La
libertà religiosa nella Republica Popolare Cinese
Università di Xiamen
Cina
Sommario: 1. Lo sfondo
storico. – 2. Le più importanti religioni nella Cina.
– 3. L’evoluzione dell’atteggiamento governativo
cinese verso le religioni. – 4. L’epoca
di Mao Zedong (1949-1976). – 5. L’epoca
di Deng Xiaoping. – 6. Conclusioni.
Nella Cina è difficile dire che ci sia il problema
religioso puro e semplice: esso ha sempre una connessione stretta sia con la
storia, sia con le nazionalità, sia con l’ideologia.
Malgrado la diffusione del Cristianesimo nella Cina abbia
una lunghissima storia (alcuni sostengono che il Nestorianesimo sia stato
introdotto al tempo della dinastia Tang[1]),
tuttavia il periodo in cui il Cristianesimo ebbe numerosissimi credenti nella
Cina coincise con quello in cui le potenze occidentali colonizzarono
Alla fine della dinastia Qing (1840) le potenze
occidentali, con a capo
Dal punto di vista della relazione tra le
nazionalità, nella Cina anche il problema religioso è
strettamente legato a quello nazionale.
Il popolo Han, la più grande nazionalità
nella Cina, aderisce al Buddismo di tradizione Han; le nazionalità
mongola e tibetana aderiscono invece al Buddismo di tradizione tibetana.
Nelle regioni autonome del Tibet e dello Xinjiang (in
quest’ultima la maggiore parte degli abitanti è musulmana), esiste
un problema molto acuto di aspirazioni separatiste, le cui ragioni sono legate
alla diversità di religioni professate in queste regioni. Ma secondo l’idea
politica ortodossa della Cina, l’unità del grande paese è
il bene supremo, mentre qualsiasi attività separatista è
considerata un grandissimo male.
Dal punto di vista ideologico, la Cina dopo 1949, ossia
la Repubblica popolare cinese, ha accettato l’ideologia marxista. Per la
teoria marxista, ogni religione non è altro che una espressione psichica
della disperazione della uomini, che non sono in condizione di poter
controllare le forze della natura. La classe dirigente cinese, dunque, ha
considerato la religione un oppio con cui si anestetizza lo spirito del popolo[5].
Per il popolo la religione ha soltanto una funzione negativa: questo è
stato per lungo tempo il punto di vista standard del governo cinese sulla
religione[6].
Inoltre, si deve considerare anche l’effetto
concorrente delle religioni. Prima del 1949, il Confucianesimo ha dominato
Questo è lo sfondo in cui si deciderà l’atteggiamento
del governo cinese sulle religioni, nonché l’ambito della
libertà religiosa della Cina.
Le tre più grande religioni del mondo, cioè
il Cristianesimo, il Buddismo e l’Islamismo, sono presenti in Cina.
Quanto al Cristianesimo vi sono sia il Cattolicesimo, sia
il Protestantesimo; bisogna però spiegare che nella lingua cinese con
Protestantesimo si intende il Cristianesimo in senso proprio, tuttavia
Molto tempo fa (nell’età della dinastia Han[7]),
il Buddismo si è diffuso in Cina dall’India, poi dalla Cina si
è diffuso in Giappone. Il buddismo è diviso in due branche. La
prima è quella professata dalla nazionalità Han; in ogni angolo
della Cina c’erano tanti templi di questa confessione, però, a
seguito dell’educazione atea impartita per lungo tempo dal governo cinese
dopo 1949, ora il Buddismo ha pochissimi credenti fra
L’Islamismo è la religione della
nazionalità Hui, popolazione concentrata prevalentemente nella regione
autonoma dello stessa nazionalità, e dalle minoranze nazionali della
parte occidentale della Cina, Weiwuerne ed Hasak, che abitano nella regione
autonoma dello Xinjiang.
Lo Xinjiang e il Ninxia sono stati interessati da
attività separatistiche delle minoranze nazionali, con lo scopo di
fondare una repubblica islamica; ne consegue che la religione islamica
può costituire un fattore in grado di influenzare l’unità
della Cina; peraltro, anche il Buddismo del Tibet può svolge un ruolo di
questo genere.
Le religioni menzionate finora sono tutte di provenienza
straniera. Soltanto il Taoismo è la religione cinese originaria, esso
insegna ad obbedire alla natura e godere la vita senza la frenesia dell’attività.
Secondo il punto di vista del mondo occidentale, anche il Confucianesimo
è una religione originaria della Cina; da parte cinese, esso non
è mai stato visto come una religione, piuttosto è stato
considerato un sistema di pensiero su come si forma la personalità e su
come si governa lo stato giustamente; il Confucianesimo è laico, non
trascendente, non possiede propri monaci né uno specifico servizio
religioso. Si ha rispetto per Confucio soltanto perché egli è
stato un grande creatore della cultura cinese.
A parte le sopradette religioni più importanti,
esistano anche parecchi culti di diverse divinità minori, quali ad
esempio il dio della terra e il dio del focolare. Inoltre, in Cina si trovano
fedeli di religioni più piccole come il culto del loto bianco, il Tao di
Yiguan,
A causa della eterogeneità delle religioni
più importanti, i governi cinesi hanno sempre tenuto un atteggiamento di
grande cautela verso di loro. Da un lato, esse avevano in Cina numerosi fedeli,
cosicché esisteva il problema di come trattarle; dall’altro lato,
la loro presenza in Cina risultava necessariamente concorrenziale rispetto al
Confucianesimo ed influenzava il metodo di vita tradizionale cinese. Pertanto,
per il primo di questi due lati, i governi cinesi speravano di espellare queste
religioni “straniere”: questa politica fu attuata dai governi della
dinastia Tang e della dinastia Qing; successivamente, i governi cinesi
tolleravano l’esistenza del Buddismo e del Cristianesimo, pur con qualche
riluttanza.
Il governo cinese dopo il
Ma la Cina esiste nel mondo e le religioni mondiali,
cioè il Cristianesimo, l’Islamismo e il Buddismo, possiedono
numerosi organi e credenti in tutto il mondo; perciò, quando la Cina
decide il proprio atteggiamento verso queste religioni, è obbligata a
tener conto delle conseguenze delle sue azioni nei rapporti internazionali. Si
può dire che più una religione è soprannazionale,
più è prudente l’atteggiamento del governo cinese verso di
essa; mentre per le altre religioni si ha meno remore a trattarle duramente.
Prima del salire al potere su scala nazionale, il partito
comunista ha stabilito la propria costituzione in cui era regolata la questione
religiosa. La costituzione della repubblica sovietica adottata nel 1931
stabiliva:
«il governo sovietico della Cina garantisce la vera
libertà religiosa ai lavoratori, ai contadini e alla popolazione che
lavora duramente»
però si leggeva anche
«i cittadini sovietici godranno del diritto di
intraprendere attività di propaganda antireligiosa. A nessuna
istituzione religiosa degli imperialisti sarà permesso di sussistere a
meno che non osservi la legge sovietica».
Questo metodo di regolamentare la libertà
religiosa è stato recepito, più o meno, da ogni costituzione
successiva della Repubblica Popolare Cinese, inclusa quella vigente del 1982,
nel cui articolo 36 si legge quanto segue:
«I cittandini cinesi godono della libertà di
credenza religiosa. Nessun organo statale, nessuna organizzazione pubblica,
nessun individuo può costringere i cittadini a credere, o a non credere,
in una religione; nessuno può fare delle discriminazione contro i
cittadini che credono, o che non credono, in una religione. Lo stato protegge
le attività religiose normali, nessuno può fare uso della
religione per sovvertire l’ordine pubblico, danneggiare la salute dei
cittadini, o interferire nel sistema scolastico statale. Gli enti religiosi e
gli affari religiosi non sono soggetti ad alcune dominazione straniera».
Ma nell’articolo 24 si legge:
«Lo Stato istruisce il popolo nel materialismo
dialetto e storico, combatte le concezioni capitaliste e feudali, e altre idee
decadenti».
Sulle regolamentazioni sopradette possiamo fare le
seguenti analisi:
Primo,
la costituzione della Cina riconosce la libertà di credenza religiosa,
nel contempo essa riconosce anche la libertà di non credere in una
religione. Ai sensi dell’interpretazione del manuale ufficiale in questo
campo, la libertà di credenza religiosa è la libertà
goduta dai cittadini cinesi di credere o di non credere in una religione e
quella di credere in una o in un’altra confessione della medesima
religione; nonché quella di
non credere più alla religione di cui prima si era stati credenti. La
specialità di questo articolo è forse da individuare nella
coesistenza di una norma positiva e di una negativa, il legislatore ha espresso
la sua tolleranza riluttante alla libertà religiosa, nonché il
suo dubbio su di essa.
Secondo,
per un verso essa riconosce la realtà dell’esistenza delle
religioni, perché «una religione ha la caratteristica della
storicità, ha un proprio processo di genesi e di scomparsa. Nella tappa
primaria dello sviluppo della società umana, il livello scientifico e
culturale degli esseri umani era molto basso, perciò non si riusciva a
spiegare scientificamente i vari fenomeni naturali (fulmine, alluvione,
terremoto, cambiamento delle stagioni) e sociali (come e perché gli
uomini nascono, invecchiano, muoiono). Quindi si raffigura l’esistenza di
un essere soprannaturale che domina tutte le cose nel mondo naturale; di
conseguenza lo si adora, si crede in lui, lo si invoca per dare aiuto. In
seguito, le religioni sono state impiegate come strumento per dominare ed
opprimere il popolo lavoratore. Lo sviluppo della società umana ha
creato per le masse popolari le condizioni per contenere gradualmente la
credenza religiosa; tuttavia, poiché una religione non è altro
che la manifestazione del fatto che gli uomini non sono in grado di spiegare i
fenomeni naturali e sociali, il problema religioso si potrà risolvere
soltanto per mezzo dello sviluppo delle forze produttive sociale e dell’innalzamento
del livello scientifico e culturale del popolo; dunque, questa opera non si
può compiere in un breve arco di tempo, pertanto prima della loro
scomparsa le religioni hanno ancora una propria ragione di esistenza. Inoltre
la religione possiede i caratteri della massa e della nazionalità. Nella
Cina le religioni hanno la lungo storia di diffusione, ci sono moltissime parti
della massa che credono nelle religioni, specialmente nella popolazione delle
nazionalità minori, quasi tutti gli uomini credono nelle religioni o
sono stati influenzati dalle religioni. Quindi il problema religioso si
connette strettamente con quello della nazionalità. Se si vieta la
religione, il risultato ottenuto è di minare l’unità tra le
diverse nazionalità delle Cina. Infine, le religioni possiedono un
carattere internazionale ed hanno tanta influenza in tutto mondo; circa il 60%
della popolazione del mondo crede in una religione; quindi noi proteggendo la
libertà religiosa nella costituzione e trattando giustamente il problema
religioso, favoriamo la promozione di contatti di amicizia nell’ambito
internazionale per la pace mondiale ed per rafforzare l’unità
internazionale. Inoltre, favoriamo l’unione dei patrioti nel mondo
religioso per mobilitare tutti i fattori attivi nella ricostruzione socialista
della modernizzazione»[8].
Per altro verso, non è difficile discernere che il
governo cinese considera le religioni come «le altre idee
decadenti» contrarie alla filosofia ufficiale, il materialismo dialetto e
storico; con la vittoria finale di questa filosofia, gli autori della
costituzione credono nella scomparsa delle religioni.
Terzo,
la costituzione cinese parla con enfasi di limitare le funzioni negativi delle
religioni, specialmente di prevenire la possibilità che le religioni
siano controllate da potenze straniere.
La regolamentazione costituzionale e la teoria
corrispondente, nel periodo di 48 anni dalla fondazione della RPC, non ha
conosciuto cambiamenti significativi. Nonostante ciò, il grado dell’attualità
di essa cambia sempre. Da questo punto di vista, possiamo dividere la storia
della RPC in due periodo: l’epoca di Mao Zedong e quella di Deng
Xiaoping.
L’epoca di Mao (dal 1949 al 1976) è
caratterizzata dal radicalismo, la libertà religiosa ha subito una
rigida limitazione, si può definirla come epoca di persecuzione
religiosa. Intorno al 1948, una serie di sommovimenti ha determinato l’uccisione
di parecchi preti cattolici. Negli anni cinquanta molti preti, nativi o
stranieri, sono stati arrestati, torturati ed espulsi. I preti che non volevano
collaborare con il governo sono stati condannati al carcere e gettati nei campi
di lavoro. Qualche vescovo è stato incarcerato per vent’anni; si
confiscarono i beni delle chiese o si imponevano loro tasse pesantissime. Nel
periodo della Guerra Coreana, l’atteggiamento del governo verso le
religioni provenienti dall’occidente diventava più severo; per
bloccare l’influenza esercitata sulle religioni di importazione straniera
professate in Cina da parte di paesi esteri, si interruppero tutte le relazioni
con il Vaticano.
Nel 1956, venne fondata in seno al protestantesimo cinese
la chiesa delle tre autonomie, cioè una chiesa che si gestisce, si
finanzia e si diffonde senza alcun contatto con l’estero. Sotto questa
pesante oppressione, nel 1957 venne fondata l’Associazione patriottica
dei cattolici cinesi, con lo scopo di troncare il rapporto con
Nel periodo della Grande rivoluzione culturale, durato 10
anni, volendo distruggere definitivamente i «quattro vecchi», le
religioni furono colpite da gravissime persecuzioni; le attività
religiose subirono impedimenti tali da determinarne la paralisi o la
semiparalisi; perfino la tomba del padre Matteo Ricci, che si trovava a
Pechino, venne distrutta come simbolo dell’esistenza dell’oppressione
imperialistica. Nel periodo della rivoluzione culturale le norme costituzionali
che tutelano la libertà religiosa dei cittadini erano di fatto non
operanti.
Nell’epoca di Deng Xiaoping (dal 1979 al presente[10]),
le norme costituzionali che tutelano la libertà religiosa dei cittadini
hanno riacquistato nuovo vigore. Deng era un realista che riteneva più
importante la crescita delle forze produttive che la purezza d’ideologia;
perciò l’atteggiamento governativo cinese verso le religioni
diventava più tollerante. Sono stati rilasciati quasi tutti i preti
incarcerati e sono state riaperte le chiese.
In Tibet il governo ha finanziato opere pubbliche volte
ad edificare o riparare i templi buddisti, al fine di migliorare il rapporto
con la nazionalità tibetana sono state riprese le trattative con il
Dalai Lama e si è permesso ai suoi seguaci di ritornare liberamente
nella loro patria.
Nei riguardi del Cattolicesimo, il cui numero di credenti
è passato dai tre milioni e mezzo del 1949 ai cinquanta milioni di oggi[11],
la mia ricerca ha dimostrato che i cattolici cinesi non hanno subito delle
discriminazioni in quest’epoca. Resta il fatto, però, che ai sensi
del programma del partito comunista cinese i membri dello stesso partito non
possono aderire a nessuna religione, altrimenti sono obbligati a ritirarsi dal
partito. A seguito del miglioramento del rapporto con il mondo occidentale il
numero dei preti che sono entrati in Cina è notevolmente aumentato e
sono riprese le trattative con
I casi citati sono sufficienti per verificare che l’epoca
di Deng è quella in cui si gode maggiormente della libertà
religiosa. Nella mia città, Wuhan, ci sono tre chiese cattoliche
nonché parecchie chiese protestanti e si possono svolgere liberamente le
attività religiose; tuttavia, molti problemi in campo religioso restano
ancora di difficile soluzione. Dopo i rilascio dei sacerdoti che mantengono l’obbedienza
al Papa, sorgono problemi di rapporti tra loro e i sacerdoti delle chiese delle
tre autonomie. Come risultato di questi conflitti si è formata una
chiesa clandestina, pertanto si è determinata una situazione in cui
esistono due chiese cattoliche, con scontri sanguinosi tra credenti della
chiesa clandestina e poliziotti, come è accaduto nella primavera del
1989 nelle campagne del Comune di Baoding, provincia dello Hebei.
Inoltre alcuni preti della chiesa patriottica si sono
sposati; determinando in tal modo un problema di legittimità del loro status come sacerdote. La normalizzazione
del rapporto con
La politica dell’odierno governo cinese, che non
mette più al centro dei mass media l’idea comunista, fa diminuire
sul versante ideologico i fattori limitativi della libertà religiosa.
Mentre nel passato si permetteva solo un tipo di verità, oggi c’è
la possibilità concreta di consentire l’esistenza di un pluralismo
ideologico.
Ma il governo cinese presta massima attenzione alla
propria indipendenza nei riguardi delle connessioni tra la chiesa cinese e
quella estera, inoltre il problema delle nazionalità induce il governo
cinese ad avere più tolleranza nei confronti delle religioni praticate
dalle minoranze nazionali.
L’abbandono del Marxismo ha lasciato una lacuna
nell’ideologia, da cui sorge una grave crisi morale; nella Cina d’oggi,
i rapporti tra gli uomini sono diventati molto conflittuali per la tensione
altissima determinata dal rapporto esistente tra le risorse materiali e la
sovrapopolazione; i mercati sono pieni di merci contraffatte e di bassa
qualità; si adora soltanto il danaro e non si crede in niente altro.
Secondo me, l’epoca presente della Cina è quella di più
basso livello morale della storia cinese; di fronte a questa situazione, si
stanno rivalutando i valori delle religioni, adesso si parla con sempre
maggiore frequenza degli aspetti positivi delle religioni: ad.es., si riconosce
che nelle zone in cui abitano in maggioranza credenti, il tasso criminale
è più basso e il livello dello sviluppo sociale è
più alto rispetto ad altre zone.
Riguardo agli effetti storici dei missionari occidentali,
si comincia a vedere la loro presenza come momento di diffusione di cultura;
pertanto la tomba del padre Matteo Ricci è stata riparata e si è
organizzata una conferenza per commemorare il primo missionario.
Si è scoperto che i diplomatici più
prestigiosi del partito comunista sono quasi tutti laureati in
università religiose; di fatto, le chiese hanno organizzato in Cina
numerose opere di carità: orfanotrofi, ospedali, scuole e
università.
Nel campo della filosofia, alcuni vedono le religioni
come una questione fuori la scienza, riconoscono la limitatezza della scienza e
le ragioni esistenziali delle religioni, delle quali non si può
dimostrare né la verità né la falsità.
Nel campo del diritto, si comincia a riconoscere che
sarebbe meglio se qualsiasi azione umana fosse giudicata dalle “tre
corti”, cioè la corte del diritto, la corte della morale e la
corte di Dio; la mancanza dell’ultima corte sarebbe alla base dell’infelicità
della Cina.
A seguito dei fattori suddetti, abbiamo gli argomenti per
sostenere che l’atteggiamento del governo cinese nei confronti delle
religioni stia diventando sempre più tollerante e che la libertà
religiosa goduta dai cittadini cinesi stia diventando sempre più
attuale.
[1]
Una dinastia della storia cinese che ha regnato dal 617 al 907 d.C. Si dice che
il Nestorianesimo sia stato introdotto a Changan, capitale della dinastia Tang
nel 635 quando vi era l’imperatore Tangtaizong (Li shimin). Cfr.
ZHANGSUI, Parole sulla religione: la
storia e l’attualità, Shanghai 1985, 150.
[2] Ad
esempio, il Protestantesimo era entrato nella provincia di Taiwang insieme
all’esercito Olandese; l'ortodossia russa era entrata nel nostro paese
insieme ai soldati cosacchi che aggredirono Yakesa, regione della provincia
dello Heilongjiang. Cfr. ZHANGSUI, Op.
cit., 153.
[4]
Per esempio, nella regione della Mongolia nove preti erano stati uccisi nel
periodo del movimento Yihetuan. Cfr. ZHANGLI e LIU JIANTANG, Op. cit., 524.
[5]
Cfr. V.I. Lenin, Sull’atteggiamento del partito degli
operai verso le religioni, in Tutte
le opere, trad. cinese, vol. 15, Pechino 1957, 367-379.
[9]
Nella Cina di oggi, tutti i preti cattolici sono nominati dal Consiglio degli affari
ecclesiastici del Cattolicesimo della Cina con sede a Pechino.
[10]
Deng Xiaoping è morto nel 1997, però il suo successore Jiang
Zemin garantisce al pubblico che conserverà tutte le politiche di Deng.