L’utilità della lingua italiana agli occhi
di un romanista cinese
Università di Xiamen
Cina
Sommario: 1. La mia esperienza di studio
dell’italiano. – 2. L’utilità
dell’italiano. – 3. Per fare condividere a più persone
l’utilità dell’italiano.
– 4. Conclusione.
Lo stabilimento di un rapporto con l’Italia
costituisce un punto di svolta nella mia vita, per mezzo del quale sono uscito
della porta della Cina e ho iniziato il miei contatti con la cultura giuridica
occidentale avanzata. Così posso diventare un personaggio con una vista
accademica mondiale. Se non avessi avuto la mia esperienza italiana, non non avrei acquisito le necessarie competenze.
Inoltre il mio contatto con l’Italia fa una parte di una “ripresa”
più generale. I romanisti cinesi di prima generazione si sono formati in
Belgio nei 30 anni del secolo scorso, loro poi hanno fatto in modo che la
scienza romanistica si sviluppasse in Cina. Subito raggiungeva il 1949 quando
si fondava la Repubblica popolare cinese, dopo di che i romanisti cinesi si
sono formati per via della Russia sovietica, rompendo il rapporto con la
giurisprudenza del diritto romano del mondo occidentale. Nel 1989, cioè,
20 anni fa, la situazione ha cominciato a cambiare; il rettore Prof. Jiang Ping
d’allora dell’Università della Cina delle Scienze Politiche
e Giurisprudenza, insieme al Prof.Pirangelo Catalano di I Università di
Roma
Un rapporto accademico presuppone una padronanza della
lingua. Il mio primo contatto con l’italiano è successo a cavallo
fra primavera ed estate del 1992. Un giorno ho letto un avviso che ha
annunciato che il Prof. Sandro Schipani del II Università di Roma Tor
Vergata stava per visitare l’Università di Sud-Centro delle
Scienze Politiche e Giurisprudenza e il professore voleva fare uno simposio con
i docenti giovani. ho scorto un rapporto tra
me e questo avviso. In primo luogo, il Prof. Schipani condivide la stessa
disciplina con me, perchè la mia specialità era il diritto romano
quando frequentavo il corso di diritto civile per il titolo di master
nell’Università della Cina delle Scienze Politiche e
Giurisprudenza. In secondo luogo, ho tradotto le famose Istituzioni di
Giustiniano dall’ inglese in cinese nel periodo del mio studio per il
titolo di dottore nell’Accademia delle Scienze Sociali della Cina.
Nonostante questa traduzione non sia stata pubblicata per diverse cause, essa
ancora è una testimonianza che prova il mio rapporto con il diritto
romano. Quindi prima dell’arrivo del Prof. Schipani, ho preparato un
auto-introduzione in inglese nella quale ho innanzitutto parlato della mia
specialità del diritto romano e la mia traduzione delle Isitituzioni di
Giustiniano, poi gli ho chiesto di darmi la possibilità di andare in
Italia per studiare il diritto romano in Italia. Qualche giorni dopo, il Prof.
Schipani arrivava. Nel simposio gli ho domandato due questioni che attiravano
la sua attenzione, e sul tavolo del pranzo del giorno lui ha domandato al
rettore dove si trova il dottore Xu Guodong. Alla fine della conferenza del
Professore in pomeriggio, gli ho presentato la mia traduzione delle Istituzioni
di Giustiniano nonché le fotocopie dei miei articoli pubblicati sul
diritto romano. Leggendo la mia auto-introduzione, il professore rideva,
perché in quel tempo mi mancava la conoscenza della pronunzia
del’italiano, quindi sulla base d’immaginazione, ho scritto il suo
cognome secondo la traduzione fonetica in cinese di esso producendo una sillaba
ridicola. In somma, alla fine della conversazione, il Prof. Schipani mi ha
detto tali parole che ha influenzato profondissimamente lo sviluppo futuro
della mia carriera accademica:
“Lei è così
intelligente, che se da ora inizia a studiare l’italiano e latino, dopo
un anno sarà in grado di venire in Italia”.
Credendo all’ affermazione suddetta, ho cominciato a studiare
l’italiano da solo ed ad interessare al latino. Nella secondo metà
del 1993, ho frequentato il corso del’italiano per sei mesi
nell’Università degli Affari Internazionali ed Economia. Siccome
non ho ricevuto una lettera d’invito per lungo tempo, mi sono preoccupati
di perdere il tempo vanamente. Così ho abbandonato la possibilità
di studiare l’italiano per l’altri sei mesi e sono ritornato
all’Università di Sud-Centro delle Scienze Politiche e Giurisprudenza
per continuare il mio insegnamento del diritto contrattuale. Nella prima
metà del 1994 quando ho perso la speranza di essere invitato, era
arrivata la lettera d’invito del Prof. Schipani. Due mesi dopo, sono
partito per l’Italia.
Arrivando in Italia, non potevo del tutto esprimermi in italiano.
Per ottenere una padronanza della lingua, andavo ad una scuola elementare E.
Gianturco vicino al Pantheon per frequentare un corso gratuito
del’italiano aperto agli immigranti stranieri. La maggiore parte dei miei
compagni della scuola erano operai ai quali mancava molto formazione come me,
non avevano neanche l’esperienza di aver studiato la lingua inglese;
quindi studiavano peggio di me. Potevo scrivere articoli brevi in italiano da
subito. Di conseguenza, due professoresse hanno chiesto di avermi nelle loro
classe. Naturalmente ho scelto la mia professoressa originale, Paola Ginese,
sia perché il suo cognome è molto simile a cinese sia
perché lei era molto gentile.
Ironicamente quando studiavo la lingua nella Scuola E.
Gianturco, ho già ottenuto il titolo di dottore di ricerca e sono
diventato professore ordinario, dovevo però perseguire un diploma della
scuola elementare. Nonostante ho ottenuto i punti buoni lì, ma questo
successo appare molto povero quando entravo nell’Università
italiana. Mentre studiavo nella Scuola E. Gianturco, frequentavo il corso di
alta formazione in diritto romano nella Università di Roma “La
Sapienza”. Quasi tutti i romanisti di primo classe in Italia fanno
lezioni lì, quindi questo corso significava un’occasione buonissima
d’arricchire la mia conoscenza del diritto romano. Tuttavia, per capire
quello che dicono i professori universitari, si ha bisogno di una buonissima
padronanza del’italiano; purtroppo non avevo ottenuto un livello
linguistico così alto in quel tempo. Per questo, era una cosa dolorosa
per me sentire le lezioni dei maestri. Io diminuivo tale dolore tramite la
lettura. Non capendo le lezioni dei professori, io leggevo i loro libri come
una sostituzione. Noi cinesi, soprattutto quelli età matura, prestiamo
più attenzione a leggere che parlare. Quindi facciamo più veloci
progressi in questo aspetto.
Dopo un anno di studio, il mio livello del’italiano è
migliorato in modo che potevo comunicare con i colleghi italiani. In questo
momento ho incontrato il problema di timidezza per le persone che non
conoscevo; cioè potevo capire senza problemi ciò che dicevano le
persone che conoscevo, ma avevo di paura di sentire l’italiano parlato
dalle persone che non conoscevo. Inoltre potevo capire un discorso in italiano
riguarda i temi che mi sono famigliari, ad esempio, diritto, storia e
religione, invece era difficile per me capire un discorso riguarda i temi che
non sono famigliare, ad esempio calcio, medicina, politica, etc. La causa del
problema sono da ricercare nelle mie poche esperienze di vita in Italia.
La mia madrina Teresa Tasca mi ha dato un grande mano per migliorare il mio
italiano. Lei mi insegnava la Bibbia uno o due volte a settimana. In questo
processo, io non soltanto studiavo la conoscenza del Cristianesimo, ma anche
l’italiano. Per farmi integrare nella comunità cristiana del
posto, Teresa mi ha guidato ad entrare nella chiesa dei francescani e mi ha
messo in contatto con i credenti della parrocchia. Mano a mano imparavo a
comprendere l’ italiano in diversi accenti in modo che non avevo
più paura di ascoltare persone che non conoscevo. Alla fine del
catechismo di un anno, sono diventato cattolico. Nella Pasqua del 1995 sono
stato battezzato nella parrocchia prendendo Andrea come mio nome da Cristiano.
Sono rientrato in Cina all’inizio del 1997 quando non credevo ancora
che il mio italiano è abbastanza bene, perché non riuscivo a
seguire il il corso dei lavori quando partecipavo ai convegni accademici in
italiano. Dal 2000 e poi, il Prof. Pierangelo Catalano di I Univeristà
di Roma la Sapienza mi invita una volta ogni due anni a partecipare il
Colloquio dei Romanisti dell’Europa Centro-Orientale e dell’Asia.
In ogni colloquio dovevo presentare la mia relazione in italiano e dovevo capire
i discorsi degli altri congressisti tramite l’interpretazione simultanea.
Facendo spesso tale pratica,io ho potuto poco a poco seguire
l’andamento dei convegni ed esprimere la mia opinione liberamente.
Naturalmente anche altri convegni romanistici mi hanno giovato molto per il
miglioramento del mio italiano. Si può dire che ho ottenuto la mia
capacità di ascoltare l’italiano principalmente tramite la
partecipazione ai convegni accademici diversi. Ironicamente, faccio tale
pratica di solito fra i romanisti non italiani. Infatti è più
facile capire l’italiano parlato dagli stranieri, quindi fino ad oggi ho
un poco paura di sentire l’italiano parlato da un vero e proprio
italiano.
Sono molte le
utilità dell’italiano agli occhi miei. Tra loro le principali sono
le seguenti:
(1) l’italiano è uno strumento per leggere i libri del diritto
romano in questa lingua. Nel secolo scorso, l’Italia ha conquistato una
posizione preminente in tutto il mondo nella ricerca del diritto romano,
perché possiede un corpo di 200 e più professori ordinari,
producendo una grande quantità di letteratura. Nella prima tappa della
mia esperienza italiana, utilizzavo le copie cartacee di queste letteratura. Ho
portato i libri di 7 casse di cartone quando ho finito il mio primo soggiorno
di studio in Italia. Dopo di che viaggiavo tra Cina e Italia per 6 volte, ogni
volta compro abbastanza libri in Italia e li ho portati in Cina. La lettura di
questi libri ha elevato il mio livello accademico del diritto romano e mi fa
diventato uno studioso dirigente in Cina in questo campo. Nel periodo
più recente, utilizzo le letterature di diritto romano in italiano in
forma di testo digitale più che quello in forma di testo di carta. Google
e delle biblioteche sia d’America che d’Europa scannerizzano le
opere il cui diritto d’autore è scaduto in testo digitale, mettendo questi ultimo
sul internet e lasciando ai visitatori la facoltà di scaricarli
liberamente. Per questo via ho raccolto tanti libri in italiano. Si può
dire che i libri in italiano pubblicati cento anni fa posso ottenerli
gratuitamente dalla biblioteca giuridica di Harvard su internet. Il metodo
vecchio di avere i libri in italiano per fotocopia risulta molto faticoso e
costoso; il nuovo metodo, più comodo e più economico, consiste
nello scaricarli e stamparli via internet ed ha ormai quasi sostituito il
primo. Purtroppo le persone che conoscono l’italiano in Cina non sono
molto, così il tasso di utilizzo delle letterature di questa provenienza
non sia alto.
(2) L’italiano è un ponte tramite del quale si possono
studiare laltre lingue simili. L’Italiano appartiene alla famiglia delle
lingue romanze ed è molto simile a spagnolo, portoghese, francese e
romeno; tutte lingue discendenti della lingua latina. Lo studio del diritto
romano è una disciplina internazionalizzata. Le letterature di ricerca
su un questione per lo più esistono in letterature in diverse lingue.
Quindi più lingue straniere si conosce, più facilmente si fa la
ricerca. Nel processo espansivo di studio delle lingue straniere,
l’italiano può giocare un ruolo di ponte. Ad esempio, lo spagnolo
è una lingua gemella del’italiano, una persone abbastanza colta
che conosce uno di loro può conoscere l’altra senza bisogno di uno
speciale studio. A causa di questa somiglianza, io posso leggere le letterature
giuridiche in spagnolo dopo pochissimo studio. I popoli che parlano lo spagnolo
sono molti nel mondo. Se si può dire con la sicurezza che
l’italiano è una lingua poco parlata, ma sarà un sbaglio
grandissimo dire altrettanto dello spagnolo, perché quasi in tutti i
paesi latinoamericani si parlano spagnolo! Quindi possiamo imparare una lingua
grande via l’italiano. La somiglianza tra italiano e portoghese, o tra
italiano e francese, è minore della somiglianza tra l’italiano e
lo spagnolo. L’italiano è molto simile a loro, ad esempio, in
aspetto di terminazione personale, di coniugazione dei verbi,di vocabolario basilare, della messa di oggetto davanti al verbo,etc.
Così dopo uno studio breve, io anche posso leggere i libri in portoghese
e in francese con aiuto di dizionario. Inoltre, l’italiano non solo
è un ponte per studiare le lingue ancora parlate, ma anche per studiare
una lingua morta come il latino. Siccome l’italiano deriva dal latino, se
uno impara l’italiano sarà più facile per lui imparare il
latino.
(3)L’italiano è uno strumento di contatto con
gli studiosi dei paesi terzi. Come ho accennato in precedenza, i miei
compatrioti credono che l’italiano sia una lingua poco parlata; anche io
ho ritenuto così per un lungo periodo. Ma dopo che ho avuto tante
esperienze internazionali,mi sono accorto che ci sono tante persone in questo
mondo che possono parlare l’italiano!
In primo luogo, l’italiano è una lingua franca dei romanisti
in tutto mondo a causa della posizione dirigente della ricerca romanistica
italiana e della posizione dell’Italia come luogo di nascita del diritto
romano. Quasi tutti i romanisti del mondo possono leggere, scrivere, parlare e
sentire l’italiano. Quindi l’italiano è sempre una delle
lingue ufficiali di quasi tutti i congressi internazionali di diritto romano.
Fino ad oggi ho partecipato ai congressi di diritto romano dei paesi
latinoamericani per una volta, al Colloquio dei romanisti d’Europa
Centro-Orientale e dell’Asia per 9 volte, a congressi di diritto romano
dei paesi europei occidentali per una volta. Ogni volta ho presentato la mia
relazione in italiano, leggendo le relazioni in italiano di altri congressisti
e traendo le ispirazioni da esse. In questi congressi ho conosciuto parecchi
colleghi, che sono anche diventati amici, provenienti da Italia, Russia,
Polonia, Romania etc. Li ho invitati a tenere un conferenza presso
l’Università di Xiamen ed in quella occasione loro hanno parlato
in italiano. Non avevo pensato ad una utilità così grande
dell’italiano per i miei scambi accademici quando iniziavo a studiarlo!
Si può dire che nei luoghi con gli sfondi culturali abbastanza diversi,
come Mosca, Puerto Rico, Beijing, Bankok, etc., sempre ci sono persone che parlano
del diritto romano in italiano.
In secondo luogo, l’italiano è uno strumento
d’intercambio anche per motivi che non riguardano il diritto romano. A
causa della sua eleganza, ci sono molto persone nel mondo che hanno studiato
l’italiano. Nel 2003, ho visitato l’Università di Puerto
Rico per fare una ricerca sulla storia della codificazione del diritto civile
del paese, sotto forma d’intervista. In questa ricerca ho incontrato il
Prof. Pedro G. Salzar, che non è mai stato in
Italia, ma ha studiato l’italiano per conto suo, quindi parla questa
lingua meglio di me. Lui ha risposto in italiano alle mie 20 domande,
soddisfacendo il bisogno della mia ricerca. Il Prof. Michael Martinek
dell’Università di Saarlandes, che ha lavorato nella regione di
lingua italiana della Svizzera, ha potuto parlare con me in italiano, superando
così la mia poca conoscenza del tedesco. Parlo l’inglese per
comunicare con il mio amico, lo studioso argentino Luis Leiva Fernandez, quando
non possiamo capire uno e l’altro, parlo l’italiano. Nonostante lui
non ha mai studiato questa lingua, ma se io parlo l’italiano lentamente,
di solito può capirmi. Il più interessante episodio è la
mia esperienza a Wuhan: uno studioso danese è arrivato in questa città
senza che nessuno lo accogliesse all’aeroporto.
Superando tante difficoltà ha trovato l’Università del
Centro Sud delle Scienze Politiche e Giurisprudenza da solo. Voleva trovare una
persona che conosce lingua straniera per spiegarle la sua situazione e poi mi ha
trovato. Purtroppo non conosco il danese. Alla fine mi ha spiegato che cosa era
successo in italiano e sempre in italiano gli ho dato i miei consigli.
Giacché mi pare che l’utilità del’italiano
è così grande, volevo fare in modo che più persone la
condividessero con me insegnandolo ai miei studenti. Giovandomi del mio
rapporto per un lungo tempo con le università italiane, queste ultime ci
danno delle borse di studio quasi ogni anno. Se mandiamo i futuri borsisti a
Beijing per studiare l’italiano nell’Università degli Affari
Internazionali ed Economia per andare in Italia dopo, loro incontrano i
problemi sia di finanza che di sacrificio, per frequentare altri corsi
necessari per guadagnare il titolo. Per risolvere questi problemi, ho fondato
un corso facoltativo di italiano di due ore per settimana nella Scuola di
Diritto dell’Università di Xiamen nel 2003. L’insegnante
unico sono io. I miei studenti provengono principalmente dalla Scuola di
Diritto, provengono anche dalla Scuola di Arte e da altre scuole altre.
L’influenza del corso si diffondeva subito, in modo che persone non
iscritte all’Università di Xiamen ci domandavano di frequentarlo.
Ne ricordo due. Una è la Prof.ssa Li, che insegna musica nell’Istituto
Normale di Quanzhou. Per frequentare le lezioni di ogni settimana, lei sempre
accorreva per prendere un pullman per un viaggio di più di cento
kilometri. Finito le lezioni, lei ritornava a Quanzhou per la stessa via.
Questo viaggio di andata e ritorno dura più o meno 3 ore. L’altro
è la negoziante Li, che era occupata negli affari di compra-vendita di
pietre con Italia, quindi aveva bisogno di conoscere un pò
l’italiano per fare meglio il lavoro. Seguendo il modello nobile delle
biblioteche italiane, non abbiamo mai raccolto le tasse scolastiche di questi
uditori esterni all’ Università di Xiamen. Naturalmente non
abbiamo raccolto niente pagamenti dagli studenti dell’Università
di Xiamen.
Nel 2004, la dott.ssa Silvia Locati, che è specializzata in lettere
e che è la moglie di un impiegato di alta posizione di ABB, un impresa
internazionale, domandava un lavoro d’insegnare l’italiano alla
facoltà delle lingue straniere dell’Università di Xiamen,
purtroppo non era riuscita a ottenerlo. Io le ho affidato il corso
d’italiano avanzato. L’aggiunta del docente di madrelingua
innescò abbastanza naturalmente un certo miglioramento nella
qualità della nostra didattica. Io condividevo il lavoro
d’insegnamento con la dott.ssa Locati, come responsabile del corso per
principianti, mentre la dott.ssa Locati seguiva il corso avanzato. Proprio
questo anno, il Ministero per Affari Esteri d’Italia ci ha dato due borse
di studio. I primi borsisti sono Qi Yun e Ruan Huiling. Il primo ha frequentato
il corso di diritto internazionale nell’ Università di Trento; il
secondo ha partecipato il corso di diritto romano per il titolo di master nella
Università di Roma Tor Vergata. Loro hanno studiato l’italiano
sotto la mia guida, quindi non hanno bisogno di una formazione linguistica
orientativa a Beijing prima di andare in Italia. Dopo loro incorporazione
nell’università italiane, hanno ostentato una migliore padronanza
dell’italiano. Per questo, loro hanno poi ottenuto rispettivamente
l’opportunità ulteriore di studiare in Italia. Qi Yun ha vinto la
sua secondo borsa di studio italiano nel 2008 per seguire il corso di master
sull’integrazione ed armonizzazione del diritto a Tor Vergata. Invece
Ruan Huiling ha vinto il concorso di dottorato di ricerca di Tor Vergata nel
2006 dopo avere ricevuto il titolo di master nella stessa università.
Insomma, fino ad oggi abbiamo mandato 9 persone a studiare in Italia.
Nel 2005, la dott.ssa Roberta Tontini che si è laureata nella
facoltà orientalistica dell’Università di Roma La Sapienza,
quindi è una sinologa, è stata incorporata
nell’Università di Xiamen in qualità di professoressa
visitatrice. Lei è diventata subito la nostra docente d’italiano.
La dott.ssa Tontini ha avuto l’esperienza d’insegnare
l’italiano per i cinesi della comunità cinese a Roma, e parla
abbastanza bene cinese, e può fare le lezioni in cinese, la sua
didattica era apprezzata molto dagli studenti. Così, in quel periodo,
abbiamo avuto due docenti italiani. La dott.ssa Tontini era responsabile del
insegnamento di grammatica; invece, la dott.ssa Locati dell’insegnamento
dell’italiano giuridico, i cui contenuti sono gli articoli della
costituzione e del codice civile d’Italia. Così, la nostra
didattica dell’italiano non si limitava al campo linguistico, ma si
espandeva al campo giuridico.
Nonostante mi sono distaccato dalla didattica del’italiano a causa
dell’incorporazione delle docenti di madrelingua, l’espansione
della didattica italiana continua, la dott.ressa Tontini ha fondato il corso di
latino sulla base del mio suggerimento. Questo corso ha attirato degli studenti
di discipline sia di giurisprudenza che di filosofia. Per uno studente di
giurisprudenza la conoscenza del latino è utile. Per uno studente del
diritto romano, la conoscenza del latino è necessaria, perché
molte questioni accademiche di questo campo sono stati risolte finalmente per
via di analisi delle parole latine.
Fortunatamente, la nostra didattica del’italiano aveva già
attirato una certa attenzione da parte dell’Istituto Italiano di Cultura
di Beijing e del Ministero degli Affari Esteri d’Italia a Roma, che a
seguito di attente riflessioni si risolsero ad offrirci un sostegno
finanziario. Abbiamo ottenuto questo sostegno per due anni successivi. Nel
2008, Uni-Italian ha iniziato a partecipare all’impresa di diffondere la
lingua e cultura italiana in Cina e ha mandato due tutrici alla nostra
università. La loro incorporazione ha fatto raddoppiare la
quantità delle ore del nostro insegnamento dell’italiano,
nonché normalizzare il corso di latino. Con la mia collaborazione, loro
hanno proiettato diversi film italiani per gli studenti, inoltre hanno
organizzato un angolo per conversazione in italiano etc. Così la nostra
didattica va fuori l’aula e entra in un mondo più grande. La
maniera d’insegnare l’italiano diventa più piacevole.
Ho già indicato prima che io mi sono fatto un italianista per fare
condividere agli studenti l’utilità dell’italiano con me. In
seguito dell’incorporazione delle docenti di madrelingua, mi sono
distaccato dal’insegnamento del’italiano,ritornando nel mio ruolo di romanista. Ma a causa di mal funzionamento
d’Uni-Italia nel lavoro di mandarci il tutore del’italiano
nell’estate scorso, sono dovuto tornare al mio ruolo di italianista,
ormai insegno 4 ore d’italiano alla settimana, perché il semestre
è cominciato un mese fa, nessun tutore è ancora arrivato; ma
ciò che è ancora più spaventoso è che non si sa
quando arriverà. Tuttavia il mio ruolo di italianista che gioco per la
secondo volta ha un contenuto nuovo a causa degli impegni che mi ha consegnato
il Consolato Generale d’Italia a Canton. Il console di Napoli mi ha
informato che l’eroe d’Italia Giuseppe Garibaldi ha soggiornato sia
a Xiamen che a Canton nel 1833, ma non si sa che cosa ha fatto lì.
È l’aspirazione del circolo degli studiosi di storia
d’Italia riempire questa lacuna di studio. Il console spera che gli
italianisti xiamenesi potrebbero svolgere questo studio sotto la guida di
storici italiani della materia. Per questo motivo, sono andato in Italia nel
giugno del 2009 e ho incontrato il Prof. Romano Ugolini, esperto di studi su
Garibaldi, il quale mi ha presentato la situazione degli studi garibaldini in
Italia, suggerendomi anche i temi da ricercare. In primo luogo, fare una
ricerca sulla fama di Garibaldi in Cina. In secondo luogo, fare una ricerca sul
soggiorno di Garibaldi a Xiamen. Questi lavori hanno superato l’ambito di
prolificazione della lingua e sono entrati nel campo degli studi di storia.
Questi compiti arricchisce i contenuti del mio ruolo di italianista. Infatti quello
che ho già detto non è altro che una parte di un lungo episodio.
Dall’estate del 2008, ho fondato il Centro dell’Università
di Xiamen per la Diffusione della Lingua e Cultura Italiana, allo scopo di fare
andare fuori dall’ambito della lingua la nostra attività, entrando
nell’ambito di studio della cultura. Per questo motivo, abbiamo
organizzato una serie di conferenze italianistiche, tra cui ci sono la
conferenza della Prof.ssa Hu Mingjian del Conservatorio di Shenyang con il suo
gruppo: un’esposizione sintetica dello sviluppo dell’arte di
cantare in Italia; la conferenza del dott. Xuejun dell’Università
di Beijing sul pensiero civilistico italiano negli studi di diritto; la
conferenza della tutrice Maria Giulia di Bonaventura sulle pari
opportunità in Italia e la garanzia statale riguardo ad esse; la
conferenza della capo dell’Uni-Italia Serena Rovai
sull’Università d’Italia, con illustrazione
dell’opportunità e dei canali per studiare in Italia; la
conferenza della Prof.ssa Paola Benvenuto del Consolato Generale Italiano a
Canton sulla Repubblica di Venezia e la Sua Costituzione. Tutte queste sono
state accolte dagli studenti e dagli altri partecipanti, tra questi ultimo,
vorrei menzionare un professore tedesco pensionato, il Prof. Bierbach Sommer,
il quale è sempre un partecipante fedele di tutte le nostre
attività didattica e delle conferenze italianistiche.
1. Non è
sbagliato dire che l’italiano è una lingua poco parlata, ma essa
non è così inutile come si immagina. Se si impara l’italiano,
si potrebbe ottenere una ricompensa ricchissima. Potrebbe studiare il diritto
romano con esso, imparare lo spagnolo, portoghese, francese, etc.; anche
seguire il catechismo e diventare un cattolico come me.
2. La maggiore parte degli studenti cinesi nelle scuole di diritto studiano
l’inglese, ma il diritto cinese appartiene al sistema giuridico
continentale, nessun popolo del sistema giuridico continentale parla
l’inglese. Così si è formata una contraddizione: parliamo
l’inglese, pensiamo le questioni del sistema giuridico continentale, gli
studiosi del mondo l’inglese parlando hanno le loro specifiche topiche e
linguaggio, quindi di solito non possiamo trovare le letteratura in
l’inglese utile direttamente al nostro studio. Di qui emerge un fenomeno
molto interessante: uno studioso cinese, che ha studiato l’inglese per
decime anni, ma questa lingua gli serve poco o nulla. Quindi lui conosce il
diritto d’Inghilterra o il diritto di Stati Uniti poco. Un giorno, questo
studioso ha ottenuto un’opportunità di studiare per un anno in
Italia, in Francia, o in Giappone, il
tempo di studio è così corte, ma è sufficiente
fargli diventare un esperto a vita del diritto italiano, diritto francese o
diritto giapponese, perché ha trovato l’altro membro della stessa
famiglia.
3. Eccetto l’inglese, il governo cinese riconosce 4 lingue come
lingue straniere importanti. Loro sono francese, tedesco, giapponese, russo.
L’importanza di esse concreta in due aspetti. In primo luogo, loro sono la
lingua da esame ufficiale, cioè ci si deve impadronire di uno di essi
per superare l’esame importante, ad esempio,l’esame
d’ammissione dell’università, l’esame
d’ammissione di dottorando. In secondo luogo, loro sono le secondo lingue
straniere elencate per gli
studenti universitari,quindi loro hanno occasioni di essere studiato dagli
studenti. Ovviamente ,l’italiano ancora è fuori di questa lista,
siccome l’italiano è così utile, suggerisco al governo
d’Italia di fare ogni sforzo affinché l’italiano possa
entrare in questa lista.