ds_gen N. 8 – 2009 – D & Innovazione

 

Xu-Guodong-per_sassariL’utilità della lingua italiana agli occhi di un romanista cinese

Xu Guodong

Università di Xiamen

Cina

 

Sommario: 1. La mia esperienza di studio dell’italiano. – 2. L’utilità dell’italiano. – 3. Per fare condividere a più persone l’utilità dell’italiano. – 4. Conclusione.

 

1. – La mia esperienza di studio dell’italiano

 

Lo stabilimento di un rapporto con l’Italia costituisce un punto di svolta nella mia vita, per mezzo del quale sono uscito della porta della Cina e ho iniziato il miei contatti con la cultura giuridica occidentale avanzata. Così posso diventare un personaggio con una vista accademica mondiale. Se non avessi avuto la mia esperienza italiana, non non avrei acquisito le necessarie competenze. Inoltre il mio contatto con l’Italia fa una parte di una “ripresa” più generale. I romanisti cinesi di prima generazione si sono formati in Belgio nei 30 anni del secolo scorso, loro poi hanno fatto in modo che la scienza romanistica si sviluppasse in Cina. Subito raggiungeva il 1949 quando si fondava la Repubblica popolare cinese, dopo di che i romanisti cinesi si sono formati per via della Russia sovietica, rompendo il rapporto con la giurisprudenza del diritto romano del mondo occidentale. Nel 1989, cioè, 20 anni fa, la situazione ha cominciato a cambiare; il rettore Prof. Jiang Ping d’allora dell’Università della Cina delle Scienze Politiche e Giurisprudenza, insieme al Prof.Pirangelo Catalano di I Università di Roma la Sapienza e al Prof. Sandro Schipani di II Università di Roma Tor Vergata, hanno firmato un’accordo di scambio accademico tra le parti, sulla base del quale la parte italiana ha promesso d’ accettare i giovani studiosi cinesi a partecipare il corso di formazione alta del diritto romano e di assisterli a tradurre le fonti del diritto romano dal latino in cinese,così il rapporto tra gli studi del diritto romano in Cina e quelli in Occidente è stato ripreso. Di qui e poi diversi studiosi cinesi come Huang Feng, Fei Anling e Ding Mei hanno giocato le loro ruoli attivi negli scambi accademici fra Italia e Cina, producendo i frutti proficui. I significati di questi frutti si trovano nel cambiamento del puro germanismo del circolo del diritto civile della Cina. Come sappiamo, dopo la Guerra dell’oppio, La Cina è stata costretta di ricevere il sistema giuridico continentale, scegliendo il diritto tedesco come modello. Dopo di che questa scelta è stata mantenuta fin’oggi. Infatti, il diritto tedesco costituisce soltanto una ramificazione del sistema giuridico continentale, l’altra ramificazione di esso è la famiglia giuridica latina di cui fanno parte il diritto italiano, il diritto francese e il diritto spagnolo.etc.,. I contenuti abbondanti di questa famiglia giuridica, per un lungo tempo, in passato, rimangono poco conosciuti per la diffusione del diritto civile della Cina. Dopo la “ripresa” sopradetta, come il risultato positivo, la diffusione della conoscenza sulla famiglia giuridica latina in Cina si aumenta sempre. In questo momento,il circolo del diritto civile della Cina ha un rapporto di pari distanza con le due ramificazioni del sistema giuridico continentale, l’unilateralismo a favore il diritto tedesco è superato.

Un rapporto accademico presuppone una padronanza della lingua. Il mio primo contatto con l’italiano è successo a cavallo fra primavera ed estate del 1992. Un giorno ho letto un avviso che ha annunciato che il Prof. Sandro Schipani del II Università di Roma Tor Vergata stava per visitare l’Università di Sud-Centro delle Scienze Politiche e Giurisprudenza e il professore voleva fare uno simposio con i docenti giovani. ho scorto un rapporto tra me e questo avviso. In primo luogo, il Prof. Schipani condivide la stessa disciplina con me, perchè la mia specialità era il diritto romano quando frequentavo il corso di diritto civile per il titolo di master nell’Università della Cina delle Scienze Politiche e Giurisprudenza. In secondo luogo, ho tradotto le famose Istituzioni di Giustiniano dall’ inglese in cinese nel periodo del mio studio per il titolo di dottore nell’Accademia delle Scienze Sociali della Cina. Nonostante questa traduzione non sia stata pubblicata per diverse cause, essa ancora è una testimonianza che prova il mio rapporto con il diritto romano. Quindi prima dell’arrivo del Prof. Schipani, ho preparato un auto-introduzione in inglese nella quale ho innanzitutto parlato della mia specialità del diritto romano e la mia traduzione delle Isitituzioni di Giustiniano, poi gli ho chiesto di darmi la possibilità di andare in Italia per studiare il diritto romano in Italia. Qualche giorni dopo, il Prof. Schipani arrivava. Nel simposio gli ho domandato due questioni che attiravano la sua attenzione, e sul tavolo del pranzo del giorno lui ha domandato al rettore dove si trova il dottore Xu Guodong. Alla fine della conferenza del Professore in pomeriggio, gli ho presentato la mia traduzione delle Istituzioni di Giustiniano nonché le fotocopie dei miei articoli pubblicati sul diritto romano. Leggendo la mia auto-introduzione, il professore rideva, perché in quel tempo mi mancava la conoscenza della pronunzia del’italiano, quindi sulla base d’immaginazione, ho scritto il suo cognome secondo la traduzione fonetica in cinese di esso producendo una sillaba ridicola. In somma, alla fine della conversazione, il Prof. Schipani mi ha detto tali parole che ha influenzato profondissimamente lo sviluppo futuro della mia carriera accademica:

 

  “Lei è così intelligente, che se da ora inizia a studiare l’italiano e latino, dopo un anno sarà in grado di venire in Italia”.

 

Credendo all’ affermazione suddetta, ho cominciato a studiare l’italiano da solo ed ad interessare al latino. Nella secondo metà del 1993, ho frequentato il corso del’italiano per sei mesi nell’Università degli Affari Internazionali ed Economia. Siccome non ho ricevuto una lettera d’invito per lungo tempo, mi sono preoccupati di perdere il tempo vanamente. Così ho abbandonato la possibilità di studiare l’italiano per l’altri sei mesi e sono ritornato all’Università di Sud-Centro delle Scienze Politiche e Giurisprudenza per continuare il mio insegnamento del diritto contrattuale. Nella prima metà del 1994 quando ho perso la speranza di essere invitato, era arrivata la lettera d’invito del Prof. Schipani. Due mesi dopo, sono partito per l’Italia.

Arrivando in Italia, non potevo del tutto esprimermi in italiano. Per ottenere una padronanza della lingua, andavo ad una scuola elementare E. Gianturco vicino al Pantheon per frequentare un corso gratuito del’italiano aperto agli immigranti stranieri. La maggiore parte dei miei compagni della scuola erano operai ai quali mancava molto formazione come me, non avevano neanche l’esperienza di aver studiato la lingua inglese; quindi studiavano peggio di me. Potevo scrivere articoli brevi in italiano da subito. Di conseguenza, due professoresse hanno chiesto di avermi nelle loro classe. Naturalmente ho scelto la mia professoressa originale, Paola Ginese, sia perché il suo cognome è molto simile a cinese sia perché lei era molto gentile.

Ironicamente quando studiavo la lingua nella Scuola E. Gianturco, ho già ottenuto il titolo di dottore di ricerca e sono diventato professore ordinario, dovevo però perseguire un diploma della scuola elementare. Nonostante ho ottenuto i punti buoni lì, ma questo successo appare molto povero quando entravo nell’Università italiana. Mentre studiavo nella Scuola E. Gianturco, frequentavo il corso di alta formazione in diritto romano nella Università di Roma “La Sapienza”. Quasi tutti i romanisti di primo classe in Italia fanno lezioni lì, quindi questo corso significava un’occasione buonissima d’arricchire la mia conoscenza del diritto romano. Tuttavia, per capire quello che dicono i professori universitari, si ha bisogno di una buonissima padronanza del’italiano; purtroppo non avevo ottenuto un livello linguistico così alto in quel tempo. Per questo, era una cosa dolorosa per me sentire le lezioni dei maestri. Io diminuivo tale dolore tramite la lettura. Non capendo le lezioni dei professori, io leggevo i loro libri come una sostituzione. Noi cinesi, soprattutto quelli età matura, prestiamo più attenzione a leggere che parlare. Quindi facciamo più veloci progressi in questo aspetto.

Dopo un anno di studio, il mio livello del’italiano è migliorato in modo che potevo comunicare con i colleghi italiani. In questo momento ho incontrato il problema di timidezza per le persone che non conoscevo; cioè potevo capire senza problemi ciò che dicevano le persone che conoscevo, ma avevo di paura di sentire l’italiano parlato dalle persone che non conoscevo. Inoltre potevo capire un discorso in italiano riguarda i temi che mi sono famigliari, ad esempio, diritto, storia e religione, invece era difficile per me capire un discorso riguarda i temi che non sono famigliare, ad esempio calcio, medicina, politica, etc. La causa del problema sono da ricercare nelle mie poche esperienze di vita in Italia.

La mia madrina Teresa Tasca mi ha dato un grande mano per migliorare il mio italiano. Lei mi insegnava la Bibbia uno o due volte a settimana. In questo processo, io non soltanto studiavo la conoscenza del Cristianesimo, ma anche l’italiano. Per farmi integrare nella comunità cristiana del posto, Teresa mi ha guidato ad entrare nella chiesa dei francescani e mi ha messo in contatto con i credenti della parrocchia. Mano a mano imparavo a comprendere l’ italiano in diversi accenti in modo che non avevo più paura di ascoltare persone che non conoscevo. Alla fine del catechismo di un anno, sono diventato cattolico. Nella Pasqua del 1995 sono stato battezzato nella parrocchia prendendo Andrea come mio nome da Cristiano.

Sono rientrato in Cina all’inizio del 1997 quando non credevo ancora che il mio italiano è abbastanza bene, perché non riuscivo a seguire il il corso dei lavori quando partecipavo ai convegni accademici in italiano. Dal 2000 e poi, il Prof. Pierangelo Catalano di I Univeristà di Roma la Sapienza mi invita una volta ogni due anni a partecipare il Colloquio dei Romanisti dell’Europa Centro-Orientale e dell’Asia. In ogni colloquio dovevo presentare la mia relazione in italiano e dovevo capire i discorsi degli altri congressisti tramite l’interpretazione simultanea. Facendo spesso tale praticaio ho potuto poco a poco seguire l’andamento dei convegni ed esprimere la mia opinione liberamente. Naturalmente anche altri convegni romanistici mi hanno giovato molto per il miglioramento del mio italiano. Si può dire che ho ottenuto la mia capacità di ascoltare l’italiano principalmente tramite la partecipazione ai convegni accademici diversi. Ironicamente, faccio tale pratica di solito fra i romanisti non italiani. Infatti è più facile capire l’italiano parlato dagli stranieri, quindi fino ad oggi ho un poco paura di sentire l’italiano parlato da un vero e proprio italiano.

 

 

2. – L’utilità dell’italiano

 

Sono molte le utilità dell’italiano agli occhi miei. Tra loro le principali sono le seguenti:

(1) l’italiano è uno strumento per leggere i libri del diritto romano in questa lingua. Nel secolo scorso, l’Italia ha conquistato una posizione preminente in tutto il mondo nella ricerca del diritto romano, perché possiede un corpo di 200 e più professori ordinari, producendo una grande quantità di letteratura. Nella prima tappa della mia esperienza italiana, utilizzavo le copie cartacee di queste letteratura. Ho portato i libri di 7 casse di cartone quando ho finito il mio primo soggiorno di studio in Italia. Dopo di che viaggiavo tra Cina e Italia per 6 volte, ogni volta compro abbastanza libri in Italia e li ho portati in Cina. La lettura di questi libri ha elevato il mio livello accademico del diritto romano e mi fa diventato uno studioso dirigente in Cina in questo campo. Nel periodo più recente, utilizzo le letterature di diritto romano in italiano in forma di testo digitale più che quello in forma di testo di carta. Google e delle biblioteche sia d’America che d’Europa scannerizzano le opere il cui diritto d’autore è scaduto in testo digitale, mettendo questi ultimo sul internet e lasciando ai visitatori la facoltà di scaricarli liberamente. Per questo via ho raccolto tanti libri in italiano. Si può dire che i libri in italiano pubblicati cento anni fa posso ottenerli gratuitamente dalla biblioteca giuridica di Harvard su internet. Il metodo vecchio di avere i libri in italiano per fotocopia risulta molto faticoso e costoso; il nuovo metodo, più comodo e più economico, consiste nello scaricarli e stamparli via internet ed ha ormai quasi sostituito il primo. Purtroppo le persone che conoscono l’italiano in Cina non sono molto, così il tasso di utilizzo delle letterature di questa provenienza non sia alto.

(2) L’italiano è un ponte tramite del quale si possono studiare laltre lingue simili. L’Italiano appartiene alla famiglia delle lingue romanze ed è molto simile a spagnolo, portoghese, francese e romeno; tutte lingue discendenti della lingua latina. Lo studio del diritto romano è una disciplina internazionalizzata. Le letterature di ricerca su un questione per lo più esistono in letterature in diverse lingue. Quindi più lingue straniere si conosce, più facilmente si fa la ricerca. Nel processo espansivo di studio delle lingue straniere, l’italiano può giocare un ruolo di ponte. Ad esempio, lo spagnolo è una lingua gemella del’italiano, una persone abbastanza colta che conosce uno di loro può conoscere l’altra senza bisogno di uno speciale studio. A causa di questa somiglianza, io posso leggere le letterature giuridiche in spagnolo dopo pochissimo studio. I popoli che parlano lo spagnolo sono molti nel mondo. Se si può dire con la sicurezza che l’italiano è una lingua poco parlata, ma sarà un sbaglio grandissimo dire altrettanto dello spagnolo, perché quasi in tutti i paesi latinoamericani si parlano spagnolo! Quindi possiamo imparare una lingua grande via l’italiano. La somiglianza tra italiano e portoghese, o tra italiano e francese, è minore della somiglianza tra l’italiano e lo spagnolo. L’italiano è molto simile a loro, ad esempio, in aspetto di terminazione personale, di coniugazione dei verbidi vocabolario basilare, della messa di oggetto davanti al verbo,etc. Così dopo uno studio breve, io anche posso leggere i libri in portoghese e in francese con aiuto di dizionario. Inoltre, l’italiano non solo è un ponte per studiare le lingue ancora parlate, ma anche per studiare una lingua morta come il latino. Siccome l’italiano deriva dal latino, se uno impara l’italiano sarà più facile per lui imparare il latino.

3L’italiano è uno strumento di contatto con gli studiosi dei paesi terzi. Come ho accennato in precedenza, i miei compatrioti credono che l’italiano sia una lingua poco parlata; anche io ho ritenuto così per un lungo periodo. Ma dopo che ho avuto tante esperienze internazionali,mi sono accorto che ci sono tante persone in questo mondo che possono parlare l’italiano!

In primo luogo, l’italiano è una lingua franca dei romanisti in tutto mondo a causa della posizione dirigente della ricerca romanistica italiana e della posizione dell’Italia come luogo di nascita del diritto romano. Quasi tutti i romanisti del mondo possono leggere, scrivere, parlare e sentire l’italiano. Quindi l’italiano è sempre una delle lingue ufficiali di quasi tutti i congressi internazionali di diritto romano. Fino ad oggi ho partecipato ai congressi di diritto romano dei paesi latinoamericani per una volta, al Colloquio dei romanisti d’Europa Centro-Orientale e dell’Asia per 9 volte, a congressi di diritto romano dei paesi europei occidentali per una volta. Ogni volta ho presentato la mia relazione in italiano, leggendo le relazioni in italiano di altri congressisti e traendo le ispirazioni da esse. In questi congressi ho conosciuto parecchi colleghi, che sono anche diventati amici, provenienti da Italia, Russia, Polonia, Romania etc. Li ho invitati a tenere un conferenza presso l’Università di Xiamen ed in quella occasione loro hanno parlato in italiano. Non avevo pensato ad una utilità così grande dell’italiano per i miei scambi accademici quando iniziavo a studiarlo! Si può dire che nei luoghi con gli sfondi culturali abbastanza diversi, come Mosca, Puerto Rico, Beijing, Bankok, etc., sempre ci sono persone che parlano del diritto romano in italiano.

In secondo luogo, l’italiano è uno strumento d’intercambio anche per motivi che non riguardano il diritto romano. A causa della sua eleganza, ci sono molto persone nel mondo che hanno studiato l’italiano. Nel 2003, ho visitato l’Università di Puerto Rico per fare una ricerca sulla storia della codificazione del diritto civile del paese, sotto forma d’intervista. In questa ricerca ho incontrato il Prof. Pedro G. Salzar, che non è mai stato in Italia, ma ha studiato l’italiano per conto suo, quindi parla questa lingua meglio di me. Lui ha risposto in italiano alle mie 20 domande, soddisfacendo il bisogno della mia ricerca. Il Prof. Michael Martinek dell’Università di Saarlandes, che ha lavorato nella regione di lingua italiana della Svizzera, ha potuto parlare con me in italiano, superando così la mia poca conoscenza del tedesco. Parlo l’inglese per comunicare con il mio amico, lo studioso argentino Luis Leiva Fernandez, quando non possiamo capire uno e l’altro, parlo l’italiano. Nonostante lui non ha mai studiato questa lingua, ma se io parlo l’italiano lentamente, di solito può capirmi. Il più interessante episodio è la mia esperienza a Wuhan: uno studioso danese è arrivato in questa città senza  che nessuno lo accogliesse all’aeroporto. Superando tante difficoltà ha trovato l’Università del Centro Sud delle Scienze Politiche e Giurisprudenza da solo. Voleva trovare una persona che conosce lingua straniera per spiegarle la sua situazione e poi mi ha trovato. Purtroppo non conosco il danese. Alla fine mi ha spiegato che cosa era successo in italiano e sempre in italiano gli ho dato i miei consigli.

 

 

3. – Per fare condividere a più persone l’utilità dell’italiano

 

Giacché mi pare che l’utilità del’italiano è così grande, volevo fare in modo che più persone la condividessero con me insegnandolo ai miei studenti. Giovandomi del mio rapporto per un lungo tempo con le università italiane, queste ultime ci danno delle borse di studio quasi ogni anno. Se mandiamo i futuri borsisti a Beijing per studiare l’italiano nell’Università degli Affari Internazionali ed Economia per andare in Italia dopo, loro incontrano i problemi sia di finanza che di sacrificio, per frequentare altri corsi necessari per guadagnare il titolo. Per risolvere questi problemi, ho fondato un corso facoltativo di italiano di due ore per settimana nella Scuola di Diritto dell’Università di Xiamen nel 2003. L’insegnante unico sono io. I miei studenti provengono principalmente dalla Scuola di Diritto, provengono anche dalla Scuola di Arte e da altre scuole altre. L’influenza del corso si diffondeva subito, in modo che persone non iscritte all’Università di Xiamen ci domandavano di frequentarlo. Ne ricordo due. Una è la Prof.ssa Li, che insegna musica nell’Istituto Normale di Quanzhou. Per frequentare le lezioni di ogni settimana, lei sempre accorreva per prendere un pullman per un viaggio di più di cento kilometri. Finito le lezioni, lei ritornava a Quanzhou per la stessa via. Questo viaggio di andata e ritorno dura più o meno 3 ore. L’altro è la negoziante Li, che era occupata negli affari di compra-vendita di pietre con Italia, quindi aveva bisogno di conoscere un pò l’italiano per fare meglio il lavoro. Seguendo il modello nobile delle biblioteche italiane, non abbiamo mai raccolto le tasse scolastiche di questi uditori esterni all’ Università di Xiamen. Naturalmente non abbiamo raccolto niente pagamenti dagli studenti dell’Università di Xiamen.

Nel 2004, la dott.ssa Silvia Locati, che è specializzata in lettere e che è la moglie di un impiegato di alta posizione di ABB, un impresa internazionale, domandava un lavoro d’insegnare l’italiano alla facoltà delle lingue straniere dell’Università di Xiamen, purtroppo non era riuscita a ottenerlo. Io le ho affidato il corso d’italiano avanzato. L’aggiunta del docente di madrelingua innescò abbastanza naturalmente un certo miglioramento nella qualità della nostra didattica. Io condividevo il lavoro d’insegnamento con la dott.ssa Locati, come responsabile del corso per principianti, mentre la dott.ssa Locati seguiva il corso avanzato. Proprio questo anno, il Ministero per Affari Esteri d’Italia ci ha dato due borse di studio. I primi borsisti sono Qi Yun e Ruan Huiling. Il primo ha frequentato il corso di diritto internazionale nell’ Università di Trento; il secondo ha partecipato il corso di diritto romano per il titolo di master nella Università di Roma Tor Vergata. Loro hanno studiato l’italiano sotto la mia guida, quindi non hanno bisogno di una formazione linguistica orientativa a Beijing prima di andare in Italia. Dopo loro incorporazione nell’università italiane, hanno ostentato una migliore padronanza dell’italiano. Per questo, loro hanno poi ottenuto rispettivamente l’opportunità ulteriore di studiare in Italia. Qi Yun ha vinto la sua secondo borsa di studio italiano nel 2008 per seguire il corso di master sull’integrazione ed armonizzazione del diritto a Tor Vergata. Invece Ruan Huiling ha vinto il concorso di dottorato di ricerca di Tor Vergata nel 2006 dopo avere ricevuto il titolo di master nella stessa università. Insomma, fino ad oggi abbiamo mandato 9 persone a studiare in Italia.

Nel 2005, la dott.ssa Roberta Tontini che si è laureata nella facoltà orientalistica dell’Università di Roma La Sapienza, quindi è una sinologa, è stata incorporata nell’Università di Xiamen in qualità di professoressa visitatrice. Lei è diventata subito la nostra docente d’italiano. La dott.ssa Tontini ha avuto l’esperienza d’insegnare l’italiano per i cinesi della comunità cinese a Roma, e parla abbastanza bene cinese, e può fare le lezioni in cinese, la sua didattica era apprezzata molto dagli studenti. Così, in quel periodo, abbiamo avuto due docenti italiani. La dott.ssa Tontini era responsabile del insegnamento di grammatica; invece, la dott.ssa Locati dell’insegnamento dell’italiano giuridico, i cui contenuti sono gli articoli della costituzione e del codice civile d’Italia. Così, la nostra didattica dell’italiano non si limitava al campo linguistico, ma si espandeva al campo giuridico.

Nonostante mi sono distaccato dalla didattica del’italiano a causa dell’incorporazione delle docenti di madrelingua, l’espansione della didattica italiana continua, la dott.ressa Tontini ha fondato il corso di latino sulla base del mio suggerimento. Questo corso ha attirato degli studenti di discipline sia di giurisprudenza che di filosofia. Per uno studente di giurisprudenza la conoscenza del latino è utile. Per uno studente del diritto romano, la conoscenza del latino è necessaria, perché molte questioni accademiche di questo campo sono stati risolte finalmente per via di analisi delle parole latine.

Fortunatamente, la nostra didattica del’italiano aveva già attirato una certa attenzione da parte dell’Istituto Italiano di Cultura di Beijing e del Ministero degli Affari Esteri d’Italia a Roma, che a seguito di attente riflessioni si risolsero ad offrirci un sostegno finanziario. Abbiamo ottenuto questo sostegno per due anni successivi. Nel 2008, Uni-Italian ha iniziato a partecipare all’impresa di diffondere la lingua e cultura italiana in Cina e ha mandato due tutrici alla nostra università. La loro incorporazione ha fatto raddoppiare la quantità delle ore del nostro insegnamento dell’italiano, nonché normalizzare il corso di latino. Con la mia collaborazione, loro hanno proiettato diversi film italiani per gli studenti, inoltre hanno organizzato un angolo per conversazione in italiano etc. Così la nostra didattica va fuori l’aula e entra in un mondo più grande. La maniera d’insegnare l’italiano diventa più piacevole.

Ho già indicato prima che io mi sono fatto un italianista per fare condividere agli studenti l’utilità dell’italiano con me. In seguito dell’incorporazione delle docenti di madrelingua, mi sono distaccato dal’insegnamento del’italianoritornando nel mio ruolo di romanista. Ma a causa di mal funzionamento d’Uni-Italia nel lavoro di mandarci il tutore del’italiano nell’estate scorso, sono dovuto tornare al mio ruolo di italianista, ormai insegno 4 ore d’italiano alla settimana, perché il semestre è cominciato un mese fa, nessun tutore è ancora arrivato; ma ciò che è ancora più spaventoso è che non si sa quando arriverà. Tuttavia il mio ruolo di italianista che gioco per la secondo volta ha un contenuto nuovo a causa degli impegni che mi ha consegnato il Consolato Generale d’Italia a Canton. Il console di Napoli mi ha informato che l’eroe d’Italia Giuseppe Garibaldi ha soggiornato sia a Xiamen che a Canton nel 1833, ma non si sa che cosa ha fatto lì. È l’aspirazione del circolo degli studiosi di storia d’Italia riempire questa lacuna di studio. Il console spera che gli italianisti xiamenesi potrebbero svolgere questo studio sotto la guida di storici italiani della materia. Per questo motivo, sono andato in Italia nel giugno del 2009 e ho incontrato il Prof. Romano Ugolini, esperto di studi su Garibaldi, il quale mi ha presentato la situazione degli studi garibaldini in Italia, suggerendomi anche i temi da ricercare. In primo luogo, fare una ricerca sulla fama di Garibaldi in Cina. In secondo luogo, fare una ricerca sul soggiorno di Garibaldi a Xiamen. Questi lavori hanno superato l’ambito di prolificazione della lingua e sono entrati nel campo degli studi di storia. Questi compiti arricchisce i contenuti del mio ruolo di italianista. Infatti quello che ho già detto non è altro che una parte di un lungo episodio. Dall’estate del 2008, ho fondato il Centro dell’Università di Xiamen per la Diffusione della Lingua e Cultura Italiana, allo scopo di fare andare fuori dall’ambito della lingua la nostra attività, entrando nell’ambito di studio della cultura. Per questo motivo, abbiamo organizzato una serie di conferenze italianistiche, tra cui ci sono la conferenza della Prof.ssa Hu Mingjian del Conservatorio di Shenyang con il suo gruppo: un’esposizione sintetica dello sviluppo dell’arte di cantare in Italia; la conferenza del dott. Xuejun dell’Università di Beijing sul pensiero civilistico italiano negli studi di diritto; la conferenza della tutrice Maria Giulia di Bonaventura sulle pari opportunità in Italia e la garanzia statale riguardo ad esse; la conferenza della capo dell’Uni-Italia Serena Rovai sull’Università d’Italia, con illustrazione dell’opportunità e dei canali per studiare in Italia; la conferenza della Prof.ssa Paola Benvenuto del Consolato Generale Italiano a Canton sulla Repubblica di Venezia e la Sua Costituzione. Tutte queste sono state accolte dagli studenti e dagli altri partecipanti, tra questi ultimo, vorrei menzionare un professore tedesco pensionato, il Prof. Bierbach Sommer, il quale è sempre un partecipante fedele di tutte le nostre attività didattica e delle conferenze italianistiche.

 

 

4. – Conclusione

 

1. Non è sbagliato dire che l’italiano è una lingua poco parlata, ma essa non è così inutile come si immagina. Se si impara l’italiano, si potrebbe ottenere una ricompensa ricchissima. Potrebbe studiare il diritto romano con esso, imparare lo spagnolo, portoghese, francese, etc.; anche seguire il catechismo e diventare un cattolico come me.

2. La maggiore parte degli studenti cinesi nelle scuole di diritto studiano l’inglese, ma il diritto cinese appartiene al sistema giuridico continentale, nessun popolo del sistema giuridico continentale parla l’inglese. Così si è formata una contraddizione: parliamo l’inglese, pensiamo le questioni del sistema giuridico continentale, gli studiosi del mondo l’inglese parlando hanno le loro specifiche topiche e linguaggio, quindi di solito non possiamo trovare le letteratura in l’inglese utile direttamente al nostro studio. Di qui emerge un fenomeno molto interessante: uno studioso cinese, che ha studiato l’inglese per decime anni, ma questa lingua gli serve poco o nulla. Quindi lui conosce il diritto d’Inghilterra o il diritto di Stati Uniti poco. Un giorno, questo studioso ha ottenuto un’opportunità di studiare per un anno in Italia, in Francia, o in Giappone, il  tempo di studio è così corte, ma è sufficiente fargli diventare un esperto a vita del diritto italiano, diritto francese o diritto giapponese, perché ha trovato l’altro membro della stessa famiglia.

3. Eccetto l’inglese, il governo cinese riconosce 4 lingue come lingue straniere importanti. Loro sono francese, tedesco, giapponese, russo. L’importanza di esse concreta in due aspetti. In primo luogo, loro sono la lingua da esame ufficiale, cioè ci si deve impadronire di uno di essi per superare l’esame importante, ad esempio,l’esame d’ammissione dell’università, l’esame d’ammissione di dottorando. In secondo luogo, loro sono le secondo lingue straniere elencate   per gli studenti universitari,quindi loro hanno occasioni di essere studiato dagli studenti. Ovviamente ,l’italiano ancora è fuori di questa lista, siccome l’italiano è così utile, suggerisco al governo d’Italia di fare ogni sforzo affinché l’italiano possa entrare in questa lista.