Incontri e
dibattiti
LA STORIA DEL DIRITTO FRA TESTI E TECNICHE GIURIDICHE
I. Di fronte al testo
Biblioteca
del Senato della Repubblica ‘Giovanni Spadolini’
Roma, 13-14
gennaio 2012
Organizzato
dai Professori Italo Birocchi, Emanuele Conte, Luca Lo Schiavo e Beatrice
Pasciuta, nei giorni 13 e 14 gennaio 2012 si è svolto a Roma presso
la Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca “Giovanni
Spadolini” del Senato della Repubblica, l’incontro-dibattito “La storia del diritto fra testi e
tecniche giuridiche”. Il tema si poneva di fronte a un nodo cruciale
della disciplina, vale a dire quello del rapporto metodologico e sostanziale
con la sua doppia natura, visto attraverso l’approccio con il testo. Tale
era infatti il punto focale
dell’evento, che voleva essere il primo di un percorso teso a
mettere a punto e raccordare fra loro gli orientamenti degli studiosi attualmente
impegnati nel portare avanti le ricerche in questo settore: vale a dire lo
studioso “Di fronte al testo”, come indicava il sottotitolo del
convegno.
Su
questo, infatti, si sono concentrate le due giornate di lavori. I diversi
interventi dei relatori, specchio dell’articolata realtà della
storia giuridica, si sono armonicamente intersecati quasi a formare un unicum che ha teso a sottolineare il
rinato interesse per il testo originario, suscettibile pur sempre di offrire, a
chi vi si accosti, prospettive nuove e talvolta inaspettatamente diverse
rispetto all’edizione a stampa.
Quanto
l’approccio diretto ad un siffatto testo sia insostituibile e arricchisca
e precisi ancor oggi il cammino dello studioso – e quanto al contempo sia
rilevante per lui tenere conto dello stratificarsi intorno ad esso di letture di
tempo in tempo formative e fondanti per la stessa evoluzione della disciplina
– è stato il doppio binario su cui si è mosso il seminario
sin dalle prime battute, seguite alla presentazione di Emanuele Conte (Università di Roma Tre) e Beatrice Pasciuta (università di
Palermo).
Sulle
riletture operate dalla dottrina anche di opere come il bartoliano Tractatus testimoniorum si sono
soffermati infatti Susanne Lepsius
(Universitaet Muenchen) e Diego Quaglioni (Università di
Trento), insieme all’intervento di
Giovanni Minnucci (Università di Siena). Mario Montorzi (Università di Pisa), il cui intervento era
pure programmato, non ha potuto partecipare.
Loredana
Garlati (Università di
Milano Bicocca) e Italo Birocchi
(SSAB) hanno a loro volta richiamato l’attenzione su un aspetto della
disciplina che negli ultimi lustri ha fortemente attirato l’interesse
degli studiosi, vale a dire la storia del processo, nutritasi della analisi
delle practicae criminali. E’
emerso una volta di più il ruolo degli archivi come “inesauribile
serbatoio” suscettibile di attrarre e continuamente rinnovare
l’interesse dello storico. A Michele Pifferi
(Università di Ferrara) e Massimo
Vallerani (Università di
Torino) il compito di suggerire nuovi spunti di riflessione e chiudere la giornata
di lavori.
La
mattinata successiva, ovvero quella di sabato 14 gennaio, si è aperta
con la relazione di Mario Varvaro
(Università di Palermo), il quale ha dato notizia delle sue ricerche
relative al consolidarsi della edizione
ottocentesca delle Istituzioni di Gaio, condotta sulla base del palinsesto veronese. Le
interessantissime e per certi versi sorprendenti risultanze, emerse dalle sue
ricerche intorno alle metodiche utilizzate da Mommsen e dai suoi allievi,
facevano rilevare quanto poco si possa identificare la certezza della edizione
a stampa con quella del testo originario. A tali conclusioni si è
collegato Aldo Mazzacane
(Università di Napoli) interrogandosi sulla ammissibilità, date
queste premesse, di una Dogmengeschichte; l’importanza di una riflessione
metodologica di fronte al testo ha impegnato in un breve ma appassionante
intervento anche Pio Caroni. Ma sul Gaio veronese delle
Istituzioni è intervenuto anche Filippo
Briguglio (Università di
Bologna), che ha resi noti i risultati delle sue ricerche relative al nuovo recupero del palinsesto, facendo
rilevare quanto sorprendenti possano essere i risultati di una sua rilettura
che si avvantaggi delle straordinarie tecniche messe a disposizione
dello studioso dalle nuove tecnologie.
Il problema
del metodo, da applicarsi nell’approccio a un testo in evoluzione nella
sua lettura, ha costituito l’oggetto degli interventi successivi di Caroline Humfress (Birkbeck College,
London), Carlo Lanza (Seconda
Università di Napoli), Michele
Luminati (Universitaet Luzern), Maria
Rosaria Marella (Università di Perugia). Quanto l’approccio
diretto al testo originario possa modificare le conclusioni dello storico
è emerso peraltro anche dagli interventi di Marco Miletti (Università di Foggia), Giorgio Resta (Università di Bari) e Marco Sperandio (Università di Roma Tre). E se
quest’ultimo si è soffermato sulle fonti del tardo antico, Resta
ha mostrato come una lettura diretta delle fonti possa ribaltare opinioni anche
consolidate, come ad esempio quelle incrostatesi saldamente intorno al processo
relativo all’attentato delle Fosse Ardeatine.
La
novità e profondità degli interventi, così come la
vivacità dell’interesse manifestato dall’uditorio, non ha
potuto per l’ora tarda trovare la sua naturale conclusione nella
programmata discussione finale, nella quale avrebbero dovuto prendere la parola
Italo Birocchi, Ennio Cortese,
Aldo Mazzacane e Diego Quaglioni. A maggior ragione ci
si augura quindi (vista anche l’affluenza e l’interesse suscitato
dalla tematica) che a questo primo seminario ne seguano altri che possano
ulteriormente approfondire una così affascinante problematica.
Università
di Sassari