Sulla
codificazione del diritto civile in Polonia
Università «Cardinale Stefan
Wyszyński»
Varsavia
Riconquistata nel
1918 l’indipendenza, la Polonia ereditò dalle potenze spartitrici
tre sistemi giuridici: austriaco, tedesco, francese, russo, ungherese, peraltro
non reputati diritti stranieri, ma legislazioni regionali. Rimasero in vigore,
ma solo a tempo, gli uni essendo difformi dagli altri tanto nella sostanza e
nella forma degli istituti, quanto nel raggio di regolamentazione dei rapporti
socio-economici[1].
Finché le
legislazioni straniere seguitavano ad essere diritto vigente, occorreva –
in giurisprudenza e in dottrina – misurarsi con la scienza civilistica
francese, tedesca e austriaca, sui cui del resto s’erano formate
generazioni di giuristi polacchi. L’indirizzo e i risultati della
codificazione ne furono largamente influenzati. Avviata nell’anteguerra[2],
la codificazione fu portata a termine venti anni dopo la II guerra mondiale;
quindi – sotto il regime totalitario comunista. Caduto il regime, la
legislazione civile è rimasta – pur tra svariate modifiche e
aggiornamenti – in piedi in virtù della perfezione tecnica
dell’impianto[3].
Il desiderio di
formare in Polonia un ordinamento giuridico[4]
proprio, uniforme e del tutto indipendente portò la Dieta a istituire il
3 giugno 1919[5]
la Commissione per la codificazione del diritto, composta da alcune decine di
illustri studiosi e operatori del diritto provenienti da tutte le regioni e
quindi radicati in tutti gli ordinamenti stranieri al momento vigenti nel
paese. La Commissione per la codificazione fu istituita dalla Dieta quale
organo del tutto autonomo, ma ausiliare[6],
non autorizzato a legiferare in quanto impegnato a presentare i suoi progetti
tramite il ministro della Giustizia. Il Governo poteva modificarli, integrarli
o bloccarli, e dopo l’entrata in vigore della Costituzione della
Repubblica di Polonia[7]
ambo le Camere Legislative, cioè la Dieta e il Senato, non erano da
ritenersi vincolate né dal tenore del progetto presentato dalla
Commissione né dalle modifiche del Governo, potendo – previa
discussione – presentare proprie aggiunte o correzioni. Pertanto la
Commissione era responsabile soltanto del proprio progetto, non di quello che
altri ne avrebbero fatto[8].
Sulla traccia dei
progetti preparati dalla Commissione furono tra altri varati, a unificazione
del diritto vigente, atti quali: il codice penale, la legge
sull’organizzazione della giustizia ordinaria, il codice di procedura
penale, il codice di procedura civile. Nell’anteguerra
l’unificazione, per quanto attiene al diritto civile, fu parziale. I
progetti approntati dalla Commissione permisero di varare:
1. Il diritto su tratte[9] e
assegni bancari[10]
del 1924.
2. I diritti
d’autore[11],
il diritto sulla concorrenza sleale[12],
il diritto interregionale privato[13]
e il diritto internazionale privato[14]
del 1926.
3. Il diritto sulla
tutela di invenzioni, prototipi e marchi commerciali[15]
e il diritto sulle società per azione[16]
del 1928.
4. Il codice delle
obbligazioni[17]
e il diritto sulle società a responsabilità limitata[18]
del 1933.
5. Il codice
commerciale[19]
del 1934.
Se ne arguisce che
furono unificati rami del diritto civile particolarmente importanti per il
commercio, mentre in altri, quali il diritto reale, il diritto di famiglia e
delle successioni – questo strettamente legato a quello – permaneva
in vigore il diritto regionale.
L’unificazione
del diritto delle obbligazioni risultò particolarmente urgente e fu
fortemente voluta dagli ambienti economici. Non poté che precedere
l’unificazione del diritto commerciale. L’unificazione del diritto
delle obbligazioni si rivelò assai poco complicata in quanto, in tutte
le regioni, la materia era regolamentata da norme radicate nei principi del
diritto romano. In più non v’erano consuetudini né
tradizioni che, come nel caso di altri rami del diritto civile, ostacolassero
l’opera del codificatore. Contemplando regole generali del commercio, il
diritto delle obbligazioni meglio di altri si presta a uniformarsi: tanto a
livello internazionale, quanto – a maggior ragione – nei confini di
uno stato[20].
La deflagrazione
della II guerra mondiale impedì alla Commissione per la codificazione di
concludere la sua opera. Nel 1945-46 il Dipartimento di Legislazione del
Ministero della Giustizia ne prese comunque lo spunto per varare in breve una
serie di atti unificatori[21].I
disegni di legge elaborati da quel Dipartimento, discussi soltanto alle
riunioni della Commissione giuridica e non destinati a pubblico dibattito,
venivano, tramite il ministro della Giustizia, sottoposti al Consiglio
Nazionale Generale[22]
che, di solito senza dibattito, li votava in forma di decreti. In tal modo
furono varati i suddetti atti unificatori:
1. Diritto delle
persone[23]
nel 1945.
2. Diritto
matrimoniale[24]
nel 1945
3. Diritto di famiglia[25]
nel 1946.
4. Diritto di tutela[26]
nel 1946.
5. Diritto
matrimoniale patrimoniale[27]
nel 1946.
6. Diritto delle
successioni[28]
nel 1946.
7. Diritto reale[29]
nel 1946.
8. Diritto ipotecario[30]
nel 1946.
9. Norme generali di
diritto civile[31]nel
1946.
Va notato che
contemporaneamente con tutti questi decreti (salvo quello sulle norme generali
di diritto civile) veniva promulgato un decreto a parte, contenente le norme
introduttive (per il diritto reale e il diritto ipotecario furono varate norme
introduttive congiunte) di deroga della legislazione precedente, di adattamento
di altre leggi alla nuova legislazione, corredate di norme intertemporali. I
singoli decreti entravano in vigore in date diverse, ma il 1 gennaio 1947
persero, di massima, vigore tutte le norme di diritto civile derivanti dai
sistemi delle potenze spartitrici. Inoltre furono riformati e unificati il
diritto sugli atti di stato civile[32],
di pertinenza amministrativa ma strettamente legato al diritto civile, e le
norme introduttive[33].
Dal 1 gennaio 1947 vigeva in Polonia un diritto civile unitario: non
però in virtù di una codificazione, ma di un’unificazione,
peraltro frettolosa e fondata su approccio e schemi tradizionali[34].
La maggioranza delle norme di
diritto civile varate nel 1945-46 cadde presto in disuso, non corrispondendo
alle esigenze del sistema comunista totalitario che allora si andava formando.
Pertanto quasi subito, con decisione 18 febbraio 1947 del Ministro della
Giustizia, fu istituita una Commissione per l’elaborazione di un progetto
unitario del diritto civile che già nel 1948 era riuscita a redigere un
disegno che sistematizzava le norme vigenti, migliorandone la stesura. Il
progetto, tuttavia, non fu soddisfacente per le autorità che intendevano
trasformare la Polonia in un paese comunista a imitazione dell’URSS.
Anche il diritto civile doveva farvi la sua parte. Ma il progetto del 1948 non
vi si prestava. Fu pertanto accantonato. Non se ne tenne conto nei lavori
legislativi avvenire[35].
Nel 1950 si arrivò, tuttavia,
a una parziale codificazione del diritto civile con l’entrata in vigore
del codice di famiglia[36]
e delle norme introduttive[37]
(1 ottobre 1950[38]).
Nel contempo si abrogarono: il diritto matrimoniale del 1945, il diritto di famiglia,
il diritto di tutela e il diritto matrimoniale patrimoniale del 1946. La
codificazione nuova doveva favorire «nuove forme di organizzazione
socialista della famiglia, rafforzando il principio della stabilità del
matrimonio, realizzando il principio di un’equiparazione non soltanto
formale, ma anche materiale della donna, annullando eccessi attinenti alla
possibilità di stipulare contratti matrimoniali per motivi patrimoniali,
escludendo qualsiasi discriminazione dei figli extramatrimoniali, modificando
la sostanza dell’adozione»[39].
Secondo atto di tipo codificatorio
poté ritenersi il varo, effettuato anzitutto per esigenze
dell’ineunte legislazione familiare, di norme generali del diritto civile[40],
entrate, con le norme introduttive, vigenti dal 1 ottobre 1950 in sostituzione
di quelle del 1946 e del diritto delle persone del 1945, che modificarono
profondamente il codice delle obbligazioni del 1933.
Nel 1950 fu altresì istituito
uno speciale gruppo di lavoro presso il Ministro della Giustizia[41]
incaricato di preparare un codice civile di inequivocabile matrice socialista;
il gruppo elaborò, nel 1954 e nel 1955 due progetti che, stroncati dalla
critica, non imboccarono l’iter legislativo[42].
Ai lavori di codificazione si
ritornò nel 1956, istituendo la Commissione per la codificazione presso
il Ministro della Giustizia[43]
che riuscì ad assolvere il suo compito. Nel 1960 la Commissione
pubblicò un progetto del codice civile, comprensivo del diritto di
famiglia. Preparando il progetto successivo, reso pubblico nel 1961, si tenne
conto delle voci critiche, manifestatesi nel corso di una pubblica discussione.
Il secondo progetto non si estendeva più al diritto famiglia, cui si
lavorava in parallelo, ma separatamente per approntare un codice distinto[44].
Ambo i progetti, vale a dire quello del codice civile e del codice di famiglia
e tutela furono dati alle stampe nel 1962. Il Consiglio dei Ministri vi
apportò numerose modifiche e all’iniziò del 1963 li
presentò alla Dieta quali disegni di legge governativi. Qui furono
discussi da più commissioni che, prima fra tutte quella della Giustizia,
aggiunsero i propri cambiamenti.
A conclusione di pluriennali lavori
codificatori furono presentati alla Dieta progetti che assursero al rango di
leggi tuttora vigenti: il codice di famiglia e tutela[45]
e il codice civile[46].
Contestualmente furono varate le norme introduttive di entrambi i codici[47].
Di conseguenza perse vigore la maggioranza dei decreti precedentemente varati
per unificare il diritto civile polacco. Rimasero in vigore soltanto le norme
riguardanti i libri fondiari e l’ipoteca. Furono altresì abrogati
il codice delle obbligazioni e buona parte delle norme del codice commerciale[48].
Il codice civile del 1964 non
è esageratamente casista. L’approccio sintetico permette di abbracciare
in 1088 articoli, talvolta suddivisi in paragrafi, tutta la materia.
La sistematica del codice poggia
sull’ottocentesco sistema pandettistico che enuclea una vasta parte
generale, inclusiva delle azioni giuridiche e separa di netto i diritti reali dal
credito, elemento delle obbligazioni. Di conseguenza si divide in quattro
libri:I. Parte generale, II. Proprietà e altri diritti reali, III.
Obbligazioni, IV. Successioni.
Quanto alla sostanza, vi si
distinguono assai nettamente due strati. Nel primo si scorgono soluzioni
tipiche del modello sovietico del sistema comunista (ad es. tipologia della
proprietà, posizione privilegiata della cosiddetta proprietà
socialista, particolare regole per il commercio tra enti dell’economia
socializzata, spazio alle regole dell’economia pianificata). Nel secondo
strato si rinvengono invece gli istituti classici del diritto civile, ripresi
assai fedelmente dal codice delle obbligazioni del 1933 , dal codice
commerciale del 1934, dal diritto reale e delle successioni del 1946.
Paragonata con le codificazioni di altri paesi socialisti, quella polacca era
più rispettosa di quegli istituti anche perché in Polonia si era
conservata, specie in campagna, la proprietà individuale[49].
Non stupisce pertanto che dopo la caduta del comunismo nel 1989 e dopo
più novelle che ne avevano espunti i cosiddetti istituti socialisti, nel
diritto civile, si ritornò in più casi a istituti moderni (ad es.
il principio della libertà contrattuale), peraltro già introdotti,
d’accordo con i migliori modelli dell’epoca, nel diritto polacco
d’anteguerra[50].
Il sistema comunista li riteneva superflui.
[1] Z. Radwański, Kształtowanie
się polskiego systemu prawnego w pierwszych latach II Rzeczyposplitej
Kształtowanie się polskiego systemu prawnego (La formazione del diritto polacco nei primi
anni della II Repubblica), «Czasopismo
Prawno-Historyczne» 21.1 (1969), 31 s.; S.
Płaza, Kodyfikacja prawa w Polsce międzywojennej (Codificazione del diritto in Polonia tra le
due guerre mondiali), «Czasopismo Prawno-Historyczne»
57.1 (2005), 225 s.
[2] Cfr. K. Sójka-Zielińska, Wielkie
Kodyfikacje cywilne XIX wieku (Le
grandi codificazioni del diritto civile dell’Ottocento), Warszawa 1973,
218.
[3] Sulle
modifiche del codice civile polacco dopo la svolta del 1989 cfr. A. Gawrysiak-Zabłocka, J. Zabłocki,
Appunti sul Codice civile polacco,
in Diritto @ Storia 8, 2009, =
[4] Il
proposito di unificare e codificare , materia per materia, conferendo vigore
universale in tutto lo Stato al codice di una delle potenze spartitrici, ovvero
compilandone uno che raccogliesse il meglio di quelli già vigenti, fu
rifiutato per ragioni di prestigio. Cfr. Z.
Radwański, Kształtowanie się polskiego systemu
prawnego (La formazione del
diritto polacco) cit. 32; K. Sójka-Zielińska, Organizacja prac nad
kodyfikacją prawa cywilnego (Organizzazione
dei lavori di codificazione del diritto civile), «Czasopismo
Prawno-Historyczne» 27.2 (1975); S.
Grodziski, Komisja Kodyfikacyjna Rzeczypospolitej Polskiej (
[6] In
virtù dell’art. 5 della legge 2 agosto 1926 («Gazzetta
Ufficiale» nr. 78 pos. 442) di modifiaca della Costituzione del 1921 la
Dieta con legge del 2 agosto 1926 («Gazzetta Ufficiale» nr. 78,
pos. 443) autorizzò il Presidente della Repubblica a emanare decreti
legislativi. La Commissione per la codificazione diventò, di fatto,
organo ausiliare non della Dieta, ma del Governo poiché i suoi disegni
di legge venivano trasmessi al ministro della Giustizia e promulgati, dopo
eventuali modifiche, eliminato l’iter parlamentare, quali decreti
legislativi presidenziali. Vale ricordare che, d’accordo con l’art.
49 della Legge Costituzionale 23 aprile 1935 («Gazzetta Ufficiale»
nr. 30, pos. 227), leggi e decreti del Presidente dovevano considerarsi atti
legislativi. Cfr. A. Lityński,
Na drodze do kodyfikacji prawa w Polsce Ludowej, in Prawo wczoraj i dziś. Studia dedykowane
profesor Katarzynie Sójce-Zielińskiej (Verso la codificazione del diritto nella Polonia popolare, in
Diritto ieri e oggi. Studi
dedicati alla professoressa Katarzyna Sójka-Zielińska), Warszawa 2000, 137.
[8] Cfr. K. Sójka-Zielińska, Organizacja
prac nad kodyfikacją (Organizzazione
dei lavori di codificazione) cit., 272 s.; S. Grodziski,
Komisja Kodyfikacyjna (La Commissione di codificazione), cit., 47.
[9]
Decreto presidenziale 14 novembre 1924 («Gazzetta Ufficiale» nr.
100, p. 926, modificato con legge 28 aprile 1936 «Gazzetta
Ufficiale» nr. 37, pos. 282).
[10]
Decreto presidenziale 14 novembre 1924 («Gazzetta Ufficiale» nr.
100, p. 927, modificato con legge 28 aprile 1936 «Gazzetta Ufficiale» nr. 37,
pos. 283).
[11] Legge
29 marzo 1926 («Gazzetta Ufficiale» nr. 48, pos. 286), modificato
decreto presidenziale 22 marzo 1927 («Gazzetta Ufficiale» nr. 63,
pos. 318), nonche Legge 22 marzo 1935 ( «Gazzetta Ufficiale» nr.
26, pos. 176); testo unico «Gazzetta Ufficiale» nr. 36, pos. 260
[12] Legge
2 augusto 1926 («Gazzetta Ufficiale» nr. 96, pos. 559), modificato
decreto presidenziale 17 settembre 1927 («Gazzetta Ufficiale» nr.
84, pos. 749); testo unico «Gazzetta Ufficiale» nr. 56
dell’anno 1930, pos. 467.
[13] Legge
2 augusto 1926 («Gazzetta Ufficiale» nr. 101, pos. 580), modificato
decreto presidenziale 8 ottobre 1945 («Gazzetta Ufficiale» nr. 44,
pos. 252).
[14] Legge
2 augusto 1926 («Gazzetta Ufficiale» nr. 101, pos. 581), modificato
decreto presidenziale 14 gennaio 1927 («Gazzetta Ufficiale» nr. 3,
pos. 22).
[15]
Decreto presidenziale 22 marzo 1928 («Gazzetta Ufficiale» nr. 39,
pos. 384), modificato a più riprese.
[17]
Decreto presidenziale 27 ottobre 1928 («Gazzetta Ufficiale» nr. 82,
pos. 598) con norme introduttive («Gazzetta Ufficiale» nr. 82, pos.
599).
[19]
Decreto presidenziale 27 giugno1934 («Gazzetta Ufficiale» nr. 57,
pos. 502) con norme introduttive («Gazzetta Ufficiale» nr. 57, pos.
503).
[20] Cfr. R.
Longschamps de Bérier, Polskie prawo cywilne. Zobowiązania (Il diritto civile polacco. Le obbligazioni),
Lwów 1939 (edizione anastatica Poznań 1999), 3.
[21] Non
v’è dubbio che un’unificazione tanto spedita fu resa
possibile dal lavoro precedentemente compiuto dalla Commissione per la
codificazione; cfr. S. Grodziski,
Komisja Kodyfikacyjna (La Commissione di codificazione), cit., 71
s.; Idem, Z dziejów
unifikacji polskiego prawa cywilnego
(Pagine sulla storia dell’unificazione del diritto civile polacco), «Czasopismo
Prawno-Historyczne» 37.2 (1985), 293 s.; A. Lityński, Na drodze do kodyfikacji prawa (Verso la codificazione del diritto), cit., 139.
[22] In
quel periodo il Consiglio Nazionale Generale, attivo dal 31 dicembre 1943 fino
alla proclamazione della Polonia popolare, dipendente dall’Unione
Sovietica, facendo di ufficio di Dieta nei limiti tracciati dalla Costituzione
della Repubblica di Polonia del 1921. Cfr. L.
Garlicki, Polskie prawo konstytucyjne (Diritto costituzionale polacco), Warszawa 2000, 13.
[34]
Dell’importanza dell’unificazione per la prassi e la dottrina
scrive S. Grodziski, Z
dziejów unifikacji (Pagine
sulla storia dell’unificazione), cit., 296 s.
[35] Cfr. S. Grodziski, Z dziejów
unifikacji (Pagine sulla storia
dell’unificazione), cit., 298; Z. Radwański, Prawo cywilne –
część ogólna (Diritto
civile – parte generale}, Warszawa 2007, 29.
[38]
Quanto attiene alla procedura fu regolamentato con la legge su procedimenti non
contradittori e questioni di famiglia («Gazzetta Ufficiale» nr. 34,
pos. 309) e relativi alla curatela («Gazzetta Ufficiale» nr. 34,
pos. 310).
[39] Cfr. A.
Wolter, Prawo cywilne. Część
ogólna (Diritto civile. Parte generale),
Warszawa 1955, 47.
[41]
Delibera 27 settembre 1950 della Presidenza del Governo («Monitor
Polski» = «Monitore Polacco» nr A-106, p. 1339).
[43]
Decisione 23 agosto 1956 del presidente del Consiglio dei Ministri
(«Monitore Polacco» nr. A-70, p. 856).
[44] Nel
contempo si lavorava alla codificazione della procedura civile; il codice di
procedura civile fu votato il 17 novembre 1964 («Gazzetta
Ufficiale» nr. 43, pos. 296 e «Gazzetta Ufficiale» del 1965
nr. 15, pos. 113).
[47] Legge
25 febbraio 1964 («Gazzetta Ufficiale» nr. 9, pos. 60)
nonché Legge 23 aprile 1964 («Gazzetta Ufficiale» nr. 16,
pos. 94).
[48] Cfr. E.
Skowrońska-Bocian, Prawo cywilne. Część
ogólna (Diritto civile. Parte generale), Warszawa
2005, 27 s.
[50]
L’opera della Commissione per la codificazione risultò utile non
soltanto allo Stato polacco socialista, come aveva giustamente osservato Z. Radwański, Kształtowanie
się polskiego systemu prawnego (La
formazione del diritto polacco), cit., 47, ma anche, grazie a un alto
livello giuridico, l’assenza di casistica e la stringatezza, conseguita
mediante un costante ricorso a concetti generali, può continuare ad
essere utile nei lavori tesi a preparare una nuova codificazione del diritto
civile.