANIA
PUBBLICAZIONI
DELLA FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA
255
Torino,
Giappichelli Editore, 2012
XII-280
pp. – ISBN 978-88-34-8285-57
INDICE
SOMMARIO
CAPITOLO PRIMO
IL SENATUSCONSULTUM MACEDONIANUM E
LE SORTI DELLA DISPOSIZIONE SENATORIANELL’OTTICA DELLA DOTTRINA:
UNA”PARABOLA DISCENDENTE”
1.
Considerazioni
preliminari sulla datazione del provvedimento adottato dal senato
1
2. Rapporti
tra la ratio legis
sottesa al senatusconsultum Macedonianum,
così come tralaticiamente
individuata nella romanistica, e la condizione giuridico-patrimoniale
del filius familias
mutuatario
11
3. Il
grado di incidenza dell’attività di giurisprudenza e cancelleria
imperiale sulla concreta operatività della delibera senatoria, e lo
spirito della successiva legislazione gíustinianea
secondo il consolidato orientamento della dottrina
35
4. I
limiti della communis opinio
sulla pretesa “involuzione” del senatusconsultum
Macedonianum: necessità di una diversa prospettiva di indagine
42
CAPITOLO SECONDO
IL TESTO DEL SENATUSCONSULTUM MACEDONIANUM: PRESUPPOSTI OBIETTIVI E RISULTATI DEL
PROVVEDIMENTO ADOTTATO DAL SENATO
I
L’INTERPRETAZIONE DEI VERBA SENATUSCONSULTI
NELLA COMMUNIS OPINIO
1. D. 14.6.1 pr. e Theoph., Par. Inst. 4.7.7: mutua
pecunia erogata al figlio in potestate patris e predisposizione al parricidium, quale rapporto tra causa ed effetto
alla base della disposizione contenuta nel decretum
senatorio
49
2. Il nesso di causalità, nella visione della corrente
impostazione dottrinale, tra concessione di prestiti pecuniari in favore del filius familias e
rischio di attentati alla vita del pater. A) Il ventaglio di
interpretazioni suggerite per l'espressione «incertis
nominibus credere»
65
3. Segue.
B) Il comune modo d’intendere il diniego di azione, imposto dal
senato, nei confronti del mutuante deciso ad agire per la soddisfazione della
pretesa creditoria
78
II
L’INTERPRETAZIONE
DEI VERBA SENATUSCONSULTI NELLA GIUSTA
PROSPETTIVA
4. La effettiva portata del precetto senatorio «placere,
ne cui, qui filio familias mutuam pecuniam dedisset, etiam post mortem parentis eius, cuius in potestate fuisset, actio petitioque daretur»
85
5. Le incongruenze derivanti dalla communis
opinio tendente
ad identificare l’indebitamento
del filius mutuatario, e più in generale nella sua incapacità
patrimoniale, la causa prima del parricidium. A) I faenera
in mortem parentis
96
6. Segue. B) Gli altri
prestiti pecuniari accordati ai figli alieni iuris indipendentemente dalla previsione,
per l’esigibilità del credito, dell’estinzione della patria potestas cui era sottoposto il mutuatario
104
7. Proposta di una nuova lettura per spiegare l'obíettivo
del senato di colpire sul piano processuale
la disponibilità di aes alienum, vista
come causa sceleris
123
8. Segue. Il riscontro testuale nel coerente
atteggiamento della iurisprudentia
132
9. Il diverso significato da attribuire all’espressione «pecuniam
incertis nominibus credere» del testo normativo, alla luce del
corretto rapporto ex senatusconsulto Macedoniano tra dationes
mutuae pecuniae e potenziali parricidia, nonché in stretta
connessione con quest'ultimo
139
CAPITOLO TERZO
L’AMBITO DI OPERATIVITÀ DEL
DISPOSTO SENATORIO: APPORTO DI GIURISTI E CANCELLERIA IMPERIALE
1. L’attività giurisprudenziale
di interpretatio del senatusconsultum Macedonianum
nelle sue coordinate testuali: la demarcazione contrattuale di datio
mutuae pecuniae; la qualità di filius familias della
persona del mutuatario; il diniego di tutela processuale nei
confronti del mutuante
147
2. L'opera
capillare dei iuris prudentes volta
a tracciare ed esplicitare gli esatti confini degli incerta nomina, entro
i quali risultava miratamente circoscritta la concreta operatività della
delibera adottata dal senato. A) I prestiti pecuniari in favore del filius familias ritenuti
estranei alla sfera di azione del senatusconsultum, poiché suffragati
dall’approvazione dell’avente potestà
163
3. Segue. B) I prestiti pecuniari contratti
dal figlio in potestate patris nell’interesse dell'avente
potestà, o comunque collegati ad un vantaggio paterno
174
4. Segue. C) Gli
altri casi di mutua pecunia accordata al filius
familias,
rispetto ai quali il senatusconsultum
Macedonianum non trovava applicazione: analisi di
CI. 4.28.2 alla luce delle altre testimonianze rilevanti
182
CAPITOLO QUARTO
IL RUOLO DEL SENATUSCONSULTUM MACEDONIANUM
NELLA NORMATIVA DI GIUSTINIANO
1. Il
processo di graduale sfaldamento della patria potestas
e, più in generale, dell’originaria struttura patriarcale
della familia romana: la nuova
condizione giuridico-patrimoniale dei filii familias
197
2. Il grado di operatività del senatusconsultum
Macedonianum alla luce di I. 4.7.7
210
3. Le misure legislative introdotte da Giustiniano, espressione
della “vitalità” ancora persistente della disposizione
senatoria
214
4. Il
senatusconsultum Macedonianum
in rapporto all’acquisita capacità patrimoniale, nel diritto
giustinianeo, del filius in potestate patris.
Considerazioni finali
226
Bibliografia
235
Indice
degli Autori
263
Indice
delle fonti
271
Seconda e terza di copertina
Attraverso una rinnovata lettura delle fonti,
giuridiche e letterarie, in tema di senatusconsultum
Macedonianum, vengono messi in discussione i punti cardine su cui poggia
l'interpretazione attribuita nella communis
opinio al provvedimento vespasianeo,
a cominciare dalle motivazioni concordemente ritenute sottese alla disposizione
dei patres. Un'attenta analisi
esegetica dei verba senatusconsulti, come riferiti-da
Ulpiano in D. 14.6.1 pr., mentre porta ad escludere
il tralaticio convincimento che a spingere il senato
ad intervenire con il suo consultum sarebbe
stato l'indebitamento della persona del mutuatario, permette al tempo stesso di
individuare un diverso nesso di causalità tra erogazione di prestiti
pecuniari e rischio di parricidium. Sulla
base di ciò, viene ribaltata la comune visione circa le sorti del senatusconsultum Macedonianum che,
già all'indomani della sua emanazione, avrebbe percorso una
"parabola discendente”. L'intensa e capillare opera di interpretatio dei giuristi classici –
in costante sinergia con la cancelleria imperiale – lungi dall'essere
finalizzata a restringere l'ambito di operatività della delibera
senatoria, si configura per contro quale esercizio di esplicitazione e decantazione del regime di applicazione del
dettato normativo, nel pieno rispetto della sua ratio
legis. Una
prospettiva che si mantiene inalterata nella legislazione giustinianea, dove il
senatusconsultum Macedonianum, tutt'altro che norma "annichilita",
appare, per effetto dei provvedimenti adottati in materia da Giustiniano, in armonia
con il nuovo scenario normativo di autonomia patrimoniale che contraddistingue la condizione
giuridica dei sottoposti.
SARA LONGO è professore associato di Diritto
romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli
Studi di Catania ove insegna, altresì, Storia del diritto romano.
È autrice di vari saggi, pubblicati in raccolte di studi e riviste
internazionali, in tema di debitum servi e naturalis obligatio,
nonché su altre
tematiche del diritto privato romano, quali la familia
e la condizione giuridica dei suoi componenti,
l'usufrutto, la locatio-conductio e l'emptio-venditio. Per questa collana ha pubblicato la monografia "Filius familias se obligat?
Il problema: della capacità patrimoniale dei filii
familias" (Giuffrè - Milano,
2003).
Fa parte della segreteria di redazione di IURA, Rivista internazionale di Diritto romano e antico, ed è membro del Collegio dei Docenti del Dottorato di ricerca in "Diritto romano e Diritto pubblico interno sovranazionale".