L’Insegnamento
delle Istituzioni di Giustiniano nella Cina Odierna *
Università
di Xiamen
SOMMARIO: 1. La situazione dell’uso dei
manuali di diritto romano prima della traduzione in cinese delle Istituzioni di
Giustiniano. – 2. L’uso
delle Istituzioni di Giustiniano quale manuale: metodo e ambito di applicazione. – 3. L’importanza
dell’uso delle Istituzioni di Giustiniano quale manuale di diritto romano.
Il più antico ricordo del
diritto romano nelle fonti cinesi è rappresentato da un rapporto di cinque
ministri, inviati dal governo della Dinastia Qing, ad investigare i sistemi
giuridici dei paesi occidentali. Il 9 maggio 1906, Zaize e i suoi colleghi dicevano,
nel rapporto di inchiesta sulla situazione generale relativa alla Francia, che:
«Le politiche dei paesi europei derivano principalmente dal regime antico del
popolo romano, quindi le persone che parlano delle scienze politiche e del
diritto devono parlare prima di Roma, così come gli studiosi cinesi devono
ammirare la dinastia Zhou e prima la dinastia Qin ... la Francia è vicina a
Roma geograficamente e ha ereditato le ricchezze romane della scienza politica
e della giurisprudenza. Inoltre ebbe Napoleone I che, con grande talento e
audace strategia, e con le sue qualità di forte volizione e ferocia, sistemò i
confini delle cose umane e stabilì personalmente le leggi necessarie alla
fondazione dello stato e al governo del popolo, che dividevano chiaramente i
diritti privati e i poteri pubblici, le competenze superiori e quelle
inferiori»[1]. Questo rapporto confermava la posizione
del diritto romano come diritto d’origine nei vari paesi europei moderni,
nonché la posizione della Francia come erede di primo ordine del diritto
romano. Ciò spiega perché quando si stabilì il corso di diritto romano nella
prima Università della Cina, si ingaggiarono professori francesi come
responsabili del corso. Da qui in poi, più di 50 università, come l’Università
di Yanjing, l’Università di Qinghua, l’Università di Chaoyang, l’Università di
Dongwu, l’Università di Xiamen, l’Università di Wuhan, l’Università di Hunan,
etc., hanno tutte inserito il diritto romano nell’elenco dei corsi obbligatori.
Mi manca un rapporto dettagliato sui manuali adottati da esse, i rapporti
frammentari ci fanno sapere che in alcune si utilizzavano i manuali di origine
tedesca (ad esempio la Scuola Centrale della Politica), in altre si
utilizzavano i manuali di origine belga(ad
esempio, il manuale di diritto romano di Chen Chaobi, che era un manuale
universitario autorizzato dal Ministero dell’Istruzione del tempo), in altre si
utilizzavano manuali di origine giapponese (ad esempio, da parte di molte
scuole di giurisprudenza e di scienze politiche), e qualche altra utilizzava
manuali di origine statunitense, come, ad esempio, quello di Qiu Hanping che
circolava nell’Università di Dongwu.
In Cina,
dopo il 1949, nessuno ha elaborato manuali di diritto romano fino agli anni 80
del secolo scorso. Nel novembre 1982, fu pubblicato Fondamenti di Diritto Romano, del Prof. Jiangping, un libretto di
148 pagine, che organizzava tutte le materie del diritto romano secondo il
sistema pandettistico, di cui si dice che sia stato influenzato profondamente
dal manuale di diritto romano di N.B. Novitski. Nell'anno successivo, si
pubblicò un manuale uniforme di diritto romano, di 378 pagine, disposto dal
Ministero di Giustizia per tutte le università ad esso appartenenti, elaborato
da tre professori, Zhounan, Wu Wenhan[2] e Xie Bangyu, che si basava sul manoscritto del Prof.
Xie Bangyu composto per gli studenti dell'Università di Pechino. Anche questo
manuale organizzava le materie del diritto romano secondo il sistema delle
pandette, ma possedeva un taglio troppo moderno, in cui si manifestava la
volontà degli autori di assimilare il diritto romano alla ideologia socialista.
Nel giugno 1987, il Prof. Jiangping ampliò questo manuale con la collaborazione
del Prof. Mijian, aumentandolo a 397 pagine. Nello stesso tempo, nell’Università
di Anhui si decise di sistemare i manoscritti di diritto romano del Prof.
Zhounan, attraverso l’organizzazione di un gruppo di lavoro. Dopo gli sforzi,
durati diversi anni, di tale gruppo, fu pubblicato nel 1994 il Trattato Originale di Diritto Romano,
che divenne presto la più autorevole opera di diritto romano in Cina, citato
molto spesso.
La pubblicazione della
traduzione in cinese di Zhang Qitai delle Istituzioni di Giustiniano, nel 1989,
ha portato l’insegnamento del diritto romano in Cina in una nuova fase. In quel
periodo, ero un dottorando dell’Istituto di ricerche di giurisprudenza
dell’Accademia delle scienze sociali della Cina, e fui chiamato ad insegnare il
diritto romano all’Università della Cina, per le scienze politiche e la
giurisprudenza, non essendovi docenti della materia. Allora utilizzai la
traduzione di Zhang Qitai come manuale per il corso, perché conosco bene questo
libro, infatti l’avevo tradotto in cinese seguendo la traduzione inglese di
J.B. Moyle, nel 1985, quando ero studente post-lauream,
per il master. Tale scelta, che mi
sembrava eventuale, ebbe grande importanza nella storia dell’insegnamento del
diritto romano, poiché, per la prima volta, un docente utilizzò una fonte come
manuale del corso di diritto romano. Da quel momento in poi, io ho sempre
utilizzato questo libro come manuale, sia in qualità di professore
dell’Università Sud-Centrale di Scienze politiche e di Giurisprudenza, sia in
qualità di professore dell’Università di Xiamen, sia per gli studenti del corso
di laurea, che per gli studenti di post-lauream.
Inoltre, con l’aiuto del romanista italiano, Aldo Petrucci, e dello sinologo,
Giuseppe Terracina, ho tradotto nuovamente le Istituzioni di Giustiniano in
cinese, secondo il testo latino, durante il mio soggiorno accademico in Italia
dal 1994 al 1997. Il risultato del lavoro fu pubblicato in due lingue (testo
latino e testo cinese a fronte) nel 1998 dalla Casa editrice dell’Università
della Cina per le Scienze politiche e la Giurisprudenza. Nel 2005, la stessa
Casa editrice ne ha pubblicato una edizione revisionata. Quindi, dal 1998,
utilizzo la mia traduzione delle Istituzioni di Giustiniano come manuale per i
miei studenti, poiché è basata sul latino e ha una versione bilingue.
Nei primi anni, il mio metodo
pedagogico è il seguente: chiamavo ogni studente, secondo l’ordine dei loro
posti, a sintetizzare i contenuti di ogni passo delle Istituzioni di
Giustiniano, poi correggevo gli errori e completavo le sintesi non complete.
Dal punto di vista odierno, tale metodo ha le sue mancanze: in primo luogo,
l’insufficienza di tempo, ho 32 ore di insegnamento per questo corso, a fronte
di 830 passi da analizzare, comportava così che non si analizzassero mai le
Istituzioni completamente. Un anno siamo riusciti ad arrivare sino al terzo
libro, e questo rappresenta un ottimo risultato nella mia esperienza di
insegnamento delle Istituzioni. In altri anni, arrivati alla fine del secondo
libro, il semestre era finito. In secondo luogo, a causa della profondità dei
contenuti delle Istituzioni; da un punto di vista superficiale, le regole
incarnate nei passi delle Istituzioni sono facili da capire, ma si può scoprire
la loro profondità se le si indaga attentamente, così si supererà la capacità
degli studenti nel commentarle.
Ho fatto un cambiamento a
partire dal 2009, innanzitutto sostituendo i miei commenti a quelli degli
studenti, si è potuto risparmiare del tempo. Inoltre, non faccio i commenti
passo per passo, ma tema per tema, così che si possano toccare i passi
principali e più importanti delle Istituzioni, abbandonando l’idea di
analizzare tutti i passi in un semestre di insegnamento. Tale revisione ha
avuto un buon effetto: ho commentato tutti i quattro libri per la prima volta
nel 2009 e i miei commenti in questo corso sono stati finalmente raccolti nel
mio libro Commentarius ad Institutiones
Iustiniani, che è stato pubblicato dalla Casa editrice dell’Università di
Pechino, nel 2011.
Divido le Istituzioni di
Giustiniano in 18 temi come segue. Ogni tema occupa una settimana del semestre.
Quando insegno questo libro agli studenti del corso di laurea, ogni settimana
del semestre è composta da due ore. Invece, se insegno la stessa materia agli
studenti post-lauream, ogni settimana
del semestre è composta da tre ore.
Lezione prima: Introduzione nella
quale faccio una breve narrazione di storia romana e di storia del diritto
romano, e in questa lezione non commento nessun passo delle Istituzioni.
Lezione seconda:
Principi di diritto romano (riguarda i titoli 1-2 del primo libro).
Lezione terza: Status libertatis (riguarda i titoli 3-8 del primo libro).
Lezione quarta: Status familiae (riguarda
i titoli 9-15 del primo libro).
Lezione quinta: Tutela (riguarda i titoli 13-26 del primo libro).
Lezione sesta: L’istituto della capitis deminutio e l’ottica
privatistica delle Istituzioni (riguarda il titolo 16 del primo libro).
Lezione settima:
Diritto delle cose (riguarda i titoli 1-6 del secondo libro).
Lezione ottava: Modi di acquisto della
proprietà (riguarda il dodicesimo passo del titolo 1-titolo 9 del secondo
libro).
Lezione nona: Diritto testamentario
(riguarda i titoli 10-19, più il titolo 25 del secondo libro).
Lezione decima: Legati (riguarda i
titoli 20-24 del secondo libro).
Lezione undicesima:
Successione legittima (riguarda i titoli 1-9 del terzo libro).
Lezione duodecima:
Diritto sulle altre successioni (riguarda i titoli 10-12 del terzo libro).
Lezione tredicesima:
Diritto delle obbligazioni, parte generale (riguarda i titoli 13-22, più i
titoli 28-29 del terzo libro).
Lezione quattordicesima:
Diritto contrattuale (riguarda i titoli 23-26 del terzo libro).
Lezione quindicesima: Diritto
delle obbligazioni (riguarda il titolo 27 del terzo libro e i titoli 1-5 del
quarto libro).
Lezione sedicesima:
Diritto processuale (riguarda i titoli 6-14 del quarto libro).
Lezione diciassettesima:
Diritto della giustizia amministrativa (riguarda i titoli 15-17 del quarto
libro).
Lezione diciottesima:
Diritto criminale (riguarda il titolo 18 del quarto libro).
Il semestre cinese include 18 settimane, avrei voluto
fare una lezione alla settimana, però, a causa dei giorni di festa e degli
esami, posso di solito impartire 16 lezioni su 18. Le due lezioni che non
commento vengono studiate dagli studenti da soli. Il metodo di esame che adotto
è quello scritto, con il permesso per gli studenti di consultare tutti i libri,
ciò significa che gli studenti possono portare qualsiasi materiale nell’aula
d’esame per consultarlo, ma non possono discutere tra loro. Il fine del nostro
corso non è verificare la capacità mnemonica degli studenti, ma la loro abilità
di comprendere quanto loro spiegato, considerando l’esame come una rilettura
delle Istituzioni da parte degli studenti. Sebbene non abbia chiesto agli
studenti che hanno scelto il mio corso di frequentarlo, di solito gli studenti
che non l’hanno frequentato non riescono a superare l’esame poiché non tutti i
temi di cui ho parlato durante le lezioni sono presenti nel manuale.
Questo mio metodo didattico determina un alto profilo dei
docenti, ma le università della Cina che lo hanno adoperato sono poche. Oltre
all’Università di Xiamen, un’altra università che lo ha adottato è l’Università
di Jiangxi di Finanza ed Economia, la cui docente di diritto romano ha
frequentato il mio corso di perfezionamento di diritto romano sotto la mia
guida, e ha così imparato il mio metodo. Per inciso, a causa della complessità
del mio metodo, quasi ogni anno accolgo insegnanti provenienti da altre
università, per frequentare il mio corso, i quali studiano le Istituzioni di
Giustiniano insieme ai miei studenti. Quest’anno, sta facendo così una docente
di Medicina dell’Università del Sud Jiangxi, e, ho saputo di recente, che ci
sono due gruppi di lettura a Pechino che studiano il mio Commentarius ad Institutiones Iustiniani. Uno appartiene
all’Università del popolo ed è composto da tre membri (professori e studenti),
l’altro è dell’Istituto della Cina delle Scienze Politiche per la Gioventù,
composto da 10 membri, che si possono considerare come studenti che utilizzano
le Istituzioni come loro manuale di diritto romano.
Attualmente il numero delle Università della Cina che
adoperano le Istituzioni di Giustiniano come manuale di diritto romano ancora
non è molto alto, ma, in virtù della ragionevolezza di tale metodo, ci si può
aspettare che tale numero aumenti sempre di più nel prossimo futuro.
L’incontro dei romanisti cinesi con i colleghi italiani
del 1989 rappresenta una svolta per l’insegnamento del diritto romano in Cina,
che ha causato una trasformazione nello studio che è passato da un approccio di
seconda mano a uno diretto. In origine, l'insegnamento del diritto romano in
Cina non si basava sulle fonti, giuridiche e letterarie, ma si basava sulle
opere di diritto romano degli studiosi francesi, belgi e giapponesi; inoltre
nessun romanista cinese ha mai studiato e indagato il diritto romano nel paese
natale di tale diritto, cioè Italia. Successivamente, tale situazione è
cambiata, gli studiosi cinesi hanno iniziato a studiare il diritto romano sulla
base delle fonti e nel suo paese natale. Grazie all’aumentata accessibilità
alle fonti, i giovani studiosi si abituano ad utilizzare il metodo didattico di
esegesi, usando le Istituzioni di Giustiniano come manuale del corso. Pertanto,
se il metodo di insegnamento del diritto romano nel passato si basava sulla
deduzione, il metodo utilizzato attualmente è induttivo.
In virtù dell’aumento
dell’accessibilità alle fonti, io e dei giovani studiosi abbiamo adoperato le
Istituzioni di Giustiniano quale manuale del corso di diritto romano, affinché
diminuisse la contaminazione del diritto romano da parte di visioni moderne.
Infatti, poiché le Istituzioni di Giustiniano erano un manuale elementare di
Roma antica per gli studenti delle scuole giuridiche, sono strutturate molto
bene, in quanto coprono tutti i contenuti presenti nei voluminosi Digesta, in uno spazio di sedicimila
caratteri cinesi. Così possiamo conoscere i voluminosi Digesta tramite questo libretto. In tal modo, la scelta di utilizzo
delle Istituzioni di Giustiniano come manuale del corso di diritto romano
rappresenta un metodo economico per studiare il diritto romano.
Il diritto romano ha una storia
lunghissima che copre un arco di 2206 anni se si calcola dalla fondazione
dell’Urbe (753 a.C.) alla caduta di
Costantinopoli. Mentre è un arco di 926 anni se si calcola dalla promulgazione
della Legge delle XII Tavole (450 a.C.) alla caduta dell’Impero occidentale
romano (476 d.C.). In una storia così lunga, gli antichi romani ci hanno
lasciato soltanto 4 testi giuridici completi. Il primo è la Legge delle XII
Tavole; il secondo sono i Topica di
Cicerone; il terzo sono le Istituzioni di Gaio; il quarto sono le Istituzioni
di Giustiniano. Questi testi rappresentano rispettivamente le fisionomie del
diritto in epoca arcaica, in quella pre-classica, in quella classica e in
quella post-classica. Indagare l’evoluzione di un istituto in questi quattro
testi è come scorrere la microstoria del diritto romano. Quindi uno studio di
questi quattro testi rappresenta il metodo con il quale si può conoscere il
diritto romano velocemente e senza interferenza degli interpreti. Perciò io
suggerisco sempre tale metodo ai miei studenti, e una attuazione pratica di
questo metodo è adottare le Istituzioni di Giustiniano come manuale del corso
di diritto romano.
* Xu Guodong è professore ordinario e direttore
dell’Istituto di Ricerca di Diritto Romano presso la Facoltà di Giurisprudenza
dell’Università di Xiamen.
[La traduzione italiana è stata revisionata dalla
dott.ssa Stefania Fusco (Università di Sassari), componente della segreteria di
redazione di Diritto @ Storia]
[1] Archivio di Documentazione storica sul costituzionalismo
della fine della Dinastia Qing, primo
tomo, La Casa Editrice della Cina, 1984, 14.