ds_gen N. 8 – 2009 – Memorie//Africa-Romana

 

Antonio Ibba

Università di Sassari

 

Il Convengo internazionale di studi L’Africa romana:

un ponte fra le sponde del Mediterraneo

 

 

Sommario: 1. I legami fra Sardegna e Africa. – 2. Nascita e sviluppi del Convegno. – 3. Cronistoria e curiosità del Convegno. – 4. Diario di un convegno: la XVIII edizione de “L’Africa romana”.  – 5. Gli Atti del Convegno. – 6. Una rassegna fra le tante possibili: Introduzione. – 6.1. Gli Atti del XV Convegno “L’Africa romana”: Ai confini dell’impero: contatti, scambi, conflitti. – 6.2. Gli Atti del XVI Convegno “L’Africa romana”: Mobilità delle persone e dei popoli, dinamiche migratorie, emigrazioni ed immigrazioni nelle province occidentali dell’impero romano. – 6.3. Gli Atti del XVII Convegno “L’Africa romana”: Le ricchezze dell’Africa, risorse, produzioni, scambi.

 

 

1. – I legami fra Sardegna e Africa

 

Il rapporto fra Sardegna e Africa non può essere valutato solo in termini di contiguità geografica ma affonda le sue radici nell’anima stessa dell’isola e del continente e costituisce un patrimonio comune, in parte registrato dalla tradizione mitografica. Questa, infatti, accanto alle migrazioni provenienti dall’Iberia (Norace), dalla Corsica, dalla Sicilia (Dedalo) e forse dalla Grecia (Iolao e i Tespiadi) e dall’Oriente (i Troiani compagni di Enea), ricorda l’immissione di gruppi umani arrivati dall’Africa settentrionale guidati dall’eroe Sardus, il figlio di Melqart, l’Ercole libico, e successivamente dalla Cirenaica con Aristeo.

Il dato archeologico conferma un precoce contratto fra l’isola e il Nord-Africa sin dal tardo neolitico, un rapporto che vede i Sardi non solo passivi terminali di culture diverse ma probabilmente loro stessi, grazie all’abilità marinaresca (orami dimostrata per i Nuragici), protagonisti di scambi economici e culturali lungo le sponde del Mediterraneo. Sicuramente questo rapporto si intensifica con la dominazione di Cartagine sulle coste della Sardegna e con l’immigrazione di mercenari e coloni della Libya nelle pianure del Campidano e del Cixerri, fra le gobbe della Trexente, della Marmilla, del Parteolla, del Gerrei, fra i monti dell’Iglesiente e sulle prime propaggini della Barbargia, fra il Temo e il Montiferru o nell’entroterra di Olbia: l’appellativo Afer è ripetutamente usato da Cicerone come equivalente di Sardus; l’espressione Africa ipsa parens illa Sardiniae suggerisce la realtà di questa colonizzazione forzata, quasi una deportazione, di individui che dall’entroterra tunisino e algerino sono costretti a trasferirsi nell’isola con le proprie famiglie.

Questo rapporto prosegue fruttuoso e intenso durante la pax Romana: per esempio durante il principato di Tiberio quattromila liberti, seguaci dei culti egizi e giudaici (molti dei quali probabilmente di origine egiziana), vengono inviati in Sardegna con il compito di combattere il brigantaggio; con Adriano nel Sulcis sono forse trasferiti i Beronicenses, gli abitanti di Beronice-Bengazi in Libia; nel II secolo negotiatiores e navicularii sardi e africani formano una sorta di consorzio per la gestione dei traffici lungo la rotta verso Ostia. Unite durante la breve usurpazione di Domizio Alessandro e nelle successive prefetture costantiniane, con la caduta dell’impero Romano, Sardegna e Africa fanno parte del regno dei Vandali e in seguito dell’esarcato bizantino: Genserico decide forse di trasferire nell’isola alcune migliaia di Mauri, che, rifugiatisi sulle montagne presso Karales, al tempo di Giustiniano fanno incursioni contro le città e forse occupano parte della Barbagia, prendendo il nome di Barbaricini; vescovi africani con il loro seguito vengono deportati dagli stessi Vandali in Sardegna per non essersi piegati all’arianesimo e nell’isola contribuiscono all’evangelizzazione dei Sardi.

Una cesura nei rapporti fra Africa e Sardegna si ha solo con la conquista araba del continente e con la parziale interruzione delle relazioni sul Mare Nostrum: da questo momento sulle due sponde del Mediterraneo si avrà un’evoluzione culturale differente, il Maghreb si allontanerà dalla periferia occidentale dell'impero bizantino, nel cui contesto nasceranno i regni giudicali della Sardegna. Occorrerà attendere l’anno mille per una timida ripresa delle relazioni, dapprima legate a reciproche scorrerie lungo le coste, alimentate dal proficuo commercio degli schiavi, in seguito consolidate, durante l’età contemporanea, con le stagionali o permanenti immigrazioni di Sardi in terra d’Africa, nei possedimenti francesi, e successivamente di Maghrebini in terra sarda, negli ultimi anni sempre più frequenti e massicce, entrambe in ogni caso non sempre caratterizzate da quello spirito di amicizia e cooperazione che si era registrato nel lontano passato.

 

 

2. – Nascita e sviluppi del Convegno

 

Ben consapevoli degli antichi rapporti, le Università di Cagliari e Sassari (in particolare le cattedre legate allo studio del mondo classico) hanno guardato con interresse sempre maggiore verso l’Africa Mediterranea, la Libya dei Cartaginesi e dei Latini, come a una delle tre parti dell’oikouméne, tassello fondamentale per la comprensione di quella galassia di popoli nota come Impero Romano.

Questo filone di ricerca è stato portato avanti con continuità negli anni Settanta del XX secolo da Giovanna Sotgiu, titolare della cattedra di Epigrafia Latina presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari e ha avuto un radicale momento di svolta grazie a un suo allievo, Attilio Mastino. Questi nel 1983, da poco titolare della cattedra di Epigrafia Latina presso la facoltà di Magistero dell’Università di Sassari, stimolato dai rapporti di amicizia che lo univano a un grande maestro delle res africanae, il francese Marcel Le Glay, ha avuto l’intuizione di creare il Convegno Internazionale su “L’Africa romana”, nel tempo trasformatosi nella principale vetrina dedicata agli studi sull’Africa antica. La manifestazione nasce, infatti, come piccolo incontro di qualificati esperti internazionali del Maghreb e della Sardegna nell’Antichità, ma progressivamente finisce per radunare i più importanti studiosi del settore e diventa occasione di confronto fra esperienze, metodologie, culture differenti. Direttamente o indirettamente i Convegni hanno contribuito alla formazione di nuove generazioni di studiosi, hanno stimolato l’approfondimento di filoni di ricerca in passato trascurati, hanno proposto letture innovative su specifici aspetti della cultura preclassica, classica e protomedioevale che hanno poi trovato applicazione su vasta scala, hanno dimostrato come raffinati metodi di indagine scientifica possono dare anche nel ricchissimo contesto nord-africano risultati in passato impensabili, hanno promosso un’intensa e fruttuosa collaborazione, una rete di rapporti, di amicizie, di informazioni con i colleghi libici, tunisini, algerini, marocchini. Dal 1983 al 2008, in XVIII edizioni del Convegno e in oltre vent’anni di attività, sono state assecondate le esigenze e gli sviluppi della ricerca scientifica, della formazione professionale e culturale, della salvaguardia e del rispetto del patrimonio dell’Africa; il simposio è ormai considerato come la sede naturale per presentare gli ultimi studi sulla romanizzazione delle province africane e, più in generale, sulla romanizzazione delle realtà periferiche.

Instancabile propositore e organizzatore, Attilio Mastino ha saputo circondarsi di validissimi collaboratori e, di fatto, ha creato una scuola di studiosi sardi riconosciuta a livello internazionale, coinvolgendo nelle sue molteplici iniziative un numero sempre più vasto di colleghi dapprima dell’Università di Sassari (attraverso il Dipartimento di Storia, il Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province Romane, e la Scuola di dottorato “Storia, letterature, culture del Mediterraneo”), quindi dell’Università di Cagliari, dell’Association Internationale d’Épigraphie Grecque et Latine, delle Soprintendenze Archeologiche della Sardegna, dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, delle riviste L'Année épigraphique e Antiquités Africaines, del Groupe de recherches sur l'armée romaine et les provinces de Paris, dell’Université di Bordeaux III e del gruppo Ausonius di Jean Michel Roddaz e Louis Maurin, de l’Institut National du Patrimoine di Tunisi, dell’Agence Nationale d’Archéologie di Algeri, dell’Institut National des Sciences de l’Archéologie e du Patrimoine di Rabat, dell’Universidad de Sevilla, dell’Istituto di Studi e Programmi per il Mediterraneo di Sassari, del Centro Internazionale di Storia dello Spazio e del Tempo di Brugine (Padova).

Progressivamente attorno ad Attilio Mastino si è coagulato un ampio comitato scientifico di livello internazionale, attualmente composto da Aomar Akerraz, Nacéra Benseddik, Azedine Beschaouch, Piero Bartoloni, Paolo Bernardini, Giovanni Brizzi, Emilio Galvagno, Elisabetta Garau, Julián González Fernández, Antonio Ibba, Mustapha Khanoussi, Giovanni Marginesu, Marco Milanese, Alberto Moravetti, Giampiero Pianu, Marco Rendeli, Paola Ruggeri, Sandro Schipani, Ahmed Siraj, Pier Giorgio Spanu, Alessandro Teatini, Cinzia Vismara, Raimondo Zucca.

Insistentemente e testardamente si è cercato un contatto con la società civile e con il mondo politico nel tentativo di far uscire i risultati di questi incontri dalle buie stanze degli Istituti di Ricerca e di creare una ricaduta culturale delle esperienze scientifiche sul territorio. Non si può dimenticare il continuo apporto fornito dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Sassari, dalla Fondazione Banco di Sardegna, dal Credito Industriale Sardo, dal Ministero degli Affari Esteri italiano, tunisino, marocchino, dell’Assessorato alla Cultura della Regione Autonoma della Sardegna e dei vari assessorati provinciali, delle ambasciate italiane e degli istituti italiani di cultura a Tunisi, Algeri, Rabat, Tripoli, delle autorità politiche ed economiche della Tunisia, del Marocco, della Spagna. Essenziali per lo sviluppo del Convegno sono state le opportunità offerte dall’art. 19 dell’accordo culturale Italia-Tunisia (8 giugno 1982) e dall’art. 4 dell’accordo culturale Italia-Marocco (22 ottobre 1971).

Sin dal primo istante la manifestazione ha avuto il sostegno dell’Association International d’Épigraphie Grecque et Latine, rappresentata in quell’occasione dal suo Segretario Generale, il già ricordato Marcel Le Glay; le edizioni III, VI, XIV, XVI-XVIII del Convegno si sono svolte sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica; nel 2004 sotto l’Alto Patronato di sua maestà re Mohammed VI del Marocco. Nel 1988, 1989, 1996, 2000, 2002, 2004, 2006, 2008 è stato concesso il patronato del Ministero degli Affari Esteri; nel 2002 del Ministère des Affaires Etrangères di Tunis e del Ministère de la Culture di Tunis (rappresentato dal Segretario di stato Kamel Haj Sassi, in rappresentanza di S.E. il Ministre de la Culture, de la Jeunesse et des Loisirs S.E. Abdelbaki Hermassi); nel 2004 del Ministère des Affaires Etrangères, del Ministère de la Culture (rappresentato dal direttore Generale Abdelaziz Touri), del Ministère de l’Éducation Nationale, de l’Enseignement Supérieur, de la Formation des Cadres et de la Recherche Scientifique del Marocco. Piace rilevare che l’organizzazione della manifestazione fra il 1994 e il 2002 si è avvalsa della preziosa collaborazione dell’Institut National du Patrimoine di Tunisi, nel 2004 dell’Institut National des Sciences de l’Archéologie e du Patrimoine di Rabat e della Faculté des Lettres de l'Université Hassan II de Mohammedia, nel 2006 dell’Universidad de Sevilla.

Grazie a questa iniziativa la Sardegna è gradualmente divenuta un centro internazionale d’eccellenza per lo studio dell’Africa Occidentale fenicio-punica, romana, vandala e bizantina nelle sue peculiarità interne e nei suoi rapporti con le altre regioni affacciate sul Mediterraneo: in primis la Sardegna e la Corsica, poi la penisola iberica, la Sicilia, la penisola italiana, la Gallia Narbonense ed addirittura le regioni grecofone (Cyrenaica soprattutto ma anche Egitto, Balcani, Grecia, Vicino Oriente), in ossequio al bilinguismo ufficiale dominante nell’impero e alle relazioni che animavano il Mare Nostrum, non solo da Nord a Sud ma anche fra pars Orientis e pars Occidentis.

 

 

3. – Cronistoria e curiosità del Convegno

 

I primi convegni (1983-1992, edizioni I-X) hanno avuto una cadenza annuale, poi biennale (1994-2008, edizioni XI-XVIII). Per il crescente numero di partecipanti, dai due giorni originari (1983) la durata della manifestazione è stata prolungata a tre giorni (1984-1996) e infine a quattro giorni (dal giovedì alla domenica: 1998-2008). Negli anni alla tradizionale sede sassarese si sono sostituite Cagliari (1987, 1990), Nuoro e Orosei (1991), Oristano (1992), Olbia (1996, 2008), in Tunisia Cartagine (1994), Djerba (1998), Tozeur (2002), in Marocco Rabat (2004), in Spagna Siviglia (2006). Questa scelta mira a rendere partecipi delle nuove scoperte il maggior numero possibile di studiosi, specialmente quelli operanti in regioni economicamente disagiate e che quindi con più difficoltà riescono a pubblicizzare le proprie scoperte. Si vuole inoltre toccare con mano realtà locali meno note per capire a fondo la specificità delle problematiche storiche, geografiche, economiche, culturali di un territorio; si desidera coinvolgere nel dibattito i giovani di differenti nazionalità, nel tentativo di creare una comune coscienza-conoscenza “mediterranea” che superi gli steccati linguistici e ideologici. Seguendo questa politica, in XVIII edizioni sono stati registrati dalla Segreteria del Convegno 2947 partecipanti, per la maggior parte provenienti dalla Sardegna (oltre il 35% delle presenze), seguito dall’Italia (circa il 30%) e da oltre trenta paesi stranieri, con una consistenza presenza maghrebina (attorno al 10% dei convegnisti), quest’ultima incrementatasi consistentemente negli anni grazie alle edizioni della manifestazione celebrate in Tunisia e Marocco e alle borse di studio poste a disposizione dal Dipartimento di Storia.

Negli anni i temi affrontati durante la manifestazione sono stati estremamente vari, al passo con l’evolversi degli interessi della comunità scientifica. Una brevissima cronistoria è consultabile dal 2004 nel sito internet www.uniss.it/africaromana, dove è possibile trovare anche informazioni utili sull’organizzazione del Convegno e sull’edizione degli Atti. Di seguito cercheremo di dare per parte nostra alcune indicazioni sui singoli simposi.

Durante il I Convegno (Sassari, 16-17 dicembre 1983), sono stati discussi i diversi aspetti della romanizzazione dell’Africa settentrionale, lo studio delle radici, dei fenomeni di conservazione e di sopravvivenza, della vitalità dell’esperienza libico-punica e della ricchezza della vita religiosa, del fecondo sincretismo tra la cultura romana e la vivace tradizione precedente e. I lavori sono stati chiusi da una relazione di Giancarlo Susini; sono stati presentati 9 contributi e sono stati accreditati 29 partecipanti. Nonostante gli anni, continuano a essere attuali gi articoli di M. Le Glay, Les religions de l’Afrique romaine au IIe siècle d'après Apulée et les inscriptions (pp. 47-62) e di H. Slim, Recherches préliminaires sur les amphithéâtres romains de Tunisie (pp. 129-166).

Il II Convegno (Sassari, 14-16 dicembre 1984) è stato finalizzato allo studio delle relazioni tra Africa e Sardegna in età romana: è stata definita la funzione di “ponte” tra la cultura di Roma e quella di Cartagine, tra l’Africa e l'Europa, che la Sardegna ha svolto dalla fine della repubblica all'età vandalica. Attraverso una serie di dati raccolti per la prima volta in forma coerente, è stata impostata la questione della centralità mediterranea della Sardegna e della sua funzione di tramite con l’Africa. I lavori, divisi in due sessioni, sono stati introdotti da una relazione di Sandro Schipani; sono stati presentati 15 contributi e sono stati accreditati 37 partecipanti. Meritano fra gli altri una citazione particolare i lavori di A. Mastino, Le relazioni tra Africa e Sardegna in età romana: inventario preliminare (pp. 27-92), R. Zucca, I rapporti tra l'Africa e la Sardinia alla luce dei documenti archeologici. Nota preliminare (pp. 93-104), L. Pani Ermini, La Sardegna e l'Africa nel periodo vandalico (pp. 105-122), G. Di Vita-Evrard, L. Volusius Bassus Cerealis, légat du proconsul d'Afrique T. Claudius Aurelius Aristobulus, et la création de la province de Tripolitaine (pp. 149-178).

Il III Convegno (Sassari, 13-15 dicembre 1985) è stato dedicato alla documentazione epigrafica e alla storia delle province romane del Maghreb. La manifestazione ha visto la presentazione di un abbondante materiale inedito; la quarta sessione dei lavori è stata ancora una volta dedicata alle relazioni tra Africa e Sardegna in età romana. I lavori sono stati introdotti da Angela Donati; sono state presentate 27 relazioni e sono stati accreditati 69 partecipanti. Alcuni dei lavori presentati sono ormai entrati nella storia degli studi: G. Di Vita-Evrard, La Fossa Regia et les diocèses d’Afrique proconsulaire (pp. 31-56); L. Ennabli, Les inscriptions chrétiennes de Carthage et leur apport pour la connaissance de la Carthage chrétienne (pp. 189-204), Y. Le Bohec, Encore les numeri collati (pp. 233-242), S. Panciera, Due famiglie senatorie di origine africana ed una di origine italica: Aradii, Calpurni e Sueti alla luce di una nuova iscrizione urbana (pp. 251-262), A. Chastagnol, Les inscriptions africaines des préfets du prétoire de Constantin (pp. 263-274), M. Lenoir, Aulisua, dieu maure de la fécondité (pp. 295-302), D. Mureddu, G. Stefani, La diffusione del mosaico funerario africano in Sardegna: scoperte e riscoperte (pp. 339-362).

Il IV Convegno (Sassari, 12-14 dicembre 1986) è stato dedicato al tema L’epigrafia e la storia delle province romane del Maghreb. La manifestazione è stata organizzata in cinque sessioni, una delle quali dedicata ai rapporti tra l’Africa e la Sardegna in età romana. I lavori, introdotti da Giovanni Brizzi, sono stati chiusi dalle relazioni di Sandro Schipani, René Rebuffat, Maria Floriani Squarciapino; sono stati presentati 43 contributi e sono stati accreditati 65 partecipanti. Meritano un ricordo speciale i lavori di P. Barrau, À propos de l'officium du vicaire d'Afrique (pp. 79-100), C. Gebbia, Pueros vendere vel locare. Schiavitú e realtà africana nelle nuove lettere di S. Agostino (pp. 215-228), T. Kotula, Faraxen, famosissimus dux Maurorum (pp. 229-234), V. A. Sirago, Contadini liberi nelle province africane (pp. 253-266), D. Vera, Enfiteusi, colonato e trasformazioni agrarie nell Africa proconsolare del tardo impero (pp. 267-294), G. Di Vita-Evrard, Sur les charges africaines des frères Cn. Domitii Afri Titii Marcelli Curvii Lucanus et Tullus (pp. 509-530), C. Letta, La famiglia di Settimio Severo (pp. 531-546), S. Panciera, Ancora sulla famiglia senatoria «africana» degli Aradii (pp. 547-572), R. Zucca, L’opus doliare urbano in Africa ed in Sardinia (pp. 659-676).

Il V Convegno (Cagliari e Sassari, 11-13 dicembre 1987) è stato dedicato anch’esso al tema L'epigrafia e la storia delle province romane del Maghreb, con ben otto sessioni incentrate agli aspetti generali, istituzionali e storici, ai nuovi rinvenimenti epigrafici, alla storia militare, alle rivolte indigene, all’economia e alla cultura materiale, alle indagini archeologiche su alcuni centri del Nord-Africa, alle popolazioni non urbanizzate dell’Africa e della Sardegna, ai rapporti fra l’Africa e le altre province dell’impero. I lavori sono stati introdotti da Giovanni Brizzi; sono state presentate 37 relazioni e sono stati accreditati 101 partecipanti. Fra gli altri si ricordano M. R. Cataudella, Democrazia municipale in Africa nel Basso Impero? (pp. 87-100), A. Chastagnol, Sur les sacerdotales africains à la veille de l'invasion vandale (pp. 101-116), C. Gebbia, Ancora sulle ‘rivolte’ di Firmo e Gildone (pp. 117-130), G. Di Vita-Evrard, L’édit de Banasa: un document exceptionnel? (pp. 287-304), M. Christol, Rome et les tribus indigènes en Maurétanie Tingitane (pp. 305-339), R. Zucca, Le Civitates Barbariae e l'occupazione militare della Sardegna: aspetti e confronti con l'Africa (pp. 349-365).

Il VI Convegno (Sassari e Alghero, 16-18 dicembre 1988) è stato dedicato al tema L'Africa e la Sardegna in età tardo-antica, con una sessione speciale dedicata a Sant’Agostino; si sono affrontati problemi onomastici, culturali, giuridici; particolare attenzione è stata data di nuovo alle rivolte e ai tentativi di secessione, all’organizzazione delle campagne e delle città, ai traffici e ai commerci. I lavori, introdotti da Attilio Mastino, sono stati chiusi dall’Oratiuncula di Johannes Irmscher; sono state presentate 54 relazioni e sono stati accreditati 105 partecipanti. Solo a titolo esemplificativo si possono citare i lavori di G. Sanders, Sauver le nom de l'oubli: le témoignage des CLE d'Afrique et aliunde (pp. 43-80), R. Rebuffat, Comme les moissons à la chaleur du soleil (pp. 113-134), V. Aiello, Costantino, Lucio Domizio Alessandro e Cirta (pp. 179-186), J. Desanges, Saltus et vicus P(h)osphorianus en Numidie (pp. 283-292), R. B. Hitchner, The Organization of Rural Settlement in the Cillium-Thelepte Region (Kasserine, Central Tunisia) (pp. 387-402), P. Pensabene, Architettura e decorazione architettonica nell'Africa Romana: osservazioni (pp. 431-458), S. Lancel, Victor de Vita et la Carthage vandale (pp. 649-662), L. De Salvo, I navicularii di Sardegna ed Africa nel tardo impero (pp. 743-754), G. Mennella, Il sarcofago caralitano del princeps civitatis L. Iulius Castricius (CIL X 7807) (pp. 755-760).

Il VII Convegno (Sassari, il 15-17 dicembre 1989) è stato dedicato al tema Persistenze indigene e sopravvivenze puniche nel Nord Africa ed in Sardegna in età romana. La manifestazione si è articolata in cinque sessioni, una delle quali dedicata alle persistenze puniche nella penisola iberica, prima importante apertura verso problematiche non necessariamente africane o sarde. I lavori, introdotti da Cinzia Vismara, sono stati chiusi dalla relazione di René Rebuffat: pur venate da una forte patina di latinità, durante l’età romana le tracce di un sostrato indigeno (libico o nuragico) e punico in Africa e in Sardegna sono state criticamente individuate nelle istituzioni, nell’onomastica, nella religione, nell’organizzazione degli spazi urbani e nelle tecniche di costruzione. Sono state presentate 78 relazioni e sono stati accreditati 128 partecipanti. Numerosi i contributi degni di nota: fra tutti É. Lipinski, Pluton, hypostase chthonienne de Baal Hamon? (pp. 245-250), P. Pensabene, II tempio di Saturno a Dougga e tradizioni architettoniche di origine punica (pp. 251-294), G. Lilliu, Sopravvivenze nuragiche in età romana (pp. 415-446), S. L. Dyson, R. J. Rowland Jr., Conservatism and Change in Roman Rural Sardinia (pp. 525-532), G. Paulis, Sopravvivenze della lingua punica in Sardegna (pp. 599-640), I. Rodà, Sarcofagi della bottega di Cartagine a Tarraco (pp. 727-736), M. Corbier, Usages publics du vocabulaire de la parenté: patronus et alumnus de la cité dans l'Afrique romaine (pp. 815-854), M. Christol, Ti. Claudius Proculus Cornelianus, procurateur de la région de Théveste (pp. 893-906), V. A. Sirago, Aspetti del colonialismo romano in Africa (pp. 973-992).

L’VIII Convegno (Cagliari, 14-16 dicembre 1990) è stato dedicato al tema Economia e società nel Nord Africa ed in Sardegna in età imperiale: continuità e trasformazioni, con relazioni che hanno insistito soprattutto sui conflitti causati dalle crisi economiche, sull’ascesa economica di alcuni ceti, sulle varie manifestazioni dell’opulenza, sui traffici, sulle produzioni locali e la loro diffusione; non sono mancati studi incentrati su altri aspetti del mondo antico, dalla geografia storica alla storia dell’archeologia, dalle nuove scoperte epigrafiche agli studi prosopografici, dalle istituzioni alla religione e alla linguistica. I lavori, introdotti da Attilio Mastino, sono stati chiusi dalle relazioni di Giovanni Brizzi, Michel Christol e Giancarlo Susini; sono stati presentati 72 contributi (in alcuni casi dei veri e propri saggi brevi) e sono stati accreditati 148 partecipanti. Fra i lavori si ricordano H. Devijver, Equestrian Officers from North Africa (pp. 127-202), G. Gaggero, Aspetti politici e sociali della rivolta di Eracliano (pp. 213-220), M. R. Cataudella, Motivi di rivolta sociale in Africa fra IV e V secolo? (pp. 331-344), P. Pensabene, Riflessi sull'architettura dei cambiamenti socioeconomici dal tardo II e III secolo in Tripolitania e nella Proconsolare (pp. 447-478), G. Marasco, Tiberio e l'esilio degli Ebrei in Sardegna nel 19 d.C. (pp. 649-660), G. Lilliu, La Sardegna e il mare durante l'età romana (pp. 661-694), R. Rebuffat, Un document sur l'économie de la Sardaigne (pp. 719-734), R. Zucca, Le massae plumbeae di Adriano in Sardegna (pp. 797-826), G. Paulis, Le piante dei Sardi, dei Romani e dei Punici (pp. 827-854), G. Nieddu, La produzione di elementi architettonici in Sardegna dai Flavi agli Antonini (pp. 855-862), M. G. Oggianu, Contributo per una riedizione dei miliari sardi (pp. 863-898), M. Bonello Lai, Una Abbatissa Monasterii Sancti Laurenti in una nuova iscrizione paleocristiana venuta alla luce a Cagliari (pp. 1031-1062).

Il IX Convegno (Nuoro e Orosei, 13-15 dicembre 1991) è stato dedicato al tema Nuove scoperte epigrafiche nel Nord Africa ed in Sardegna, con la presentazione ancora una volta di numerosi inediti ma senza trascurare altri aspetti della storia antica (religione, istituzioni, cultura, commerci, urbanistica, società). I lavori, introdotti da Giovanni Brizzi, sono stati chiusi dalle relazioni di Johannes Irmscher, Cinzia Vismara e Sandro Schipani; sono stati presentati 66 contributi e sono stati accreditati 180 partecipanti. Fra i vari lavori vanno citati J. Carlsen, Dispensatores in Roman North Africa (pp. 97-104), A. Magioncalda, L’epigrafe da Mactar di C. Sextius Martialis (CIL VIII 11813) (pp. 265-290), N. Benseddik, Vsinaza (Saneg): un nouveau témoignage de l'activité de P. Aelius Peregrinus sur la praetentura sévérienne (pp. 425-438), L. Gasperini, Ricerche epigrafiche in Sardegna (II) (pp. 571-594), R. Zucca, Un’iscrizione monumentale dall'Oristanese (pp. 595-636), R. Turtas, Rapporti tra Africa e Sardegna nell'epistolario di Gregorio Magno (590-604) (pp. 691-710), P. Pensabene, II tempio della Gens Septimia a Cuicul (Gemila) (pp. 771-802), J. M. Blàzquez, Nombres de aurigas, de possessores, de cazadores y perros en mosaicos de Hispania y Africa (pp. 953-964), G. López Monteagudo, Inscripciones sobre caballos en mosaicos romanos de Hispania y del Norte de Africa (pp. 965-1012).

Il X Convegno (Oristano, 11-13 dicembre 1992) è stato dedicato al tema della civitas: trasformazione dello spazio urbano nelle province romane del Nord Africa e nella Sardegna, con una particolare attenzione verso le novità archeologiche, ma il suo vero ambizioso obiettivo era quello di realizzare una sintesi decennale sulle tematiche sino a quel momento affrontate e proseguire la felice attività di collaborazione internazionale avviata in passato. Gli studiosi tra i più qualificati sono stati messi a confronto sui problemi di catalogazione, di schedatura, di commento e di pubblicazione delle raccolte epigrafiche; sono state acquisite informazioni inedite sull’organizzazione urbana, sul rapporto città-campagna, sui traffici commerciali, sui porti, sulle strade, sulla religiosità, sullo spostamento delle legioni e delle coorti ausiliarie, sui fenomeni di mobilità sociale nell'Africa settentrionale, con le ripercussioni, i contatti, le somiglianze con la Sardegna in età imperiale, nel quadro del prolifico rapporto tra centro e periferia. I lavori, introdotti da Cinzia Vismara, sono stati chiusi dalle relazioni di Mohammed Fantar, Heikki Solin e Sandro Schipani; sono stati presentati 88 contributi e sono stati accreditati 184 partecipanti. Per dare una pur pallida idea della ricchezza del convegno possiamo ricordare gli interventi di É. Lipinski, L'aménagement des villes dans la terminologie phénico-punique (pp. 120-134), P. Pensabene, Gli spazi del culto imperiale nell'Africa romana (pp. 153-169), K. Vössing, Die öffentlichen Bibliotheken in Africa (pp. 169-184), R. Rebuffat, M. Sulpicius Felix à Sala (pp. 185-220), M. R. Cataudella, Civitas - castellum in area cirtense? (pp. 321-330), J.-P. Laporte, Le statut municipal de Rusuccuru (pp. 419-438), L.-M. Günther, Identità civile e patronato spirituale: cittadini cristiani nell'Africa tardo-imperiale (pp. 769-778), R. Zucca, Il decoro urbano delle civitates Sardiniae et Corsicae: il contributo delle fonti letterarie ed epigrafiche (pp. 857-936), M. Christol, L'oeuvre de C. Octavius Pudens Caesius Honoratus en Maurétanie Césarienne (pp. 1141-1152), A. Magioncalda, Osservazioni su un'epigrafe da Simitthus riguardante le curie (AE 1955, 126) (pp. 1153-1168).

Con la scelta di un filo conduttore particolare rispetto a quelli generali affrontati nelle precedenti manifestazioni, nel 1992 il comitato organizzatore ha pensato di fare del Convegno un’occasione per approfondire temi solitamente negletti e per tracciare nuovi percorsi scientifici, contribuendo ad ampliare le nostre conoscenze sul mondo antico. Questa linea è proseguita negli anni seguenti, pur conservando le tradizionali sessioni delle prime manifestazioni dell’Africa romana, dedicate a Aspetti storico, economici, istituzionali; Relazioni del Nord Africa con le altre province; Nuovi ritrovamenti epigrafici.

L’XI Convegno (Cartagine, 15-18 dicembre 1994) è stato perciò dedicato al tema La scienza e le tecniche nel Mediterraneo classico, con l’intento di radicare e centralizzare in Sardegna lo sviluppo delle ricerche di storia della scienza e delle tecniche arcaiche e classiche, che trovano nel Mediterraneo e in Europa un ambito sicuramente privilegiato, come emerso dalla Tavola Rotonda Prospettive per una storia della scienza e delle tecniche arcaiche e classiche, svoltasi nell’ultima giornata del Convegno e presieduta da Giusto Traina. Chiusi da Attilio Mastino, i lavori hanno visto 118 relazioni e 304 studiosi accreditati; fra i vari contributi ricordiamo in questa sede K. Vössing, Africa, nutricula causidicorum? Die römische Jurisprudenz in Afrika, pp. 127-154, A. Sartori, La composizione delle epigrafi latine: un'accorta tecnica spontanea (pp. 215-222), G. Uggeri, Stadiasmus Maris Magni: un contributo per la datazione (pp. 277-286), E. Pettenò, Acque termali e medici dell'Africa romana (pp. 385-402), J.-P. Laporte, Note sur l'aqueduc de Saldae (Bougie) (pp. 711-762), A. Leone, Un'adultera meretrix a Bulla Regia: alcuni aspetti della città tardo antica (pp. 1371-1384), R. Zucca, Inscriptiones latineae liberae rei publicae Africae, Sardiniae et Corsicae (pp. 1425-1490), B. E. Thomasson, I questori d'Africa durante il principato (pp. 1501-1504), X. Espluga, I. Pagán, Dispunctores en Mauretania Caesariensis y en Mauretania Sitifensis (pp. 1513-1534), S. Bullo, La dea Caelestis nell'epigrafia africana (pp. 1597-1628), L.-M. Günther, Die Austorianer als Belagerer tripolitanischer Städte (um 365 n. Chr.)? (pp. 1643-1650).

Il XII Convegno (Olbia, 13-15 dicembre 1996) è stato dedicato al tema L'organizzazione dello spazio rurale nelle province del Nord Africa e nella Sardegna, con un’analisi diacronica delle testimonianze archeologiche di circoscritti territoria, in un arco di tempo che dalla Preistoria va al Tardo Antico e al primo Medioevo, aprendo una finestra su un mondo che al contrario di quello urbano è poco noto per la cronica carenza di fonti scritte. I lavori, introdotti da Cinzia Vismara, sono stati chiusi dalla relazione di Johannes Irmscher; sono stati presentati 114 contributi e sono stati accreditati 133 partecipanti. A titolo esemplificativo possiamo ricordare E. Deniaux, Recherches sur les propriétés foncières des amis de Cicéron en Afrique (pp. 143-154), D. Mattingly, Landscapes of Imperialism in Roman Tripolitania (pp. 163-180), J.-P. Rey-Coquais, Domini et Circumcelliones, Code Théodosien 16, 5,52. Remarques de grammaire et interrogation sur le sens (pp. 447-456), S. Gelichi, M. Milanese, Problems in the Transition towards the Medieval in the Ifriqya: First Results from the Archaeological Excavations at Uchi Maius (Teboursouk, Béja) (pp. 457-486), G. Nieddu, C. Cossu, Ville e terme nel contesto rurale della Sardegna romana (pp. 611-656), M. Cadinu, Persistenze centuriali nell'agro caralitano (pp. 695-708), Ph. Pergola, La christianisation du monde rural dans la Corse vandale et byzantine (pp. 811-826), A. Gonzales, La révolte comme acte de brigandage. Tacite et la révolte de Tacfarinas (pp. 937-958), M. Khanoussi, Les officiales marmorum Numidicorum (pp. 997-1016), J.-P. Laporte, Une inscription de Saldae et la date de séparation des Maurétanies Césarienne et Sitifienne (pp. 1110-1122), B. P. Serra, G. Bacco, Forum Traiani: il contesto termale e l'indagine archeologica di scavo (pp. 1213-1256), C. Melani, Mascezel e Gildone: politiche tribali e governo di Roma nell'Africa romana (pp. 1489-1502), W. Kuhoff, L'importanza politica delle province africane nell'epoca della Tetrarchia (pp. 1503-1520), G. Gaggero, I riflessi africani delle usurpazioni di Magno Massimo ed Eugenio (pp. 1521-1532), A. Belfaïda, Le culte des Génies topiques en Afrique romaine: témoignages épigraphiques (pp. 1533-1554).

Il XIII Convegno (Djerba, 10-13 dicembre 1998) è stato dedicato al tema Geografi, viaggiatori, militari nel Maghreb: alle origini dell'archeologia nel Nord Africa. I lavori, introdotti da Raimondo Zucca, sono stati chiusi dalle relazioni di Attilio Mastino e Johannes Irmscher; si è riflettuto sui fervidi interessi antiquari ruotanti attorno al Maghreb sin dall’età classica, dai quali si sono sviluppati, pur con finalità differenti gli studi moderni; si è sottolineata l’importanza della riscoperta dei diari e delle relazioni dei viaggiatori e dei militari, spesso testimonianza unica di un mondo perduto o che nel frattempo ha subito profonde trasformazioni. Sono stati presentati 122 contributi e sono stati accreditati 223 partecipanti. In questa sede ricordiamo solo E. Fentress, The Jerba Survey: Settlement in the Punic and Roman Periods (pp. 73-86), P. Trousset, Voyageurs et militaires à la découverte archéologique du Sud tunisien (1880-1891) (pp. 579-596), J. Napoli, X. Boniface, Lecture de Jean Baradez, Fossatum Africae (pp. 613-648), M. Dondin-Payre, L'Armée d'Afrique face à l'Algérie romaine: enjeux idéologiques et contraintes pratiques d'une œuvre scientifique au XIXe siècle (pp. 725-746), R. Rebuffat, Histoire de l'identification des sites urbains antiques du Maroc (pp. 865-914), F. Hurlet, Auspiciis Imperatoris Caesaris Augusti, ductu proconsulis. L'intervention impériale dans le choix et les compétences du proconsul d'Afrique sous les Julio-Claudiens (pp. 1513-1542), R. Hanoune, Encore les Telegenii, encore la mosaique de Smirat! (pp. 1565-1576), M. Mackensen, Les castra hiberna de la legio III Augusta à Ammaedara / Haïdra (pp. 1739-1760).

Il XIV Convegno (Sassari, 7-10 dicembre 2000) è stato dedicato al tema Lo spazio marittimo nel Mediterraneo occidentale in età romana: geografia storica ed economia. Sono stati trattati aspetti quali lo spostamento della linea di costa, le installazioni portuali, le industrie derivate dalla pesca, le cave realizzate in prossimità dei litorali, le rotte e gli itinerari, le isole, i fiumi, nel solco di un consolidato filone scientifico che solo recentemente si è rivolto al mondo africano, rivelando una ricchezza e una varietà di paesaggi insospettabili. I lavori, introdotti da Raimondo Zucca, sono stati chiusi dalla relazione di Attilio Mastino; sono stati presentati 167 contributi e sono stati accreditati 279 partecipanti. Si possono citare in questa sede V. Aiello, Il controllo militare del Mediterraneo in età tetrarchica e costantiniana (pp. 201-220), A. Parma, Note sull'origine geografica dei classiari nelle flotte imperiali: i marinai di provenienza nordafricana (pp. 323-332), G. Azzena, Osservazioni urbanistiche su alcuni centri portuali della Sardegna romana (pp. 1099-1110), F. Fanari, Una stazione di posta sul rio Fluminimannu-Decimomannu (Cagliari) (pp. 1235-1248), R. D'oriano, Relitti di storia: lo scavo del porto di Olbia (pp. 1249-1262), E. Riccardi, I relitti del porto di Olbia (pp. 1263-1274), Chr. Hamdoune, Les relations entre la Maurétanie occidentale et la Maurétanie orientale (pp. 1424-1444), Chr. Hugoniot, Les légats du proconsul d'Afrique à la fin du IVe siècle et au début du Ve ap. J.-C. à la lumière des sermons et lettres d'Augustin (pp. 2067-2088), C. Letta, I praefecti di tribù non urbanizzate in Africa e in Europa (pp. 2093-2110).

Il XV Convegno (Tozeur, 12-15 dicembre 2002) è stato dedicato Ai confini dell’impero: contatti, scambi, conflitti. Attenzione specifica è stata rivolta al deserto, alle fortificazioni, al limes, alle popolazioni, al nomadismo, all’interazione pacifica o conflittuale tra uomo e paesaggio lungo le frontiere, alle identità culturali, alle relazioni economiche e sociali tra soldati e civili, agli scambi dell’Impero con le gentes externae. I lavori, introdotti da Pol Trousset (il cui testo, nr. 1, apre anche la nostra rassegna), sono stati chiusi dalla relazione di Attilio Mastino e si sono soffermati su novità e puntualizzazioni cronologiche, proponendo campi di indagine alternativi, sottolineando l’importanza della salvaguardia dei beni culturali, l’impegno profuso dalle istituzioni nella tutela dei monumenti archeologici, la cooperazione delle differenti branche della scienza per preservare un patrimonio altrimenti destinato ad essere perduto per abbandono e degrado. Sono stati presentati 130 lavori e sono stati accreditati 266 partecipanti. Fra i contributi degni di nota, oltre a quelli radunati in questa rassegna, si ricordano Chr. Hamdoune, Témoignages épigraphiques de l’acculturation des gentes en Maurétanie Césarienne (pp. 277-292), M. Munzi, Circolazione monetaria in contesto rurale: la Tripolitania tardoantica alla luce delle recenti ricognizioni archeologiche lungo l'uadi Taraglat (antico Cinyps) (pp. 327-342), N. Kallala, Musulamii et Siccenses (pp. 407-421), A. Rhorfi, La Pax Romana en Tingitane et les conditions de sa permanence aux trois premiers siècles ap. J.-C. (pp. 547-566), D. Castrizio, Per una rilettura del sistema monetario vandalo (note preliminari) (pp. 741-756), A. Stiglitz, Confini e frontière nella Sardegna fenicia, punica e romana: critica all'immaginario geografico (pp. 805-818), F. Felici, La ceramica fine in Tripolitania nella prima e media età imperiale: un quadro d'insieme (pp. 945-958), A. Belfaïda, Le culte de Silvain en Afrique romaine: témoignages épigraphiques (pp. 1343-1354), E. Ortiz De Urbina, El princeps conditor de municipios y colonias en Africa romana (pp. 1433-1444), G. Piras, Un miles della cohors I Aquitanorum in un'iscrizione funeraria proveniente da Ardara (Sassari): nota preliminare (pp. 1543-1563), S. Conti, Attività edilizia e restauri nei centri africani durante il regno dell'imperatore Giuliano (pp. 1681-1692).

Il XVI Convegno (Rabat, 15-19 dicembre 2004) è stato dedicato al tema Mobilità delle persone e dei popoli, dinamiche migratorie, emigrazioni ed immigrazioni nelle province occidentali dell’impero romano, quasi un approfondimento di quanto trattato nella precedente edizione, specificatamente dedicato alla mobilità delle persone, agli scambi di popolazione tra province, alle popolazioni rurali, al nomadismo, momento di riflessione critica su fenomeni che continuano a interessare la nostra quotidianità. La scelta di Rabat non è stata casuale giacché la città conserva evidenti le tracce dell’incontro di civiltà e popoli diversi, crocevia di culture spesso distanti fra loro. I lavori, introdotti da Jean-Marie Lassère (La mobilité de la population. Migrations individuelles et collectives dans les provinces occidentales du monde romain, pp. 57-92), sono stati chiusi dalla relazione di Attilio Mastino; sono stati presentati 158 lavori e sono stati accreditati 307 partecipanti. Oltre a quelli radunati in questa rassegna, si ricordano fra gli altri i contributi di S. F. Bondì, Mobilità delle genti nel Mediterraneo fenicio e punico: qualche riflessione (pp. 175-184), R. Rebuffat, Notes d’onomastique ethnique. Les Maces (pp. 403-445), I. Achilli, Circumcelliones: appunti sul fenomeno del "monachesimo" itinerante (pp. 923-934), L. Di Paola, Sulla mobilità di studenti e di professori nell'Occidente romano tardo antico (pp. 1043-1062), P B. Serra, Popolazioni rurali di ambito tardoromano e altomedievale in Sardegna (pp. 1279-1306), G. Pietra, I Vandali in Sardegna: nuove acquisizioni dai relitti del porto di Olbia (pp. 1307-1320), M. Christol, Remarques sur la carrière de L(ucius) Mummius Faustianus, consul ordinaire en 262 (pp. 1839-1824), J. Bonetto, A. Buonopane, A. R. Ghiotto, M. Novello, Novità archeologiche ed epigrafiche dal foro di Nora (pp. 1945-1970), S. Cappelletti, Il ruolo svolto dai Giudei di Cirenaica nella grande rivolta sotto Traiano (pp. 2263-2272).

Il XVII Convegno (Siviglia, 14-17 dicembre 2006) è stato dedicato al tema Le ricchezze dell’Africa, risorse, produzioni, scambi, con approfondimenti sulle produzioni, i commerci, la navigazione, l’ornatus civitatis. I lavori, introdotti da Raimondo Zucca e Angela Donati, sono stati chiusi dalle relazioni di René Rebuffat, Marc Mayer e Attilio Mastino e hanno evidenziato a più riprese la necessità di diacroniche analisi territoriali onde cogliere la curva delle risorse, delle produzioni, degli scambi nelle varie provinciae dell’Africa, fino alla straordinaria vitalità dell’età tardo-antica; sono stati presentati 186 contributi e sono stati accreditati 320 partecipanti, il numero più alto sin’ora registrato. Oltre a quelli riportati in questa rassegna, sono degni di nota fra gli altri gli articoli di C. Boulinguez, J. Napoli, Hippone, port de l'annone: la contribution de l'iconographie (pp. 703-732), E. Coppolino, Castellum etiam villam potuisse appellari (Aug., cons. evang. 3, 25, 71): riflessioni su alcuni aspetti socio-economici dell'Africa Proconsularis (pp. 733-744), L. Nevett, Castles in the Air? The Julius Mosaic as Evidence for Elite Country Housing in Late Roman North Africa (pp. 745-758), H. Baklouti, Les "citernes de la Malga" à Carthage. La chambre de distribution des eaux (pp. 811-856), V. Aiello, La marina vandala e il commercio mediterraneo, un problema storiografico (pp. 1111-1126), P. Bartoloni, Nuovi dati sulla cronologia di Sulky (pp. 1595-1606), G. Pietra, La ceramica sigillata africana D in Sardegna: dinamiche storiche ed economiche tra Tardoantico e alto Medioevo (pp. 1749-1776), A. Boninu, A. Pandolfi, Colonia Iulia Turris Libisonis. Dagli scavi archeologici alla composizione urbanistica (pp. 1777-1818), S. Lefebvre, La tournée du procurateur-gouverneur en Maurétanie Césarienne (pp. 2017-2044), J.-L. Podvin, Lampes isiaques africaines: production et échanges (pp. 2197-2212), A. Gavini, I culti orientali in Zeugitana: «étude préliminaire» (pp. 2213-2232), L. Meloni, Le nundinae nel Nord Africa: produzione, merci e scambi nell'economia dei vici (pp. 2533-2546).

 

 

4. – Diario di un convegno: la XVIII edizione de “L’Africa romana”

 

Seguendo la tradizionale scadenza biennale, si è svolto a Olbia nei giorni 11-14 dicembre 2008 il XVIII Convegno Internazionale di Studi “L’Africa romana” dedicato al tema I luoghi e le forme dei mestieri e della produzione nelle province africane.

Il simposio è stato organizzato dal Dipartimento di Storia e dal Centro di studi interdisciplinari sulle province romane dell’Università di Sassari, in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia e la Scuola di dottorato “Storia, letterature, culture del Mediterraneo”. Numerose le istituzioni che hanno permesso lo svolgimento della manifestazione, promossa sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano e patrocinata dell'Association Internationale d’Épigraphie Grecque et Latine, rappresentata dalla Segretaria Generale Angela Donati, dell'Istituto di studi e programmi per il Mediterraneo di Sassari, dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente. Finanziamenti sono stati concessi dall’Università degli Studi di Sassari, dall’Assessorato agli Affari Generali della Regione Autonoma della Sardegna, dal Servizio Affari Comunitari e Internazionali della direzione generale della Presidenza del Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna, dal Comune di Olbia, dall’Unione Europea (Scuola di dottorato “Storia, letterature culture del Mediterraneo”), dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, dalla Fondazione Banco di Sardegna. La Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari ha pagato il transfer degli studenti; la Scuola di dottorato “Storia, letterature culture del Mediterraneo” ha concesso sette borse di studio per i dottorandi.

Una fattiva collaborazione è stata offerta dal Dipartimento di scienze umanistiche e dell'antichità dell'Università di Sassari (rappresentato dalle professoresse Anna Maria Piredda ed Antonella Bruzzone), dal Dipartimento di Filologia classica, Glottologia e Scienze storiche dell’Antichità ed il Dipartimento di Scienze archeologiche e storico-artistiche dell’Università degli studi di Cagliari (rappresentati dai professori Franco Porrà, Luigi Leurini e Simonetta Angiolillo), dalla Soprintendenza archeologica della Sardegna, dalla società Expolbia e dal Liceo classico D.A. Azuni di Sassari. Sono pervenuti messaggi di adesione da parte di Angela Franca Bellezza (Genova), Luisa Brecciaroli (Torino), Michele Cataudella (Firenze), François Chausson (Paris), Élizabeth Deniaux (Paris), José D’Encarnaçao (Coimbra), Virginie Galbarini-Weinmann (Paris), Christine Hamdoune (Paris), Édouard Lipinski, Daniele Manarcorda (Siena), Silvia Orlandi (Roma), Stefano Santocchini Gerg (Bologna), Luigi Taborelli (Torino). Maria Luisa Uberti (Bologna). E’ stato letto un messaggio di Jehan Desanges (Paris).

Dopo dodici anni il Convegno è ritornato a Olbia, la città fondata da Iolao e dal Sardus Pater, la colonia dei Tespiadi, ieri come oggi non solo porta d’ingresso verso le aree più interne dell’isola, non solo sbocco naturale delle produzioni locali verso i mercati d’oltremare, ma anche tappa quasi obbligata per chi dall’Oriente all’Occidente, dal Settentrione al Meridione si sposti per il Mediterraneo. In questo privilegiato luogo d’incontro fra uomini e idee nati in mondi diversi, dove è possibile far maturare nuove esperienze dalla fusione di saperi concepiti in contesti originariamente estranei fra loro, si è a lungo dibattuto sugli aspetti economici della produzione, sui salari, sugli aspetti artistici e artigianali, sulle tecniche e sugli strumenti di lavoro, sulle associazioni professionali e sull’organizzazione delle officinae, sugli impianti produttivi e sulla loro correlazione con gli spazi pubblici di una città.

Olbia-Olbìa era d’altronde il luogo ideale per questo tema giacché fu crocevia fra bellicose tribù indigene (Balari, Corsi, Ilienses) e genti allogene (Greci, soprattutto Cartaginesi e Romani, Orientali, Vandali). Nel suo entroterra erano dislocati i latifondi della gens Domitia, poi passati ad Atte, la bellissima liberta amata da Nerone, con le loro molteplici attività, gli schiavi e i liberti impegnati nei vari segmenti della produzione e della commercializzazione, beni poi incamerati dal patrimonio imperiale. In virtù della sua posizione strategica, la città ebbe sempre un rapporto privilegiato con l’Urbe e la penisola, giacché qui prima che in altre parte dell’isola giungevano influssi culturali, ideologie, merci. Olbia era probabilmente la prima tappa sarda del governatore incaricato della provincia Sardiniae et Corsicae, nella sua marcia di avvicinamento alla capitale provinciale; da qui passavano privati o ambasciatori in viaggio per il Mediterraneo (durante il Convegno si è a questo proposito ricordata la figura di Marco Claudio Marcello, morto al largo delle coste sarde mentre in missione si recava dal re Massinissa); a Olbia fece base Quinto Tullio Cicerone, il fratello dell’Oratore, agli ordini di Pompeo in una complessa missione annonaria; qui durante il III secolo d.C. venivano imbarcati i carichi di grano destinato a Roma, grazie a un’efficiente rete stradale cura precipua dei presidi del periodo; qui abbiamo le prime attestazioni della propaganda imperiale legata a Nerone, ai Flavi, a Traiano, infine all’imperatore Romolo, il giovane figlio di Massenzio, a Costantino e al culto solare.

I lavori si sono svolti presso le Sale Scirocco e Libeccio del Melià Hotel Resort & Convention Center e negli spazi messi a disposizione dalla società Expolbia e dal Museo archeologico, recentemente inaugurato sull’Isolotto Peddona. Il Convegno si è aperto, dopo il saluto delle autorità, con la relazione di Marco Milanese, significativamente seguita da un intervento di Guido Clemente, che attraverso la descrizione dell’attività scientifica di Piero Meloni ha tracciato le origini e gli sviluppi della scuola sarda di storia antica, incardinata nelle Università di Cagliari e di Sassari e che nel Convegno dell’Africa romana trova una delle sue massime espressive internazionali; Paola Ruggeri ha poi letto un saluto dello stesso Piero Meloni, purtroppo assente dalla manifestazione per motivi di salute.

Al tema del principale sono state dedicate due sessione con relazioni incentrate sui luoghi e le forme dei mestieri e della produzione in Africa e nelle altre province dell’impero (64 interventi). Descrivere in poche righe la ricchezza contenutistica di questi contributi è impresa ardua: si è passati da Paolo Filigheddu (Tempio Pausania), Arti e mestieri nel lessico fenicio e punico, alle sintesi dedicate all’artigianato nella Cartagine punica e nelle sue dipendenze del Nord-Africa e della Sardegna, a Federico Frasson (Genova), Durum in armis genus: i Liguri nell’esercito punico, a Livio Zerbini (Ferrara), Attività e mestieri nelle attestazioni epigrafiche dell’Africa romana, alle relazioni dedicate a specifiche categorie di lavoratori (insegnanti, notarii, mensores, dendrofori, carpentieri, orefici, artigiani abili nella lavorazione dell’avorio, cavatori, architetti e scultori impegnati nell’edilizia, lapicidi attivi nelle officiane epigrafiche, artisti musivi, artigiani tessili, purpurarii, aratores, messatores, produttori d’olio e allevatori di cavalli, pastori, armaioli), ai vari navicularii e negotiatores attivi in settori specifici dell’economia antica, alle note di Fabrizio Crescenti (Messina), Trasporti e trasportatori nel Deserto orientale: l’archivio di Nikanore, di Clara Gebbia (Palermo), Ebrei nell'Africa romana: artigiani, agricoltori, commercianti, di Anna Maria Nieddu (Sassari), I vetri incisi tardoantichi dalle province africane: ateliers e scelte iconografiche, di Claudia Neri (Messina), L’impiego dei barbari nella produzione delle province africane, per arrivare sino ai gladiatori e ai venatores che davano spettacolo negli anfiteatri, alle istallazioni idrauliche, alle strutture produttive in Cirenaica, a Cartagine, Thamugadi, Volubilis e più in generale nel Maghreb, infine a Fathi Jarray (Tunis), De l’horologium solarium antique à la mizwala islamique: de l’adoption à l’adaptation, e all’eccezionale documento commentato da Cesare Marangio (Lecce), T. Claudius Ellespontianus marmorarius nella Brindisi di età romano-imperiale.

Una sessione speciale è stata dedicata ad Olbia e il suo territorio, con le straordinarie recenti scoperte che gli scavi di emergenza nell’area del porto hanno posto in luce (14 relazion): fra le altre si sottolineano gli interventi di Rubens D’Oriano (Olbia) e Giovanni Pastore (Policoro), Un “meccanismo di Antikythera” da Olbia, di Simonetta Angiolillo (Cagliari), Due ritratti inediti da Olbia, di Letizia Gualandi (Pisa), Trionfi di pane? Una raffigurazione di processione trionfale dal porto di Olbia, di Giovanna Pietra (Olbia), Il foro di Olbia, di Gabriella Bevilacqua (Roma), Una nuova tabella defixionis da Olbia.

Particolarmente consistente la sessione Sardegna (17 relazioni) a riprova di un fervore di studi presente nell’isola anche su un tema specifico come quello proposto: oltre a sintesi generali come quelle proposte da Giulia Baratta (Macerata), Ars plumbaria Sardiniae? Oggetti artistici in piombo: gli specchietti del Museo Sanna di Sassari, da Carlo Tronchetti (Cagliari), Una produzione sarda di età imperiale: la ceramica ‘fiammata’, da Piero Bartoloni (Sassari), Le miniere d’argento e gli insediamenti portuali fenici in Sardegna, da Giuseppe Nieddu (Cagliari), La produzione delle cornici a gola egizia in Sardegna: rapporti con l’Africa, da Alessandro Teatini (Sassari), Le produzioni di sarcofagi a Cartagine nella tarda antichità: nuovi dati dalla documentazione sarda, gli interventi si sono concentrati sulle novità provenienti da Sant’Antioco, Nora, Porto Torres, Fordongianus, in questi anni oggetto di annuali campagne archeologiche.

Secondo tradizione una spazio specifico hanno ricevuto gli studi epigrafici, pur presenti nelle altre sessioni, con intereventi dedicati sia alle novità sia soprattutto alle sintesi di carattere generale (14 relazioni): interessanti gli interventi di Ivan di Stefano Manzella (Viterbo), Emite lucernas colatas venales icones de officina Assenis et Donati: una singolare produzione africana tra pubblicità e marketing, di Elena Caliri (Messina), Argentarii e nummularii nell’Africa romana, di Samir Aounallah (Tunis), Le pagus en Afrique romaine, di Ari Saastamoinen (Winnipeg), Craftsmen and the Common People in North African Building Inscriptions, di Maria Silvia Bassignano (Padova), Nuove osservazioni epigrafiche sul flaminato in Sardegna, di Gabriella Gasperetti (Sassari), Nuove iscrizioni dal porto di Turris Libisonis, di Azedine Beschaouch (Paris), Un’iscrizione da Teboursouk.

In totale sono state lette 115 relazioni seguite da un fervido dibattito durante il quale i 292 partecipanti al Convegno hanno avuto la possibilità di chiedere ai relatori ulteriori delucidazioni e precisazioni, di fornire dati inediti, di ipotizzare future linee di ricerca alla luce di quanto esposto.

La chiusura dei lavori è stata affidata a René Rebuffat, Marco Milanese e Attilio Mastino. Sono state inoltre presentate 18 novità editoriali dedicate all’Africa e alla Sardegna, con l’interessante apertura verso il mondo egeo. Seguendo un’abitudine ormai consolidata, per tutta la durata del simposio giovani studiosi e affermati maestri della disciplina hanno pubblicizzato le loro ricerche su 29 poster, i cui testi troveranno poi adeguato spazio negli Atti del Convegno: si è passati dalle nuove testimonianze archeologiche ed epigrafiche della Mauretania Tingitana (Volubilis, Lixus, Kouass), della penisola iberica (Carthago Nova, Gadir, Italica), di Pantelleria, della Sardegna, alla descrizione delle rotte commerciali e delle varie produzioni, alle rappresentazioni di lavori domestici su sarcofagi e mosaici, alle zecche di età tarda, alla descrizione del patrimonio culturale prodotto nelle scuole dell’Africa e sopravvissuto alla caduta dell’impero.

Sono state infine organizzate delle escursioni ad Arzachena, Nuraghi La Prisciona e Albucciu e tomba di giganti Coddu Vecchiu, alle cave di Capo Testa e ai nuovi scavi del “Ninfeo” di Buon Cammino, alla fattoria S’Imbalconadu di Olbia, alle mura puniche e all’acquedotto romano, al  nuraghe Majori, alla tomba di giganti di Pascaredda di Calangianus, al castello e alla tomba di giganti di Pedres (sempre nel territorio di Olbia). Durante la manifestazione, il Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province Romane si è gemellato con il Laboratorio di studi e ricerche sulle antiche province Danubiane, diretto da Livio Zerbini (Ferrara).

Il comitato scientifico, riunitosi dopo la manifestazione, ha proposto come prossima sede del XIX Convegno “L’Africa romana” Constantine o Algeri, in Algeria, presumibilmente nei giorni 11-14 dicembre 2010, indicando il tema Trasformazione dei paesaggi del potere nell’Africa settentrionale fino alla fine del mondo antico. Scontri, integrazioni, transizioni e dinamiche insediative. Nuove prospettive dalla ricerca, con riferimento alle istituzioni, all’organizzazione degli spazi pubblici, al ruolo della religione nella gestione del potere, alle differenti strategie di colonizzazione nelle campagne dell’Africa, il tutto senza ovviamente trascurare il confronto con altre realtà provinciali.

 

 

5. – Gli Atti del Convegno

 

Senza dubbio uno dei punti di forza del Convegno “L’Africa romana” è stata negli anni la puntuale pubblicazione dei rispettivi Atti, ogni volta adeguatamente presentati da studiosi di fama internazionale nella cornice della successiva edizione della medesima manifestazione, dunque con cadenza dapprima annuale, poi dal volume X con cadenza biennale. Per la qualità e il numero dei contributi ospitati l’opera è ormai divenuta un punto di riferimento imprescindibile sia per gli studiosi d’area sia per quanti per la prima volta si affacciano alle problematiche africana, un ruolo che negli anni si accentuato anche per la contemporanea chiusura o sospensione di prestigiose riviste in lingua italiana e francese e dedicate all’Africa. Diamo di seguito alcune cifre che possono aiutare a chiarire il peso scientifico dell’opera.

Atti del I Convegno, 9 relazioni, 226 pagine (1 tomo)

Atti del II Convegno, 15 relazioni, 286 pagine (1 tomo)

Atti del III Convegno, 27 relazioni, 457 pagine (1 tomo)

Atti del IV Convegno, 43 relazioni, 743 pagine (2 tomi)

Atti del V Convegno, 37 relazioni, 527 pagine (1 tomo)

Atti del VI Convegno, 54 relazioni, 838 pagine (2 tomi)

Atti del VII Convegno, 78 relazioni, 1096 pagine (2 tomi)

Atti dell’VIII Convegno, 72 relazioni, 1178 pagine (2 tomi)

Atti del IX Convegno, 66 relazioni, 1149 pagine (2 tomi)

Atti del X Convegno, 88 relazioni, 1447 pagine (3 tomi)

Atti dell’XI Convegno, 118 relazioni, 1857 pagine (3 tomi)

Atti del XII Convegno, 114 relazioni, 1671 pagine (3 tomi)

Atti del XIII Convegno, 122 relazioni, 2001 pagine (2 tomi)

Atti del XIV Convegno, 167 relazioni, 2595 pagine (3 tomi)

Atti del XV Convegno, 130 relazioni, 2135 pagine (3 tomi)

Atti del XVI Convegno, 158 relazioni, 2790 pagine (4 tomi)

Atti del XVII Convegno, 186 relazioni, 2881 pagine (4 tomi).

Gli Atti del XVIII Convegno sono in corso di stampa.

La curatela dei volumi I-IX è stata seguita da Attilio Mastino, del volume X dallo stesso Mastino e da Paola Ruggeri, del volume XI-XV è stata di Mustapha Khanoussi, Paola Ruggeri e Cinzia Vismara, del volume XVI da Aomar Akerrazz, Paola Ruggeri, Ahmed Siraj, Cinzia Vismara, del volume XVII da Julián González, Paola Ruggeri, Cinzia Vismara e Raimondo Zucca. Ogni volume è corredato da indici analitici (Autori moderni, Nomi di luogo, Nomi antichi); i volumi I-III, VI-IX sono stati editi dalle Edizioni Gallizzi di Sassari, i volumi IV-V, XI dalla Editrice Il Torchietto di Ozieri, il volume X dalla Editrice Archivio Fotografico Sardo di Sassari, il volume XII dalla Editrice Democratica Sarda di Sassari, i volumi XIII-XVII dalla Carocci Editore di Roma. Nel 1996 è stato edito dalle Edizioni Chiarella di Sassari un utilissimo indice decennale, 431 pagine, a cura di Paolo Melis, Paola Ruggeri ed Esmeralda Ughi, presentato durante il XII Convegno di Studi.

In totale sono stati editi ben 1484 fra articoli, introduzioni, presentazioni e conclusioni (un elenco completo, pur con qualche refuso, è disponibile nel sito francese Africa Antiqua. Bibliographie du Maghreb antique et médiéval, http://tabbourt.perso.sfr.fr/maghreb/page3.html ), scritti per oltre il 55% in lingua italiana, per il 30% circa in francese, per il 10% circa in spagnolo, per il restante 5% in inglese e tedesco. Oltre la metà degli interventi è ovviamente dedicata alle province del Maghreb, un 20% circa alla Sardegna, ma non mancano i contributi dedicati alla penisola iberica, alla Sicilia, alle regiones Italiae, in misura minore alla Cirenaica, alle Gallie, alla Corsica, all’Egitto, in genere alle province orientali. Il tema privilegiato dai relatori è rappresentato dall’urbanistica, dall’architettura, dalla storia dell’arte (oltre il 20% dei lavori), seguito da epigrafia e onomastica, economia, argomenti di carattere geografico e militare, amministrativo, politico e giuridico, analisi della società e della cultura, con costante attenzione alle manifestazioni religiose di pagani e cristiani. L’arco cronologico prediletto è rappresentato dal tardo impero (30% circa degli articoli), senza dimenticare l’alto impero (18% circa), l’età preromana (preistoria e protostoria, età fenicio-punica, colonizzazione greca, regni indigeni), l’età repubblicana, il medioevo, l’età post-medioevale. Questa vetrina è dunque un osservatorio speciale sul progresso degli studi dedicati al mondo antico e medioevale e le migliaia di pagine edite (ben 23877) sono diventate il forum nel quale dibattere tematiche attuali e proporre innovativi fronti di ricerca.

 

 

6. – Una rassegna fra le tante possibili: Introduzione

 

Da quanto sinora descritto, è evidente che in questa sede sarebbe impossibile fare un resoconto dettagliato di una produzione tanto consistente. Accogliendo dunque l’invito del professor Francesco Sini di proporre nella rivista Diritto @ Storia una rassegna esemplificativa dei contribuiti presentati al Convegno, si è pensato di privilegiare alcuni degli articoli editi nei volumi più recenti degli Atti (XV-XVI-XVII), ben consci che a dispetto degli anni si sarebbero potuti scegliere anche lavori cronologicamente anteriori ma efficacemente rappresentativi dell’opera e scientificamente ancora validi.

Si è preferito puntare su autori sempre diversi, rappresentanti del vasto numero dei relatori che hanno partecipato alla manifestazione, ponendo il contributo di affermati maestri della disciplina accanto a quello di giovani ricercatori italiani e stranieri, che talvolta proprio durante il Convegno hanno avuto la prima opportunità di mostrare il loro valore. Volutamente abbiamo trascurato i numerosi e importanti contributi di studiosi sardi o facenti parte del comitato scientifico, per evitare fastidiose autocelebrazioni e rendere ancor più evidente lo spirito internazionale del Convegno, che supera ampiamente i limiti localistici. Purtroppo non siamo riusciti a coinvolgere nel progetto i colleghi maghrebini contattati: ci saranno altre occasioni.

Sono stati ignorati i lavori di archeologia, storia dell’arte, epigrafia, numismatica corredati da un ampio apparato figurativo strettamente funzionale alla comprensione del testo giacché, per ragioni tecniche, non è stato possibile ripubblicare sulla rivista elettronica fotografie, grafici, disegni. Per il medesimo motivo dagli articoli prescelti sono state eliminate le immagini con i rispettivi riferimenti. Aldilà di queste variazioni abbiamo tentato di riprodurre il testo così com’era stato pubblicato, e non potendo riproporre l’impaginato originale abbiamo riportato fra [..] il numero delle pagine dell’edizione originaria. Abbiamo inoltre rinunciato agli aggiornamenti che generosamente molti autori ci avevano offerto.

Come ogni selezione anche questa è ovviamente soggettiva, determinata dalla contingenza degli interessi del curatore e dal suo curriculum studiorum, in ogni caso non vuole e non può essere una recensione implicita di quegli Atti, compito di fronte al quale ci sentiamo assolutamente incompetenti. Concentrando la nostra attenzione sulle province d’Africa in età romana, abbiamo tentato di dare una certa omogeneità a un materiale necessariamente variegato giacché legato a manifestazioni tematicamente differenti; d’altro canto all’interno di questo canovaccio non abbiamo privilegiato un argomento ma al contrario proprio nella diversità della problematiche affrontate si è tentato di dare un’idea della ricchezza contenutistica dei Convegni e degli Atti che spaziano fra i vari ambiti disciplinari con il solo fine di fornire una visione completa e uniforme su ogni singolo tema.

 

6.1. – Gli Atti del XV Convegno “L’Africa romana”: Ai confini dell’impero: contatti, scambi, conflitti

 

Da tempo ormai si è affermata anche fra gli studiosi del Maghreb la concezione del confine (limes) come luogo privilegiato di scambi economici e culturali fra popoli differenti piuttosto che come barriera, limite invalicabile di etnie in perenne conflitto. Le relazioni, illuminate dai nuovi metodi di indagine, dalle prospezioni territoriali, dall’uso metodico della fotografia aerea e satellitare, hanno posto in luce la situazione della Mauretania Tingitana, provincia caratterizzata dalla prevalenza dei piccoli insediamenti rurali, abitate dagli indigeni e dipendenti da pochi agglomerati urbani; l’riorganizzazione del limes della Mauretania Caesariensis voluta dall’entourage di Settimio Severo, con la costruzione di una strada (la nova praetentura) che permetteva rapidi collegamenti da Est verso Ovest e che costituiva anche un baluardo alla penetrazione berbera verso le opulente città della costa; la nascita di praesidia di frontiera, di oppida e canabae, sorti sulle terre imperiali sottratte alle tribù nomadi; la differente organizzazione della Numidia Militana, nella parte orientale e in tutta la regione a Nord-est dei Nementcha, nella piana del Guert dominata dai praedia imperiali, nella parte occidentale dell’Aurès con piccole comunità amministrate da magistri e grandi insediamenti coloniali, con latifondi privati, di non grandi dimensioni ma molto attivi fra l’età severiana ed il principato dei due Filippi; la particolare condizione della Tripolitania, dove a dispetto delle sfavorevoli condizioni climatiche sono ora ben attestati gli insediamenti di medie e piccole dimensioni lungo la costa e le fattorie fortificate nelle aree interne.

Per la nostra rassegna abbiamo scelto gli articoli di:

1.     P. Trousset, Pénétration romaine et organisation de la frontière dans le prédésert tunisien, sintesi articolata ed esaustiva di un maestro che ha dedicato gran parte della sua produzione scientifica allo studio e alla definizione del concetto di limes africano. Introduzione importante ai lavori del XV Convegno, non poteva che svolgere identico compito per questo florilegio;

2.     M. Casella, Complessità antropologica della nozione di confine, che a dispetto della giovane età ha saputo cogliere il senso profondo del termine limes nel mondo antico, ponendo a confronto testi diversi, rivisitati alla luce degli studi più recenti con una sensibilità e una capacità di analisi invidiabili;

3.     V. Bentivogli, Ai confini dell’Impero: mausolei e romanizzazione del Nord Africa, ancora il lavoro di un promettente giovane studioso, un approfondimento della sua tesi di dottorato che, con una ricca bibliografia, offre numerosi spunti di riflessioni sui ricchi mausolei edificati non nelle necropoli monumentali alle porte delle città ma sui fundi di benestanti proprietari appartenenti al ceto medio-alto della società africana, un aspetto poco noto della romanizzazione delle campagne per le quali, come a suo tempo sollecitato dal Février, si fa sempre più urgente uno studio complessivo;

4.     J.-P. Laporte, Trois sites militaires sévériens en Algérie moyenne: Grimidi, Tarmount (Aras), El Gahra, che dedica tre lunghe e articolate schede ad alcuni siti della nova praetentura, poco noti in letteratura ma strategicamente importanti. Pur in assenza delle piante e delle foto edite negli Atti, questo studio, a metà strada fra archeologia, antichità antiquarie, epigrafia e con un poderoso apparato bibliografico, non solo chiarisce le varie fasi di vita dei singoli insediamenti, vitali fra l’età severiana e il Basso impero, ma si sofferma nelle pagine finali sull’organizzazione militare di questi settore della Mauretania Caesariensis e sul mutare dei praesidia in funzione delle trasformazioni amministrative e ideologiche dell’impero;

5.     V. Aiello, I Vandali nel Mediterraneo e la cura del limes; assiduo frequentatore del Convegno e attento osservatore dell’età tardo-antica, lo studioso messinese confuta in questa occasione il mito della flotta da guerra di Genserico e offre un’originale interpretazione delle scorrerie e delle conquiste dei Vandali, da intendersi in chiave più difensiva che offensiva, giacché miravano soprattutto a sottrarre ai nemici risorse e basi da utilizzare per una temuta invasione del regno.

Altri importanti contributi sono stati ospitati nelle tradizionali sessioni del Convegno:

6.     J. Remesal Rodriguez, L’Afrique au Testaccio, parte dal contesto urbano del Monte Testaccio, da anni oggetto di studio da parte di un’équipe di studiosi spagnoli coordinati dallo stesso Remesal, per suggerire una nuova chiave di lettura sul presunto declino dell’olio spagnolo sui mercati urbani. In realtà se questo finì per essere dirottato in parte verso le legioni del Reno, se probabilmente le produzioni si ridussero per l’intervento violento di Settimio Severo contro i suoi avversari iberici, a Roma l’olio della Baetica non fu completamente sostituito dalle produzioni africane mentre mutarono i tradizionali punti di distribuzione, incapaci di sostenere gli aumentati volumi di importazioni;

7.     Y. Le Bohec, L’expedition de Curion en Afrique, che attraverso un dettagliato esame delle fonti cerca di rendere onore a Curione, lo sfortunato protagonista del bellum Africum ingiustamente scaricato dalla propaganda cesariana dopo la sua prevedibile sconfitta. Le Bohec a giusto titolo può essere considerato uno degli ultimi maestri delle res africanae e il suo contributo non può che impreziosire questa rassegna;

8.     W. Kuhoff, La politica militare degli imperatori romani in Africa (I-VI secolo d.C.), offre un’utile sintesi su questo aspetto dell’amministrazione delle varie province del Maghreb, nel tentativo di mostrare diacronicamente e geograficamente, attraverso diplomi di congedo e soprattutto le note della Notitia Dignitatum, la consistenza dei vari reparti, la continuità e le fratture dell’organizzazione militare fra Alto e Basso Impero; non mancano precisi riferimenti a episodi storici che possono aver influito sull’aumento o diminuzione delle truppe.

 

6.2. – Gli Atti del XVI Convegno “L’Africa romana”: Mobilità delle persone e dei popoli, dinamiche migratorie, emigrazioni ed immigrazioni nelle province occidentali dell’impero romano

 

La terra della Mauretania è stata nei tempi antichi una terra di scambi culturali, di passaggio di popoli e persone, uno dei punti cruciali d'incontro tra civiltà, un luogo collocato al centro di dinamiche sociali e culturali di grandissima rilevanza per l’uomo di oggi. Il tema generale, sviscerato non solo nei suoi aspetti culturali ma anche in quelli sociali e umani, si inserisce in un fecondo panorama di studi che tuttavia offre ancora numerose possibilità di sviluppo e permette profonde riflessioni sul mondo contemporaneo. Nel Mondo Antico la mobilità dei popoli era frequente ed era intesa come strumento di contatto e collaborazione, per questo sottoposta a controlli che la regolavano in funzione delle esigenze interne di un gruppo e che in nessun modo puntavano a creare steccati e barriere nei confronti dello straniero. L’attenzione si è poi focalizzata sugli spostamenti dei singoli, sulle modalità e sulle finalità del viaggio, sulle mete ambite e su quelle proibite; è prevalso l’interesse per gli scambi di popolazione tra province, per le popolazioni rurali, per il nomadismo.

Per la nostra rassegna abbiamo scelto gli articoli di:

9.     F. Felici, M. Munzi, I. Tantillo, Austuriani e Laguatan in Tripolitania, ponderosa ed esaustiva sintesi, fondata sulle fonti letterarie, giuridiche, epigrafiche e sulle recenti acquisizioni archeologiche. Grazie a una ricchissima la bibliografia e a una dettagliata descrizione dei principali eventi, i tre autori smontano alcuni luoghi comuni nati attorno ai due gruppi umani, nati da una frammentazione dei Nasamones ma presumibilmente appartenenti a realtà culturalmente e politicamente diverse; ridefiniscono le intense relazioni umane strette fra gli uomini del deserto e i “padroni” della Tripolitania, non sempre conflittuali e legate alla razzia, ma al contrario a lungo caratterizzate da un costante tentativo di integrazione; individuano nella situazione economica e sociale della Tripolitania e nella rottura del “patto” stipulato fra Roma e le gentes indigene la causa delle tensioni militari registrate nell’area (sul tema in passato si era espresso sinteticamente A. Lewin, La difesa dal deserto: osservazioni preliminari per uno studio comparato delle frontiere, L’Africa romana, 6, 1989, pp. 197-210); si soffermano in chiave diacronica e geografica sulle dinamiche insediative nel predeserto tripolitano, chiarendo per esempio le circostanze in cui si formarono e si svilupparono le fattorie fortificate (alle quali aveva già dedicato un fondamentale articolo R. Rebuffat, Les fermiers du désert, L’Africa romana, 5, 1988, pp. 33-68); forniscono preziosi dati sull’economia monetaria vigente nel territorio, che dunque non era dominato da primitive forme di baratto. Nella versione originale il testo è corredato nella seconda e terza parte da una serie di fotografie, piante, grafici che contribuiscono a una migliore comprensione della problematica; la mancata riedizione di questi supporti non ha comunque intaccato il valore scientifico dell’articolo riprodotto in questa sede;

10. C. Gebbia, Ancora Altava, dove con grande umiltà si affronta in maniera originale un tema oggetto in passato di numerosi articoli, evidenziando l’evoluzione istituzionale di una comunità urbanizzata ai confini dell’impero, da civitas romana e accampamento di auxilia romani a capitale di un regno berbero autonomo rispetto al regno dei Vandali;

11. S. Guédon, Les voyages des empereurs romains en Afrique jusqu’au III siècle, dove la giovane studiosa focalizza la sua attenzione sui viaggi africani di Adriano e Settimio Severo nel Maghreb, illustrandone brillantemente cause e conseguenze, soffermandosi su numerosi dettagli e allegando una ricca bibliografia;

12. S. Conti, Scambi culturali e persistenze: il paganesimo nell’Africa Proconsolare cristiana, che con il suo innovativo saggio sfata un mito storiografico, la conversione di massa degli Africani, più in generale dei Romani, dopo l’Editto di Milano. Sviluppando un’idea appena in nuce nell’opera di Lepelley, secondo Conti il paganesimo continuò a essere dominante nelle comunità del Maghreb e solo i privilegi concessi da Teodosio spinsero molti verso la nuova fede, suscitando la reazione di vitali masse tradizionaliste che non si piegano di fronte al nuovo ordine sociale.

Dalle tradizionali sessioni del Convegno abbiamo scelto due importanti contributi:

13. G. Baratta, Alcune osservazioni sulla genesi e la diffusione delle cupae, lavoro preliminare su una diffusa ma misconosciuta classe di supporti funerari, variamente definita dagli studiosi (cupa, cupula, caisson, cippo a botte etc.) e già in passato oggetto di analisi fra le pagine degli Atti (L. Bacchielli, Monumenti funerari a forma di cupula: origine e diffusione in Italia meridionale, L’Africa romana, 3, 1986, pp. 303-320). Con questo contributo la studiosa apre decisamente il confronto fra le testimonianze africane e quelle provenienti da altre regioni dell’impero, riordina criticamente la bibliografia e propone nuovi orizzonti di ricerca che potranno chiarire nascita ed evoluzione del supporto. L’assenza di immagini, presenti invece nell’edizione originale, non sminuisce i contenuti del lavoro;

14. A. Magioncalda, I procuratori-governatori delle due Mauretaniae: aggiornamenti (1989-2004) e nuove ipotesi, fornisce una fondamentale rassegna (commentata autorevolmente) dei praesides delle province procuratorie del Maghreb durante l’alto impero, alla luce di nuove testimonianze epigrafiche e di ulteriori approfondimenti che hanno posto sotto luce nuova il ruolo di questi funzionari; grazie ai nuovi documenti la studiosa aggiorna i fasti delle due province durante il principato (con Settimio Severo, con Geta o da solo) di Caracalla, contribuendo a gettare nuova luce su anni cruciali per l’evoluzione delle province africane; dimostra inoltre come in questa fase un medesimo governatore poteva guidare le due Mauretaniae in successione, mai in contemporanea, confutando per questa via l’ipotesi espressa in passato che che i Severi avessero pensato di riunificare le due province.

 

6.3. – Gli Atti del XVII Convegno “L’Africa romana”: Le ricchezze dell’Africa, risorse, produzioni, scambi

 

Il simposio ha il pregio di confutare la tesi di un sottosviluppo dell’Africa antica e di una sua soggezione “servile” alle esigenze dell’Urbe, ancora diffusa nel secolo scorso in lavori come quelli di Deman e in parte di Picard. Al contrario dall’insieme degli articoli raccolti emerge una più equilibrata visione dei modi e dei tempi dell’evoluzione economica di queste province, inserita in un quadro mediterraneo e atlantico: l’economia di sussistenza, se presente, era limitata a rarissimi casi; i traffici non erano condizionati dalle esigenze annonarie ma al massimo da queste traevano stimoli ed incentivi; la crisi, se presente in Africa, fu circoscritta nel tempo e nello spazio ad alcune merci, progressivamente divenute poco competitive e per questo sostituite da altri prodotti in base a normali logiche di mercato. La significativa quantità di novità, di informazioni e di dati raccolti nei contributi permettono di fare un consistente balzo in avanti alle nostre conoscenze, rendendo giustizia a un continente che nel mondo antico fungeva da traino dell’economia del Mediterraneo Occidentale.

Per questa rassegna abbiamo selezionato una serie di lavori che, incentrati su vari “indicatori della ricchezza”, possono dare una panoramica sui risultati raggiunti durante il Convegno:

15. A. Saastamoinen, Some observation on the Authorship of Building Inscriptions, si occupa della committenza delle iscrizioni monumentali e delle officine lapidarie impegnate nella loro realizzazione, cercando di far luce sui meccanismi psicologici dell’evergetismo e sulle tracce che questi ultimi hanno lasciato nei testi epigrafici;

16. P. Zanovello, Produzioni e commerci: aspetti del culto di Mercurio nel Nord-Africa romano, che focalizza l’attenzione sulla devozione nutrita dai Romani verso il dio per eccellenza preposto alle attività economiche, partendo dalle origini italiche per arrivare ai suoi risultati africani, dove presumibilmente il culto si innesta su sostrato punico e libico;

17. L. Di Paola, Immagini tardoantiche dell’Africa a confronto: note di lettura, con un originale contributo incentrato sull’iconografia dell’Africa e di altre province nei codici medioevali, quasi la fotografia di come gli antichi immaginavano queste regioni a confronto con i dati archeologici ed epigrafici. Si è dovuto purtroppo rinunciare in questa sede al ricco apparato iconografico che corredava la versione originale, fortunatamente senza danni per la comprensione finale del testo;

18. L. Pons Pujol, E. Garrote Sayo, X. Soria Rincon, La captacion del Aceite annonario en Bética y Africa, un analisis comparativo, dove i tre giovani studiosi iberici confrontano l’apparato burocratico della Baetica e della Proconsularis dedicato alle esportazioni annonarie verso l’Urbe, dominando una mole impressionante di dati e sottolinenando differenze e similitudini determinate da contingenze geografiche, storiche e sociali;

19. L. De Salvo, Produzioni e flussi commerciali fra l’Africa e la Sicilia in età imperiale e tardo antica, accanto a un tema abbastanza noto (le esportazioni dell’Africa, in questo caso circoscritte a una provincia quasi-limitrofa) affronta un argomento inconsueto e per certi versi inatteso, quello delle esportazione dalla Sicilia verso l’Africa, ribadendo ancora una volta come i traffici non potevano che essere bidirezionali, non sottoposti al giogo della servitù annonaria e condizionati esclusivamente dalla logica di mercato della domanda e dell’offerta;

20. M. Christol, La procuratèle du patrimoine de Lepti Minus, che, attraverso l’analisi e il commento di tutta la documentazione disponibile, cerca di spiegare il funzionamento di uno degli uffici periferici del patrimonium, in passato sottovaluto dai lavori del Pflaum e in seguito oggetto di interpretazioni controverse. Lavoro impressionante di quello che attualmente può essere considerato un maestro delle istituzioni africane, nello specifico l’ultima perla di una lunga serie di studi dedicati da questo studioso all’organizzazione delle proprietà dell’imperatore in Africa;

21. S. De Angeli, S. Finocchi, Sviluppi romani in Algeria e Tunisia del sistema idrico dei foggaras, chiudono degnamente questa rassegna con una sintesi che sfata ancora una volta il mito storiografico di un’agricoltura importata in Africa da Cartaginesi e Romani e di indigeni dediti esclusivamente alla pastorizia nomade. Al contrario i due studiosi, sulla scia di quanto già avevano sostenuto Trousset e Shaw, dimostrando nei dettagli come le tribù del predeserto avevano sviluppato sofisticate tecniche di captazione dell’acqua e irrigazione dei campi, poi mutuate e potenziate dai coloni di età imperiale, grazie alle quali potevano permettersi la produzione di un surplus destinato agli scambi commerciali provinciali o extra-provinciali.

 

Non resta a questo punto che invitare alla lettura del nostro florilegio, nella speranza che i contributi scelti, lungi dal poter mostrare esaustivamente la ricchezza delle tematiche trattate durante i vari Convegni, possano servire come esempio di un approccio critico alla storia del Maghreb e appassionare alle antichità un numero sempre maggiore non solo di specialisti ma anche di semplici cultori delle civiltà del passato.