N. 8 – 2009 – Memorie//Africa-Romana
Università
di Augsburg
La politica militare degli
imperatori romani in Africa (I-VI sec. d.C.)
(pubblicato in L’Africa romana. Ai
confini dell’Impero: contatti, scambi conflitti. Atti del XV convegno di
studio. Tozeur, 11-15 dicembre 2002, a cura di M. Khanoussi, P. Ruggeri, C.
Vismara, Roma, Carocci editore, 2004, III, pp. 1643-1662)
Sommario: 1. La
forza numerica dell'esercito romano in Africa. – 2. La politica militare degli imperatori: alcune
caratteristiche.
Con la conquista del regno di Giuba I da
parte di Giulio Cesare nell’anno 46 a.C. l'Africa settentrionale cadeva nelle
mani romane. Soltanto per pochi decenni il figlio di Giuba, Giuba Il, e il
nipote Tolemeo furono i nuovi re della Mauretania finché l'imperatore
Caligola mise a morte quest’ultimo e sequestrò il regno
definitivamente. Ma già prima la rivolta indigena di Tacfarinas
minacciò il dominio romano. Questo ed altri eventi posteriori hanno
fatto sorgere un dubbio sulla forza numerica dell'esercito necessaria per la
sorveglianza militare. I Mauri, divisi nelle diverse tribù, erano
avversari pressoché eterni dei Romani, che infatti non riuscivano mai a
dominarli. Così i Bavares, Transtagnenses e Quinquegentanei attaccavano
intensamente i Romani nella seconda metà del III secolo nella zona del
limes di Numidia e in Mauretania Caesariensis. Anche per il regno di Valentiniano
I sono documentate alcune razzie contro le città romane. Dopo la
riconquista dell'Africa da Vandali Belisario e gli altri magistri militum et
praefecti praetorio non riuscirono mai a reprimere la resistenza dei Mauri.
Persino gli Arabi raggiunsero questo scopo soltanto dopo un lungo e duro
conflitto[1].
Due terni saranno trattati di seguito: la
politica degli imperatori rispetto alla resistenza degli indigeni e il numero
dei soldati romani che furono dislocati nelle province africane. Dopo una fase
iniziale la legio III Augusta, con
l'accampamento stabile a Lambaesis, era il nucleo di tutte le truppe. A fianco
della legione erano le unità ausiliarie per la guardia dei castelli del limes. Fatta eccezione per il periodo
dello scioglimento [p. 1643] della legione dopo la soppressione della rivolta
dei Gordiani negli anni 238-253, questi 6.000 soldati erano il cuore della
tutela dei possedimenti romani. Non per tutto il dominio romano si può
calcolare la forza numerica dell'esercito, ma alcuni fatti sono chiari. In
primo luogo vi è la guarnigione della cohors i urbana a Carthago fin
dall'epoca flavia. Essa aveva funzioni di polizia nella metropoli e nel
suburbium, ma durante la rivolta i Gordiani la usarono per combattere contro il
governatore della Numidia, Capelianus. Una nota iscrizione funeraria dimostra
che anche un numero di uomini armati non professionisti faceva parte del
piccolo esercito di Gordiano ii nella disastrosa battaglia finale[2]. La partecipazione di
persone senza formazione militare è documentata principalmente nel III e
nel IV secolo. Esemplare fu un evento che riguardò Lepcis Magna negli
anni 364-365: la popolazione cittadina difese le mura contro gli Austoriani,
perché il comes Africae Romanus aveva ritirato le truppe ordinarie[3]. Persino l'ufficiale
Q. Gargilius Martialis, che era anche decurio di Auzia e Rusguna e inoltre
patronus provinciae, perse la vita in un'azione militare nell'anno 260[4].
Il numero delle cohortes e alae della legio III Augusta era soggetto a
modifiche come ovunque nell'Impero. Per la Mauretania Tingitana disponiamo di
un grandissimo numero di diplomi militari che documentano le unità ausiliarie
nei vari anni. Il primo diploma risale all'anno 88 e menziona cinque alae e due cohortes, cioè, includendo una cohors miliaria, in tutto
4.000 uomini[5]. Due dei quattro
diplomi del tempo di [p. 1645] Traiano con la stessa data (14 ottobre 109) elencano
sicuramente due alae e almeno nove cohortes per le due parti militari della
provincia dunque più di 5.500 soldati[6]. Un terzo documento
dello stesso anno parla di tre alae e
quattro cohortes con una miliaria,
quindi di 4.000 uomini, ma il secondo documento offre la stessa lista, anche se
incompleta, del terzo[7]. Per l'anno 109 le
cinque alae e dieci cohortes in tutta la Tingitana danno
perciò una cifra totale di 8.000 soldati. La stessa situazione mostra
verosimilmente un diploma frammentario del 114-117 che parla esplicitamente di
cinque alae, ma senza un elenco delle
cohortes[8].
Un diploma di Adriano (18 novembre 122)
contiene però cinque alae e
nove cohortes e documenta
perciò una piccola diminuzione dell'esercito tingitano a 7.500 soldati[9]. Un secondo diploma
(124) molto [p. 1646] frammentario parla genericamente di cinque cohortes soltanto; due unità sono
assicurate, un'ala nominata col nome[10].
Tre alae e quattro cohortes sono menzionate in un terzo diploma di Adriano (18
agosto 129-130), che nomina tuttavia soltanto cinque unità[11]. Per questa data
troviamo dunque solo 3.500 uomini[12]. Nel penultimo
documento dello stesso imperatore (131) compare una lista incompleta di un'ala
e nove cohortes, che significa almeno
5.500 soldati, con la possibilità che la forza numerica fosse maggiore[13]. L’ultimo
diploma (133/134) menziona quattro cohortes
e nove alae di cui sei sono
assicurate coi nomi: il numero dei soldati raggiunge perciò 7.000[14].
Sotto Antonino Pio abbiamo per l'anno
152-153 una lista non totalmente completa: sono indicate cinque alae e undici cohortes in totale, quindi 8.500 soldati[15].
Un elenco frammentario del 154 forniva soltanto [p. 1647] sei cohortes[16].
Il quarto diploma di questo imperatore (156-157) menziona di nuovo cinque alae
e undici cohortes, dunque sempre
8.500 uomini[17]. Un documento
parallelo dello stesso anno, sebbene con alcune lacune, mostra probabilmente la
stessa situazione militare della provincia[18].
Il sesto diploma menziona per l'anno 159 sicuramente di nuovo cinque alae e undici cohortes[19]. Un diploma
frammentario (161) nomina sempre cinque alae,
ma il numero preciso delle cohortes
manca[20]. Si può infine
dedurre dall'insieme dei dieci diplomi di Antonino che l'esercito della
Tingitana non fu sottoposto a un cambiamento profondo: dopo il trasferimento di
due nuove cohortes nella provincia
verso l'anno 150 la situazione restava stabile con una forza numerica che
ammontava a 8.000 soldati nelle cinque alae
e undici cohortes. Un altro
documento, anch'esso molto frammentario (165), non offre nemmeno il numero e il
nome di una unità[21]. Ma l'ultimo diploma,
benché senza data precisa, nomina nuovamente almeno quattro alae e
sicuramente undici cohortes: perciò possiamo concludere che il numero
dei [p. 1648] soldati era dopo Antonino probabilmente di 9.000 uomini
perché la lista contiene due cohortes miliariae[22].
Dopo aver analizzato questa lunghissima
lista di 34 diplomi constatiamo una situazione relativamente stabile per
l'esercito della Mauretania Tingitana durante tutto il periodo dei diplomi.
Nonostante le molte lacune nella documentazione per le alae e cohortes un fatto
fondamentale si manifesta come sicuro: il numero dei soldati per la tutela
della provincia negli anni dall'88 al 161 contava quasi sempre circa 8.000
soldati, oscillante tra 7.500 e 9.000. Inoltre la maggior parte delle truppe fu
formata sempre dalle stesse unità che occupavano le guarnigioni nei
castella del confine romano verso il deserto[23].
Il pericolo costituito dai Mauri fu palese principalmente durante il bellum
Mauricum sotto Marco Aurelio, ma già Antonino Pio era costretto a
ordinare una campagna contro questi nemici; una parte delle truppe fu comandata
dal praefectus auxiliariorum tempore expeditionis in Tingitaniam ex Hispania
missorum T. Varius Clemens. La frase mostra però chiaramente che le
truppe della Tingitana non erano sufficienti a reprimere le sporadiche grandi
rivolte degli indigeni[24].
Per la Mauretania Caesariensis disponiamo
di due diplomi soltanto. Il primo, dell'anno 107, elenca insieme tre alae, di cui una miliaria, e dieci cohortes, quindi 7.000 soldati[25]. Il secondo
documento, recentemente [p. 1649] pubblicato, ma molto frammentario, nomina
un'ala e due cohortes di cui la prima
era miliaria: perciò verso l'anno 128 abbiamo una sola testimonianza di
una piccola guarnigione di 2.000 uomini che era sicuramente soltanto una parte
dell'intero esercito provinciale in questo periodo. Nondimeno la Mauretania Tingitana fu stimata come una zona debole per gli attacchi dei
Mauri sotto Adriano. Tuttavia abbiamo la prova che nessuna ala né cohors fu
trasferita dalla Caesariensis alla Tingitana come lascia vedere il
confronto dei due diplomi di Adriano per queste province[26].
Per l'exercitus
Africanus nella Numidia sono a lungo mancate indicazioni simili.
Ora due diplomi di Adriano rendono più agevole valutare la forza
militare in questa zona. il primo (127/129)
parla esattamente di sei cohortes ed include tacitamente anche
un'ala che deve essere la i Flavia Numidica. Ma sappiamo
dalle allocuzioni di Adriano alle truppe della Numidia che anche una
seconda ala faceva parte di questo esercito precisamente nell'anno 128[27].
L'altro documento (129-136), molto frammentario, indica con sicurezza soltanto
tre unità, due delle quali sono menzionate anche nel primo diploma[28].
Nella Numidia [p. 1650] fu perciò dislocato verso
la metà del regno di Adriano un corpo di almeno 4.000 soldati ausiliari al fianco della legio iii Augusta con i suoi 6.000
uomini: tutta la forza militare di questa regione ammontava adesso a 10.000 uomini o poco più.
Questo fatto offre però soltanto una visione relativamente ristretta di
tutta la storia di questa parte dell'Africa[29].
La provincia dell'Africa
Proconsularis disponeva invece soltanto della cohors i urbana a Cartagine che fu
già nominata; soltanto per l'anno 65/66
è indicata un'ala
di più[30].
Il grande numero dei diplomi della Tingitana
in rapporto alle altre province africane dipende forse generalmente dalla
vicinanza alla Hispania, dove erano ben conosciute le tavole di bronzo
già nel primo periodo imperiale[31].
Una preziosissima notizia danno inoltre le Historiae di Tacito: per
l'inizio dell'anno 69 l'autore parla di cinque alae e 10 cohortes come guarnigione
delle due Mauretanie[32].
Accanto a queste informazioni ne vediamo, nelle iscrizioni su pietra, altre
sulle truppe, ma sempre dettagli. Naturalmente invece è ben riassunta la
storia della legio iii Augusta[33].
Troviamo menzionate dunque nella Numidia e nell'Africa proconsularis per il principato di Adriano
insieme due alae, otto cohortes e inoltre tre numeri. Delle cohortes
quasi la metà era equitata, e dei numeri uno era
formato da sagittarii. Ma tutte queste unità non furono sempre
dislocate obbligatoriamente negli stessi castella durante il lungo
periodo imperiale[34].
Infine merita menzione un [p. 1651] ultimo fatto: mancava cioè in tutta
l'Africa la cavalleria con dromedari. Soltanto in Siria c'era fin dal tempo di
Traiano l'ala Ulpia dromedariorum,
l'unica unità di questo genere di cui abbiamo conoscenza durante
l'alto impero[35].
Per poco più di un secolo, dal 69 al
180 ca. si possono ricavare dunque precise indicazioni sulla forza numerica
dell'esercito romano sul suolo africano principalmente dai diplomi. Tali
informazioni sono qui riassunte in forma di tavola. Questa (cfr. TAB. i) offre un quadro dell’esercito
romano nell'Africa. Nella metà del regno di Traiano (ca. 107-109) erano
dislocati nelle due Mauretanie insieme ca. 15.000 soldati ausiliari e nella Numidia 16.000 uomini della terza
legione, cioè 21.000 soldati. Purtroppo non si conoscono le truppe
ausiliarie della Numidia ma il numero
totale, con le unità dell'Africa
Proconsularis, era naturalmente
maggiore: quindi arriviamo insieme a ca. 24.000 soldati. Soltanto per gli anni
intorno al 130 sotto Adriano abbiamo un numero totale per tutto l'esercito
africano. Con gli almeno 5.500 ausiliari della Tingitana, i 2.000 e più della Caesariensis, i 3.500 della Numidia
ed i probabili 1.000 dell'Africa
Proconsularis, oltre ai 6.000 legionari, il governo romano poteva contare
sicuramente su 18.000 soldati suolo africano, ma indubbiamente ne erano
disponibili circa 5.000 di più: si può calcolare perciò un
totale di almeno 23.000 soldati. Come è stato già sottolineato,
per molti decenni non si verificò alcun mutamento sostanziale per le
singole unità e la loro permanenza nelle guarnigioni delle rispettive
province[36].
Una situazione diversa si sviluppò
durante la Tetrarchia. La Notitia Dignitatum mostra la situazione dopo tali
mutamenti. Tutte le unità con i nomi di Valeria e Herculia furono
create indubbiamente per volontà di Diocleziano e dei colleghi, ma la
precisa forza numerica delle nuove [p. 1652] truppe resta sino ad ora ignota.
Inoltre, disponiamo soltanto di un elenco generale della dislocazione di queste
piccole unità dagli ultimi anni del iii
fino all'inizio del v secolo. La Notitia menziona i due comites per
i limttes dell'Africa e della Tingitana ed i due duces per
i limites della Mauretania Caesariensis e della Tripolitania. Seguono
le truppe: tre legiones palatinae nell'Africa,
un auxilium palatinum nella stessa provincia e altri due
nella Tingitana, sette legiones comitatenses nell'Africa e una o due nella Tingitana,
e infine una legio pseudocomitatensis nella seconda provincia. Tutte
queste unità di fanteria facevano parte dell'esercito mobile sotto
l'alto comando del magister peditum; come legio comitatensis troviamo
anche il resto della iii Augusta con il nome Tertio
Augustani. Inoltre abbiamo sotto il comando del magister equitum insieme
18 o 19 vexillationes
comitatenses, cioè equites, nell'Africa e tre altre nella Tingitana, anch'esse
parte dell'esercito mobile[37].
Sotto il comes Africae servivano 16 praepositi limitis con un
numero non indicato di limitanei, e nella zona di competenza del comes
Tingitaniae c'erano un praefectus alae e sette praefecti
cohortis; il dux et praeses provinciae Mauritaniae Caesariensis disponeva
di otto praepositi limitis ed il dux provinciae Tripolitaniae di 12 con due unità di milites[38].
Nella lista delle truppe menzionate come
parte dell'esercito della Tingitana troviamo tre unità ben
conosciute: le cohortes ii
Hispanorum, i Ituraeorum e iii Asturum dei limitanei furono
dislocate qui già nell'alto impero. Per le otto formazioni di equites
sagittariorum nell'esercito del comes Africae si può trovare
un nucleo possibilmente nell'ala i Hamiorum sagittariorum, prima
una parte delle truppe di stanza nella Mauretania Tingitana[39].
Perciò quattro unità avevano sicuramente la propria base
nell'alto impero: erano le tre cohortes sopramenzionate e la legio iii Augusta nella veste dei nuovi Tertio
Augustani. Purtroppo non è
possibile [p. 1653] valutare la forza numerica dell'esercito
africano durante il basso imperò: soltanto con grande prudenza si
può pensare ad un numero ipotetico di almeno 22.000 uomini con un possibile aumento sconosciuto[40].
Per il quadro della permanenza di tutte le
truppe nelle rispettive province di guarnigione si rimanda alla TAB. 2: si
tratta di una tavola d'aggiornamento di un'altra che fu pubblicata trent'anni
fa[41].
La forza numerica dell'esercito romano in
Africa rimase durante tutto l'alto impero più o meno la stessa. Questo
fatto dimostra un equilibrio della politica imperiale rispetto a questo
complesso territoriale. Perciò non stupisce l'indifferenza con cui gli
imperatori si occupavano dell'Africa. C'erano soltanto pochissime eccezioni da
questa linea politica, in primo piano l'interesse di Adriano per le province
dell'im-pero. La regione africana fu oggetto della visita del sovrano nel 128.
La famosa serie di orazioni ai soldati della legio iii Augusta e delle truppe ausiliarie attorno ad essa
riguardava esplicitamente anche due unità minori, cioè l'ala i
Pannoniorum e la cohors vi
Commagenorum equitata. Le parole dell'imperatore che furono pronunciate di
fronte ai soldati nelle guarnigioni dopo alcune esercitazioni militari sono un
documento di primissima importanza: qui troviamo espressa la cura personale con
cui Adriano sorvegliava la formazione dei soldati. Si vede chiaramente che
l'imperatore aveva studiato la situazione generale del dominio romano e le
eventuali minacce da parte dei Mauri[42].
Con il suo successore, Settimio Severo Adriano era l’unico visitatore
imperiale delle province africane. La sua attenzione permanente per i soldati e
per le necessità militari è
descritta generalmente da Cassio Dione e nella Historia Augusta in
un brano che parla della presenza della presenza dell'imperatore [p. 1654]
nelle Germanie, ma che vale per tutte le altre province militari[43].
Nonostante le lacune il discorso di Adriano contiene le parole autentiche che
furono annotate da uno stenografo: perciò la lode ed anche la critica delle
esercitazioni dei soldati esprime la reale impressione che Adriano ebbe delle
virtù militari delle unità nella Numidia. Senza dubbio
l'imperatore era generalmente soddisfatto dello stato della presenza romana in
questa provincia e in tutta l'Africa[44].
Sull'impiego da parte di Settimio Severo
dell'esercito africano mancano notizie precise. La visita della famiglia
imperiale nell'anno 203 comportò
verosimilmente una sosta nella città-patria di Lepcis Magna connessa
con la vasta attività architettonica che abbellì la città:
monumento importantissimo è l'arco
onorario con i rilievi raffiguranti la famiglia imperiale[45].
Da questa città una campagna fu probabilmente condotta dall'imperatore
in persona contro i Garamantes dalla Tripolitania fino
all'avamposto recentemente costruito di Gholaia. Per questa impresa
erano disponibili alcuni contingenti dalla Siria e naturalmente i pretoriani e
gli equites singulares Augusti del seguito imperiale. L'opera difensiva
della frontiera nel deserto fu inoltre proseguita con la costruzione di nuovi
ed il rinforzo di vecchi castelli, come mostrano alcune iscrizioni[46].
[p. 1655] L'inizio della politica militare
romana in Africa Sotto Augusto vide alcune campagne di governatori contro le
tribù indigene, fra cui i Garamantes, che sono documentate nei fasti
triumphales. Tuttavia queste operazioni non avevano una grande importanza
perché esse erano soltanto una reazione romana contro la minaccia degli
indigeni Una politica veramente a lunga scadenza nei riguardi dei popoli al di
là del limes non si era ancora sviluppato Il confine militarmente
sor vegliato era allora in costruzione, cosicché la tutela non
funzionava sufficientemente. Ma il limes non fu mai una linea difensiva unitaria
tramite fortificazioni artificiali, ed i castelli servivano spesso come basi
per attacchi romani contro i nemici. Questo sistema di una forte difesa mobile
fu migliorato nel tempo: infatti la forma costruttiva tradizionale degli
accampamenti con torri soltanto interne era insufficiente per una lunga difesa
statica. Perciò durante il periodo della tetrarchia anche in Africa fu
introdotta la costruzione di piccole fortezze con muri spessi e torri angolari,
i centenaria, che portavano in altre regioni il nome quadriburgia. Su
questa via proseguirono i Bizantini che trasformarono i nuclei degli
insediamenti importanti in fortezze di gran rilievo; ad esse fu attribuita la
funzione di una difesa lunga e strenua senza l'aiuto dalle proprie truppe
mobili. Esempi di tali fortezze nell’Africa proconsularis si
trovano a Bulla Regia, Mactaris, Sufetula, Thugga e Thysdrus. Una
descrizione del programma edilizio ideato' dall'imperatore Giustiniano è esposta nel sesto
libro dell'opera De aedificis di Procopio[47].
[p. 1656] Il successore di Augusto,
Tiberio, fu costretto ad occuparsi della ribellione di Tacfarinas che rese
necessaria tutta l'attenzione romana. Per un certo tempo la gravità
della situazione fu sottovalutata a causa delle comunicazioni esagerate
all'imperatore dei generali romani che volevano ingrandire i loro successi.
Allora la legio iii Augusta era
già dislocata nella Numidia, e due alae
ed un numero sconosciuto di cohortes
erano anche presenti nel 17 nella prima battaglia vittoriosa per i Romani[48]. Lo stesso Tacito
parla per l'anno seguente di un fatto caratteristico per la situazione militare
nell'Africa: la tattica della guerriglia che fu usata dai comandanti mauri
durante tutta la dominazione romana fino al periodo bizantino. Velocità
ed operazioni in piccole unità erano il metodo seguito dagli insorti,
come annota Tacito per l'anno 21, ma lo storico descrive anche i castella come basi di attacchi romani,
realizzati dai soldati expediti e
perciò veloci[49]. Lo scrittore
racconta inoltre che la nona legione venne trasferita in Africa per facilitare
il successo romano. La vittoria finale con la morte di Tacfarinas fu dovuta
alle expeditae cohortes alaeque,
cioè allo stesso tipo di truppe con cui l'avversario aveva realizzato le
proprie azioni. La sorpresa dei Mauri in un momento di scarsa sorveglianza fu
unita con il dinamismo del proconsul P. Cornelius Dolabella, e la
complicità di altre tribù con i Romani favorì questo
esito. Perciò rintracciamo cinque ragioni del successo romano: la
capacità del governatore, la stabilità del limes, un numero sufficiente di soldati, la preponderanza di truppe
leggere e l'uso di alleati indigeni come guide e aiuto nelle zone di difficile
accesso. La coincidenza di questi fattori poté garantire una pace
relativamente stabile[50].
[P. 1657] La ribellione di Edemone nella
Mauretania negli anni 40/41 ebbe luogo dopo l'uccisione del re Tolemeo e prima
della creazione delle due province da parte di Claudio[51].
Dopo altre azioni sotto Adriano seguirono le tre expeditiones contro i Mauri durante il regno di Antonino Pio
(144-150)[52]. Due bella Maurica sulla penisola iberica toccarono negli anni 171 e 177 la
provincia della Baetica[53]. Come gentes Maurorum in questo periodo sono
nominati in una serie di iscrizioni i Baquates
ed una volta i Macennites, ma non si
sa se ambedue fossero gli avversari reali dei Romani. In tutti questi casi fu
toccata la Mauretania Tingitana, e
sotto Pio sicuramente anche la Caesariensis.
L'aggressione maura in Spagna era la manifesta conseguenza di un errore del
governo romano che non poté impedire due profondi attacchi sul suolo
provinciale dopo che i nemici ebbero attraversato lo stretto di Ercole. Invece
la politica verso i Baquates era
molto razionale, perché i loro capi riconoscevano l'imperatore come
padrone supremo ed erano pronti a ricevere la funzione di principes gentis dalle mani del governatore della Tingitana:
così fu conservata una lunga pace tra i due contraenti[54].
Durante il periodo dell'instabilità
dello stato romano le difficoltà Caesariensis e nella Numidia furono
condizionate dallo scioglimento [p. 1658] della legio iii Augusta per ordine di Gordiano iii nell'anno 238. Per 15 anni l'Africa
visse senza un nucleo militare; anche un luogo strategicamente importante come
il castrum di Gemellae in Numidia
rimase privo di guarnigione. Con la ricomposizione della legione subito dopo
l'inizio del regno di Valeriano anche la vexillatio
fu ristabilita a Gemellae: questa
politica di ripristino per la tutela della popolazione provinciale era
veramente necessaria[55].
Per quegli anni è documentata la dura lotta dei Romani contro il
movimento mauro sotto la guida di Faraxen che fu represso con grande
difficoltà e con notevoli perdite romane, come mostrano le iscrizioni.
Per la prima volta sono menzionati i Bavares,
gli importantissimi nemici romani nella Numidia
e Caesariensis[56].
Epigraficamente documentati sono anche i Transtagnenses e i Quinquegentanei che furono attaccati dal governatore della Caesariensis, Aurelius Litua. Questa
risposta alle calate dei Mauri fu seguita dalla campagna negli anni 297 e 298
dell'imperatore Massimiano che voleva riportare in modo stabile la sicurezza
nell'Africa romana. Anche l'attività edilizia in castella e centenaria dimostra lo stesso intento. Perciò il
governo romano, senza dubbio istruito dalle lettere dei governatori,
seguì nuovamente una politica attiva in contrasto al periodo anteriore.
La creazione della moneta di Cartagine sottolineava l'importanza dell'Africa
nel contesto dell'impero. Questo rinnovato ruolo fu il fondamento negli anni
308 a 310 per l'usurpazione di L. Domitius Alexander contro Massenzio[57]. Il fallimento del
secondo tentativo di creare in Africa un imperatore non ostacolava altre simili
aspirazioni, perché nel corso del IV e V secolo seguirono alcuni nuovi
movimenti dello stesso genere: Firmo, Gildone, Heraclianus e Bonifatius,
tutti cercavano una separazione dal governo di Roma e volevano divenire
regnanti indipendenti, ma questi tentativi furono battuti dal potere centrale
dell'Occidente. Le azioni dell'ultimo protagonista condussero [p. 1659]
tragicamente alla conquista dell'Africa da parte dei Vandali: con la lotta tra
Aetius e Bonifatius la regione cadde per circa 100 anni nelle mani dei
conquistatori. L'importanza della più grande zona di rifornimento di grano
per Roma e l'Italia era il motivo principale per gli imperatori per combattere
ogni usurpatore nell'Africa, specialmente perché l'Egitto non era
più il granaio dell'Occidente[58].
La grande spedizione delle forze riunite di
tutto l'impero sotto Aspar, Basiliscus e Marcellinus nell'anno 468 fallì per dissensi tra i generali.
Questo tentativo mostrò la forza e la determinazione dell'imperatore
d'Oriente, Leone i, a rioccupare l'Africa anche per motivi storici il collega Anthemius a Roma, che aveva ricevuto la
sua carica con l'appoggio di Leone, era indotto a riconquistare le basi per
l'approvvigionamento della penisola. Per medesime ragioni, più tardi,
Giustiniano, consapevole degli eventi anteriori, ordinò la guerra contro
i Vandali, che erano indeboliti dalla lotta tra le fazioni di Gelimero e
Hunerico. Vediamo qui una sintesi dei due motivi dell'imperatore, sia la
politica storicizzante sia quella religiosa, ambedue in favore della grandezza
dell'impero e della fede cattolica. Belisario alla testa di un esercito di
10.000 fanti, 5.000 cavalieri e qualche centinaio dei suoi bucellarii privati poté rioccupare la regione[59]. Il successore
Solomone fece rafforzare il limes e costruì le nuove mura delle
città, anche se di dimensioni ridotte rispetto a quelle dell'alto
impero. Per più di 120 anni la maggior parte dell'Africa fu nuovamente
sotto il controllo romano finché gli Arabi tolsero definitivamente ai
Romani il possesso della regione che diventò l'Ifriqiya nella lingua dei
nuovi padroni[60].
[p. 1660]
Tabella i:
La forza numerica dell'esercito romano in Africa. |
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provincia |
anno |
alae |
cohortes |
soldati |
fonti |
|||||
Mauretania Tingitana et
Caesariensis |
69 |
5 |
10 |
7500 |
Tac., hist., ii,
58, 1 |
|||||
Mauretania
Tingitana |
88 109 114/117 122 124 129/130 131 133/4 152/153 154 156/157 156/157 159 161 ? |
5 5 5 5 1 + ? 3 1 + ? 4 + ? 5 ? 5 5? 5 5 4 + 1? |
2 10 6 + ? 9 5 4 9 9 11 6 11 11? 11 7 + ? 11 |
4000 8000 6500 + ? 7500 3000 + ? 3500 5500 + ? 7000 + ? 8500 3500 + ? 8500 8500? 8500 6000 + ? 9000? |
CIL xvi, 159 CIL xvi, 161, 162; RMD 2, 84 CIL xvi, 165 CIL xvi, 73 = 169 + 170 CIL xvi, 171 CIL xvi, 173 RMD 3, 157 «ZPE», cxlii, 2003, pp. 257-65 «ZPE», cxvii, 1997, pp. 254-6 RMD 1, 48 CIL xvi, 181 CIL xvi, 182 RMD 1, 53 RMD 2, 107 RMD 3, 186 |
|||||
Mauretania Caesariensis |
107 ca. 128 |
3 1 + ? |
10 2 + ? |
7000 2000 + ? |
CIL xvi, 56 «Chiron», xxxii, 2002, pp. 501-4 |
|||||
Numidia |
127/129 129/136 |
1 + 1 + ? 1? |
6 3 + ? |
4000 + ? 2000 + ? |
«Chiron», xxxii, 2002, pp. 493-7 «Chiron», xxxii, 2002, pp. 497-500 |
|||||
Africa
proconsularis |
65/66 |
1 |
1 |
1000 |
Tac., hist., i,
70, 1 (cfr. supra, nota 30) |
|||||
[p. 1661]
Tabella 2: La permanenza delle
unità ausiliarie nelle province africane. |
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provincia |
alae |
cohortes |
65 |
88 |
107 |
109 |
114/117 |
122 |
124 |
128 |
127/129 |
129/130 |
129/136 |
131 |
133/134 |
152/153 |
154 |
156/157 |
159 |
161 |
? |
400 |
||||||
Mauretania
Tingitana |
|
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|
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i Augusta |
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X |
|
X |
X |
|
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|
? |
X |
|
X |
X |
|
X |
|
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i Hamiorum |
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X |
|
X |
|
X |
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|
X |
X |
|
X |
X |
|
X |
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iii Asturum |
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X |
|
X |
|
X |
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|
X |
X? |
|
X |
X |
|
X |
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Gemelliana |
|
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X |
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X |
X |
X |
X |
|
|
X |
X |
|
X |
X |
|
X |
? |
|
? |
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Tauriana |
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X |
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X |
X |
X |
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X |
X |
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X |
X |
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X |
? |
X |
X |
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ii Syrorum sagittaria |
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X |
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X |
X |
X |
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X |
X |
X |
X |
X |
? |
|
? |
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v Delmatarum |
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X |
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X |
|
X |
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X |
X |
X |
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X |
? |
|
X |
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i Ituraeorum |
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X |
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X |
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|
X |
X |
X |
X |
X |
|
X |
X |
X |
? |
X |
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i Lemavorum |
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X |
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X |
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X |
X |
X |
X |
X |
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X |
? |
X |
? |
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ii Hispanorum |
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X |
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X |
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X |
? |
X |
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X |
? |
X |
X |
X |
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ii Hispana |
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X |
X |
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X |
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X |
X |
X |
X |
X |
X |
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iiii Gallorum |
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X |
X |
X |
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X |
X |
X |
X |
X |
? |
X |
? |
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i Asturum et Callaec. |
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X |
X |
X |
X |
|
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|
|
X |
X |
X |
X |
X |
X |
|
X |
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|
i Celtiberorum |
|
|
|
X |
X |
|
|
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|
|
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|
iii Asturum |
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X |
X |
X |
|
|
|
X |
|
|
? |
|
|
X |
? |
|
X |
X |
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|
iiii Vindelicorum |
|
|
|
|
|
|
X |
|
|
|
|
|
|
|
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|
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|
iii Gallorum |
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|
X |
X |
? |
X |
? |
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|
iiii Tungrorum |
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|
|
|
|
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|
|
|
X |
X |
X |
? |
X |
X |
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Mauretania Caesariensis |
|
|
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|
|
|
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|
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i Nerviana Augusta |
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|
X |
|
|
|
|
X |
|
|
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|
ii Thracum |
|
|
|
X |
|
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|
|
|
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Parthorum |
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|
|
X |
|
|
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[p. 1662]
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i Augusta Nerviana |
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X |
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|
|
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|
|
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|
i Corsorum |
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X |
|
|
|
|
X |
|
|
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|
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|
I Pannoniorum |
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|
X |
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i Nurritanorum |
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|
X |
|
|
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|
|
|
|
|
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i Musulamiorum |
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X |
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|
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|
i Hispanorum |
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|
X |
|
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|
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|
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ii Brittonum |
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|
X |
|
|
|
|
X |
|
|
|
|
|
|
|
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|
|
ii Breucorum |
|
|
X |
|
|
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|
|
|
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|
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|
ii Gallorum |
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|
X |
|
|
|
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|
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iiii Sugambrorum |
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X |
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Numidia |
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i Flavia Numidica |
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X |
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|
i Pannoniorum |
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|
X |
X |
|
|
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|
|
|
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|
i Chalcidenorum |
|
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|
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|
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|
X |
|
|
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ii Afrorum |
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X |
|
X |
|
|
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ii Hispanorum |
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|
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|
X |
|
|
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ii Hamiorum |
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|
X |
|
|
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|
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|
vi Commagenorum |
|
|
|
|
|
|
|
X |
X |
|
X |
|
|
|
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|
vii Lusitanorum |
|
|
|
|
|
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|
|
X |
|
|
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|
|
|
|
|
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|
i Flavia |
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|
|
X |
|
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|
Africa |
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Siliana |
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X |
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i urbana |
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[1] La resistenza indigena
contro i Romani nel periodo imperiale fu descritta in generale da P. Romanelli, Storia delle province romane dell’Africa, Roma 1959;
più dettagliatamente M. Rachet,
Rome et les Berbères. Un problème militaire d'Auguste à
Dioclétien, Bruxelles 1970; M.
Bénabou, La
résistance africaine a la romanisation, Paris 1976; A. Gutsfeld, Römische Herrschaft und einheimischer Widerstand in Nordafrika.
Militärische Auseinandersetzungen Roms mit den Nomaden, Stuttgart
1989.
[2] L'iscrizione CIL viii,
2170 = ILS, 8499 = ILAlg
I, 3598 di Theveste descrive il
defunto L. Aemilius Severinus qui
et Philyrio che aveva 66 anni et
pro amore Romano quievit ab hoc Capeliano captus. Si tratta di un civis Romanus, a causa del supernomen
verosimilmente di un membro del ceto sociale superiore. Per la rivolta dei
Gordiani cfr. K. Dietz, Senatus contra principem. Untersuchungen zur
senatorischen Opposition gegen Kaiser Maximinus Thrax, München 1980, pp. 109-20 (la persona di Capelianus); l'opinione che Severinus era
soltanto un semplice cittadino di Theveste
(nota 302) è contraddetta dal supernomen.
[3] L.
M, Günther, Die Austorianer
als Belagerer tripolitanischer Städte (um 365 n. Chr)?, in L'Africa romana xi, pp. 1643-50:
l'autrice non pensa a veri assedi in senso tecnico, ma ad incursioni sul
territorio di Lepcis senza una minaccia alle mura.
[4] La fortuna di Martialis è descritta
nell'iscrizione CIL viii, 9047 = 20736 = ILS, 2761 da Auzia nella Mauretania
Caesariensis, aveva catturato il famoso ribelle Faraxen, ma trovò la
morte in un’imboscata dei Bavares.
Cfr. W Kuhoff, L'importanza politica delle province
africane nell'epoca della Tetrarchia, in L'Africa romana XII, pp. 1503-20.
[5] CIL XVI, 159 nomina per il 9 gennaio 88 le
alae i Augusta, i Hamiorum, iii Asturum,
Gemelliana e ed inoltre le cohortes ii (Syrorum) mil. sagitariorum
(equitata) e V Delmatarum. Per la situazione militare nella Tingitana cfr H. Nesselhauf, Zur Militärgeschichte der Provinz Mauretania Tingitana,
«Epigraphica» XII, 1950, pp 34 48; M. Roxan, The Auxilia
of Mauretania Tingitana, «Latomus», XXXII, 1973, pp. 838-55; R Rebuffat, L'implantation militaire romaine en Mauretanie Tingitane, in L’Africa romana IV, pp. 31-78.
[6] CIL
xvi, 161 e 162 (frammentario): alae i
Hamiorum sagittariorum e iii
Asturum p. f. c. R.; cohortes i Ituraeorum c. R., i
Lemavorum c R., ii Hispanorum c R , ii
Hispana c. R., iiii Gallorum c. R. e v
Delmatarum per una delle due parti della provincia ed inoltre le cohortes i
Asturum et Callaecorum, i Celtiberorum c. R. e iii
Asturum c. R. per la seconda, ma in questo diploma mancano altre truppe).
Cfr adesso per tutte le unita ausiliari J. Spaul,
Ala 2. The Auxiliary Cavalry Units of the Pre-Diocletianic Imperial Roman Army,
Andover 1994; Id., Cohors2. The Evidence for and a Short
History of the Auxiliary Infantry Units
of the Imperial Roman Army,
Oxford 2000.
[7] M. Roxan,
Roman Military Diplomas 1978-1984 [= RMD 2], London 1985, pp. 144 s., n. 84: alae
i Augusta Gallorum c. R., Gallorum torquata victrix e Gemelliana; cohortes i Asturum et Callaecorum, i Celtiberorum
c. R., ii (Syrorum) miliaria sagittariorum (equitata) c. R. e iii
Asturum c. R. L'autrice annota giustamente che questo diploma conteneva la stessa lista di truppe del secondo. I
frammenti di quattro altri diplomi con datazioni imprecise (100/107, 99/110, 104/114 e 98/117) non offrono dettagli
interessanti: M. Roxan, Roman Military Diplomas 1954-1977 [= RMD 1], London 1978, pp. 42 s. n. 11-13; p. 45, n. 15.
[8] CIL
xvi, 165 menziona le alae Augusta c. R., Gemelliana c. R. e Gallorum
torquata victrix c. R. e le cohortes i Asturum et Callaecorum, i
Celtiberorum, ii Hispana c. R., ii (Syrorum) miliaria sagittaria
(equitata), iii Asturum c. R. e
III Gallorum c. R. L'integrazione del frammento da parte di Nesselhauf (CIL) menziona a ragione le stesse
cinque alae e dieci cohortes dei documenti del 109. Un diploma frammentario (28 marzo
118) non mostra alcun avviso (CIL xvi, 166); in un altro manca perfino
una data (CIL XVI, 167), ed un
terzo non contiene nomi di singole unita (RMD
1, p 47 n. 18).
[9] CIL
xvi, 73 = 169 + 170: alae Gemelliana
c. R., Gallorum Thuriana c. R.
torquata victrix, iii Asturum e i Hamiorum Syrorum;
manca l'ala i Augusta Gallorum. Le
cohortes sono: i Ituraeorum c. R., v
Delmatarum c. R., iiii Gallorum c. R., i Asturum et Callaecorum c.R., ii
Syrorum sagittaria miliaria (equitata),
iii Asturum c. R., ii
Hispanorum c. R. e i Lemavorum c. R.; manca la cohors ii Hispana c. R. (le
integrazioni sono proposte da Nesselhauf,
CIL). La cohors
i Celtiberorum manca anche
nei documenti posteriori per il trasferimento alla Britannia: Spaul, Cohors, cit., pp. 102 s.
[10] CIL
xvi, 171: sono menzionate l'ala Gemelliana
c. R. e le cohortes i Asturum et Callaecorum c. R. e iiii
Vindelicorum. Quest'ultima unità compare qui per l'unica volta nella
Tingitana: ove fu trasferita temporaneamente dalla Germania Superior (Spaul, Cohors, cit., pp. 290 s.).
[11] CIL xvi, 173 nomina
esplicitamente soltanto le alae Gemelliana c. R. e Tauriana c. R. e le cohortes i Ituraeorum,
i Lemavorum e iii Asturum. Un piccolo frammento del 126 non contiene alcuna indicazione militare (RMD 1, p. 56, n. 29); in un altro manca il nome dell'imperatore (RMD 1, pp. 52 s., n. 24). Il diploma RMD i,
p. 59, n. 33, indica soltanto un’ala col nome Gallorum.
[12] CIL
xvi, 176 (18 luglio 123/129 o
132/140), frammentario, non offre alcun dettaglio per la situazione militare;
lo stesso vale per il frammento RMD
1, p. 66, n. 41.
[13] M. Roxan,
Roman Military Diplomas 1985-1993 [=
RMD 3], London 1994, pp. 275 s., n. 157: la
serie delle unità contiene probabilmente un'ala c. R. (senza un nome preciso) e le cohortes i
Ituraeorum, i Asturum et Callaecorum, i Lemavorum, ii Hispanorum c. R., ii Syrorum sagittaria, ii Hispana c. R., iii Asturum, iiii Gallorum e v Delmatarum: la lista delle cohortes
è dunque con
certezza la stessa del primo
documento di Adriano del 122 (cfr. nota
9).
[14] Il documento
è pubblicato da E. Papi,
Diploma militare da Thamusida (Mauretania Tingitana): 31 dicembre 133/134,
«ZPE», cxlii, 2003, pp. 257-65.
Fra i nomi troviamo le alae
Gemelliana c. R., i Gall. Taur. torquata c. R., i
Hamiorum Syrornm sag. e iii Asturum c.R.; le cohortes nominate sono i
Ituraeorum c. R., i Asturum et Call. c. R., i
Leni c. R., ii Syrorum sag., iiii Gallorum c. R. e v
Delmatarum c. R.
[15] P. Weiß, Neue Militärdiplome, «ZPE», 117,
1997, pp. 227-68, in part. pp. 254-6: la lista delle alae contiene le i Augusta Gallorum c. R., Gemelliana c. R., i Tauriana vicari c. R. e i
Hamiorum c. R.; la iii Asturum c. R. è indicata
soltanto con la prima lettera. Le undici cohortes
sono: i
Ituraeorum c. R., v Delmatarum, ii Hispanorum c. R., i
Asturum et Callaecorum c. R., ii Syrorum sagittaria (miliaria), ii
Hispana c. R., i Lemavorum c. R., iiii
Gallorum c. R. e iiii Tungrorum vexillatio; mancano
nelle lacune perciò due cohortes, probabilmente la iii
Asturum c. R. e la iii
Gallorum felix: l'autore nomina a ragione la vexillatio e la cohors
ultimamente menzionata come due unità che furono trasferite in Tingitana per la campagna contro i
Mauri. Nel primo diploma di Antonino con avvisi militari finora conosciuto, ma molto
frammentario (142/148), troviamo
soltanto la cohors v Dalmatarum Weiß, Militärdiplome, cit., pp. 251
s. Un altro frammento (138/140) non menziona dettagli per le truppe (RMD 1, p. 67, n. 43).
[16] RMD
1, p. 71, n. 48: le cohortes sono le i Asturum et Callaecorum, ii
Hispana Vasconum, ii Syrorum sagittaria, iii
Gallorum felix, iiii Gallorum e iiii Tungrorum vexillatio: la terza non è
specificata come miliaria; cfr. anche RMD 3, p. 246, nota 49.
[17] CIL xvi, 181 offre l'elenco completo delle alae già
ben conosciuto: i Augusta
Gallorum, Gemelliana c. R.,
Tauriana victrix, iii
Asturum e i
Hamiorum Syrorum sagittaria. Tra
le cohortes vediamo come nel 152/153 e 154, le due nuove
unità, la iii Gallorum felix e la iiii Tungrorum vexillatio.
[18] CIL xvi, 182: Nesselhauf completa il testo come nel documento anteriore.
Mancano nelle lacune l'ala
Gemelliana c. R. e le cohortes i
Lemavorum e iii Gallorum.
[19] RMD 1, p. 76, n. 53. Delle truppe già nominate alla
nota 12 vediamo di nuovo l'ala i
Augusta Gallorum c. R. e la iii
Asturum c. R.; l'ala i
Hamiorum Syrorum sagittaria è indicata con la prima
lettera, ma le altre due, la Gemelliana e la Tauriana victrix, sono andate perdute nelle
lacune. Inoltre abbiamo le cohortes i
Ituraeorum c. R., ii Hispana Vasconum e i Asturum et Callaecorum, probabilmente anche la iiii Gallorum; mancano i nomi di
tutte le altre sette unità. Un secondo diploma dello stesso anno 159
è totalmente frammentario: non si può distinguere il nome
dell'unica unità menzionata che era una sagittaria: RMD 1, p. 77, n. 54.
[20] RMD 2, pp. 178 s., n.
107: ancora parte dell'esercito provinciale erano l'ala Tauriana c. R. e le cohortes i Ituraeorum, ii Hispanorum, iiii
Gallorum, ii Hispana c. R., i Lemaviorum e iiii Tungrorum
vexillatio; si accenna anche alla cohors
iii Gallorum felix torquata,
ma le altre truppe sono assenti. Gli altri due diplomi di Antonino non hanno
una data precisa: RMD 2, p. 79, n.
56, mostra soltanto una parte della titolatura imperiale, e RMD 2, p. 80, n. 57, offre come unica
unità probabilmente l'ala
Gemelliana.
[21] CIL
xvi, 186 menziona soltanto i nomi
di Marco Aurelio e Lucio Vero.
[22] RMD 3, p. 313, n. 186: manca l'ala Gemelliana c. R.,
ma il numero delle cohortes è indicato esplicitamente. L'unica importante
novità riguarda la cohors iiii
Tungrorum: essa era diventata nel frattempo una miliaria con lo
spostamento della sua seconda metà dalla Raetia alla Tingitana:
cfr. ultimamente Spaul, Cohors, cit., pp. 231 s.
[23] Roxan,
Auxilia, cit., pp. 844-50, offre una
lista delle unità menzionate nella Tingitana;
la tavola a p. 855 illustra le indicazioni dei diplomi per la dislocazione
delle truppe ausiliarie durante il tempo per cui valgono questi documenti. Ora
le conoscenze sono naturalmente più ampie: cfr. TAB. 2 a fine saggio.
Anche la tavola a p. 77 dell'articolo di Rebuffat,
Implantation militaire, cit., deve
essere aggiornata come pure la lista delle prime menzioni delle rispettive
unità (pp. 70 s.).
[24] La sollevazione dei Mauri
sotto Marco Aurelio è stata discussa da G. Alföldy, Bellum
Mauricum, «Chiron», XV, 1985, pp. 87-105 (anche in G. Alföldy, Römische Heeresgeschichte. Beiträge 1962-1985, Amsterdam
1987, pp. 463-509). Per la funzione di Varius Clemens cfr. CIL iii, 5211 s. e
5215 = ILS, 1362 a, b; sul personaggio cfr. anche A. Magioncalda, I
procuratori-governatori delle due Mauretaniae: un profilo (titolatura e
carriere), in M. Christol, A.
MAGIONGALDA, Studi sui procuratori
delle due Mauretaniae, Ozieri 1989, pp. 39 s. e passim.
[25] CIL XVI, 56 nomina le alae i Nerviana Augusta
fidelis miliaria, ii Thracum Aug. p. f. e Parthorum; le cohortes sono: i Aug.
Nerviana velox, i Corsorum civium Romanorum, i Pannoniorum, i Nurritanorum, i
Flavia Musulamiorum, i Flavia Hispanorum, ii Brittonum, ii Breucorum, ii
Gallorum e iiii Sugambrorum. Cfr. le osservazioni di N. Benseddik, Les
troupes auxiliaires de l'armée romaine en Maurétanie
Césarienne sous le Haut Empire, Alger s. d. (1979), pp. 26-47 (alae)
e 50-66 (cohortes), e adesso i due libri di Spaul Ala e Cohors, cit., passim;
inoltre, la recensione dì H. DEVIJVER, L’armée romaine en Maurétanie Césarienne,
«Latomus», xliii, 1984, pp. 584-95.
[26] Il nuovo diploma è stato pubblicato
da P. WEIß, Ausgewählte neue
Militärdiplome. Seltene Provinzen (Africa, Mauretania
Caesarìensis), späte Urkunden für Prätorianer (Caracalla,
Philippus), «Chiron», xxxii, 2002, pp. 491-543, spec. pp 501-4.
L’autore nomina esplicitamente l'ala i Aug. Nerviana miliaria e le
cohortes i Corsorum e ii Brittonum ma tace sulla grande differenza del numero
dei soldati tra gli anni 107 e 128 ca. Cfr. anche Spaul, Ala, cit., pp. 160-2,
e Id., Cohors, cit., pp. 50 e 199:
l’opinione che la cohors ii Brittonum facesse in realtà parte
dell'esercito di Moesia Inferior nell’anno 107 non é giustificata.
Altri diplomi dimostrano la dislocazione in quella provincia sotto Adriano ed
Antonino Pio: per questa ragione si deve sostituire la cohors i Pannoniorum all’altra unita (cfr. Spaul, Cohors,
cit., p. 335).
[27] Anche questo diploma è menzionato
nell’articolo di Weiß, Militärdiplome, cit., pp. 493-7. Il testo nomina l'ala i
Flavia e le cohortes i Chalcidenorum eq., ii
Flavia Afrorum, ii Hispanorum, ii Hamiorum, vi
Commagenorum eq. e vii Lusitanorum eq. Manca
sorprendentemente l'ala i Pannoniorum di CIL viii,
2532 + 18042 = ILS, 2487 + 9133 9135a. Tutte queste unità sono trattate da Y. Le Bohec, Les unités auxiliaires de l’armée romaine en
Afrique Proconsulaire et Numidie sous le Haut Empire, Paris 1989, pp. 28-33, 67-76 e 82-8. Per l'ala
cfr. anche Spaul, Ala, cit., pp 107-10, e per le cohortes Id., Cohors, cit., passim; le allocuzioni di Adriano sono
state studiate da M. Le Glay. Les discours d’Hadrien à
Lambèse (128 apr J.-C.), in Limes.
Akten des 11. Internationalen Limeskongresses
(Székesfehérvár, 30. 8.-6. 9. 1976), Budapest 1977, pp. 54-.58, che sottolinea
l’importanza del documento e ne fornisce un commento.
[28] Weiß, Militärdiplome, cit., pp. 497-500. Le truppe nominate sono
le cohortes i Flavia, ii
Flavia Afrorum e vi Commagenorum;
la prima non si trova sul diploma già menzionato. All'inizio
c'è ancora la traccia di una lettera probabilmente relativa al nome di
un'ala; perciò
l'autore ricostruisce un numero di unità almeno pari a quelle del
documento anteriore o maggiore. Cfr. anche Spaul,
Cohors, cit., pp.
406 s. e 462 s. (manca qui esplicitamente
la prima cohors)
[29] Il ruolo delle truppe ausiliarie nella Numidia
ed anche nell'Africa
Proconsularis è discusso da Le
Bohec, Unités auxiliaires, cit., pp. 159-66: l'autore sottolinea lo sviluppo storico
dell'esercito di Numidia che trova una giusta menzione nell'iscrizione CIL
viii, 2637 + p. 1739 = ILS, 342 con
le parole legio iii Augusta et
auxilia eius.
[30] Le
Bohec, Unités auxiliaires, cit., pp. 21-5, include anche l'ala Siliana e la cohors i Flavia Afrorum nelle truppe del proconsul; ma Spaul, Ala,
cit., pp. 200-3, ed Id.,
Cohors, cit., pp.
460-3, annota giustamente che la prima unità non aveva sostato a lungo
in Africa e che la seconda era probabilmente la stessa cohors i Afrorum eq. c. R. nella Numidia.
L’ala è
menzionata infatti da Tac., hist., i, 70, 1, per il 65/66 sotto A. Vitellius come proconsul Africae.
[31] Basta ricordare la famosissima tavola sul
processo di Gneo Pisone padre: W Eck, A. Caballos, F Fernandez, Das senatus consultum de
Cn. Pisone patre, München 1996.
[33] Y. Le Bohec, La Troisième Légion Auguste, Paris 1989; cfr. anche Id., Legio iii Augusta, in
Y. Le Bohec, C. Wolff, Les
légions de Rome sous le Haut-Empire. Actes du congrès de Lyon
(17-19 septembre 1998), Lyon
2000, pp. 373-81.
[34] Una lista non
aggiornata è in R. Cagnat,
L'armée romaine d'Afrique et l'occupation militaire de l'Afrique sous
les empereurs, Paris
1912, rist. 1975, pp. 107-10.
I dati più recenti (fino all'anno 1988) si trovano nel libro di Le Bohec, Unités auxiliaires, cit., pp. 21 157.
[35] Il diploma CIL xvi, 106 = ILS, 9057 del 157 menziona questa
unita particolare, molto adatta alla guerra nel deserto. Una seconda ala
dromedariorum fu fondata durante la tetrarchia, la i Valeria dr. (CIL
III, 123 = ILS, 2541). Nella Not. Dign.
Or. 28 si trova anche un'ala ii
Herculia dromedariorum che fu istituita nello stesso periodo: sulla
creazione di nuove truppe ausiliarie sotto Diocleziano cfr. W. Kuhoff, Diokletian und die Epoche
der Tetrarchie. Das römische Reich zwischen Krisenbewältigung
und Neuaufbau (284 313 n. Chr.), Frankfurt am Main 2001, pp. 469 s.
[36] Una tavola illustrativa che mostra le
poche testimonianze sulla forza numerica dell’esercito africano, non
è stata mai delineata. Cagnat,
Armée romaine, cit., pp.
107-10 (Africa e Numidia), 217-20 (Mauretania
Caesariensis) e 257 9 (Mauretania Tingitana) discute il numero dei soldati nelle tre province, ma
senza una visione d’insieme. I volumi di Benseddik, Le Bohec, Unités
auxiliaires, cit., si occupano delle rispettive province.
[37] Not.
Dign. Occ., v, 128 s. (comites) e 134 s. (duces); 151 e 155 s. (legiones
palatinae); 205 (auxilium palatinum
nell'Africa) e 221 s. (aux. pal. nella Tingitana); 235, 249-52, 254 s. (legiones comitatenses nell'Africa)
e 253 (leg. com. nella Tingitana); 271 (legio pseudocomitatensis nella Tingitana);
Occ., vi, 63 e 83 s. (vexillationes comitatenses nella Tingitana) e 64-82 (vex. com. nell'Africa). I Septimani iuniores dei legiones
comitatenses erano sicuramente una
parte della vecchia legio vii
Gemina della Hispania Citerior (Occ., v, 242)
e furono perciò probabilmente inclusi nell'esercito mobile della Tingitana. La permanenza della legio iii
Augusta dopo Diocleziano non trova menzione nel libro di Le Bohec,
La Troisième Légion,
cit.
[38] Not. Dign. Occ., xxv (comes Africae), xxvi (comes Tingitaniae), xxx (dux
et praeses Mauritaniae Caesariensis) e xxxi (dux
Tripolitaniae).
[39] Spaul,
Cohors, cit., pp.
77 (cohors iii Asturum), 126 (ii Hispanorum) e
442 s. (i lturaeorum) non fa menzione della esistenza delle tre unità
anche nel basso impero. Roxan,
Auxilia, cit.,
pp. 846-8, sottolinea invece questo
fatto.
[40] Il calcolo è basato sui singoli
numeri seguenti: 1.000 soldati per una legione 500 per un auxilium, almeno 100 per una vexillatio
di equites, per
i milites e per le alae e cohortes; si devono infine aggiungere
i praepositi limitis (insieme 36) con un numero imprecisato di soldati
di terza qualità. Per le unita con nomi propri sarebbero almeno 14.500 uomini con più di 7.000
come guarnigioni di piccoli castella di confine: cfr. Kuhoff, Diokletian, cit., pp. 465 s. e 472-80.
[42] Il discorso di Adriano davanti alle truppe
a Lambaesis e in altre guarnigoni (cfr, nota 26) è stato discusso recentemente da A. Birley, Hadrian, the Restless Emperor,
London-New York 1997, pp. 203-14, specialmente pp. 209-13. Esplicitamente
sono menzionate soltanto la legio,
l'ala i Pannoniorum e
le cohortes vi Commagenorum, ii
Hispanorum e ii
Flavia Afrorum equttata nei frammenti
del testo: le altre unità che appaiono nel diploma del 127/129 non sono documentate come
destinatarie di simili critiche.
[44] le glay, Discours d'Hadrien,
cit., pp. 551-6, sottolinea
giustamente questo aspetto delle orazioni che riguarda la disciplina
militaris; si devono aggiungere all'argomento i due brani letterari
menzionati nella nota 42.
[45] L'arco onorario e l'autorappresentazione
dei Severi a Lepcis Magna furono studiati da R. Bartoccini, L'arco quadrifronte dei Severi a Lepcis, «Africa
Italiana», iv, 1931 pp. 32-152; J. B. Ward-Perkins, The Arch of Septimius Severus at Lepcis
Magna, «Archaeology»,
iv, 1951, pp. 226-31; V. M. Strocka, Beobachtungen an den Attikareliefs severischen Quadrifrons von Leptis
Magna, «AntAfr», vi,
1972, pp. 147-72; A. Di Vita,
La ricostruzione dell'arco dei Severi a
Leptis Magna in un disegno di C. Catanuso ed esistenza e significato di un
tetrapilo prereveriano, «QAL», VII, 1975, pp. 3-26; E
Ghedini, Il
panello nord ovest dell'arco dei Severi a Leptis Magna: una proposta di lettura,
«Rivista d’archeologia», VIII, 1984, pp. 68-87; L. Bacchielli,
L'arco severiano di Leptis
Magna:programma del restauro, in L'Africa
romana ix, pp. 763-70. Cfr. recentemente il breve assunto di G. Di Vita-Evrard, Leptis Magna, in R. Polidori, La Libye antique.
Cités perdues de l'empire romain, Paris 1998, pp. 108-16. Una
discussione sui dettagli ancora dubbi non è possibile in questa sede.
[46] A. Birley,
The African Emperor, Septimius Severus, London, 19882,
pp. 146-54, delinea un ampio quadro della visita imperiale in Africa, ma
si deve sottolineare che una tale descrizione include tante congetture in confronto
alle uniche due menzioni letterarie (Philostr.,
Soph., ii, 20, 2; Proc., Aed., VI, 4, 5). Cfr. propriamente
H. Halfmann, Itinera principum. Geschichte und
Typologie der Kaiserreisen im Römischen Reich, Stuttgart 1986, pp. 132 s., 218 s. e 222, con l'elenco delle fonti anche epigrafiche.
[47] La prima fase della (ri)occupazione romana
dell’Africa dopo le guerre civili fu illustrata da Romanelli, Storia, cit., pp. 175-226;
una breve descrizione ne offre anche Le
Bohec, La Troisième Légion, cit., pp.
338-41. I centenaria del periodo tetrarchico sono stati discussi da Kuhoff, Diokletian, cit., pp. 206, 641 e 654-6. La costruzione di fortificazioni da parte dei Bizantini è
menzionata genericamente da Proc., Vand., ii,
19, 3 per il tempo del magister militum Solomone: po@lin te
ka@sthn perie@bale tei@cei ...;
in ii, 20, 29 si trova una
sentenza simile. 14 iscrizioni documentano inoltre quest'attività
edilizia CIL viii 1863 + 16507 = ILS, 831 = ILAlg i,
3059 parla del restauro della
città di Theveste da parte di Solomone, ed altre iscrizioni
riguardano Capsa, Calama,
Sitifis e Thamugadi. Per la persona del generale cfr. PLRE
iii, 1167-1177 (con una lista delle iscrizioni), per le
operazioni militari P. Morizot, Recherches
sur les campagnes de Solomon en Numidie méridionale, «CRAI», 1993, pp. 83-106. Proc., Aed., vi,
2-7, 11 elenca le
città dove furono costruiti nuovi edifici su ordine di Giustiniano:
l’autore menziona ad es. Lepcis Magna con l’esplicita notazione sulla diminuzione della
città bizantina in contrasto alla vecchia (cfr. nota 45)., Carthago, Hadrumetum, Thamugadi,
Sicca Veneria e Septem nella Tingitana. Le fortezze
bizantine sono state studiate da H. von
Petrikovits, Die
Eroberung und Sicherung des nordafrikanischen Vandalengebiets durch Ostrom, «JbGött», XXIV,
1976, pp. 56-77. E. Ruprechtsberger, Byzantinische
Befestigungen in Algerien und Tunisien, «AW», XX, 1989, pp. 2-21; P. Trousset, Les
défenses côtières Byzantines de Byzacène, in Proceedings of the
XVth International Congress of Roman Frontier Studies, Cambridge 1989, Exeter 1991, pp. 347-53; una dettagliata
visione d'insieme offre l'opera di D. Pringle,
The Defence of Byzantine Africa from Justinian to the Arab Conquest. An
Account of the Military History and Archaeology of the African Provinces in the
6th and 7th Centuries, 2 voll., Oxford 1981.
[48] Tac., ann., II, 52, offre la notizia molto
importante che Tacfarinas aveva servito nelle truppe ausiliarie romane, un sorprendente
parallelo di Arminio nella Germania. Purtroppo Tacito passa sotto silenzio il
numero delle cohortes. Cfr. adesso A. González, La révolte comme acte de brigandage.
Tacite et la révolte de Tacfarinas, in L'Africa romana XII, pp. 937-58.
[49] Tac., ann.,
III, 74: Nam quia ille (i. e. Tacfarinas)
robore exercitus impar, furandi melior, pluris per globos incursaret
eluderetque et insidias simul temptaret, tres … agmina parantur (1) ...
castella et munitiones idoneis locis inponens dux ipse (i. e. Iunius Blaesus
proconsul) arta et infensa hostibus cuncta fecerat (2) …sed ut in limine
belli dispositis castellis per expeditos et solitudinem gnaros mutantem mapalia
Tacfarinatem proturbabat (3) …
[50] La fine della guerra contro Tacfarinas
è illustrata da Tac., ann.,
iv, 23-26, con la menzione dei dettagli citati; la mancanza di una descrizione
precisa diminuisce però la nostra conoscenza dei fatti; cfr. Le Bohec, La Troisième Légion, cit. pp. 343-5 e più
dettagliatamente Gutsfled, Römische Herrschaft, cit., pp.
39-67. Per il limes Africanus si consulti adesso la breve descrizione di E. Ruprechtsberger, Limes. 8. Afrikanische Provinzen, in Der Neue
Pauly, vii, 1999, pp. 223-31; P. Trousset,
Recherches sur le Limes Tripolitanus du
Chott el-Djerid à la frontière Tuniso-Libyenne, Paris 1974,
discute un aspetto particolare.
[51] Gutsfled,
Römische Herrschaft, cit., pp.
67-78 restringe la ribellione di Edemone al solo anno 40 e descrive le
successive azioni dei Romani come campagne indipendenti per l'esplorazione
militare del territorio nuovamente acquisito.
[52] Gutsfled, Römische Herrschaft, cit., pp.
101-14; V. Rosenberger, Bella et
expeditiones. Die antike Terminotogie der Kriege Roms, Stuttgart 1992, pp. 99 s.
[53] Alföldy,
Bellum Mauricum, cit., pp, 99-106 si occupa
degli eventi bellici nelle province della Baetica
e della Mauretania Tingitana da
Caligola a Commodo che ebbero come protagonisti i Mauri dell'Africa. Gutsfled, Römische Herrschaft, cit., pp. 114-8, diminuisce l'importanza
delle azioni sotto Marco Aurelio e pensa ad azioni di pirati mauri, ma
sussistono dubbi su questa ricostruzione un semplice attacco dì pirati
sarebbe poco verosimile per rendere necessario l'uso di truppe della Mauretania Tingitana e della Hispania sotto l'alto comando di un
legato consolare nella persona di C Aufidius Victorinus.
[54] Cfr. W. Kuhoff, Die Beziehungen der römischen Reiches zum Volksstamm der Baquaten
in Mauretanien, «Arctos», XXVII, 1993, pp. 55 71. L’autore ritiene che per un per
almeno 120 anni si mantennero relazioni pacifiche tra l’impero ed i Baquates; le voci contrarie sono
elencate nelle note, ma Ruprechtsberger,
Limes, cit., p. 224, parla ancora di
lotte romane contro questa tribù nel iii
secolo.
[55] La politica africana di Valeriano è
descritta brevemente da W. Kuhoff,
Herrschertum und Reichskrise. Die
Regierungszeit der römischen Kaiser Valerianus und Gallienus (253-268 n.
Chr.), Bochum 1979, p. 11 con riferimento all'iscrizione CIL VIII, 2482 = ILS, 531 che documenta la restaurazione della vexillatio legionis nel
castello di Gemellae. Per la
situazione archeologica cfr. P. Trousset,
Le camp de Gemellae sur le limes de
Numidie d'après les fouilles du colonel Baradez (1947-1959), in Limes. Akten des 11. Internationalen
Limeskongresses, cit., pp.
559-76.
[56] Per una breve descrizione degli eventi
sotto Valeriano e Gallieno cfr. Kuhoff,
Importanza politica, cit., pp.
1503-6.
[57] Kuhoff, Importanza
politica, cit., pp. 506-10 (le azioni di Litua), 1510-5 (Massimiano in
Africa), e 1515-9 (usurpazione di Alessandro); Id., Diokletian,
cit., pp. 100-2 (Litua), 199-210 (Massimiano), e 863-70 (Alessandro).
[58] Il movimento di Firmo, vinto da Teodosio
il Vecchio nell'anno 375 è discusso da A.
Demandt, Die Feldzüge des älteren Theodosius,
«Hermes», 100, 1972, pp. 81-113. Il tentativo di Gildo è
stato descritto da C. Melani Mascezel e Gildone politiche tribali e
governo di Roma nell'Africa romana, in L’Africa romana XII, pp.
1489-502. Per Bonifatius cfr J.L. M. De
Lepper, De rebus gestis Bonifatii
comitis Africae et magistri militum, Diss. Breda, 1941. Cfr. anche PLRE i,
p. 340 (Firmus 3), pp. 395 s. (Gildo), PLRE II, pp 539 s. (Heraclianus 3) e pp.
237-40 (Bonifatius 3).
[59] La forza numerica dell'esercito: Proc.,
Vand., i, 11, 11-19 (con l’equipaggio della flotta).
[60] Per la campagna sotto Leone I (Proc., Vand., i,
6, 10-26) cfr. A. Demandt, Die Spätantike. Römische
Geschichte von Diokletian bis Justinian 284-565 n. Chr., München 1989,
pp. 173 s. e 187; la spedizione di Belisario (Proc., Vand., I, 9) è descritta pp. 203-5. Gli Arabi conquistarono
Cartagine nell'anno 695 e terminarono così l'occupazione
dell’Africa (Demandt, Die Spätantike, cit., p. 209).