Abstract (inglese) e Riassunto (italiano) della monografia: I* LEONIDOVNA MA*K, Rimskie drevnosti po Avlu Gelliò:
istorià, pravo - Moskva, Argamak, 2012 – 336 S. ISBN
978-5-905554-22-3
Università Statale
di Mosca “M.V. Lomonosov”
Abstract
& Riassunto
Sommario: 1. Abstract. – 2. Riassunto.
This book is a study of historical sources. Although
Aulus Gellius was a broadly educated rhetor rather than a historian, the Attic
Nights contains a great deal of material on historical issues. To assess
the material requires that the quality of Gellius' primary sources be
evaluated. Dating from the 19th century at the latest, antecedent historiography
took account of all source information used by Gellius, including concerning
history in general. Nowadays, there is an appreciably increased source base,
especially with respect to early Rome, a period of particular interest to us.
Therefore, we have focused our attention on Gellius' primary sources on the
earliest Roman history, the Kingdom and the Republic until the time of the
Gracchi.
We adhere to the scientific principles of source
studies. First, we recognize that their goal is to establish how reliable and
complete the information on the chosen subject is. Second, we beliewe that this
can be achieved solely by the comprehensive use of all available sources – not
only those related to extremely important narrative tradition, but also other types
and kinds of source information, i.e. historical artifacts, including the fine
arts, epigraphic, linguistic, ethnographic, and other material.
In this connection, we would like to give an overview
of some recent discoveries found from the mid-20th century up to now. These
include excavations of huts on Palatine dating back to the mid-8th century
B.C.; the defensive wall and, consequently, the pomoerium of Romulus'
City discovered in the 1980s; and the re-discovery of the Lupercal, whose
location was lost after the 16th century (P. Romanelli; A. Carandini, P. Carafa
etc). Those efforts were accompanied by studying and identifying the remnants
of ancient cities of Latium, including Gabii (M. Bietti Sestieri). Successful
discoveries were made by archeologists employing natural science methods and,
especialiy, advanced technology such as electromagnetic GPR able to detect even
small remains of subsurface objects at an immense depth. Exceptional progress
in studying Roman antiquities is due to linguistic research, the finding of
inscriptions, and deep insight into the texts of antic authors; primarily
Livius, Dionysius, and others, on the part of outstanding scientists (E.
Peruzzi, F. De Martino etc). Taking all of this into consideration, we first
turned to Gellius' primary sources in the form of annalists' writings and, upon
comparing the author's data with the above-mentioned discoveries, became
convinced that his description of early Rome was, in substance, credible. In
addition, we sorted out and analyzed remnants of priests' writings, canons,
obligatory formulas, and prayers, and classified this material according to the
evidence hierarchy suggested by F. Sini. These are authentic texts, their
copies, or their credible renderings primarily by Roman legal scholars, often
by priests. Additionally, Gellius' primary sources for the Attic Nights included
senatus consulta and edicta magistratuum, which are documentary material and consequently
guarantee that the Attic Nights is reliable as a source regarding Roman
history and Roman law. The foregoing convinces us that the rhetor's work as a
source concerning early Roman history is underestimated. Attitudes toward it
will have to change. But there are things of no less significance. Since
Gellius' primary sources are the same annals as those used by his predecessors,
their writings (i.e. by Livius, Dionysius of Halicarnassus, and succeeding
authors) should, in the part under review, be taken out of the category of
nothing but tales and fantasies invented by Roman scholars. To put it another
way, in spite of discrepancies and naive assertions occurring in them, works by
the above-mentioned authors, in the
main, ought not to be brushed aside, and the same opinion was shared as early
as by B.G. Niebuhr.
In view of the above, we find it practical to use the Attic
Nights as a basis for addressing certain topical problems of early Roman
history and Roman law: concepts of power and property, polis structures, res
publica versus civitas, and, at last, gender-related topics.
Finally, we would like to take the liberty of expressing some conclusions in
relation to understanding the vector of Roman history as a whole. To one extent
or another, polis structures in Rome and Italia had not become extinct but
survived into the Late Empire; however, they underwent transformations. Rome
ceased to possess such a fundamental characteristic of the polis as
insularity, while Italic civitates, municipia, and coloniae lost
such a characteristic as self-dependence or self-sufficiency. Rome kept its
citizenship (civitas) open
for aliens. This process actually started in the 4th century B.C. (civitas sine suffragio), but
its beginning dates back far earlier, to Spurius Cassius' rogatio agraria. Unimplemented
as it was, the rogation set a precedent and encouraged Roman legal thought. It
was the openness of the Roman polis (civitas) that enabled Rome to create a
superpower, the Empire, the cradle of great Mediterranean civilization, in
contrast to the Greeks holding on to polis separatism.
Nell'ambito
della ricerca sulla storia di Roma e dell'Italia antica spicca per importanza
il filone dedicato ad Aulo Gellio. Tuttavia gli studi in lingua russa inerenti
a questo insigne autore costituiscono ancora una parte troppo esigua. La
maggioranza degli studiosi, ovviamente, considera Gellio come retore e studia
le particolarità filologiche, linguistiche e stilistiche della sua opera. Le
sue vaste conoscenze attirano l'attenzione degli studiosi del diritto, della
pedagogia, nonché dei filosofi, degli storici, ecc. Tra i temi di ricerca
spiccano per importanza la biografia del retore, compresa l'influenza su di lui
dei suoi maestri, il suo posto nella cultura dell'epoca degli Antonini, le sue conoscenze
giuridiche e la prassi giudiziaria. Non è sfuggito all'attenzione degli
studiosi neanche il suo interesse verso la storia greco-romana. E' stato
addirittura calcolato quante volte Gellio si rivolse alle tematiche di
carattere storico, prendendo in considerazione l'insieme delle fonti da lui
usate, il che ovviamente è molto importante. Tuttavia, date le preferenze
riservate agli antichi modelli culturali soprattutto nel campo letterario
rispetto a quelli più moderni mostrati da Gellio, che distinguevano l'epoca
degli Antonini, nonché il nostro interesse verso l'età regia e verso le fonti
della prima epoca repubblicana, ci permettiamo di dedicare la nostra
particolare attenzione alle fonti primarie a cui attinse Gellio. A prescindere
dall'analisi di queste fonti sarebbe impossibile l'analisi delle "Notti
attiche" quale fonte storica, il che costituisce il principale obiettivo
della nostra ricerca. Il nostro punto cardine sta alla base di tutto lo studio
delle fonti storiche ed è quello di stabilire il grado di attendibilità e di
completezza delle nozioni riportate dal nostro retore. Ciò diventa fattibile
solamente a patto di rispettare le seguenti due condizioni: in primis bisogna
utilizzare tutto l'insieme delle fonti esistenti e non scegliendone solo una
parte; in secondis bisogna applicare un approccio complesso all'uso
delle diverse tipologie delle fonti, integrando i dati delle fonti scritte con
quelle dell'archeologia, linguistica, epigrafica, ecc.
Dopo
l'Introduzione dove sono formulati gli obiettivi e le finalità della nostra
ricerca monografica, che consiste nello stabilire il grado di attendibilità
delle nozioni riportate da Gellio su storia e diritto dell'antica Roma dei
primi secoli, segue il paragrafo sullo status quaestionis. Nel primo capitolo
dedicato alle "Notti attiche" come fonte di nozioni di carattere
storico, vengono definiti criteri di confronto della sincronia del progresso
storico dei greci e dei romani (realizzazioni nel campo militare e culturale)
nonché messa in evidenza la tematica principale delle "Notti attiche"
ovvero quella delle guerre dei romani, dei loro condottieri, delle virtù
belliche romane. Nei capitoli successivi vengono analizzate le fonti primarie
di Gellio. Si tratta soprattutto dell'annalistica di tre generazioni degli
annalisti. Il giudizio circa i loro dati viene preceduto da un breve excursus
sull'evoluzione dell'approccio sistematico allo studio delle fonti storiche
scaturito dalle ricerche di B.G. Niebuhr – che gettò le basi dell'analisi
critica delle fonti – per proseguire verso l'ipercriticismo dell'inizio del XX
secolo. Quest'ultimo potrebbe essere spiegato dal mancato incremento della base
delle fonti nonché dal diffondersi in Europa delle idee agnostiche. Nel '900
l'ipercriticismo dalla moda si trasformò in un segno di "bon tan"
influenzando la formazione di intere generazioni degli storici. A partire dalla
metà del XX secolo la situazione cominciò a cambiare grazie alle scoperte delle
capanne del VIII secolo a. C. sul Palatino e all'intensificarsi degli studi
archeologici e linguistici delle città laziali nonché alle scoperte delle
iscrizioni "sabine" del VII secolo a. C. Inoltre le ricerche nel
campo dell'economia romana del professore Francesco De Martino e dei suoi
successori portarono alla confutazione delle motivazioni degli annalisti che
tendevano a collocare i conflitti dei II-I secoli a. C. a Roma agli albori
della storia romana.
Negli anni '70
del XX secolo è arrivata una nuova fase nello sviluppo dello studio delle fonti
della storia romana. Ciò è notevolmente legato all'opera dell'insigne maestro
E. Peruzzi, linguista ed epigrafista di grande talento, raffinato interprete
della tradizione antica. Egli, grazie all'approccio complesso allo studio delle
fonti, ha argomentato i primi tentativi dei greci micenei di stabilirsi in
Italia, anche sui colli romani, comprovando grazie all'analisi linguistica la
teoria di Niebuhr sulle origini dei plebei. Ha portato delle prove convincenti
a favore dei rapporti tra Roma e i Gabi nel VIII secolo a. C., dell'apparizione
della scrittura già all'inizio dell'epoca regia, dell'esistenza dei libri sacri
di Numa Pompilio. A partire dagli anni 80 del '900 fino ad oggi si svolge una
proficua opera di ricerca archeologica di molti studiosi italiani: come A.
Carandini, P. Carafa ed altri, compresi i loro allievi. La scoperta della cinta
muraria attribuibile a Romolo sul Palatino ad opera di Andrea Carandini ha
comprovato i dati dell'antica tradizione sul pomerium di Romolo, sulla
storicità della sua opera e quindi della sua persona. Inoltre lo stesso
studioso è riuscito a ritrovare, sulle tracce del Lanciani, il Lupercale
perduto dopo il XVI secolo ed ha formulato una plausibile ipotesi sulla
trasformazione della casa di Ottaviano nel palazzo di Augusto. Le conclusioni
di Carandini sono frutto di una profonda conoscenza delle opere degli antichi
unita all'utilizzo nella ricerca archeologica dei dati delle discipline
scientifiche (scienze del suolo, idrologia), innanzitutto della fisica, del
metodo elettromagnetico georadar, che ha innalzato l'archeologia a un livello
nuovo. Le innovazioni summenzionate hanno permesso a molti studiosi di
riconoscere la presenza dei dati del tutto attendibili delle opere degli
annalisti, persino di Valerio Anziate.
Il capitolo
successivo è dedicato ai documenti dei collegi sacerdotali in quanto fonti non
soltanto di diritto romano, ma anche della storia di Roma antica. Nel capitolo
viene trattato il problema della composizione e del contenuto delle iscrizioni
sacre, oggetto del dibattito scientifico a partire dalla metà del XIX secolo
(I.A. Ambrosch, V.I. Modestow), ripreso nella seconda metà del XX sec. F. Sini,
emerito studioso italiano, ha elaborato una gerarchia dei documenti sacerdotali
che si trovano nelle iscrizioni e nelle opere degli antichi sacerdoti-giuristi,
e storici: le fonti primarie, le loro copie autentiche, i riassunti dettagliati
delle fonti primarie. Accettando questa classificazione si potrebbe individuare
il nucleo autentico degli scritti sacerdotali, comprese solenni formule
obbligatorie e preghiere antiche. Inoltre nel capitolo sono citati esempi
riportati da Gellio che spiegano le realtà dell'epoca antichissima inerenti
alla vita sociale, ai riti religiosi, alle modalità di comportamento dei giovani
richiamati alle armi, ecc.
I capitoli
successivi trattano le delibere degli enti statali ufficiali, menzionati da
Gellio, soprattutto quelle del Senato. Dopo una breve descrizione del Senato,
della sua composizione sociale, funzioni e poteri, l'attenzione si concentra
sui termini che definiscono le opinioni e le decisioni rapportati con la
tradizione giuridica. Bisogna ribadire che nel capitolo vengono trattati i dati
sul consiglio del Senato, non menzionati dagli altri autori. Questi dati si
basano sulle informazioni ricavate dalle fonti attendibili quali leggi, editti
consolari, scritti degli studiosi del diritto, nonché vengono citati e
commentati testi autentici. Si può parlare qui con sicurezza dell'attendibilità
e della completezza delle fonti di Gellio.
In seguito
vengono analizzate le delibere dei magistrati, editti e decreti cui definizione
viene fornita da Gaio. Gellio riporta il contenuto degli editti, sia per via
delle citazioni dirette sia in forma dei riassunti dei testi appartenenti agli
specialisti del diritto, ai famosi giuristi romani, il che garantisce
l'attendibilità delle riportate delibere dei magistrati. Nelle "Notti
attiche" figurano gli editti consolari che aggiungono tratti
caratterizzanti dei poteri consolari confrontati con le nozioni degli altri
autori antichi nonché editti degli edili curuli. Il relativo materiale non
sempre è reperito personalmente dallo stesso Gellio, ma è estratto dalle
attendibili opere dei giuristi romani, il che garantisce valore alle sue
informazioni. Gellio prende in esame anche due editti pretoriali - importanti
fonti del diritto romano. Entrambi appartengono all'ambito sacrale. Nel primo
si tratta del rito del flamine Giove e della flaminica. Le nozioni sono prese
dalle opere di Fabio Pittore, del giurista Masurio Sabino, dell'antiquario M.
Terenzio Varrone nonché da un documento ufficiale, ovvero dal editto perpetuo
pretorio le cui parole riguardo alla libertà del giuramento del flamine e delle
sacerdotesse di Vesta vengono citate da Gellio. L'altro editto pretorio è
menzionato da Gellio a proposito della possibilità di rivolgersi al tribunale
piuttosto che pagare, una multa per uno schiaffo. Gellio si sofferma anche sul
editto censorio sull'espulsione da Roma degli insegnanti non ligi alle
tradizioni romane. Benché il contenuto dell'editto non è citato ma riassunto
con le parole vicine al testo, la conclusione contiene un'autentica formula
della nota censoria.
Nelle
"Notti Attiche" non sono trascurate neanche le deliberazioni del
collegio dei tribuni della plebe, chiamati decreti. Facendo riferimento a Ateo
Capitone Gellio riferisce sul decreto del collegio dei tribuni di indagare per
conto dell' edile Ostilio Mancino contro una meretrice di nome Manilia nei
confronti della quale quest'ultimo aveva fatto delle avance tanto insistenti
quanto inutili. In questo caso il decreto viene riassunto ma non citato.
Inoltre Gellio fa riferimento alle deliberazioni dei tribuni a favore di L.
Cornelio Scipione Asiatico, estratte dagli antichi annali. Dopo Gellio cita il testo
del decreto scritto, in occasione del proseguimento della stessa causa, da
Tiberio Sempronio Gracco.
In questo modo i
dati presi in esame ci dimostrano tutto il valore delle informazioni
fornite da Gellio che amplificano le nostre conoscenze del diritto romano,
della prassi giudiziaria nonché delle vicende e personaggi storici dell'antica
Roma.
Nel riconoscere
tutto ciò ha senso di analizzare i dati di Gellio sui problemi importanti ed
attuali della storia antica romana. Mettiamo in rilievo alcuni di questi: il
concetto del potere viene espresso con i termini manus, mancipium, potestas,
imperium. Gellio fornisce i dati che ci permettono di comprendere le
sfumature che li distinguono uno dall'altro, il loro funzionamento in vari
ambienti sociali nonché la datazione approssimativa della loro apparizione. Le
definizioni di Gellio di solito coincidono con quelle di Gaio anche se può
succedere che Gellio dia informazioni più dettagliate ed esatte. In questo
modo, ad esempio, potestas della
donna sarebbe più corretto tradure, dal nostro punto di vista, come
"volontà" o "diritto". Sono di grande importanza le
osservazioni di Gellio sulla correlazione tra le parole potestas ed imperium,
nonché l'espansione di quest'ultimo termine su tutto il vasto territorio
sotto il potere romano. Ribadiamo che anche in questo capitolo da Gellio
vengono usati dei materiali attendibili, tra cui fonti documentarie.
Il secondo
problema rilevante per gli storici e giuristi è legato alla proprietà. Sebbene
all'epoca di Gellio ci fossero già in uso i termini dominium e proprietas,
nelle "Notti attiche" il primo non si trova, mentre il secondo ha
il significato di una proprietà, “proprio”. Tuttavia entrambe le definizioni
della proprietà si usano da Gellio assai raramente. Egli menziona l'antica
versione di ercto non cito e dominus. Nello stesso tempo Gellio
usando le informazioni dei rinomati specialisti del diritto, dimostra
l'esistenza nella società dell'antica Roma sia della proprietà privata, anche
quella terriera, sia della proprietà pubblica, ovvero ager publicus, sia
del tesoro pubblico (pecunia publica),
nonché degli edifici e dei monumenti e degli schiavi.
Un altro
importante problema scientifico è rappresentato dalle strutture della polis a
Roma e in Italia. Con ciò è strettamente legata la questione del rapporto tra civitas
e res publica romana. Anche da questo punto di vista l'opera di
Gellio si è rivelata molto ricca di informazioni. Raccontando delle vicende
passate egli dà una definizione esatta di queste istituzioni. Nel capitolo si
dedica attenzione alle varie definizioni della classica polis, ovvero civitas.
E' del tutto motivato il modo di considerare la polis come una
comunità civica con la forma di proprietà antica, come veniva comunemente
accettato nella tradizione della ricerca storica sovietica, a conferma della
tesi di Fustel de Coulanges che sosteneva la sua esclusività e particolarità
nella storia. Dunque si afferma che fu proprio l'esistenza delle strutture
della polis a definire le caratteristiche principali dell'epoca antica,
tenendo conto che tutte le città italiche con il passare del tempo assumevano
l'aspetto della medesima.
Con la
diffusione del potere romano in Italia le strutture della polis si sono
conservate sia a Roma sia altrove. Queste strutture non erano sparite, ma si
sono trasformate, perdendo una delle caratteristiche principali della polis:
Roma rinunciava ad essere limitata, mentre le altre dopo aver aderito
all'alleanza italico-romana perdevano la propria indipendenza. Nelle relazioni
con Roma queste si ordinavano in base all' ottenimento o meno dei diritti della
cittadinanza romana. Gellio ha anche indicato e spiegato come era cambiata nel
periodo imperiale l'idea dell'importanza di tali istituti della polis quali
colonie dei cittadini romani e municipi. I materiali riportati da Gellio
confrontati ai dati di Festo aiutano a capire l'importanza de
"l'apertura" romana che ha superato la chiusura tipica della polis
ed ha contribuito alla formazione di una grande potenza mediterranea
divenuta in seguito un impero. C'è da aggiungere che il processo di ammissione
dei forestieri nell'ambiente romano viene fatto risalire di solito all'inizio
del IV secolo a.C. Tuttavia come precedente può essere considerata la rogazione
agraria di Spurio Cassio. Benché non avesse avuto successo stimolò comunque il
pensiero giuridico dei romani.
Nell'ultimo
capitolo viene affrontata la questione inerente alla storia di genere. I
personaggi femminili non sono ospiti frequenti delle fonti narrative ciò
nonostante li troviamo nei racconti delle vicende antichissime nelle opere di
Gellio. In primis, si tratta di Nicostrata, madre di Evandro, come simbolo
dell'antichità; di sfuggita viene menzionata Amata, moglie del leggendario re
Latino; in fine - Acca Larenzia in due versioni della tradizione: come donna di
facili costumi, la moglie di Faustolo, che allattò Romolo e Remo, o come una
giovane prostituta, messasi con Ercole, che, una volta diventata ricca grazie
al suo mestiere avrebbe lasciato in eredità i suoi bene o a Romolo o al popolo
romano. I dati delle fonti, Gellio compreso, permettono di intravvedere
nell'allattatrice dei gemelli i tratti di una donna realmente esistita, mentre
nella donna intrattenutasi con Ercole - un personaggio leggendario, probabile
frutto di quella corrente della storiografia greca che ribadiva l'innata
vicinanza di parentela dei greci con i romani. Negli scritti di Gellio troviamo
anche Ersilia che, secondo un'antichissima versione locale della tradizione
romana, fu una sabina rapita per sbaglio per diventare in seguito moglie di
Romolo, il che si sarebbe riflesso in un testo autentico di una antichissima
preghiera. Nella versione greca del mito Ersilia venne data in sposa a Ostilio,
compagno di Romolo, almeno all'inizio. Si potrebbe dire che la storicità del
primo re ci permette di ipotizzare che anche Ersilia fosse un vero personaggio
storico e, in questo modo, di spiegare l'origine latina di Tullo Ostilio.
Una volta Gellio
rammenta la furiosa Tullia, figlia del sesto re, come antipode di Antigone, brava
e buona figlia del re Edipo, il che caratterizza più la preparazione del retore
che l'interesse verso la storia romana. Il retore menziona anche la vestale
Tarazia, o Fufezia , personaggio storico, in quanto legata all'attività
legislativa dei romani dell'inizio della Repubblica. Personaggio del tutto
storico è anche citata da Gellio madre di P. Cornelio Scipione Africano il
Vecchio, sebbene si tratta di un episodio mitologico della premonizione della
sua nascita sotto forma di un serpente trovatosi nel letto. Facendo menzione
del primo divorzio a Roma (230 a. C.), Gellio parla di realmente esistita brava
ma non fertile sposa di Spurio Carvilio. Sovente le donne appaiono nelle opere
di Gellio in modo anonimo e generalizzato come esempi di condotta moralmente
impeccabile, visto che, nei primi secoli della Repubblica, una minima
trasgressione veniva impietosamente punita dal marito. Comunque con il passare
del tempo, stando all'opera di Gellio, si nota come la posizione della donna
romana, non solo socialmente altolocata, come, in caso specifico, una
sacerdotessa, ma anche quella di una plebea appartenente alla civitas, si
rafforzava. Ciò viene testimoniato dalla difesa da parte del tribuno persino
della meretrice Manilia che si era opposta alle avance dell'edile curule
Ostilio Mancino (151 a.C.). È da notare che per volere di Augusto fu onorata
con un monumento persino una schiava, madre di cinque gemelli. Bisogna ribadire
tuttavia che il miglioramento della posizione della donna riguardava solo
l'ambito della vita privata nonché aspetti economici, mentre nella vita
pubblica e politica, vestali a parte, il ruolo delle donne rimaneva ancora più
marginale di quello dei plebei.
Bisogna ribadire
la conclusione secondo la quale i dati sia documentari che annalistici
contenuti nelle "Notti Attiche", confrontati con gli ultimissimi dati
delle altre tipologie delle fonti, per la maggior parte possono essere
considerati attendibili. Tuttavia ciò riguarda non solo l'opera di Gellio.
Anche le opere degli altri annalisti (Livio, Dionisio) che utilizzavano le
stesse fonti primarie, possono essere valutate diversamente rispetto a quanto
affermano gli ipercritici. Queste opere narrative non devono essere giudicate
come frutto di fantasia e quindi bisogna riconoscerle per la maggior parte
degni di fiducia, ovvero farle tornare nel novero delle fonti storiche.
Dunque è del tutto giusto affermare che le "Notti Attiche" è una
fonte preziosa e in linea di massima affidabile sia per la storia di Roma
antica che per quella del diritto romano.