Luca Fezzi
Il rimpianto di Roma
Res publica, libertà ‘neoromane’e Benjamin Constant,
agli inizi del terzo
millennio
Studi sul Mondo Antico
STUSMA
2
LE MONNIER
UNIVERSITÀ
FIRENZE 2012, X-182 pp.
ISBN 978-88-00-74429-4
INDICE
Introduzione
VII
RES PUBLICA,
‘LIBERTÀ’ DEI ROMANI E CONSTANT,
NEL NUOVO MILLENNIO
Capitolo 1. Interpretazioni della res publica romana e crisi delle
categorie politiche
3
Capitolo 2. La critica ‘neoromana’ della
‘libertà’
9
Capitolo 3. Res publica e
‘libertà’ dei romani nel Discours
16
Capitolo 4. Distinzioni nuove? Critica alla res publica e alla
‘libertà’ dei romani nel pensiero politico, prima e dopo il Discours
26
Capitolo 5. L’ ‘altro’ Constant
e la sua ‘riscoperta’, nella critica più recente
54
Capitolo 6. Il Discours, gli studi sul mondo antico e la res publica
59
GENESI DEL DISCOURS
E CONFERME SUCCESSIVE:
LA RES
PUBLICA E LA
‘LIBERTÀ’ DEI ROMANI NEL PENSIERO POLITICO DI CONSTANT
Capitolo 1. Res publica negli
scritti ‘repubblicani’
79
Capitolo 2. La res publica
negli inediti dell’allontanamento dalla politica
94
Capitolo 3. La res publica, dal ritorno alla politica al Discours
114
Capitolo 4. Dopo il Discours
127
CONCLUSIONI
Conclusioni
139
Abbreviazioni bibliografiche
147
Indice dei nomi
179
Quarta di copertina
«Non si può fare a meno di
rimpiangere i tempi in cui laterra era coperta da
popolazioni numerose e vivaci, in cui gli uomini si agitavano e si esercitavano
in ogni senso entro un ambito proporzionato alle loro forze. L'autorità
non aveva bisogno di essere severa per farsi obbedire; la libertà poteva
essere burrascosa senza cadere nell’anarchia; l’eloquenza dominava
gli spiriti e commuoveva gli animi; la gloria era alla portata del talento che,
lottando contro la mediocrità, non era sommerso dai flutti di una
moltitudine greve e incalcolabile. [...] Questo tempo non esiste
più». (Benjamin Constant)
Seconda e terza di copertina
Il rimpianto di Roma
Rimpiangere la res
publica, tornare a Roma. In questo, alla fine del
secondo millennio, gli studi antichistici e quelli teorico-politici sembrano
trovare una convergenza. Se Fergus Millar evidenzia gli elementi ‘democratici’
della tarda repubblica, Philip Pettit e Quentin Skinner individuano una libertà 'neoromana', ideale
civico applicabile anche al presente. Ciò si scontra, per molti versi,
con la ‘cesura’ tra antichità e modernità politica,
fatta spesso coincidere con il celebre discorso di Benjamin Constant
sulla Libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni (1819). A ben guardare, però, il padre
svizzero del liberalismo costituzionale si concentra soprattutto sulla Grecia,
scissa tra la ‘quasi moderna’ Atene e l’arretrata Sparta. E
Roma? È su questo che il presente volume indaga, prendendo anche in
considerazione i più recenti dibattiti nell’antichistica e nella
teoria politica, punti di riferimento sono il pensiero di Constant,
a sua volta oggetto di reinterpretazione, e le sue innumerevoli
‘ricadute’.
Luca Fezzi
(Lavagna, 1974) è ricercatore in Storia romana presso
l’Università degli Studi di Padova, consulente del Centro di Studi
sulla Fortuna dell'Antico «Emanuele
Narducci» di Sestri Levante e membro scientifico della Société Internatinnale
des Amis de Cicéron. Formatosi presso la Scuola Normale Superiore di Pisa e l'Università di Pisa, vincitore di
una borsa Alexander von Humboldt, ha scritto numerosi
articoli specialistici, occupandosi di storia, diritto ed epigrafia greci e romani, di storia moderna, di storiografia novecentesca su Roma
antica, nonché di politica (tra 'modelli' classici e
contemporaneità). Per la Le Monnier ha
già pubblicato, nel 2003, Falsificazione di documenti pubblici nella
Roma tardorepubblicana (133-31 a.C.); è stato
inoltre autore de Il tribuno Clodio (Laterza, Roma-Bari, 2008).