SYMPOSIUM PHILIPPO GALLO
OCTUAGENARIO DICATUM
Si è svolto,
organizzato dal Dipartimento di Scienze Storiche e Giuridiche e dalla Facoltà
di Giurisprudenza della Università Mediterranea di Reggio Calabria e dal
Dottorato di ricerca in “Storia del pensiero e delle istituzioni giuridiche
romane”, il Symposium Philippo Gallo octuagenario dicatum, Reggio
Calabria, 10-12 ottobre 2004.
Il Symposium si è aperto, domenica 10
ottobre, alle 18.00, presso
Felice
Costabile
ha rilevato che lo studio del latino, in particolare nell’ambito degli studi
giuridici, è sempre più trascurato. Anche per contrastare tale fenomeno, per
l’accesso al Dottorato di ricerca in “Storia del pensiero e delle Istituzioni
giuridiche romane”, con sede amministrativa a Reggio Calabria, è previsto, fra
l’altro, il diploma di Maturità classica. In chiusura, egli ha anche osservato
che alla Storia è assegnato, nei nuovi ordinamenti didattici, un ruolo secondario.
Il Rettore Alessandro
Bianchi ha fatto riferimento alla situazione di confusione dovuta
alla riforma Moratti della Università e ha illustrato la situazione specifica
dell’Ateneo da lui rappresentato.
Francesco
Amarelli
(Università di Napoli “Federico II”), coordinatore del Dottorato di ricerca in
“Storia del pensiero e delle Istituzioni giuridiche romane”, ha letto una
lettera inviata per l’occasione del Symposium da Silvio Romano.
La seduta
introduttiva, presieduta da Mario
Talamanca (Università di Roma “
Giovanni
Nicosia
(Università di Catania) ha svolto una “Praefatio” dedicata al tema Iura
condere. Con tale espressione si intende fare riferimento all’«apporto
creativo» della giurisprudenza repubblicana e classica alla formazione dei iura
populi romani. Il termine iura riflette, quindi, la pluralità di
“ordinamenti”. Anche alla luce delle fonti letterarie, condere indica
l’attività del fondare, edificare e anche costruire col pensiero. Diversa,
invece, è la prospettiva indicata in Giustiniano, il quale condiziona la
libertà di interpretare il diritto.
Sandro
Schipani
(Università di Roma ‘Tor Vergata’), nella sua relazione su Huius operae
conditores: i giuristi giustinianei, dopo avere ricordato la
prolusione di Filippo Gallo a Pavia, che egli ebbe la fortuna di ascoltare, ha
svolto una sintetica rassegna degli scritti dell’onorato. Tali scritti sono
oggi fondamentali per una individuazione di principi e norme comuni all’Europa
e alla America Latina.
Nella seduta mattutina
di lunedì 11 ottobre, presieduta da Lucio
Bove (Università di Napoli “Federico II”), ha svolto la prima
relazione, sul tema: Res mancipi e primordia urbis: notazioni
minime, Ferdinando Zuccotti
(Università di Torino), il quale ha presentato la ripubblicazione della
monografia di Filippo Gallo sulle res mancipi[1].
Il contributo sulle res mancipi di Filippo Gallo non ha prodotto nella
dottrina, ancora fortemente influenzata dalle tesi di Pietro Bonfante,
implicazioni “ermeneutiche e ricostruttive” corrispondenti al suo valore
innovativo. In particolare, fra i tanti meriti, egli ha anche quello di aver
analizzato la questione, sfuggendo alle impostazioni evoluzionistiche,
attraverso “i normali strumenti dell’indagine romanistica”, per separare la indagine
sulla distinzione fra res mancipi e res nec mancipi dai problemi
di origine.
Fausto
Goria
(Università di Torino) ha svolto una relazione su Riflessioni sparse sul ius
honorarium, in cui, attraverso una analisi dell’opera scientifica di Filippo
Gallo, ha messo in evidenza i caratteri fondamentali della esperienza giuridica
romana rispetto al nostro sistema. In particolare, il relatore si è soffermato
sulla importanza del ius honorarium come fattore di espressione e,
quindi, di comprensione della innovazione giuridica.
Lelio
Lantella
(Università di Torino) ha parlato de Il luogo delle fonti del diritto,
in una relazione in cui ha messo in rilievo la «metafora delle fonti» e quindi
le diverse specificazioni di tale metafora: fonte come “potere”, come “organo”,
come “atto/attività” e come “metanorma”.
Carlo
Beduschi
(Università di Parma) ha discusso de Le fonti del diritto in prospettiva
giudiziale, mettendo in evidenza la circostanza che il “caso”
costituisce una semplificazione della realtà. Si è quindi soffermato sulla
analisi di D. 1,2,2 (Pomponius libro singulari enchiridii).
Nella seduta
pomeridiana, Pierluigi Zannini
(Università di Torino) ha presentato un contributo su: Comodato,
precario, comodato-precario: maneggiare con cura, con il quale ha posto
l’accento sul ruolo del romanista come giurista, che non è, invece, antiquario,
sociologo o filosofo. Il relatore ha quindi messo in rilievo il significato del
precario e le differenze di esso col comodato.
Renzo
Lambertini (Università di Modena) è intervenuto con una relazione dal
titolo Sul rapporto fra consuetudo
e lex da Costantino a Giustiniano, con la quale ha messo
in risalto il processo di accentramento delle fonti nelle mani dell’imperatore.
Giuseppe
Falcone
(Università di Palermo) ha svolto una relazione su Iustitia, ‘vera
philosophia’, interpretatio, nella quale ha preso in esame alcune fonti
(tra le quali D. 1,1,1 pr. [Ulpianus libro primo institutionum]; Cic. Tusc.
4,5; Cic. ad fam. 15,4,16; Sen. ep. 111) dalle quali
emerge il rapporto della scientia iuris colla filosofia.
Martedì 12 ottobre, i
convegnisti hanno potuto fare visita al Museo Nazionale della Magna Grecia.
Università di Sassari)
[1] F. Gallo, Studi sulla distinzione fra res mancipi e res nec mancipi, Torino 1958, (ora in Rivista di diritto romano, IV, 2004, pp. 1-120).