Testatina-Contributi2013

 

 

Suzdal2013 059-1LA RESPONSABILITÀ PERSONALE E PATRIMONIALE DEL DEBITORE INSOLVENTE: A PROPOSITO DELL’EFFICACIA DELL’ESECUZIONE GIUDIZIARIA NEL DIRITTO ROMANO E NEL DIRITTO RUSSO MODERNO

 

LEONID KOFANOV

Accademia delle Scienze di Russia

Presidente del Centro di Studi di Diritto Romano

Mosca

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ABSTRACT: The nature of personal and property liability of the insolvent debtor in the Roman and modern Russian law

 

Addressing the most urgent problems of Executive proceedings in the modern Russian law, the author stresses that the current Russian system is not efficient enough, because it provides exclusively property liability of the insolvent debtor. Next, the author discusses the erroneous idea of modern Russian scientists that norms of the Executive proceedings introduced in Russia after the judicial reform 1874 - 1879's, adopted the Roman model of execution of decisions in civil suits, unreasonably considering that the Roman concept was based on the model of execution of judicial decisions, which provided the only sanctions against the property of the debtor, but not in respect of his personality.

However, in the Roman era, the insolvent debtor along with sanctions of property type subjected also the personal responsibility. Moreover, the non-execution of a court order was equated to a criminal offence. Indeed, the Roman law sanctioned the arrest of the debtor by manus iniectio, and even imprisonment of debtors deceiving its creditors. At the same time were provided also the norms against abuses and illegal actions of the lender. All of this together, according to the author, did the Roman system very effective.

In conclusion, the author accentuates that the present Russian system of liability of the insolvent debtor should be more balanced, providing the combination both property and personal responsibility.

 

 

Il 4 dicembre 2009 il Ministro della Giustizia della Federazione di Russia Aleksandr Konovalov, facendo a Roma una lezione per studenti e professori dell’Università «Roma Tre», ha notato che uno dei problemi più gravi del diritto moderno della Russia è il nichilismo giuridico, determinato in particolare dalla sfiducia della maggior parte della società russa sull’efficacia dei mezzi giuridici per la regolamentazione dei rapporti sociali[1]. Purtroppo, la società ha motivi serii per tale sfiducia. Il motivo più sostanziale prima di tutto è il sistema dell’esecuzione della decisione giudiziaria nel campo del processo civile.

Così, il Presidente della Corte Suprema dell’arbitrato della Russia Anton Ivanov, tracciando un bilancio dell’attività della Corte durante l’anno 2009, ha notato che «i cittadini si trovano di fronte al fatto che la loro difesa giudiziaria resta solamente sulla carta», motivando quest’affermazione col fatto che «per due terzi le corti d’arbitrato lavorano praticamente a vuoto»[2]. Infatti, nel 2006 le corti hanno emanato un milione e duecentomila mandati esecutivi e solamente quattrocentoseimila di quelli erano stati eseguiti[3]. La situazione è poco cambiata anche negli anni 2010-2011, come mostrano i dati pubblicati dal Servizio federale degli ufficiali giudiziari della Federazione di Russia: nel 2010 erano in esecuzione più di 50,8 milioni di procedure giudiziarie esecutive e ne erano state eseguite poco più di 23,9 milioni[4]. Alla resa dei conti nel 2010, sulla base dei mandati esecutivi emanati dalle corti il Servizio federale degli ufficiali giudiziari della Russia ha proceduto ad esazioni pari solamente al 32,8% della somma del debito totale[5], e durante i primi 7 mesi del 2011 – solamente al 11,5%[6].

Dunque, più di due terzi dei debiti, che erano in riscossione per sentenza dell’autorità giudiziaria, restano tuttora non riscossi. Questo fatto significa che i 2/3 dell’attività di tutta la procedura giudiziaria civile e di tutti gli organi della tutela dell'ordine pubblico è pagata dai contribuenti senza conseguire alcun risultato. Nasce la domanda retorica: perché in tale situazione non deve fiorire il nichilismo giuridico? Di conseguenza l’efficacia insufficiente del Servizio federale degli ufficiali giudiziari della Russia nella maggior parte della riscossione dei debiti in favore dei cittadini e delle persone giuridiche richiede un esame attento speciale.

Parlando della rinascita nella Russia contemporanea del Servizio federale degli ufficiali giudiziari, bisogna sottolineare che i legislatori russi hanno scelto la strada oggettiva e insomma giusta per far rinascere quel sistema che esisteva prima del 1917 [7], e il sistema prerivoluzionario, a sua volta, fu fondata grazie alla riforma giudiziaria del 1864[8]. Già in quel periodo c’era un'accesa discussione tra sostenitori e avversari della riforma e nello stesso tempo la questione centrale della discussione sulla organizzazione del lavoro del servizio degli esecutori giudiziari era come decidere il problema della responsabilità personale e patrimoniale del debitore insolvente[9]. Si deve notare che in grande modo nel suo lavoro la commissione della riforma giudiziaria si fondava sui lavori migliori occidentali del campo teorico e sistematico del diritto civile e processuale e prima di tutto su quelli dei pandettisti tedeschi[10], cioè dei specialisti del diritto romano. Oltre a ciò, la commissione che studiava il problema d’abolizione dell’arresto personale per i debiti, in larga misura si fondava sul lavoro di E. Brevern, dove si descrive l’esperienza di tale riforma in Francia, Austria, Inghilterra, Olanda, Belgio, Italia, Svizzera, Svezia e specialmente degli Stati germanici[11]. Nella schiacciante maggioranza di questi paesi il sistema del diritto romano pandettistico dominava, ma in quella sua variante, che gli studiosi dell’Ottocento capivano. La maggioranza dei pandettisti dell’Ottocento, però, era convinta che nel diritto romano la responsabilità personale del debitore insolvente, connessa colla schiavitù del nexum delle Leggi delle XII Tavole, fu abolita 326 a.C. e successivamente non il corpo, ma il patrimonio del debitore rispondeva per i debiti[12]. Infatti, Tito Livio, descrivendo la storia d’approvazione della legge sull’abolizione del nexum, nota che «pecuniae creditae bona debitoris, non corpus obnoxium esset»[13].

Per questa causa in molti lavori generali e nei manuali del diritto romano dell’Ottocento si esponeva la dottrina poco profonda non solamente sull’abolizione della schiavitù dei nexi, ma anche sulla transizione totale dalla responsabilità personale del debitore insolvente a quella esclusivamente patrimoniale[14].

Basandosi sui pandettisti occidentali, anche gli studiosi russi di storia della procedura giudiziaria esecutoria prendevano l’esperienza del diritto romano come la misura standard, ma trattavano in modo unilaterale la schiavitù dei debitori, il loro arresto come i segni della società poco sviluppata nel piano sociale[15]. In conformità con ciò, la responsabilità patrimoniale del debitore e la rivalsa giudiziaria solamente contro la sua proprietà è diventata lo standard del sistema giudiziaria progressivo. Dunque, l’esperienza e l’autorità del diritto romano si usava nella Russia della seconda metà dell’Ottocento come uno dei più pesanti argomenti condotti alla vittoria dei riformatori liberali nella loro lotta contro i sostenitori del sistema vecchio tradizionale d’esecuzione giudiziaria nei confronti dei debitori insolventi[16]. In particolare si tratta del sistema della punizione degli insolventi nelle corti commerciali, che prevedevano le carceri per i debitori. Alla fin fine le corti commerciali come anacronismo del passato[17], quasi dappertutto[18], erano state ingiustamente abolite[19], e nel 1879 fu approvata la legge sull’abolizione come tale dell’arresto personale dei debitori insolventi[20]. I risultati pratici della riforma giudiziaria nel campo della procedura esecutiva, secondo il parere di molti giuristi russi della fine dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento, ha compromesso tutta la riforma giudiziaria, poiché l’esecuzione delle decisioni giudiziarie non era efficace[21].

Di fronte allo stesso problema della mancanza d’efficacia, come si è ereditata dalla Russia prerivoluzionaria, la procedura giudiziaria esecutiva del Servizio federale dei ufficiali giudiziari della Russia si trova anche oggidì. Esattamente come nell’Ottocento, il pensiero che solamente la riscossione di crediti dal patrimonio del debitore sia la misura progressiva rispetto alla responsabilità personale del debitore e nei lavori scientifici russi contemporanei non di rado si dichiara come assioma[22]. Nello stesso tempo, la ricezione del sistema occidentale della procedura esecutiva contro i debitori di malafede alle volte si dichiara pericolosa e non effettiva[23]. Abbastanza spesso si tratta anche della necessità del ritorno del buon sistema vecchio delle carceri per i debitori che esisteva nella Russia prima del 1864 [24]. Si tratta anche della necessità d’attivare l’articolo 177 del Codice penale della Federazione di Russia (al momento praticamente non applicabile) rispetto ai debitori fraudolenti. Questo articolo rispetto a tali debitori prevede come pene alternative i lavori coatti o l’arresto per un periodo di tempo da 4 mesi a 2 anni[25]. Si fanno anche cambiamenti dell’articolo 145.1 del del Codice penale della Federazione di Russia, i quali prevedono la responsabilità criminale per la fraudolenta non corresponsione dello stipendio, nella misura dell’incarceramento per un periodo di tempo da 1 anno a 5 anni[26].

In relazione all’attualizzazione del problema dell’efficacia dell’esecuzione della decisione giudiziaria nella Russia contemporanea e alla “correità” del concetto romano, e, più esattamente, pandettistico dell’esecuzione della decisione giudiziaria in relazione dei debitori di malafede nella riforma giudiziaria del 1864 e del 1879, vorrei trovare la risposta per la domanda seguente: in che misura è giusta l’affermazione dei pandettisti dell’Ottocento che il diritto romano dopo il 326 a.C. si sia totalmente liberato non solamente dalla schiavitù dei debitori, ma anche dalla responsabilità personale del debitore insolvente ed era approvata esclusivamente la responsabilità patrimoniale?

Per la risposta prima di tutto bisogna rivolgersi ai Digesta di Giustiniano, dove c’è il concetto più elaborato dei giuristi romani classici sulla procedura esecutiva del processo civile. Però, nel libro 42 dei Digesta, specialmente nei titoli 1 e 2 non c'è nessuna parola sulla rivalsa contro la personalità del debitore. Tutt'al contrario, nei titoli 3-8 del libro 42 dei Digesta si esaminano solamente i mezzi della rivalsa contro il patrimonio del debitore. Donde si può, come pare, concludere che il diritto romano classico riconosceva solamente la responsabilità patrimoniale del debitore giudicato, e propriamente tale conclusione è diventato modello standard per il diritto pandettistico europeo dell’Ottocento. Certamente, la riscossione patrimoniale di crediti secondo la decisione giudiziaria nel diritto romano a differenza del diritto russo moderno era molto più effettiva e l'espropriazione forzata si effettuava sui beni non solamente del debitore stesso, ma anche della sua sposa, dei suoi genitori e anche dei soci della proprietà comune[27], mentre nel sistema giudiziario moderno russo si fanno alcuni piani di tal tipo per il futuro[28], però, nel libro 42 si tratta solamente dei beni e dei diritti patrimoniali del debitore.

Ma la antica tradizione letteraria del I sec. a.C. – IV sec. d.C. e le leggi epigrafiche salvate del I sec. a.C. – II sec. d.C. e anche i Codici Teodosiano e Giustinianeo ci danno l’informazione contraria. Anche nella scienza romanistica dell’Ottocento la trattazione sul carattere e storia della responsabilità personale e patrimoniale del debitore giudicato non è così univoca: nei molti lavori romanistici di quel periodo si fa attenzione all’applicazione della responsabilità personale del debitore accanto a quella patrimoniale: la responsabilità personale prevedeva l’arresto, i lavori coatti e la carcerazione[29]. Anche nella romanistica russa dell’Ottocento c’è la ricerca pregevolissima del prof. V.V. Efimov sulla responsabilità del debitore secondo il diritto romano, dove in particolare la conclusione assolutamente giusta: «l’uso dell’arresto personale sempre era la regola generale del processo esecutivo romano. Il diritto romano non conosceva l’abolizione dell’arresto personale. In effetti, nella fine della Repubblica e nell’Impero in alcuni casi per i debitori davano i mezzi di liberazione dall’arresto con l’aiuto della cessio bonorum, ... ma questi mezzi a volte non erano accessibili per tutti…»[30].

Dunque, bisogna studiare in che misura sono fondate affermazioni di tale tipo. Prima di tutto è necessario notare che il testo sopra citato di Tito Livio sull’abolizione della schiavitù dei debitori non di rado si legge con poca attenzione dagli studiosi, siccome lo storico romano del I sec. a.C. scrive che la lex Poetelia ha vietato di mettere agli arresti tutti, eccetto quelli che hanno meritato la punizione che deteneva loro in carcere, finché il pagamento del debito non sarà fatto[31]. Poi, si deve dare attenzione speciale al capitolo 61 della famosa LEX COLONIAE GENETIVAE IULIAE URSONENSIS[32], entrata in vigore alla metà del I sec. a.C. e che ha funzionato, come minimo, durante il I e II sec. d.C. Questa legge non di rado porta in un vicolo cieco anche i romanisti moderni[33], poiché quasi testualmente riproduce la norma della terza tavola delle leggi delle XII Tavole sulla manus inectio del nexum, cioè sull’arresto e la carcerazione del debitore insolvente, che, secondo l’opinione di molti studiosi, erano totalmente aboliti con la lex Poetelia alla fine del IV sec. a.C.[34] Secondo questa norma decemvirale il debitore insolvente, condannato a pagare il debito, nel caso di non pagamento, veniva arrestato dal creditore in conformità con la decisione giudiziaria ed era imprigionato nella casa del creditore fino alle terze nundine, dopo di che si vendeva in schiavitù o si giustiziava. È evidente che la lex Poetelia ha abolito solamente la vendita in schiavitù o la pena di morte del debitore, ma non la norma sul suo arresto per mezzo della manus iniectio o la carcerazione.

La norma sull’arresto e la carcerazione del debitore condannato si trova anche nella lex Rubria[35] entrata in vigore tra 49 e 40 a.C.[36] Anche Cicerone, avvocato famoso del I sec. a.C., nella sua arringa “Pro Flacco” menziona la condanna alla carcerazione del debitore per insubordinazione alla decisione giudiziaria[37]. Poi, il famoso autore del manuale sull’arte oratoria giudiziaria Quintiliano, che ha vissuto nella seconda metà del I sec. d.C., fa la comparazione tra addictus e servus e dice che la legge ordina a tali debitori di servire come gli schiavi i creditori, fino al pagamento totale del debito, anche se sottolinea che l’addictus, a differenza del servus, ha la difesa della legge[38]. Finalmente, il commentatore famoso della norma delle XII Tavole sulla punizione dei debitori insolventi Aulo Gellio, vissuto nel II sec. d.C., sottolinea che anche nel suo tempo molti debitori si condannano e si mettono agli arresti[39].

La carcerazione dei debitori morosi si praticava anche nel tempo del diritto romano postclassico. Così, nel codice di Giustiniano c’è la norma che regolamenta la carcerazione dei debitori insolventi[40]. Questa norma di Giustiniano stesso permetteva il carcere preventivo del debitore fino alla pronuncia della sentenza, se lui non rappresentava la garanzia o il garante del pagamento. Il termine massimo della carcerazione fu 1 anno e la sentenza prevedeva anche la punizione pecuniaria o corporale. Nello stesso codice di Giustiniano si trova la costituzione dell’imperatore Alessandro del 223 d.C. che permetteva la cessio bonorum come alternativa alla carcerazione del debitore[41], e anche la costituzione di Diocleziano del 294 d.C. che vietava ai creditori di costringere per forza il debitore nato in libertà a lavorare in schiavitù[42].

Dunque, le fonti mostrate permettono di concludere che il diritto romano durante tutta la sua storia  insieme con la responsabilità patrimoniale  usava molto attivamente i mezzi della responsabilità personale, i quali davano le garanzie supplementari per la soggezione più attiva del debitore alla decisione giudiziaria.  Ma in questo caso come si spiega l’assenza d’informazione su questo nei Digesta di Giustiniano, cioè nei lavori dei giuristi romani classici?

A questa domanda si può dare la risposta chiara e univoca: ma i giuristi romani certamente non tacevano. Prima di tutto, il giurista famoso del II sec. d.C. Gaio nelle sue Istituzioni descrive dettagliatamente la manus iniectio e in particolare nota che anche dopo la lex Vallia[43] l’arresto preventivo del debitore da parte del creditore si usava attivamente nel caso in cui il debitore non dava delle garanzie e non aveva il garante[44]. Non di rado si fanno rinvii alle parole di Gaio sulla limitazione dell’uso delle legis actiones con la sfera solamente della corte centumvirale[45], ma questo assolutamente non significa che l’istituto stesso della manus iniectio fosse totalmente abolito[46]. Infatti, la manus iniectio, anche se non troppo spesso, si menziona nei Digesta e nel Codice di Giustiniano[47].

Finalmente, si trova la norma sulla responsabilità del debitore giudicato di eseguire la decisione giudiziaria e pagare il credito anche nei Digesta di Giustiniano, però, non in quella parte, dove la cercano di regola. Si tratta del terzo titolo del libro 2 dei Digesta dedicato alla responsabilità penale della persona non obbediente alla decisione del giudice[48]. Bisogna notare che questo testo dei Digesta di regola non si lega con l’azione sull’esecuzione della decisione giudiziaria nei confronti dei debitori giudicati[49]. A mio avviso, però, qui Ulpiano sottintende anche il debitore giudicato che non ha permesso di fare rivalsa contro i suoi beni o li ha nascosti dall’esazione[50]. In particolare, Ulpiano menziona qui anche il debitore giudicato che non è insubordinato alla decisione giudiziaria, poiché non ha permesso la riscossione di credito dalla sua proprietà o ha nascosto il bene dalla riscossione. Propriamente di tale insubordinazione alla decisione giudiziaria parla Cicerone nel frammento già sopra menzionato (Pro Flacc. 48). Più dettagliatamente il giurista romano del III sec. d.C. Paolo nel suo commento alla lex Iulia de vi publica spiega le particolarità di questa norma[51]. Secondo lui questa legge dell’imperatore Ottaviano Augusto della fine del I sec. a.C. condannava alla carcerazione quei debitori che non volevano uniformarsi alla decisione giudiziaria, e questo fatto, come dice Paolo, violava l’ordine legale statale, cioè, usando il linguaggio giuridico moderno, era un delitto del codice penale. Come punizione per tali persone era prevista la deportazione e la confisca del terzo di tutti i beni per i nobili e i lavori forzati nelle miniere – per la plebe.

Tornando ai problemi di oggi della responsabilità del debitore nell’esecuzione della decisione giudiziaria, si può constatare ciò che segue:

1. Sono infondati i rinvii al diritto romano classico come lo standard solamente della responsabilità patrimoniale e non di quella complessa, cioè quella che include anche la responsabilità personale.

2. L’appello alla responsabilità personale del debitore si applicava a Roma solamente nei casi della sua malafede, della sua evasione dolosa dalla esecuzione della decisione giudiziaria e l’insubordinazione al potere giudiziario si considerava come un delitto comune. Lasciarlo senza punizione significava screditare il potere statale giudiziario ed esecutivo.

3. Finalmente, se vogliamo rivolgerci all’esperienza romana bisogna prendere in considerazione il fatto che la norma sulla responsabilità personale del debitore giudicato funzionava insieme con molti altri mezzi per regolare il problema dei debiti, anche con i mezzi contro gli affari illeciti dei creditori, contro gli interessi da usura, contro l’attività dolosa dei banchieri, dei pubblicani e degli esattori delle imposte, ma questo è già il tema per un’altra ricerca.

Dunque, propriamente l’applicazione complessa e bilanciata delle norme sulla responsabilità sia patrimoniale che personale del debitore davanti alla decisione giudiziaria, l’esperienza della quale ci danno la storia del diritto romano e russo, può permettere, a mio avviso, di fare nostro il sistema esecutivo più effettivo nella lotta con i debitori di malafede.

 

 



 

[Per la pubblicazione degli articoli della sezione “Contributi” si è applicato, in maniera rigorosa, il procedimento di peer review. Ogni articolo è stato valutato positivamente da due referees, che hanno operato con il sistema del double-blind].

 

[1] Vedi: L.L. Kofanov, Cronaca del convegno internazionale “Diritto romano e la cultura giuridica d’Europa”, Roma 4 dicembre 2009 // Ius Antiquum Древнее право. 2 (24), 2009. Мosca, 2011, 189-200.

  

 [2] Итоговый доклад председателя Высшего арбитражного суда Российской Федерации А.Иванова, посвященный 15-летию образования системы арбитражных судов Российской Федерации. 13 июля 2007 г. (La relazione conclusiva del Presidente della Corte suprema d’arbitrato della Federazione di Russia A. Ivanov, dedicata al giubileo dei 15 anni della creazione del sistema delle corti d’arbitrato della Federazione di Russia. 13 luglio 2007): http://www.arbitr.ru/as/assys/15ann/index.htm.

 

[3] Мошкин Михаил. "Система работает вхолостую". Две трети решений арбитражных судов не исполняются // Время новостей: №73, 25 апреля 2007 http://www.arbitr.ru/press-centr/smi/2696.html.

 

[4] Доклад о результатах деятельности Федеральной службы судебных приставов в 2010 году. (La relazione sui risultati d’attività del Servizio federale degli ufficiali giudiziari nel 2010): http://www.fssprus.ru/otchet_doklad_9/ .

 

[5] Выполнение Федеральной службой судебных приставов основных (прогнозных) показателей деятельности по итогам работы за 2010 год (L’esecuzione del Servizio federale dei ufficiali giudiziari degli indici principali (pronostici) dell’attività di fine anno 2010): http://www.fssprus.ru/dod122010/ .

 

[6] Vedi: Основные показатели деятельности Федеральной службы судебных приставов за 7 месяцев 2011 года (Gli indici principali dell’attività del Servizio federale degli ufficiali giudiziari durante 7 mesi 2011): http://www.fssprus.ru/vypolnenie_federalnojj_sluzhbojj_sudebnykh_pristavov_osnovnykh_prognoznykh_pokazatelejj_dejatelnosti_po_itogam_raboty_za_7_mesjacev_2011_goda/ .

 

[7] Десятик М.С. Становление и развитие института судебных приставов в России. // Исполнительное право, 2009, № 4.

 

[8] Коротких М.Г. Судебная реформа 1864 года в России (сущность, социально-правовой механизм формирования). Воронеж, 1994; Захаров В. В. Способы принудительного исполнения в русском праве XI – начала XX века: преемственность и инновации. Саратов, 2007 http://scientific-notes.ru/pdf/sa22.pdf .

 

[9] Su questo ved.: Боровиковский А. Проект закона об отмене личного задержания за долги // Журнал гражданского и уголовного права. СПб, 1873. Кн. 3. 119–134; Он же. О новом законе об отмене личного задержания по гражданским взысканиям // Журнал гражданского и уголовного права. С-Пб, 1880. Кн. 3. 95–117; Гриневич А. О личном задержании в гражданском процессе // Журнал гражданского и уголовного права. С-Пб., 1873. Кн. 1. 92-123; Кн. 3. 12-46.

 

[10] Джаншиев Г.А. Основы судебной реформы: историко-юридические этюды // Джаншиев Г.А. Основы судебной реформы: сборник статей. М., 2004. (печатается по изд. 1891 г.). 56-57.

 

[11] Бреверн Е. Об отмене личного задержания за долги по иностранным законодательствам 1867, 1868 и 1869 годов С.-Пб., 1870.

 

[12] Vedi, per esempio: Courtois B. De la bonorum venditio ou de la vente en masse des biens du débiteur à Rome, P., 1894; Kleineidam E. Die Personnal Execution der Zwölf Tafeln. Breslau, 1904; Малышев К. Исторический очерк конкурсного процесса. СПб., 1871. 3 слл.; Шершеневич Г.Ф. Курсъ торговаго права. Т. IV: Торговый процессъ. Конкурсный процессъ. С-Пб., 1912. 77-85.

 

[13] Liv. VIII.28.8: pecuniae creditae bona debitoris, non corpus obnoxium esset. Più dettagliatamente sulla legge di Petelio ved.: Behrends O. Der Zwölftafelprozess. Zur Geschichte des römischen Obligationenrechtes. Göttingen, 1974. 152-183; Peppe L. Studi sull’esecuzione personale. Debiti e debitori nei due primi secoli della repubblica romana. Milano, 1981. 183-262; Кофанов Л.Л. Обязательственное право в архаическом Риме (VI-IV вв. до н.э.). М., 1994. 173-184.

 

[14] Малышев К.И. Исторический очерк конкурсного процесса. С-Пб., 1871. 3; Шершеневич Г.Ф. Указ. соч. 81; Покровский И.А. История римского права. С-Пб., 1998 (по изд. 1917 г.). 389; Свирин Ю.А. Исторический аспект исполнительного производства // Адвокат, 2010. http://www.juristlib.ru/book_5201.html.

 

[15] Шершеневич Г.Ф. Указ. соч. 77; Гриневич А. О личном задержании в гражданском процессе // Журнал гражданского и уголовного права. 1873. Кн. 1. 92–123; Кн. 3. 12-46; Боровиковский А. Проект закона об отмене личного задержания за долги // Журнал гражданского и уголовного права. 1873. Кн. 3. 119-134; Он же. О новом законе об отмене личного задержания по гражданским взысканиям // Журнал гражданского и уголовного права. 1880. Кн. 3. 95-117. Рихтер А. Закон об отмене личного задержания за долги // Журнал гражданского и уголовного права. 1879. Кн. 5. 50-52; Захаров В.В. Модель принудительного исполнения судебных решений по гражданским делам в России в 1864 - 1917 гг. // История государства и права, 2009, № 19. 186-192.

 

[16] Così V.V. Zacharov, op. cit., 191 s., scrive: «La riforma giudiziaria del 1864 mostra tal’esempio della ricezione del diritto straniero, quando gli istituti formali si creavano secondo i modelli esistenti in altri paesi... Come conseguenza di tale ricezione è nato il distacco totale o parziale dell’istituto preso in prestito. Propriamente così è successo con lo Statuto della procedura giudiziaria civile...». Vedi anche: Малешин Д.Я. Российский тип гражданского судопроизводства // Вестник Московского университета. Серия 11. Право. 2007. N 5. 21.

 

[17] Гордон И. М. Особенности судопроизводства в коммерческих судах//Журнал Министерства юстиции. 1894. № 2. 164; Шершеневич Г. Ф. Несколько слов о коммерческих судах//Там же. 1895. № 4. 61; Туткевич Д. В. О наших коммерческих судах//Там же. 1898. № 7. 28.

 

[18] A cavallo di due secoli (XIX e XX) le corti di commercio rimanevano solamente a Mosca, Varsavia, San-Pietroburgo e Odessa: Гольмстен А.X. Очерки по русскому торговому праву. СПб., 1895. Вып. 1. 16.

 

[19] Архипов И.В. Коммерческие суды и торговый процесс в России // Правоведение. М., 1994. № 4. 108-112.

 

[20] ПСЗ II. Т. LIV. – СПб., 1881. № 59374; Рихтер А. С. Указ. соч. 30–52; Он же. О новом законе об отмене личного задержания по гражданским взысканиям // Журнал гражданского и уголовного права. 1880. Кн. 3. 115–117; Боровиковский А. О новом законе об отмене личного задержания по гражданским взысканиям // Журнал гражданского и уголовного права. 1880. Кн. 3. 95–117; Захаров В.В. Способы принудительного исполнения в русском праве XI – начала XX века: преемственность и инновации // Ученые записки. Курский государственный университет. № 2 (4). 2007. 8: http://scientific-notes.ru/pdf/sa22.pdf.

 

[21] Гольмстен А.Х. Рецензия на работу: Шимановский М.В. О некоторых недостатках, встречающихся на практике при приведении решений в исполнение по уставам 20 ноября 1864 года. Казань, 1881 // Журнал гражданского и уголовного права. 1881. Кн. 5. 135-137. Vedi anche: Птицын В. Недостатки нашего исполнительного процесса // Наблюдатель. 1895. 3. 37-47.

 

[22] Захаров В.В. Реформирование способов исполнения судебных решений в России во второй половине XIX века // Вестник Челябинского гос. ун-та. Направление «Право». 2008. № 31 (132). 96 сл. http://www.lib.csu.ru/vch/132/016.pdf .

 

[23] Захаров В.В. Модель принудительного исполнения... 191 сл.; Малешин Д.Я. Российский тип гражданского судопроизводства // Вестник Московского университета. Серия 11. Право. 2007. N 5. 3-26.

 

[24] Гужова М. «Ямой» по неплатежу. Не рано ли поставили точку в истории долговых тюрем? // NBJ Национальный банковский журнал: http://www.nbj.ru/publs/banki-i-obschestvo/2006/06/07/archive-publ-9437/index.html; Волков Н. Должник, как и вор, должен сидеть в тюрьме // Уральский региональный информационный центр "ИТАР-ТАСС"("ТАСС-Урал"). 24/02/2004: http://www.tass-ural.ru/reviewer/46992.html

 

[25] Vedi art. 177 del Codice penale della Russia. Cfr.: Колесников А. 177-я статья уголовного кодекса начала работать. За возвращение к родным истокам и корням! // Центр судебных процедур: http://www.lawyer-war.ru/news_053.php; Евстифеев Д. Москвичка попала в долговую тюрьму // Газета «Известия» от 17 ноября 2010. http://www.izvestia.ru/news/368200; Куликов В. Верховный суд открыл долговые тюрьмы. За просроченный штраф могут отправить под арест // Российская газета (Неделя) N4400 от 29 июня 2007 года. Сайт Международной коллегии адвокатов "Санкт-Петербург": http://www.mka-spb.ru/sobitiya_v_kollegii/novosti_yurisprudencii/novosti/dolgovie_tyurmi.php.

 

[26] Козлова Н. Долговая тюрьма. Прокуроры в новом году придут к тем, кто не платит зарплату вовремя // "Российская газета" - Федеральный выпуск № 5374 (295) от 29.12.2010, http://www.rg.ru/2010/12/29/turma.html

 

[27] D. 42.1.16-17: Ulpianus libro sexagensimo tertio ad edictum. Sunt qui in id quod facere possunt conveniuntur, id est non deducto aere alieno. Et quidem sunt hi fere, qui pro socio conveniuntur (socium autem omnium bonorum accipiendum est): item parens: 17 Idem libro decimo ad edictum patronus patrona liberique eorum et parentes: item maritus de dote in id quod facere potest convenitur.

 

[28] Vedi: При банкротстве ИП наследники и супруги предпринимателей могут понести ответственность по его обязательствам // Политическое образование (lawinrussia.ru), 13.05.2011 http://www.arbitr.ru/press-centr/smi/35635.html.

 

[29] Vedi, per esempio: M. Voigt, Über die Geschichte des römischen Executionsrechts // Berichte der K. Sächs. Gesell. der Wiss., Phil-hist. Classe, Liepzig, 1882, 76-120; F.K. Savigny, Über das altrömische Schuldrecht, Berlin, 1834; G.F. Huschke, Über das Recht des Nexum und das alte römische Schuldrecht, Berlin, 1846.

 

[30] Ефимов В.В. Посильная ответственность должника. СПб., 1888. 81.

 

[31] Liv. VIII.28.8: Victum eo die ob inpotentem iniuriam unius ingens vinculi fidei; iussique consules ferre ad populum, ne quis, nisi qui noxam meruisset, donec poenam lueret, in conpendibus aut in nervo teneretur.

 

[32] LEX COLONIAE GENETIVAE IULIAE URSONENSIS. LXI… Cui quis ita ma]num inicere iussus erit, iudicati iure manus iniectio esto itquue ei s(ine) f(raude) s(ua) facere liceto. Vindex arbitratu lIviri quive i(ure) d(icundo) p(raerit) locuples esto. Ni vindicem dabit iudicatumve faciet, secum ducito. Iure civili vinctum habeto. Si quis in eo vim faciet, ast eius vincitur, dupli damnas esto colonisq. eius colon. HS ((|)) ((|)) d(are) d(amnas) esto, eiusque pecuniae cui volet petitio, Ilvir. quive i. d. p. exactio iudicatoque esto. Il commento ved.: A. DOrs, Epigrafía jurídica de la España Romana, Madrid, 1953, 174-177; E. Gabba, Riflessioni sulla lex coloniae Genitivae Iuliae, in Estudios sobre la Tabula Siarensis, a cura J. Gonzalez e J. Arce, Madrid, 1988, 157-168.

 

[33] Vedi, per esempio: Гарсия Гарридо М.Х. Римское частное право: казусы, иски, институты / Перевод с испанского. Отв. редактор Л.Л.Кофанов. Мosca, 2005. 176-178. (=M.J. Garcia Garrido, Derecho privado romano. Casos, Acciones, Instituciones, Madrid 2001, 164).

 

[34] R. Taubenschlag, voce Manus inectio, in RE, Bd. 4. St., 1930, 1400-1402. Vedi anche: A. Steinwenter, voce Iudicatum, in RE, Hbd. 18. St., 1916, 2475-2479; H.F. Hitzig, voce Carcer, in RE, Hbd. 6. St., 1899, 1576-1581; K.J. Neumann, voce Coercitio, in RE, Hbd. 7. St., 1900, 201-204; R. Leonhard, voce Debitoris ductio, in RE, Bd. 4. St., 1901, 2244.

 

[35] Lex Rubria 22: Praetorque isve qui de is rebus Romae iure dicundo praerit in eum et in heredem eius de is rebus omnibus ita ius dicito decernito eosque duci bona eorum possideri proscribive venireque iubeto, ac si is heresve eius de ea re in iure apud eum praetorem eumve qui Romae iure dicundo praesset, confessus esset aut de ea re nihil respondisset neque se iudicio uti oportuisset defendisset; dum ne quis de ea re nisi praetor isve qui Romae iure dicundo praerit eorum quoius bona possideri proscribi veneire ducique eum iubeat.

 

[36] Vedi: F. Gutiérrez-Alviz y Armario, Diccionario de derecho romano, Madrid, 1982, 422. Sul contenuto della legge vedi: F.J. Bruna, Lex Rubria. Caesars Regelung für die Richterlichen Kompetenzender Munizipalmagistrate in Gallia Cisalpina, Leiden, 1972.

 

[37] Cic. Pro Flacc. (48): Fecit eadem omnia quae nostri debitores solent; negavit sese omnino versuram ullam fecisse Romae... Itaque recuperatores contra istum rem minime dubiam prima actione iudicaverunt. Cum iudicatum non faceret, addictus Hermippo et ab hoc ductus est.

 

[38] Quintil. Inst. VII.3 26-27: Circa propria ac differentia magna subtilitas, ut cum quaeritur an addictus, quem lex seruire donec soluerit iubet, seruus sit... Videamus ergo propria et differentia... Seruus cum manu mittitur fit libertinus, addictus recepta libertate ingenuus: seruus inuito domino libertatem non consequetur, <addictus consequetur:> ad seruum nulla lex pertinet, addictus legem habet: propria liberi, quod nemo habet nisi liber, praenomen nomen cognomen tribum; habet haec addictus.

 

[39] Gell. N.A. XX.1.51: Addici namque nunc et uinciri multos uidemus, quia uinculorum poenam deterrimi homines contemnunt...

 

[40] C. 9.4.6: Oujdevna ejmbavllesqai ejn fulakh`/ divca prostavxewõ tw`n kata; th;n eujdaivmona tauvthn povlin h] ejn e jparciva/ ejndovxwn h] periblevptwn h] lamprotavtwn ajrcovntwn h] tw`n ejn tai`õ povlesin ejkdivkwn boulovmeqa.  1. jEpi; de; tw`n ejmblhqevntwn h] ejmballomevnwn tou;õ qeofilestavtouõ tw`n tovp wn ejpiskovpouõ mivan eJkavsthõ eJbdomavdoõ hJmevran thvntetravda h] th;n paraskeuh;n tou;õ ejn tai`õ fulakai`õ diereuna`sqai kai; su;n ajkribeiva/ manqavnein ta;õ th`õ aujtw`n katoch`õ aijtivaõ kai; ei[te oijkevtai tugcavnoien o[nteõ ei[te ejleuvqeroi, ei[te ejpi; crhvmasin ei[te ejpi; a[lloiõ ejgklhvmasin ei[te ejpi; fovnoiõ ejmbeblhmevnoi. 2. Kai; eij me;n dou`loiv eijsin, ei[sw ei[kosin hJmerw`n ejkbavllesqai aujtou;õ h] swfronizomevnouõ h] toi`õ despovtaiõ paradidomevnouõ.  ]H eja;n mh` faivnwntai oiJ despovtai , ajpoluvesqai aujtouvõ. 3.   JO ejn eiJrkth`/ blhqei;õ dia; crhmatiko;n ejleuvqeroõ ajpoluevsqw parevcwn ejgguvaõ: eij de; ajporei` ejgguw`n, temnevsqw ei[sw lV hJmerw`n to; katÆ aujto;n kai; ajpoluevsqw.  jEa;n de; pleivonoõ crovnou to; pra`gma devhtai, tovte ejxwmosiva/ katapisteuevsqw mevcri pevratoõ th`õ divkhõ: eij de; meta; th;n ejxwmosivan ajpoleifqh`/ pro; peraiwvsewõ tou` zhtoumevnou, ejkpiptevtw tw`n oijkeivwn pragmavtwn. 4.  jEa;n ejleuvqeroõ ejgklhvmati katecovmenoõ blhqh`/ eijõ fulakhvn, ejgguvaõ didovtw kai; ajpoluevsqw. Eij de; ajporei` ejgguw`n, meinavtw e{wõ e{x  mhnw`n movnwn ejn th`/  fulakh`/, wJn ejnto;õ temnevsqw to; katÆ aujtovn,  eij mh; a[ra kefalikw`õ ejnavgetai. 5.  JO ga;r toiou`toõ  oujde; ejgguvh/ katapisteuvetai,  eja;n mevntoige  uJpo; tw`n dhmosieuovntwn kathgorhqh`/ ajlla; ejnto;õ pavlin tw`n e}x  mhnw`n to;  katÆ aujto;n  ojfeivlei  pevraõ  labei`n. Eij de;  oujc uJpo; tw`n dhmosieuovntwn, ajllÆ uJpo; ijdikou` kathgovrou ejnhvcqh, tovte kataqarrei`tai hJ ejgguvh. jEa;n de; oujk eujporh`/ dou`nai ejgguvaõ, fulavttetai ejpi; e{na movnon ejniautovn,  ou| ejnto;õ to; katÆ aujto;n crh; pavntwõ tevmnesqai.  6.  Prolhvyewõ de;  peri; aujtw`n genomevnhõ wJõ uJpeuquvnwn, ei\nai aujtou;õ ejn th`/ froura`/ , e{wõ o{te peraiwqh`/ hJ divkh.   7.  Eij de; h[dh yh`foõ gevgone para; tw`n ejgkekleismevnwn, ejkbibavzesqai aujthvn, ei[te swmatikhv ejstin ei[te crhmatikhv,  ejcovntwn ejxousivan  ejpi;  crhmatikh`/  ejksth`nai. 8.  JUpomimnhskovntwn tw`n ejpiskovpwn tou;õ a[rcontaõ eijdovtaõ, wJõ  o{ti kai; aujtoi;  kai; aiJ tavxeiõ  aujtw`n  devka  livtraõ  parevxousin.

 

[41] C. 7.71.1: Qui bonis cesserint, nisi solidum creditor receperit, non sint liberati. In eo enim tantum hoc beneficium eis prodest, ne iudicati detrahantur in carcerem (223 d.C.).

 

[42] C. 4.10.12: Impp. Diocletianus et Maximianus AA. et CC. Iovino. Ob aes alienum servire liberos creditoribus iura compelli non patiuntur.

 

[43] La legge presumibilmente è della metà del II sec. a.C.: F. Gutiérrez-Alviz y Armario, op. cit., 431 s.

 

[44] Gai. Inst. IV.25: Sed postea lege Vallia, excepto iudicato et eo pro quo depensum est, ceteris omnibus cum quibus per manus iniectionem agebatur, permissum est sibi manum depellere et pro se agere: itaque iudicatus et is pro quo depensum est, etiam post hanc legem uindicem dare debebant, et nisi darent, domum ducebantur.

 

[45] Gai. Inst. IV.30-31: Sed istae omnes legis actiones paulatim in odium uenerunt. namque ex nimia subtilitate ueterum qui tunc iura condiderunt, eo res perducta est, ut uel qui minimum errasset, litem perderet; itaque per legem Aebutiam et duas Iulias sublatae sunt istae legis actiones effectumque est, ut per concepta uerba, id est per formulas litigaremus. 31. Tantum ex duabus causis permissum est lege agere: damni infecti et si centumuirale iudicium futurum est; saneque cum ad centumuiros itur, ante lege agitur sacramento apud praetorem urbanum uel peregrinum.

 

[46] Anche come l’altra legis actio legata con l’esecuzione della decisione giudiziaria – quella pignoris capio, che rivolgeva la riscossione ai beni del debitore. Vedi: Гарсия Гарридо М.Х. Op. cit. 179 ss.; A.V. Rudakov, Pignoris capio nel diritto pubblico romano, in Ius Antiquum Древнее право. 2 (24). 2009. Мosca, 2011. 108-124.

 

[47] D. 2.4.10.1; D. 18.7.9; D. 40.1.20.2; D. 40.8.7; С. 1.3.12; C. 7.6; C. 10.32.54.

 

[48] D. 2.3.1: Ulpianus libro primo ad edictum Omnibus magistratibus, non tamen duumviris, secundum ius potestatis suae concessum est iurisdictionem suam defendere poenali iudicio. 1. Is videtur ius dicenti non obtemperasse, qui quod extremum in iurisdictione est non fecit: veluti si quis rem mobilem vindicari a se passus non est, sed duci eam vel ferri passus est: ceterum si et sequentia recusavit, tunc non obtemperasse videtur. 2. Si procurator tuus vel tutor vel curator ius dicenti non obtemperavit, ipse punitur, non dominus vel pupillus. 3. Non solum autem reum, qui non obtemperavit, hoc edicto teneri Labeo ait, verum etiam petitorem. 4. Hoc iudicium non ad id quod interest, sed quanti ea res est concluditur: et cum meram poenam contineat, neque post annum neque in heredem datur.

 

[49] Commento del frammento D. 2.3.1.1 vedi: M. Marrone, Actio ad exhibendum, in Annali del Seminario Giuridico di Palermo, XXVI, 1958, 171-692; M. Kaser, Die Formula der actio ad exhibendum, in RIDA 14 (1967), 263-299; A. Fernandez Barreiro, Autorizacion pretoria para la "in ius vocatio", in SDHI 37 (1971) 261-288; R. Düll, Über Textkonjekturen zu Gaius Veronensis und zur Frage der Zwangsenteignung im römischen Formularprozess, in ZSS, Röm. Abt., 109 (1979), 290-302; H. Blank, Condemnatio pecuniaria und Sachzugriff, in ZSS 99 (1982) 303-316; M. Kaser, Nochmals ueber Besitz und Verschulden bei den "actiones in rem", in ZSS, Rom. Abt. 111 (1981), 88; M. Lemosse, "Actiones interrogatoriae", in Labeo 34 (1988) 16; T. Spagnuolo Vigorita, "Imperium mixtum". Ulpiano, Alessandro e la giurisdizione procuratoria, in INDEX 18 (1990) 136; R. Domingo, Estudios sobre el primer título del Edicto pretorio. I. El edicto por desacato al decreto del magistrado municipal, in Cuadernos compostelanos de derecho romano 5, 1992, 82 ss.

 

[50] Il verbo vindicare usato nel frammento di regola si lega con la procedura della comparizione o dell’esibizione della cosa contestata secondo l’actio ad exhibendum, e in questo caso il frammento può trattare solamente l’insubordinazione alla domanda preliminare del giudice sulla comparizione o sull’esibizione della cosa contestata alla corte. Però, il verbo vindicare ha anche l’altro significato: “confiscare i beni per il debito” (vedi L.L. Kofanov, La vindicatio nel diritto pubblico romano, in Ius Antiquum Древнее право. 2 (22), 2008. Мosca, 2010, 45), e in questo caso si tratta propriamente dell’insubordinazione alla decisione giudiziaria rivolta ai beni del debitore giudicato. Cfr. con l’actio ad exhibendum (D. 10.4.7.7).

 

[51] Paul. Sent. V.26: 2. Hac lege (Iulia de vi publica) excipiuntur, qui artem ludicram faciunt, iudicati etiam et confessi et qui ideo in carcerem duci iubentur, quod ius dicenti non obtemperaverint quidve contra disciplinam publicam fecerint... 3. ...Quibus omnibus convictis, si honestiores sunt, tertia pars bonorum eripitur et in insulam relegantur: humiliores in metallum damnantur. ... Interpr. ... Sed a legis istius poena de aliquibus praeceptum est, etiamsi ad principem appellaverint, posse torqueri vel damnari, si quos in ludicra arte offenderint vel iudicio fuerint condemnati aut de crimine suo confessi; et si qui propter hoc in carcerem rediguntur, quia secundum leges sententiae iudicis parere noluerint, vel si contra disciplinam publicam commisisse aliquid convincantur...