LA RESPONSABILITÀ PERSONALE E
PATRIMONIALE DEL DEBITORE INSOLVENTE: A PROPOSITO DELL’EFFICACIA
DELL’ESECUZIONE GIUDIZIARIA NEL DIRITTO ROMANO E NEL DIRITTO RUSSO
MODERNO
Accademia delle Scienze di Russia
Presidente del Centro di Studi di Diritto Romano
Mosca
ABSTRACT: The nature of personal and
property liability of the insolvent debtor in the Roman and modern Russian law
Addressing the most urgent problems of Executive proceedings in the
modern Russian law, the author stresses that the current Russian system is not
efficient enough, because it provides exclusively property liability of the
insolvent debtor. Next, the author discusses the erroneous idea of modern
Russian scientists that norms of the Executive proceedings introduced in Russia
after the judicial reform 1874 - 1879's, adopted the Roman model of execution
of decisions in civil suits, unreasonably considering that the Roman concept
was based on the model of execution of judicial decisions, which provided the
only sanctions against the property of the debtor, but not in respect of his
personality.
However,
in the Roman era, the insolvent debtor along with sanctions of property type
subjected also the personal responsibility. Moreover, the non-execution of a
court order was equated to a criminal offence. Indeed, the Roman law sanctioned
the arrest of the debtor by manus
iniectio, and even imprisonment of debtors deceiving its creditors. At the
same time were provided also the norms against abuses and illegal actions of
the lender. All of this together, according to the author, did the Roman system
very effective.
In
conclusion, the author accentuates that the present Russian system of liability
of the insolvent debtor should be more balanced, providing the combination both
property and personal responsibility.
Il 4 dicembre 2009 il Ministro
della Giustizia della Federazione di Russia Aleksandr Konovalov, facendo a Roma
una lezione per studenti e professori dell’Università «Roma
Tre», ha notato che uno dei problemi più gravi del diritto moderno
della Russia è il nichilismo giuridico, determinato in particolare dalla
sfiducia della maggior parte della società russa sull’efficacia
dei mezzi giuridici per la regolamentazione dei rapporti sociali[1].
Purtroppo, la società ha motivi serii per tale sfiducia. Il motivo
più sostanziale prima di tutto è il sistema dell’esecuzione
della decisione giudiziaria nel campo del processo civile.
Così, il Presidente della
Corte Suprema dell’arbitrato della Russia Anton Ivanov, tracciando un
bilancio dell’attività della Corte durante l’anno 2009, ha
notato che «i cittadini si trovano di fronte al fatto che la loro difesa
giudiziaria resta solamente sulla carta», motivando
quest’affermazione col fatto che «per due terzi le corti
d’arbitrato lavorano praticamente a vuoto»[2].
Infatti, nel 2006 le corti hanno emanato un milione e duecentomila mandati
esecutivi e solamente quattrocentoseimila di quelli erano stati eseguiti[3]. La
situazione è poco cambiata anche negli anni 2010-2011, come mostrano i
dati pubblicati dal Servizio federale degli
ufficiali giudiziari della Federazione di Russia: nel 2010 erano in esecuzione più di 50,8 milioni di
procedure giudiziarie esecutive e ne erano state eseguite poco più di
23,9 milioni[4]. Alla resa dei conti nel
2010, sulla base dei mandati esecutivi emanati dalle corti il Servizio federale degli ufficiali giudiziari della
Russia ha proceduto ad esazioni pari solamente al 32,8% della somma del debito
totale[5], e durante i primi 7 mesi del
2011 – solamente al 11,5%[6].
Dunque, più di due terzi
dei debiti, che erano in riscossione per sentenza dell’autorità
giudiziaria, restano tuttora non riscossi. Questo fatto significa che i 2/3
dell’attività di tutta la procedura giudiziaria civile e di tutti
gli organi della tutela dell'ordine pubblico è pagata dai contribuenti
senza conseguire alcun risultato. Nasce la domanda retorica: perché in
tale situazione non deve fiorire il nichilismo giuridico? Di conseguenza
l’efficacia insufficiente del Servizio federale degli ufficiali giudiziari della Russia nella maggior parte della
riscossione dei debiti in favore dei cittadini e delle persone giuridiche
richiede un esame attento speciale.
Parlando della rinascita nella
Russia contemporanea del Servizio federale
degli ufficiali giudiziari, bisogna sottolineare che i legislatori russi
hanno scelto la strada oggettiva e insomma giusta per far rinascere quel
sistema che esisteva prima del 1917 [7], e il
sistema prerivoluzionario, a sua volta, fu fondata grazie alla riforma
giudiziaria del 1864[8].
Già in quel periodo c’era un'accesa discussione tra sostenitori e
avversari della riforma e nello stesso tempo la questione centrale della
discussione sulla organizzazione del lavoro del servizio degli esecutori
giudiziari era come decidere il problema della responsabilità personale
e patrimoniale del debitore insolvente[9]. Si
deve notare che in grande modo nel suo lavoro la commissione della riforma
giudiziaria si fondava sui lavori migliori occidentali del campo teorico e
sistematico del diritto civile e processuale e prima di tutto su quelli dei
pandettisti tedeschi[10],
cioè dei specialisti del diritto romano. Oltre a ciò, la
commissione che studiava il problema d’abolizione dell’arresto
personale per i debiti, in larga misura si fondava sul lavoro di E. Brevern, dove
si descrive l’esperienza di tale riforma in Francia, Austria,
Inghilterra, Olanda, Belgio, Italia, Svizzera, Svezia e specialmente degli
Stati germanici[11]. Nella schiacciante
maggioranza di questi paesi il sistema del diritto romano pandettistico dominava,
ma in quella sua variante, che gli studiosi dell’Ottocento capivano. La
maggioranza dei pandettisti dell’Ottocento, però, era convinta che
nel diritto romano la responsabilità personale del debitore insolvente,
connessa colla schiavitù del nexum
delle Leggi delle XII Tavole, fu abolita 326 a.C. e successivamente non il
corpo, ma il patrimonio del debitore rispondeva per i debiti[12].
Infatti, Tito Livio, descrivendo la storia d’approvazione della legge
sull’abolizione del nexum, nota
che «pecuniae creditae bona
debitoris, non corpus obnoxium esset»[13].
Per questa causa in molti lavori
generali e nei manuali del diritto romano dell’Ottocento si esponeva la
dottrina poco profonda non solamente sull’abolizione della
schiavitù dei nexi, ma anche sulla
transizione totale dalla responsabilità personale del debitore
insolvente a quella esclusivamente patrimoniale[14].
Basandosi sui pandettisti
occidentali, anche gli studiosi russi di storia della procedura giudiziaria
esecutoria prendevano l’esperienza del diritto romano come la misura
standard, ma trattavano in modo unilaterale la schiavitù dei debitori,
il loro arresto come i segni della società poco sviluppata nel piano
sociale[15]. In
conformità con ciò, la responsabilità patrimoniale del
debitore e la rivalsa giudiziaria solamente contro la sua proprietà
è diventata lo standard del sistema giudiziaria progressivo. Dunque,
l’esperienza e l’autorità del diritto romano si usava nella
Russia della seconda metà dell’Ottocento come uno dei più
pesanti argomenti condotti alla vittoria dei riformatori liberali nella loro
lotta contro i sostenitori del sistema vecchio tradizionale d’esecuzione
giudiziaria nei confronti dei debitori insolventi[16]. In
particolare si tratta del sistema della punizione degli insolventi nelle corti
commerciali, che prevedevano le carceri per i debitori. Alla fin fine le corti
commerciali come anacronismo del passato[17], quasi dappertutto[18], erano state ingiustamente
abolite[19], e
nel 1879 fu approvata la legge sull’abolizione come tale dell’arresto
personale dei debitori insolventi[20]. I risultati pratici della
riforma giudiziaria nel campo della procedura esecutiva, secondo il parere di
molti giuristi russi della fine dell’Ottocento e dell’inizio del
Novecento, ha compromesso tutta la riforma giudiziaria, poiché
l’esecuzione delle decisioni giudiziarie non era efficace[21].
Di fronte allo stesso problema
della mancanza d’efficacia, come si è ereditata dalla Russia
prerivoluzionaria, la procedura giudiziaria esecutiva del Servizio federale dei ufficiali giudiziari della Russia
si trova anche oggidì. Esattamente come nell’Ottocento, il
pensiero che solamente la riscossione di crediti dal patrimonio del debitore
sia la misura progressiva rispetto alla responsabilità personale del debitore
e nei lavori scientifici russi contemporanei non di rado si dichiara come
assioma[22].
Nello stesso tempo, la ricezione del sistema occidentale della procedura
esecutiva contro i debitori di malafede alle volte si dichiara pericolosa e non
effettiva[23]. Abbastanza spesso si
tratta anche della necessità del ritorno del buon sistema vecchio delle
carceri per i debitori che esisteva nella Russia prima del 1864 [24]. Si
tratta anche della necessità d’attivare l’articolo 177 del
Codice penale della Federazione di Russia (al momento praticamente non
applicabile) rispetto ai debitori fraudolenti. Questo articolo rispetto a tali
debitori prevede come pene alternative i lavori coatti o l’arresto per un
periodo di tempo da 4 mesi a 2 anni[25]. Si
fanno anche cambiamenti dell’articolo 145.1 del del Codice penale della
Federazione di Russia, i quali prevedono la responsabilità criminale per
la fraudolenta non corresponsione dello stipendio, nella misura
dell’incarceramento per un periodo di tempo da 1 anno a 5 anni[26].
In relazione
all’attualizzazione del problema dell’efficacia
dell’esecuzione della decisione giudiziaria nella Russia contemporanea e
alla “correità” del concetto romano, e, più
esattamente, pandettistico dell’esecuzione della decisione giudiziaria in
relazione dei debitori di malafede nella riforma giudiziaria del 1864 e del
1879, vorrei trovare la risposta per la domanda seguente: in che misura
è giusta l’affermazione dei pandettisti dell’Ottocento che
il diritto romano dopo il 326 a.C. si sia totalmente liberato non solamente
dalla schiavitù dei debitori, ma anche dalla responsabilità
personale del debitore insolvente ed era approvata esclusivamente la
responsabilità patrimoniale?
Per la risposta prima di tutto
bisogna rivolgersi ai Digesta di
Giustiniano, dove c’è il concetto più elaborato dei
giuristi romani classici sulla procedura esecutiva del processo civile.
Però, nel libro 42 dei Digesta,
specialmente nei titoli 1 e 2 non c'è nessuna parola sulla rivalsa
contro la personalità del debitore. Tutt'al contrario, nei titoli 3-8 del
libro 42 dei Digesta si esaminano
solamente i mezzi della rivalsa contro il patrimonio del debitore. Donde si
può, come pare, concludere che il diritto romano classico riconosceva
solamente la responsabilità patrimoniale del debitore giudicato, e
propriamente tale conclusione è diventato modello standard per il
diritto pandettistico europeo dell’Ottocento. Certamente, la riscossione
patrimoniale di crediti secondo la decisione giudiziaria nel diritto romano a
differenza del diritto russo moderno era molto più effettiva e
l'espropriazione forzata si effettuava sui beni non solamente del debitore
stesso, ma anche della sua sposa, dei suoi genitori e anche dei soci della
proprietà comune[27],
mentre nel sistema giudiziario moderno russo si fanno alcuni piani di tal tipo
per il futuro[28], però, nel libro
42 si tratta solamente dei beni e dei diritti patrimoniali del debitore.
Ma la antica tradizione
letteraria del I sec. a.C. – IV sec. d.C. e le leggi epigrafiche salvate
del I sec. a.C. – II sec. d.C. e anche i Codici Teodosiano e Giustinianeo
ci danno l’informazione contraria. Anche nella scienza romanistica
dell’Ottocento la trattazione sul carattere e storia della
responsabilità personale e patrimoniale del debitore giudicato non
è così univoca: nei molti lavori romanistici di quel periodo si
fa attenzione all’applicazione della responsabilità personale del
debitore accanto a quella patrimoniale: la responsabilità personale
prevedeva l’arresto, i lavori coatti e la carcerazione[29].
Anche nella romanistica russa dell’Ottocento c’è la ricerca
pregevolissima del prof. V.V. Efimov sulla responsabilità del debitore
secondo il diritto romano, dove in particolare la conclusione assolutamente
giusta: «l’uso dell’arresto personale sempre era la regola
generale del processo esecutivo romano. Il diritto romano non conosceva
l’abolizione dell’arresto personale. In effetti, nella fine della
Repubblica e nell’Impero in alcuni casi per i debitori davano i mezzi di
liberazione dall’arresto con l’aiuto della cessio bonorum, ... ma
questi mezzi a volte non erano accessibili per tutti…»[30].
Dunque, bisogna studiare in che
misura sono fondate affermazioni di tale tipo. Prima di tutto è
necessario notare che il testo sopra citato di Tito Livio sull’abolizione
della schiavitù dei debitori non di rado si legge con poca attenzione
dagli studiosi, siccome lo storico romano del I sec. a.C. scrive che la lex Poetelia ha vietato di mettere agli
arresti tutti, eccetto quelli che hanno meritato la punizione che deteneva loro
in carcere, finché il pagamento del debito non sarà fatto[31].
Poi, si deve dare attenzione speciale al capitolo 61 della famosa LEX COLONIAE GENETIVAE IULIAE URSONENSIS[32],
entrata in vigore alla metà del I sec. a.C. e che ha funzionato, come
minimo, durante il I e II sec. d.C. Questa legge non di rado porta in un vicolo
cieco anche i romanisti moderni[33],
poiché quasi testualmente riproduce la norma della terza tavola delle
leggi delle XII Tavole sulla manus
inectio del nexum, cioè
sull’arresto e la carcerazione del debitore insolvente, che, secondo
l’opinione di molti studiosi, erano totalmente aboliti con la lex Poetelia alla fine del IV sec. a.C.[34]
Secondo questa norma decemvirale il debitore insolvente, condannato a pagare il
debito, nel caso di non pagamento, veniva arrestato dal creditore in
conformità con la decisione giudiziaria ed era imprigionato nella casa
del creditore fino alle terze nundine, dopo di che si vendeva in
schiavitù o si giustiziava. È evidente che la lex Poetelia ha abolito solamente la
vendita in schiavitù o la pena di morte del debitore, ma non la norma
sul suo arresto per mezzo della manus
iniectio o la carcerazione.
La norma sull’arresto e la
carcerazione del debitore condannato si trova anche nella lex Rubria[35] entrata in vigore tra 49 e 40
a.C.[36]
Anche Cicerone, avvocato famoso del I sec. a.C., nella sua arringa “Pro Flacco” menziona la condanna
alla carcerazione del debitore per insubordinazione alla decisione giudiziaria[37].
Poi, il famoso autore del manuale sull’arte oratoria giudiziaria
Quintiliano, che ha vissuto nella seconda metà del I sec. d.C., fa la
comparazione tra addictus e servus e dice che la legge ordina a tali
debitori di servire come gli schiavi i creditori, fino al pagamento totale del
debito, anche se sottolinea che l’addictus,
a differenza del servus, ha la difesa
della legge[38]. Finalmente, il
commentatore famoso della norma delle XII Tavole sulla punizione dei debitori
insolventi Aulo Gellio, vissuto nel II sec. d.C., sottolinea che anche nel suo
tempo molti debitori si condannano e si mettono agli arresti[39].
La carcerazione dei debitori
morosi si praticava anche nel tempo del diritto romano postclassico.
Così, nel codice di Giustiniano c’è la norma che
regolamenta la carcerazione dei debitori insolventi[40].
Questa norma di Giustiniano stesso permetteva il carcere preventivo del
debitore fino alla pronuncia della sentenza, se lui non rappresentava la
garanzia o il garante del pagamento. Il termine massimo della carcerazione fu 1
anno e la sentenza prevedeva anche la punizione pecuniaria o corporale. Nello
stesso codice di Giustiniano si trova la costituzione dell’imperatore
Alessandro del 223 d.C. che permetteva la cessio
bonorum come alternativa alla carcerazione del debitore[41], e
anche la costituzione di Diocleziano del 294 d.C. che vietava ai creditori di
costringere per forza il debitore nato in libertà a lavorare in
schiavitù[42].
Dunque, le fonti mostrate
permettono di concludere che il diritto romano durante tutta la sua storia insieme con la responsabilità
patrimoniale usava molto attivamente
i mezzi della responsabilità personale, i quali davano le garanzie
supplementari per la soggezione più attiva del debitore alla decisione
giudiziaria. Ma in questo caso come
si spiega l’assenza d’informazione su questo nei Digesta di Giustiniano, cioè nei
lavori dei giuristi romani classici?
A questa domanda si può
dare la risposta chiara e univoca: ma i giuristi romani certamente non
tacevano. Prima di tutto, il giurista famoso del II sec. d.C. Gaio nelle sue
Istituzioni descrive dettagliatamente la manus
iniectio e in particolare nota che anche dopo la lex Vallia[43]
l’arresto preventivo del debitore da parte del creditore si usava
attivamente nel caso in cui il debitore non dava delle garanzie e non aveva il
garante[44]. Non
di rado si fanno rinvii alle parole di Gaio sulla limitazione dell’uso
delle legis actiones con la sfera
solamente della corte centumvirale[45], ma
questo assolutamente non significa che l’istituto stesso della manus iniectio fosse totalmente abolito[46]. Infatti, la manus iniectio, anche se non troppo
spesso, si menziona nei Digesta e nel
Codice di Giustiniano[47].
Finalmente, si trova la norma
sulla responsabilità del debitore giudicato di eseguire la decisione
giudiziaria e pagare il credito anche nei Digesta
di Giustiniano, però, non in quella parte, dove la cercano di regola. Si
tratta del terzo titolo del libro 2 dei Digesta
dedicato alla responsabilità penale della persona non obbediente alla
decisione del giudice[48].
Bisogna notare che questo testo dei Digesta
di regola non si lega con l’azione sull’esecuzione della decisione
giudiziaria nei confronti dei debitori giudicati[49]. A
mio avviso, però, qui Ulpiano sottintende anche il debitore giudicato
che non ha permesso di fare rivalsa contro i suoi beni o li ha nascosti
dall’esazione[50]. In
particolare, Ulpiano menziona qui anche il debitore giudicato che non è
insubordinato alla decisione giudiziaria, poiché non ha permesso la
riscossione di credito dalla sua proprietà o ha nascosto il bene dalla
riscossione. Propriamente di tale insubordinazione alla decisione giudiziaria
parla Cicerone nel frammento già sopra menzionato (Pro Flacc. 48). Più dettagliatamente il giurista romano del
III sec. d.C. Paolo nel suo commento alla lex
Iulia de vi publica spiega le particolarità di questa norma[51].
Secondo lui questa legge dell’imperatore Ottaviano Augusto della fine del
I sec. a.C. condannava alla carcerazione quei debitori che non volevano
uniformarsi alla decisione giudiziaria, e questo fatto, come dice Paolo,
violava l’ordine legale statale, cioè, usando il linguaggio
giuridico moderno, era un delitto del codice penale. Come punizione per tali
persone era prevista la deportazione e la confisca del terzo di tutti i beni
per i nobili e i lavori forzati nelle miniere – per la plebe.
Tornando ai problemi di oggi
della responsabilità del debitore nell’esecuzione della decisione
giudiziaria, si può constatare ciò che segue:
1. Sono infondati i rinvii al
diritto romano classico come lo standard solamente della responsabilità
patrimoniale e non di quella complessa, cioè quella che include anche la
responsabilità personale.
2. L’appello alla
responsabilità personale del debitore si applicava a Roma solamente nei
casi della sua malafede, della sua evasione dolosa dalla esecuzione della
decisione giudiziaria e l’insubordinazione al potere giudiziario si
considerava come un delitto comune. Lasciarlo senza punizione significava
screditare il potere statale giudiziario ed esecutivo.
3. Finalmente, se vogliamo
rivolgerci all’esperienza romana bisogna prendere in considerazione il
fatto che la norma sulla responsabilità personale del debitore giudicato
funzionava insieme con molti altri mezzi per regolare il problema dei debiti,
anche con i mezzi contro gli affari illeciti dei creditori, contro gli
interessi da usura, contro l’attività dolosa dei banchieri, dei
pubblicani e degli esattori delle imposte, ma questo è già il
tema per un’altra ricerca.
Dunque, propriamente
l’applicazione complessa e bilanciata delle norme sulla
responsabilità sia patrimoniale che personale del debitore davanti alla
decisione giudiziaria, l’esperienza della quale ci danno la storia del
diritto romano e russo, può permettere, a mio avviso, di fare nostro il
sistema esecutivo più effettivo nella lotta con i debitori di malafede.
[Per la pubblicazione degli articoli della sezione
“Contributi” si è applicato, in maniera rigorosa, il
procedimento di peer review. Ogni articolo è stato
valutato positivamente da due referees,
che hanno operato con il sistema del double-blind].
[1]
Vedi: L.L. Kofanov, Cronaca
del convegno internazionale “Diritto romano e la cultura giuridica
d’Europa”, Roma 4
dicembre 2009 // Ius Antiquum
Древнее
право. 2 (24), 2009. Мosca, 2011, 189-200.
[3] Мошкин
Михаил. "Система
работает
вхолостую".
Две трети
решений
арбитражных
судов не
исполняются
// Время
новостей: №73, 25
апреля 2007 http://www.arbitr.ru/press-centr/smi/2696.html.
[4] Доклад
о
результатах
деятельности
Федеральной службы
судебных
приставов в 2010
году. (La relazione sui risultati d’attività
del
Servizio
federale degli ufficiali giudiziari nel 2010): http://www.fssprus.ru/otchet_doklad_9/ .
[5] Выполнение
Федеральной
службой
судебных
приставов
основных (прогнозных)
показателей
деятельности
по итогам
работы за 2010
год (L’esecuzione del Servizio federale dei
ufficiali giudiziari degli indici principali (pronostici)
dell’attività di fine anno 2010): http://www.fssprus.ru/dod122010/ .
[6] Vedi:
Основные
показатели
деятельности
Федеральной
службы
судебных
приставов за
7 месяцев 2011
года (Gli indici principali dell’attività del Servizio federale degli ufficiali giudiziari durante 7
mesi 2011): http://www.fssprus.ru/vypolnenie_federalnojj_sluzhbojj_sudebnykh_pristavov_osnovnykh_prognoznykh_pokazatelejj_dejatelnosti_po_itogam_raboty_za_7_mesjacev_2011_goda/ .
[7] Десятик
М.С.
Становление
и развитие
института
судебных
приставов в
России. //
Исполнительное
право, 2009, № 4.
[8] Коротких
М.Г. Судебная
реформа 1864
года в России
(сущность,
социально-правовой
механизм
формирования).
Воронеж, 1994; Захаров В. В.
Способы
принудительного
исполнения в
русском
праве XI –
начала XX века:
преемственность
и инновации.
Саратов, 2007 http://scientific-notes.ru/pdf/sa22.pdf .
[9] Su questo ved.: Боровиковский
А. Проект
закона об
отмене
личного
задержания
за долги //
Журнал
гражданского
и уголовного
права. СПб, 1873.
Кн. 3. 119–134; Он
же. О новом
законе об
отмене
личного
задержания
по
гражданским
взысканиям //
Журнал гражданского
и уголовного
права. С-Пб, 1880.
Кн. 3. 95–117; Гриневич
А. О личном
задержании в
гражданском
процессе //
Журнал
гражданского
и уголовного
права. С-Пб., 1873.
Кн. 1. 92-123; Кн. 3. 12-46.
[10] Джаншиев
Г.А. Основы
судебной
реформы:
историко-юридические
этюды // Джаншиев
Г.А. Основы
судебной
реформы:
сборник
статей. М., 2004.
(печатается
по изд.
[11] Бреверн
Е. Об отмене
личного
задержания
за долги по
иностранным
законодательствам
1867, 1868 и 1869 годов
С.-Пб., 1870.
[12] Vedi, per
esempio: Courtois B. De la bonorum
venditio ou de la vente en masse des biens du débiteur à Rome,
P., 1894; Kleineidam E. Die Personnal
Execution der Zwölf Tafeln. Breslau, 1904; Малышев К. Исторический очерк конкурсного процесса. СПб., 1871. 3 слл.; Шершеневич Г.Ф. Курсъ торговаго права. Т. IV: Торговый процессъ. Конкурсный процессъ. С-Пб., 1912. 77-85.
[13] Liv. VIII.28.8: pecuniae creditae
bona debitoris, non corpus obnoxium esset. Più dettagliatamente sulla legge di
Petelio ved.: Behrends O. Der
Zwölftafelprozess. Zur Geschichte des
römischen Obligationenrechtes. Göttingen, 1974. 152-183; Peppe L. Studi sull’esecuzione
personale. Debiti e debitori nei due primi secoli della repubblica romana. Milano,
1981. 183-262; Кофанов
Л.Л.
Обязательственное
право в
архаическом
Риме (VI-IV вв. до
н.э.). М., 1994. 173-184.
[14] Малышев
К.И.
Исторический
очерк
конкурсного
процесса.
С-Пб., 1871. 3; Шершеневич
Г.Ф. Указ. соч. 81; Покровский
И.А. История
римского
права. С-Пб., 1998
(по изд. 1917 г.). 389; Свирин
Ю.А. Исторический
аспект
исполнительного
производства //
Адвокат, 2010. http://www.juristlib.ru/book_5201.html.
[15] Шершеневич
Г.Ф.
Указ. соч. 77; Гриневич
А. О личном
задержании в
гражданском
процессе //
Журнал
гражданского
и уголовного
права. 1873. Кн. 1. 92–123;
Кн. 3. 12-46; Боровиковский
А. Проект
закона об
отмене
личного задержания
за долги //
Журнал
гражданского
и уголовного
права. 1873. Кн. 3. 119-134; Он же. О
новом законе
об отмене
личного
задержания
по
гражданским
взысканиям //
Журнал гражданского
и уголовного
права. 1880. Кн. 3. 95-117. Рихтер
А. Закон об
отмене личного
задержания
за долги //
Журнал
гражданского
и уголовного
права. 1879. Кн. 5. 50-52; Захаров
В.В.
Модель
принудительного
исполнения
судебных
решений по
гражданским
делам в России
в 1864 - 1917 гг. //
История
государства
и права, 2009, № 19. 186-192.
[16] Così V.V. Zacharov, op. cit., 191 s., scrive: «La riforma
giudiziaria del 1864 mostra
tal’esempio della ricezione del diritto straniero, quando gli istituti
formali si creavano secondo i modelli esistenti in altri paesi... Come
conseguenza di tale ricezione è nato il distacco totale o parziale
dell’istituto preso in prestito. Propriamente così è
successo con lo Statuto della procedura giudiziaria civile...». Vedi
anche: Малешин
Д.Я.
Российский
тип
гражданского
судопроизводства
// Вестник
Московского
университета.
Серия 11. Право.
2007. N 5. 21.
[17] Гордон
И. М.
Особенности
судопроизводства
в коммерческих
судах//Журнал
Министерства
юстиции. 1894. № 2. 164; Шершеневич
Г. Ф.
Несколько
слов о
коммерческих
судах//Там же.
1895. № 4. 61; Туткевич
Д. В. О наших
коммерческих
судах//Там же.
1898. № 7. 28.
[18] A cavallo di due secoli (XIX e XX) le
corti di commercio rimanevano solamente a Mosca, Varsavia, San-Pietroburgo e
Odessa: Гольмстен
А.X. Очерки по
русскому
торговому
праву. СПб., 1895. Вып.
1. 16.
[19] Архипов
И.В. Коммерческие
суды и
торговый
процесс в
России //
Правоведение.
М., 1994. № 4. 108-112.
[20] ПСЗ II. Т. LIV.
– СПб., 1881. № 59374; Рихтер А. С.
Указ. соч. 30–52; Он же. О
новом законе
об отмене
личного
задержания
по
гражданским
взысканиям //
Журнал гражданского
и уголовного
права. 1880. Кн. 3. 115–117; Боровиковский
А. О новом
законе об
отмене
личного
задержания
по
гражданским
взысканиям //
Журнал гражданского
и уголовного
права. 1880. Кн. 3. 95–117; Захаров
В.В. Способы
принудительного
исполнения в
русском праве
XI – начала XX
века:
преемственность
и инновации //
Ученые
записки.
Курский
государственный
университет.
№ 2 (4). 2007. 8: http://scientific-notes.ru/pdf/sa22.pdf.
[21] Гольмстен
А.Х.
Рецензия на
работу: Шимановский
М.В. О
некоторых
недостатках,
встречающихся
на практике
при
приведении
решений в
исполнение
по уставам 20
ноября 1864 года.
Казань, 1881 // Журнал
гражданского
и уголовного
права. 1881. Кн. 5. 135-137. Vedi anche: Птицын
В.
Недостатки
нашего
исполнительного
процесса //
Наблюдатель.
1895. № 3. 37-47.
[22] Захаров
В.В. Реформирование
способов
исполнения
судебных
решений в
России во
второй
половине XIX века //
Вестник
Челябинского
гос. ун-та.
Направление
«Право». 2008. № 31 (132). 96
сл. http://www.lib.csu.ru/vch/132/016.pdf .
[23] Захаров
В.В.
Модель
принудительного
исполнения... 191
сл.; Малешин
Д.Я.
Российский
тип
гражданского
судопроизводства
// Вестник
Московского
университета.
Серия 11. Право.
2007. N 5. 3-26.
[24] Гужова М. «Ямой»
по неплатежу.
Не рано ли
поставили точку
в истории
долговых
тюрем? // NBJ
Национальный
банковский
журнал: http://www.nbj.ru/publs/banki-i-obschestvo/2006/06/07/archive-publ-9437/index.html; Волков
Н.
Должник, как
и вор, должен
сидеть в
тюрьме // Уральский
региональный
информационный
центр
"ИТАР-ТАСС"("ТАСС-Урал"). 24/02/2004: http://www.tass-ural.ru/reviewer/46992.html
[25] Vedi art. 177 del Codice penale della
Russia. Cfr.: Колесников А. 177-я
статья уголовного
кодекса
начала
работать. За
возвращение
к родным
истокам и
корням! // Центр
судебных
процедур: http://www.lawyer-war.ru/news_053.php; Евстифеев Д. Москвичка
попала в
долговую
тюрьму // Газета
«Известия»
от 17
ноября 2010. http://www.izvestia.ru/news/368200; Куликов В.
Верховный
суд открыл
долговые
тюрьмы. За просроченный
штраф могут
отправить
под арест //
Российская
газета
(Неделя) N4400 от 29
июня 2007 года.
Сайт
Международной
коллегии
адвокатов
"Санкт-Петербург":
http://www.mka-spb.ru/sobitiya_v_kollegii/novosti_yurisprudencii/novosti/dolgovie_tyurmi.php.
[26] Козлова
Н. Долговая
тюрьма.
Прокуроры в
новом году придут
к тем, кто не
платит
зарплату
вовремя // "Российская
газета" -
Федеральный
выпуск № 5374 (295) от
29.12.2010, http://www.rg.ru/2010/12/29/turma.html
[27] D. 42.1.16-17: Ulpianus libro
sexagensimo tertio ad edictum. Sunt
qui in id quod facere possunt conveniuntur, id est non deducto aere alieno. Et
quidem sunt hi fere, qui pro socio conveniuntur (socium autem omnium bonorum
accipiendum est): item parens: 17 Idem libro decimo ad edictum patronus
patrona liberique eorum et parentes: item maritus de dote in id quod facere
potest convenitur.
[28] Vedi: При
банкротстве
ИП
наследники и
супруги предпринимателей
могут
понести
ответственность
по его
обязательствам //
Политическое
образование
(lawinrussia.ru), 13.05.2011 http://www.arbitr.ru/press-centr/smi/35635.html.
[29] Vedi, per
esempio: M. Voigt, Über die Geschichte des römischen
Executionsrechts // Berichte der K. Sächs. Gesell. der Wiss., Phil-hist.
Classe, Liepzig, 1882, 76-120; F.K. Savigny, Über das
altrömische Schuldrecht,
Berlin, 1834; G.F. Huschke, Über das Recht des Nexum und das alte
römische Schuldrecht,
Berlin, 1846.
[31] Liv.
VIII.28.8: Victum eo die ob inpotentem iniuriam unius ingens vinculi fidei;
iussique consules ferre ad populum, ne quis, nisi qui noxam meruisset, donec poenam
lueret, in conpendibus aut in nervo teneretur.
[32] LEX
COLONIAE GENETIVAE IULIAE URSONENSIS. LXI… Cui quis ita ma]num inicere iussus erit, iudicati iure manus
iniectio esto itquue ei s(ine) f(raude) s(ua) facere liceto. Vindex arbitratu
lIviri quive i(ure) d(icundo) p(raerit) locuples esto. Ni vindicem dabit
iudicatumve faciet, secum ducito. Iure civili vinctum habeto. Si quis in eo vim
faciet, ast eius vincitur, dupli damnas esto colonisq. eius colon. HS ((|)) ((|)) d(are) d(amnas) esto,
eiusque pecuniae cui volet petitio, Ilvir. quive i. d. p. exactio iudicatoque
esto. Il
commento ved.: A. D’Ors, Epigrafía jurídica de la España
Romana, Madrid, 1953, 174-177; E. Gabba,
Riflessioni sulla lex coloniae Genitivae Iuliae, in Estudios sobre la Tabula Siarensis,
a cura J. Gonzalez e J. Arce, Madrid, 1988, 157-168.
[33]
Vedi, per esempio: Гарсия Гарридо М.Х. Римское частное право: казусы, иски, институты / Перевод с испанского. Отв. редактор Л.Л.Кофанов. Мosca, 2005. 176-178.
(=M.J. Garcia Garrido, Derecho privado
romano. Casos, Acciones, Instituciones, Madrid 2001, 164).
[34] R. Taubenschlag, voce Manus inectio, in RE,
Bd.
[35] Lex Rubria 22: Praetorque isve qui de
is rebus Romae iure dicundo praerit in eum et in heredem eius de is rebus
omnibus ita ius dicito decernito eosque duci bona eorum possideri proscribive
venireque iubeto, ac si is heresve eius de ea re in iure apud eum praetorem
eumve qui Romae iure dicundo praesset, confessus esset aut de ea re nihil
respondisset neque se iudicio uti oportuisset defendisset; dum ne quis de ea re
nisi praetor isve qui Romae iure dicundo praerit eorum quoius bona possideri
proscribi veneire ducique eum iubeat.
[36] Vedi: F.
Gutiérrez-Alviz y Armario, Diccionario de derecho romano, Madrid, 1982,
422. Sul contenuto della legge vedi: F.J.
Bruna, Lex Rubria. Caesars Regelung
für die Richterlichen Kompetenzender Munizipalmagistrate in Gallia
Cisalpina, Leiden, 1972.
[37] Cic.
Pro Flacc. (48): Fecit eadem omnia quae nostri debitores
solent; negavit sese omnino versuram ullam fecisse Romae... Itaque recuperatores contra istum rem
minime dubiam prima actione iudicaverunt. Cum iudicatum non faceret, addictus Hermippo et ab hoc ductus est.
[38] Quintil. Inst. VII.3 26-27: Circa propria ac differentia magna subtilitas, ut cum quaeritur an
addictus, quem lex seruire donec soluerit iubet, seruus sit... Videamus ergo
propria et differentia... Seruus cum manu mittitur fit libertinus, addictus
recepta libertate ingenuus: seruus inuito domino libertatem non consequetur,
<addictus consequetur:> ad seruum nulla lex pertinet, addictus legem
habet: propria liberi, quod nemo habet nisi liber, praenomen nomen cognomen
tribum; habet haec addictus.
[39] Gell. N.A. XX.1.51: Addici namque nunc et uinciri multos
uidemus, quia uinculorum poenam deterrimi homines contemnunt...
[40] C. 9.4.6: Oujdevna ejmbavllesqai ejn fulakh`/ divca prostavxewõ tw`n
kata; th;n eujdaivmona tauvthn povlin h]
ejn e jparciva/
ejndovxwn h] periblevptwn h] lamprotavtwn ajrcovntwn h] tw`n ejn tai`õ povlesin
ejkdivkwn boulovmeqa. 1. jEpi; de; tw`n ejmblhqevntwn h]
ejmballomevnwn tou;õ qeofilestavtouõ tw`n tovp wn
ejpiskovpouõ mivan eJkavsthõ eJbdomavdoõ hJmevran
thvntetravda h] th;n paraskeuh;n tou;õ ejn tai`õ fulakai`õ
diereuna`sqai kai; su;n ajkribeiva/ manqavnein ta;õ th`õ aujtw`n
katoch`õ aijtivaõ kai; ei[te oijkevtai tugcavnoien o[nteõ ei[te
ejleuvqeroi, ei[te ejpi; crhvmasin ei[te ejpi; a[lloiõ ejgklhvmasin
ei[te ejpi; fovnoiõ ejmbeblhmevnoi.
2. Kai; eij me;n dou`loiv eijsin,
ei[sw ei[kosin hJmerw`n ejkbavllesqai aujtou;õ h]
swfronizomevnouõ h] toi`õ despovtaiõ paradidomevnouõ.
]H eja;n mh` faivnwntai oiJ
despovtai , ajpoluvesqai aujtouvõ. 3. JO ejn eiJrkth`/ blhqei;õ dia; crhmatiko;n ejleuvqeroõ ajpoluevsqw
parevcwn ejgguvaõ: eij de; ajporei` ejgguw`n, temnevsqw ei[sw lV hJmerw`n
to; katÆ
aujto;n kai;
ajpoluevsqw. jEa;n de; pleivonoõ crovnou to; pra`gma devhtai,
tovte ejxwmosiva/
katapisteuevsqw mevcri pevratoõ th`õ divkhõ:
eij de; meta; th;n ejxwmosivan ajpoleifqh`/ pro; peraiwvsewõ tou`
zhtoumevnou, ejkpiptevtw tw`n oijkeivwn
pragmavtwn. 4. jEa;n ejleuvqeroõ ejgklhvmati
katecovmenoõ blhqh`/ eijõ
fulakhvn, ejgguvaõ
didovtw kai;
ajpoluevsqw. Eij de; ajporei` ejgguw`n, meinavtw
e{wõ e{x mhnw`n movnwn
ejn th`/
fulakh`/, wJn ejnto;õ temnevsqw to;
katÆ aujtovn, eij
mh; a[ra
kefalikw`õ ejnavgetai. 5. JO ga;r
toiou`toõ oujde; ejgguvh/ katapisteuvetai, eja;n
mevntoige uJpo; tw`n dhmosieuovntwn kathgorhqh`/ ajlla; ejnto;õ
pavlin tw`n
e}x mhnw`n to; katÆ aujto;n ojfeivlei pevraõ
labei`n. Eij de; oujc
uJpo; tw`n
dhmosieuovntwn, ajllÆ uJpo; ijdikou` kathgovrou ejnhvcqh, tovte kataqarrei`tai hJ ejgguvh.
jEa;n de; oujk eujporh`/ dou`nai
ejgguvaõ, fulavttetai ejpi; e{na
movnon ejniautovn,
ou|
ejnto;õ to; katÆ aujto;n crh; pavntwõ tevmnesqai. 6.
Prolhvyewõ de; peri; aujtw`n
genomevnhõ wJõ uJpeuquvnwn, ei\nai
aujtou;õ ejn th`/ froura`/ , e{wõ o{te peraiwqh`/ hJ divkh. 7.
Eij de; h[dh yh`foõ gevgone
para; tw`n ejgkekleismevnwn, ejkbibavzesqai aujthvn, ei[te swmatikhv ejstin
ei[te crhmatikhv, ejcovntwn ejxousivan ejpi; crhmatikh`/
ejksth`nai. 8. JUpomimnhskovntwn tw`n
ejpiskovpwn tou;õ a[rcontaõ eijdovtaõ, wJõ o{ti
kai; aujtoi; kai; aiJ tavxeiõ
aujtw`n devka livtraõ
parevxousin.
[41] C. 7.71.1: Qui bonis cesserint, nisi solidum creditor
receperit, non sint liberati. In eo enim tantum hoc beneficium eis prodest, ne
iudicati detrahantur in carcerem (223 d.C.).
[42] C. 4.10.12: Impp. Diocletianus et Maximianus AA. et CC. Iovino. Ob aes alienum
servire liberos creditoribus iura compelli non patiuntur.
[43] La legge presumibilmente è della
metà del II sec. a.C.: F. Gutiérrez-Alviz y Armario, op.
cit., 431 s.
[44] Gai.
Inst. IV.25: Sed postea lege Vallia, excepto iudicato et eo pro quo depensum est,
ceteris omnibus cum quibus per manus iniectionem agebatur, permissum est sibi
manum depellere et pro se agere: itaque iudicatus et is pro quo depensum est,
etiam post hanc legem uindicem dare debebant, et nisi darent, domum ducebantur.
[45] Gai. Inst.
IV.30-31: Sed istae omnes legis actiones
paulatim in odium uenerunt. namque ex nimia subtilitate ueterum qui tunc iura
condiderunt, eo res perducta est, ut uel qui minimum errasset, litem perderet;
itaque per legem Aebutiam et duas Iulias sublatae sunt istae legis actiones
effectumque est, ut per concepta uerba, id est per formulas litigaremus. 31. Tantum ex duabus causis permissum est lege
agere: damni infecti et si centumuirale iudicium futurum est; saneque cum ad
centumuiros itur, ante lege agitur sacramento apud praetorem urbanum uel
peregrinum.
[46] Anche come l’altra legis actio legata con
l’esecuzione della decisione giudiziaria – quella pignoris capio, che rivolgeva la
riscossione ai beni del debitore. Vedi: Гарсия
Гарридо М.Х. Op. cit.
179 ss.; A.V.
Rudakov, Pignoris capio nel diritto pubblico romano, in Ius Antiquum
Древнее
право. 2 (24). 2009. Мosca, 2011. 108-124.
[48] D. 2.3.1:
Ulpianus
libro primo ad edictum Omnibus magistratibus, non tamen duumviris, secundum ius
potestatis suae concessum est iurisdictionem suam defendere poenali iudicio. 1. Is videtur ius dicenti non obtemperasse,
qui quod extremum in iurisdictione est non fecit: veluti si quis rem mobilem
vindicari a se passus non est, sed duci eam vel ferri passus est: ceterum si et
sequentia recusavit, tunc non obtemperasse videtur. 2. Si procurator tuus vel tutor vel curator ius dicenti non obtemperavit,
ipse punitur, non dominus vel pupillus. 3. Non solum autem reum, qui non obtemperavit, hoc edicto teneri Labeo
ait, verum etiam petitorem. 4. Hoc iudicium non ad id quod
interest, sed quanti ea res est concluditur: et cum meram poenam contineat,
neque post annum neque in heredem datur.
[49]
Commento del frammento D. 2.3.1.1 vedi: M.
Marrone, Actio ad exhibendum, in Annali del Seminario Giuridico di Palermo,
XXVI, 1958, 171-692; M. Kaser, Die
Formula der actio ad exhibendum, in RIDA 14 (1967), 263-299; A. Fernandez Barreiro, Autorizacion
pretoria para la "in ius vocatio", in SDHI 37 (1971) 261-288; R. Düll, Über Textkonjekturen
zu Gaius Veronensis und zur Frage der Zwangsenteignung im römischen
Formularprozess, in ZSS, Röm. Abt., 109 (1979), 290-302; H. Blank, Condemnatio pecuniaria und
Sachzugriff, in ZSS 99 (1982) 303-316; M.
Kaser, Nochmals ueber Besitz und Verschulden bei den "actiones in
rem", in ZSS, Rom. Abt.
111 (1981), 88; M. Lemosse,
"Actiones interrogatoriae", in Labeo 34 (1988) 16; T. Spagnuolo Vigorita, "Imperium
mixtum". Ulpiano, Alessandro e la giurisdizione procuratoria, in INDEX 18
(1990) 136; R. Domingo, Estudios
sobre el primer título del Edicto
pretorio. I. El edicto por desacato al decreto del magistrado municipal, in
Cuadernos compostelanos de derecho romano 5, 1992, 82 ss.
[50] Il verbo vindicare usato nel frammento di regola si lega con la procedura
della comparizione o dell’esibizione della cosa contestata secondo
l’actio ad exhibendum, e in
questo caso il frammento può trattare solamente l’insubordinazione
alla domanda preliminare del giudice sulla comparizione o sull’esibizione
della cosa contestata alla corte. Però, il verbo vindicare ha anche l’altro significato: “confiscare i
beni per il debito” (vedi L.L.
Kofanov, La vindicatio nel diritto
pubblico romano, in Ius Antiquum
Древнее
право. 2 (22), 2008. Мosca, 2010, 45), e in
questo caso si tratta propriamente dell’insubordinazione alla decisione
giudiziaria rivolta ai beni del debitore giudicato. Cfr. con l’actio ad exhibendum (D. 10.4.7.7).
[51] Paul.
Sent. V.26: 2. Hac lege (Iulia de vi
publica) excipiuntur, qui artem ludicram faciunt, iudicati etiam et confessi et
qui ideo in carcerem duci iubentur, quod ius dicenti non obtemperaverint quidve
contra disciplinam publicam fecerint... 3. ...Quibus omnibus convictis, si honestiores
sunt, tertia pars bonorum eripitur et in insulam relegantur: humiliores in
metallum damnantur. ... Interpr. ... Sed a legis istius poena de aliquibus
praeceptum est, etiamsi ad principem appellaverint, posse torqueri vel damnari,
si quos in ludicra arte offenderint vel iudicio fuerint condemnati aut de
crimine suo confessi; et si qui propter hoc in carcerem rediguntur, quia
secundum leges sententiae iudicis parere noluerint, vel si contra disciplinam
publicam commisisse aliquid convincantur...