ds_gen N. 6 – 2007 – Contributi

 

 

mattila-piccola.jpgLOCUZIONI E BROCARDI LATINI NEI LINGUAGGI GIURIDICI MODERNI

 

Heikki E. S. Mattila

Università della Lapponia

(Finlandia)

 

 

Sommario: 1. Diritto romano e lingua latina. – 2. La coerenza internazionale del latino giuridico. – 2.1. Una ricerca comparativa di carattere generale. – 2.2. Due indagini specializzate: il latino nel diritto di successione e nel diritto internazionale privato. – 3. Conclusione. – 4. Pubblicazioni dell’autore sul latino giuridico nelle maggiori lingue di comunicazione.

 

 

1. – Diritto romano e lingua latina

 

Il latino è la lingua materna dell’Europa, e il diritto romano la pietra angolare della cultura giuridica occidentale. Essendo il latino la lingua originale del diritto romano, questi due fenomeni culturali si sono corroborati vicendevolmente. Di conseguenza la conoscenza delle fonti del diritto romano ha presupposto la padronanza del latino e, simultaneamente, ne ha mantenuto in vita la padronanza[1]; l’interesse per il latino, d’altra parte, è servito a sostenere la posizione del diritto romano come una delle principali creazioni della cultura dell’Antichità classica[2]. In effetti, non è un miracolo che il latino sia stato la lingua nel campo delle attività giuridiche nell’intera Europa in epoca medievale e ancora all‘inizio dell’età moderna. In certi paesi, si usava il latino nelle attività giuridiche pratiche fino al secolo XVIII ed addirittura, in certi casi, ancora nel secolo XIX[3]. Nel campo delle discipline giuridiche, il periodo latino fu ancora più lungo: in molti paesi quasi tutte le tesi di dottorato sono state presentate (e pubblicate) in latino sino alla prima o seconda metà del secolo XIX[4].

Questa necessaria premessa vuole dunque ricordare che il latino ha vissuto, e vive tuttora, nelle lingue giuridiche moderne. Per ragioni retoriche, e per esprimere massime e concetti giuridici, i testi dei giuristi sono stati colorati con locuzioni e brocardi latini e questa abitudine continua ancora oggi. Alcuni secoli fa, il linguaggio dei giuristi era spesso una lingua mista dove il latino a volte dominava; anche oggi però l’uso del latino resta frequente nei testi giuridici. Questo fenomeno concerne tutta la sfera culturale europea[5]. E’ particolarmente degno di nota che, a causa del collasso del socialismo, il diritto romano ha vissuto un rinascimento nella parte orientale dell’Europa centrale e nell’Europa orientale, e questo è chiaramente visibile nell’uso del latino giuridico[6]. Inoltre, si usa il latino giuridico in molti paesi del terzo mondo che, anteriormente, erano dominati dai poteri europei[7]. Esempi espressamente internazionali sono anche moltissimi: arbitraggio internazionale, opinioni degli avvocati generali (soprattutto italiani) alla Corte di giustizia delle Comunità europee che contengono moltissimi brocardi e locuzioni latini.

Dunque, citazioni latine dirette, brocardi, termini ed altre espressioni sono largamente usati nelle diverse lingue giuridiche. E’ facile supporre che quest’uso faciliti considerabilmente la cooperazione internazionale fra giuristi dei differenti paesi. In effetti, numerosi giuristi la pensano così. Comunque, certi autori di grande esperienza hanno osservato che non è sempre facile comprendere il latino usato dai colleghi stranieri[8]. Le locuzioni ed i brocardi latini in uso nei differenti paesi sono spesso divergenti, e quando si usa una espressione identica, il senso di questa espressione non è necessariamente lo stesso.

Pertanto, qual è, in realtà, il livello di omogeneità delle locuzioni e dei brocardi latini usati nelle diverse lingue giuridiche? In passato non disponevamo di informazioni esatte, fondate su ricerche documentate. L’autore di queste pagine si è proposto di colmare questa lacuna in base a una serie di ricerche empiriche.

 

2. – La coerenza internazionale del latino giuridico

2.1. – Una ricerca comparativa di carattere generale

 

Il nostro gruppo di ricerca ha cominciato col fare un’indagine comparativa di carattere generale, fondata sui dizionari rappresentativi dei diversi paesi (dizionari speciali di latino giuridico o dizionari giuridici generali nei quali si trova un numero notevole di locuzioni e brocardi latini). Questi dizionari sono originari dei paesi dove vige la common law (Canada, Inghilterra, Stati Uniti), paesi di lingua romanza (Francia, Italia, Spagna), paesi di lingua tedesca (Germania e Austria) e la Polonia. Abbiamo cercato di dare una risposta a tre domande: in quale misura questi dizionari includono locuzioni e brocardi latini identici? In quale misura i sensi degli stessi brocardi e locuzioni sono identici? In quale misura le locuzioni ed i brocardi avendo un senso identico si presentano nella stessa forma esteriore (ortografia, ecc.)?[9].

Questo esame comparativo ha dimostrato che una parte delle locuzioni e dei brocardi latini ha una natura veramente internazionale: l’esistenza di un nucleo comune di latino giuridico è manifesta. Certi brocardi e locuzioni latini sono conosciuti ovunque. Tuttavia, un’altra parte rilevante di questi brocardi e locuzioni compaiono soltanto nelle culture giuridiche individuali. Inoltre, un termine latino può, in alcuni casi, assumere significati differenti nelle diverse culture giuridiche[10]. Infine, la forma esteriore delle locuzioni e, soprattutto, dei brocardi può variare. In effetti, abbiamo trovato un brocardo che appare addirittura in cinque forme differenti:

 

Quod ab initio non valet in tractu temporis non convalescet;

 

Quod ab initio non valet in tractu temporis non convalescit;

 

Quod ab initio vitiosum est, tractu temporis convalescere non potest;

 

Quod initio vitiosum est, non potest tractu temporis convalescere;

 

Quod nullum est nullo lapsu temporis convalescere potest.

 

2.2. – Due indagini specializzate: il latino nel diritto di successione e nel diritto internazionale privato

 

L’indagine sopra indicata è unicamente fondata sui dizionari di latino giuridico. Per questo non è possibile affermare, sulla base di quest’indagine, quali brocardi e locuzioni latini sono ancora usati in realtà nelle attività giuridiche (i dizionari includono spesso delle parole obsolete). D’altronde, si può supporre che le differenze fra diversi rami del diritto sono grandi. Perciò, abbiamo realizzato due indagini specializzate che riguardano due rami di diritto abbastanza differenti: il diritto di successione e il diritto internazionale privato. Queste indagini sono fondate su importanti trattati giuridici che coprono tutto il campo del diritto in questione.

E’ soprattutto nell’ambito del diritto civile che le tradizioni della letteratura giuridica latina sono particolarmente forti. Come sappiamo, il diritto civile formava già nell’Antichità classica il fulcro del diritto romano, ed anche lo ius commune medievale si è concentrato su questo ramo del diritto. Per quanto riguarda il diritto di successione, esso è un dei settori più centrali del diritto civile. Dunque, è interessante domandare: in quale misura si usano delle locuzioni e dei brocardi latini nel diritto di successione? Quali sono questi brocardi e locuzioni? Soprattutto, qual è il livello di omogeneità del loro uso? Per chiarire questo, l’autore ha percorso gli indici (parzialmente anche i testi) di certi trattati di diritto di successione pubblicati in Finlandia ed in tre grandi paesi (Inghilterra, Francia, e Germania)[11].

Questa indagine, pubblicata in finlandese[12], mostra che si usa il latino nei trattati di diritto di successione in tutti i paesi indicati. Per esempio, nel testo del trattato francese ed in quello del trattato finlandese si trovano circa 80 locuzioni e brocardi latini differenti. Un’osservazione sorprendente: la tradizione latina del diritto di successione è nella periferia europea (Finlandia) ugualmente forte che nel cuore del continente (Francia). La spiegazione va cercata nell’influenza, al tempo stesso antica e poderosa, della scienza giuridica tedesca nei paesi nordici. E in Germania, come è generalmente noto, le tradizioni latine dei giuristi sono sempre state particolarmente forti a causa della recezione del diritto romano nel paese[13]. Questo è chiaramente visibile anche nella nostra indagine: il solo indice del trattato tedesco include più locuzioni e brocardi latini dell’intero testo del trattato francese o finlandese.

D’altronde, abbiamo osservato che il numero delle locuzioni e dei brocardi latini identici nei trattati di diritto di successione è molto modesto, addirittura quasi inesistente. Un esempio a conferma di questo fatto: come già detto, il testo del trattato finlandese (Aarnio & Kangas) e quello del trattato francese (Terré & Lequette) contengono pressoché esattamente lo stesso numero di locuzioni e brocardi latini (80) ma non incontriamo alcun caso dove una locuzione sia identica o un brocardo identico! Certo, la nostra indagine è limitata e, perciò i risultati non sono incontrovertibili. Ciononostante, mi sembra giustificato dire che il valore di comunicazione del latino sia abbastanza limitato nell’area del diritto di successione. Questa comunicazione per mezzo del latino è resa ancora più difficile da due fattori. Primo: la forma esteriore della locuzione o del brocardo varia in alcuni casi[14] e, secondariamente, certi brocardi sono spesso scritti nella forma abbreviata consistendo in soltanto due o tre prime parole del brocardo. Un esempio finlandese è la regola del pater est. Il testo del trattato francese (Terré & Lequette) contiene numerose abbreviazioni di questo tipo[15].

Infatti, sembra che nell’area del diritto di successione, risaltino in primo piano principalmente l’uso retorico e la funzione di rappresentazione del latino, piuttosto che la comunicazione giuridica vera e propria a livello internazionale. Per mezzo delle locuzioni e dei brocardi latini, il diritto moderno è legato alle comuni tradizioni giuridiche europee d’origine romana. I brocardi latini riguardanti il diritto di successione, che appaiono nei trattati esaminati, sono una chiara manifestazione di questo fatto: un principio giuridico, talvolta del tutto comune, può essere espresso in latino con diversi modi grazie al numero rilevante di vecchi brocardi riguardanti la materia. Per esempio, la raccolta di Jerzy Pieńkos (in Polonia) contiene 70 brocardi e la raccolta di Italo Bellina (in Italia) addirittura 110 brocardi, sempre in relazione al diritto di successione[16].

Le cose stanno essenzialmente altrimenti nella materia del diritto internazionale privato (il diritto internazionale processuale incluso). Un’indagine simile[17], fatta da noi, mostra che tutti i trattati di diritto internazionale privato, o quasi tutti, includono certe espressioni latine di questo diritto e che esse si ripetono a centinaia od a decine nei loro testi[18]:

 

849 lex fori

476 lex loci (135-341)

280 lex rei sitae

162 lex loci delicti

126 exequatur

114 locus (4-111)

101 lex causae   

80 locus regit actum

62 res (13-49)

48 lex loci actus

43 lex domicilii

24 lex loci delicti commissi

 

Dunque, alcune locuzioni ed un brocardo: locus regit actum nella materia del diritto internazionale privato sono molto comuni. Esse formano una parte essenziale del vocabolario fondamentale della disciplina; questo vocabolario latino deve essere conosciuto da tutti i giuristi. In effetti, il valore di comunicazione del latino giuridico nella cooperazione fra giuristi dei diversi paesi è considerabile nell’area del diritto internazionale privato.

 

3. –Conclusione

 

Come abbiamo visto, il valore del latino giuridico è molto variabile secondo i campi del diritto. Esistono dei campi dove le locuzioni ed i brocardi latini sono stabilizzati ed il loro valore di comunicazione è grande. Al contrario, gli specialisti di alcuni altri rami del diritto usano moltissimi brocardi e locuzioni latini che non sono conosciuti fuori delle loro proprie culture giuridiche. I giuristi di oggi leggono raramente il latino[19], e, inoltre, la conoscenza del latino comune non aiuta sempre, infatti molte locuzioni latine hanno un carattere di parole di cifra (esse sono abbreviati) o esprimono dei concetti giuridici che non possono essere dedotti dalle locuzioni stesse. Il senso delle locuzioni può anche variare. Tutto questo significa che un lettore giurista incontra spesso, nelle opere e nei documenti giuridici stranieri, delle citazioni latine che egli non riconosce o riconosce in maniera non corretta.

Di conseguenza, è di fondamentale importanza conoscere le fonti d’informazione adeguate nella materia. Nel quadro delle diverse culture giuridiche, gli autori hanno pubblicato dei dizionari di latino giuridico dove le locuzioni ed i brocardi latini sono spiegati. E’ importante che il lettore utilizzi, se possibile, dei dizionari compilati dagli specialisti della cultura giuridica in questione[20]. Dato che molti brocardi e locuzioni latini si usano soltanto in alcuni paesi, non si trovano nei dizionari stranieri, e, se si trovano, la spiegazione può essere fallace.

Perciò sarebbe molto utile compilare un dizionario internazionale di latino giuridico contemporaneo. Il dizionario potrebbe includere le locuzioni ed i brocardi latini più importanti ancora in uso nelle differenti culture giuridiche e nelle attività giuridiche di carattere internazionale, documentando le loro somiglianze e differenze quanto al senso e all’apparenza (ortografia ecc.). Questo presuppone tanto studi nazionali[21] quanto esami comparativi internazionali all’interno dei diversi campi del diritto. Sarebbe particolarmente importante studiare l’uso del latino giuridico nei campi del diritto che hanno un carattere internazionale (arbitraggio internazionale, diritto europeo, diritto internazionale pubblico, ecc.).

 

4. – Pubblicazioni dell’autore sul latino giuridico nelle maggiori lingue di comunicazione

 

- De aequalitate Latinitatis jurisperitorum. Le latin juridique dans les grandes familles de droit contemporaines à la lumière des dictionnaires spécialisés, in Revue internationale de droit comparé 3 (2002) 717-758.

 

- L’héritage latin dans les langages européens du droit, in Porta scientiae I. Lingua specialis. Proceedings of the Universitys of Vaasa (2002) 50-69.

 

- The Development of Legal Language (ed. by H. Mattila), Kauppakaari 2002 (raccolta di articoli, con alcuni contributi che trattano del latino giuridico: Reiner Arntz, The Roman Heritage in German Legal Langage; Pia Letto-Vanamo, Legal Systems and Legal Languages).

 

- Латинский язык в финской юридической литературе, in: Ius Antiquum-Drevnee pravo 12 (2003) 152-164 (riassunto in italiano). L’originale (più dettagliato) in svedese: Latinet i den finländska juridiska litteraturen, in Tidskrift utgiven av Juridiska Föreningen i Finland 3 (2000) 269-322.

 

- Jurilinguistique et latin juridique, in Jurilinguistique: entre langues et droits – Jurilinguistics: Between Law and Language, sous la direction de Gémar, J.-C. & Kasirer, N., Bruxelles & Montréal 2005, 71-89.

 

- Latin juridique et traduction, in Proceedings of the XVII World Congress. International Federation of Translators – Actes du XVIIe Congrès mondial. Fédération Internationale des Traducteurs (ed. by - éd. par Salmi, L. &Koskinen, K.). Paris 2005, 20-26.

 

- Comparative Legal Linguistics, Ashgate 2006, capitolo C I: The Heritage of Legal Latin, 125-158.

 

- Comparative Jurilinguistics: a Discipline in statu nascendi, in Pozzo, B. e Jacometti, V. (ed.), Multilingualism and the Harmonisation of European Law, Alphen aan den Rijn 2006, 21-32.

 

- European Integration and Legal Communication, Paper in Law and European Integration. Towards a Common European Legal Thinking, Copenhagen, October 26-28, 2006 (in corso di stampa).

 

 



 

[1] Un buon esempio è offerto dalla storia del diritto in Germania. La recezione del diritto romano in questo paese ha comportato che i tribunali hanno cominciato a inviare certi casi alle Università per ottenere l’opinione degli specialisti (Aktenversendung, originalmente una pratica italiana). I professori delle Università possedevano la conoscenza del latino e perciò essi potevano risolvere i problemi giuridici sulla base delle fonti del diritto romano, che si potevano leggere soltanto in latino.

 

[2] Il rapporto fra diritto romano e latino giuridico è storicamente complesso: nei paesi anglosassoni il latino giuridico, strumento linguistico del diritto romano, è stato nel Medio Evo preso in uso per esprimere un diritto molto differente: la common law.

 

[3] La versione latina del Codex iuris canonici (1983) è sempre il solo testo autentico di questo codice.

 

[4] Un riassunto di quest’evoluzione si trova in H. Mattila, Comparative Legal Linguistics 2006, capitolo C I: The heritage of legal Latin (vedi la bibliografia).

 

[5] Merita menzione il fatto che nella letteratura giuridica della Finlandia, paese periferico, si usano circa 600 locuzioni e brocardi latini differenti. Più dettagliatamente: Mattila, Латинский язык в финской юридической литературе, in Ius antiquum-Drevnee pravo 2003, 158 ss. e 163-164 (riassunto in italiano).

 

[6] In Russia, la pubblicazione del Digesto nella forma di edizione bilingue (latino e russo), progetto molto ambizioso, dimostra la gran importanza data attualmente al latino giuridico in questo paese: Digesty òstiniana  (Digesta Iustiniani), 8 voll., Mosca 2001-2006.

Menzioniamo anche la Polonia e l’Estonia. In Polonia, l’uso regolare di locuzioni e brocardi latini nelle decisioni dei tribunali polacchi è stato mostrato dal gruppo di ricerca diretto da Witold Wołodkiewicz: Łacińskie paremie w europejskiej kulturze prawnej i orzecznictwie sądów polskich (sotto la direzione di W. Wołodkiewicz & J. Krzynówek). Varsovia: Liber 2001. In Estonia, c’è un aumento importante di locuzioni e brocardi latini negli articoli pubblicati nella rivista Juridica durante il periodo da 1993 a 2002, osservazione fatta sulla base di un’indagine empirica da Merike Ristikivi, Ladina keel ajakirjas Juridica 1993-2002, in Juridica X (2003) 728-729.

 

[7] Per esempio, in India ed in Indonesia si usano delle locuzioni e dei brocardi latini in misura importante; più dettagliatamente: Mattila, Comparative Legal Linguistics, 2006, capitolo C I: The heritage of legal Latin (3.1.1).

 

[8] Queste opinioni divergenti sono descritte nell’articolo menzionato nella nota seguente.

 

[9] I risultati di quest’indagine sono stati pubblicati in francese nell’articolo di H. Mattila, De aequalitate Latinitatis jurisperitorum. Le latin juridique dans les grandes familles de droit contemporaines à la lumière des dictionnaires spécialisés, 2002 (vedi la bibliografia), 717-758.

 

[10] Un buon esempio è il termine exitus. Nei diritti della zona linguistica tedesca (come, fra gli altri, nei paesi nordici), exitus significa, esclusivamente o principalmente, morte. Ma, gli autori della common law gli danno dei significati come: «children»; «offspring»; «the rents, issues, and profits of lands and tenements»; «an export duty»; «the conclusion of the pleadings».

 

[11] Questi trattati sono: Aulis Aarnio & Urpo Kangas, Perhevarallisuusoikeus, Helsinki 2002; iidem, Suomen jäämistöoikeus I e II, Helsinki 1999 e 2000; Heinrich Lange & Kurt Kuchinke, Lehrbuch des Erbrechts, München 1989; (Anthony) Mellows, The Law of Succession,5th ed., by Clive Margrave-Jones. London etc. 1993; François Terré & Yves Lequette, Droit civil. Les successions. Les libéralités. 3e éd. Paris 1997.

 

[12] Mattila, >De Latinitate recentiorum doctrinarum ad iura hereditaria pertinentium (in finnico), in Juhlajulkaisu Saarenpää, Suomalainen Lakimiesyhdistys 2006.

 

[13] Un riassunto dell’uso del latino nel diritto tedesco, sulla base delle fonti tedesche, si trova in Mattila, Comparative Legal Linguistics 2006, capitolo C III: Legal German (vedi la bibliografia).

 

[14] L’ordine delle parole è differente, per esempio, nelle locuzioni portio legitima (nel trattato finlandese) e legitima portio (nel trattato britannico). Un buon esempio delle formulazioni divergenti dei brocardi è ambulatoria est voluntas defuncti usque ad vitae supremum exitum (nel trattato tedesco) che appare nella forma voluntas ambulatoria est usque ad mortem nel trattato finlandese. La prima formulazione non include la parola defunctus, e la «morte» è espressa sia colla parola mors, sia con la parola vitae supremus exitus. D’altronde, in Francia, ed in molti altri paesi, si usa l’espressione a contrario (risalendo al latino scolastico) ma, per esempio, in Germania e nei paesi nordici l’espressione e contrario. Nel brocardo in dubio contra preferentem si usa l’ortografia medievale preferens, non la forma classica praeferens; anche il prefisso pro appare frequentemente: proferens. Menzioniamo, inoltre, ius representationis (nel trattato finlandese) che, classicamente, sarebbe ius repraesentationis.

 

[15] Spesso, il testo di questo trattato include la forma completa del brocardo, ma non sempre. Per esempio, Terré e Lequette si riferirono al brocardo nemo plus juris senza la presentazione della sua forma completa nemo plus juris ad alium transferre potest quam ipse habet / haberet che è supposta di essere familiare al lettore.

 

[16] Italo Bellina, Salvis iuribus. Il latino degli avvocati, Torino 2002, e Jerzy Pieńkos, Praecepta iuris. Łacina dla prawników. Terminy, paremie, wyrażenia w porządku systematycznym, Varsavia 1999. Per esempio, il brocardo sopra menzionato Ambulatoria est voluntas defuncti usque ad vitae supremum exitum / Voluntas ambulatoria est usque ad mortem è completato dai brocardi Posteriore testamento, quod iure perfectum est, superius rumpitur, Novissima voluntas servatur e Suprema voluntas potior habetur.

 

[17] Quest’indagine, ed i suoi risultati, sono dettagliatamente descritti in francese nell’articolo di Mattila, Jurilinguistique et latin juridique, 2005, 83-88 (vedi la bibliografia).

 

[18] Le espressioni sono precedute dal loro numero totale nei testi dei trattati e seguite (fra parentesi) da due cifre: il numero delle espressioni nella forma nuda (per esempio: locus) e quello delle espressioni con precisione supplementare (per esempio: locus regit actum).

 

[19] Perciò, le declinazioni del latino formano una difficoltà supplementare dal punto di vista della comprensione delle locuzioni latine, apprese a mente nella forma nominativa: per esempio, nel testo del trattato inglese appare la forma ablativa animo testandi, incomprensibile al lettore se egli conosce soltanto animus testandi.

 

[20] I dizionari più importanti di latino giuridico delle differenti culture giuridiche (inglese, francese, tedesca, spagnola, portoghese, italiana, russa e greca) sono presentati in H. Mattila, Comparative Legal Linguistics 2006, capitolo C I: The heritage of legal Latin (sezione 5) (vedi la bibliografia), e quelli della Polonia nell’articolo Mattila, De aequalitate Latinitatis jurisperitorum. Le latin juridique dans les grandes familles de droit contemporaines à la lumière des dictionnaires spécialisés, 2002 (vedi la bibliografia), 729, nota 44.

 

[21] Indagini nazionali sono già state fatte nei diversi paesi, come la Polonia. Un riassunto si trova in Mattila Comparative Legal Linguistics 2006, capitolo C I: The heritage of legal Latin (3.2.3.) (vedi la bibliografia).