N. 3 – Maggio 2004 – Memorie

 

 

Jan Wawrzyniak

Instytut Nauk Prawnych Polskiej Akademiej Nauk

 

 

 

 

Il principio federale nelle nuove Costituzioni dei Paesi dell'Europa centro-orientale

 

 

 

 

 

 

 

1. Gli eventi politici dell'Europa Centrale e orientale a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta hanno portato di nuovo alla ribalta una serie di questioni che, almeno in parte, sembravano esser state dimenticate; tra queste anche il principio del federalismo. Rimanendo nei limiti imposti a questa relazione, tratterò unicamente gli aspetti essenziali di una tematica così ampia.

Il concetto stesso di "federalismo" ha molte accezioni[1]. Senza addentrarmi nel merito di una problematica abbastanza intricata, mi limiterò a rilevare che è legato al principio giuridico-costituzionale del cosiddetti stati complessi. Anche questo principio sarà oggetto delle mie considerazioni. Dapprima è il caso, però, di rammentare che l'idea di una .unità nazionale del nostro continente, di un'Europa senza frontiere interne, di una federazione di nazioni, da lungo tempo esercita il suo fascino sul pensiero sociale, politico e giuridico. Kant, Hamilton, Einaudi, Proudhon e tanti altri eminenti pensatori si sono dedicati a ricercare formule giuridico-politiche per uno stato federale, con l’intento precipuo, tuttavia, di trovare un rimedio per porre fine alle guerre e dar vita alla «pace delle nazioni». Appunto il federalismo avrebbe dovuto essere – per Kant – quella forma di convivenza delle nazioni che avrebbe neutralizzato una volta per sempre le cause delle guerre. Idee utopiche, ma che contenevano anche una dose di fondatezza. E' pur vero infatti, che molti stati federali sono sorti per placare dissidi nazionali o regionali[2].

Tornando tuttavia agli stati complessi, andrà sottolineato che un tale tipo di stato è anzitutto quello federale. Essendo infatti la confederazione, dal canto suo, una "unione" tra due o più stati basata su un trattato internazionale, e dunque sulle norme del diritto internazionale. In ogni modo, l'istituto della confederazione si colloca nella tematica ampiamente intesa del federalismo, tanto che a volte viene indicata come “federalismo internazionale”[3]. Al proposito vale la pena accennare al fatto che la concezione confederale si è manifestata ultimamente, ancorché incidentalmente, nel 1990 nella Repubblica Democratica Tedesca, nel corso del processo di unificazione delle due Germanie. Durante il governo di H. Modrow venne valutata come una delle possibili forme di unificazione. Ma fu poi superata dal rapido corso degli eventi, che tendevano a incorporare tout court la Repubblica Democratica in quella Federale. E' invece ancora vitale l'idea che riconosce nella Comunità degli Stati Indipendenti – sorta dopo la disgregazione dell'Unione Sovietica – uno degli esempi contemporanei di confederazione[4].

Lo stato federale è - nell'accezione generalmente accolta - l'unione di due o più stati, che di regola si fondano sullo stesso sistema politico-economico. Si differenzia al contempo dalla confederazione per il fatto che il soggetto di politica internazionale è in sostanza la federazione nel suo complesso. Le sue singole componenti non hanno – sebbene questo non sia un principio generalmente accolto – diritto alla secessione, cioè non possono liberarsi unilateralmente dai vincoli federativi. Questi vincoli sono infatti regolati dal diritto interno, ovvero dal diritto costituzionale della federazione.

La sovranità è attributo della federazione intesa nella sua totalità. L'ordinamento giuridico della federazione ha il primato su quello delle singole sue componenti, che comunque collaborano – pur in modo differenziato – nello stabilire il diritto costituzionale della federazione. La realizzazione dei compiti statali della federazione è condivisa tra la federazione stessa e i singoli membri, teoricamente in modo tale che si stabilisce (o in ogni caso dovrebbe esistere) un rapporto di reciproca dipendenza tra la federazione e i soggetti che la compongono. Un rapporto che consiste, tra l'altro, nel fatto che le competenze della federazione in quanto totalità finiscono là dove cominciano quelle delle singole componenti (e viceversa). Nondimeno tuttavia - come è stato notato acutamente da Contini – «(...) il problema del rapporti tra Stati federati e Governo federale resta spesso aperto»[5].

 

In linea di massima una federazione è caratterizzata dall'essere in qualche modo espressione di una duplice statalità. Carattere di stato possiedono infatti, accanto alla federazione, le sue singole componenti che agiscono da un lato nel rispetto della Costituzione federale, dall'altro sulla base delle proprie Costituzioni. Solo che queste ultime devono essere in accordo con la Costituzione federale: non possono trovarsi in contraddizione con i principi e le risoluzioni di quella.  In altre parole, dovrebbero essere fondate su principi [zalozenia ustrojowe] identici o simili a quelli della Costituzione federale.

 

Altro elemento distintivo della federazione è l'unità territoriale, vale a dire che gli stati federati componenti la federazione non sono divisi tra loro da frontiere statali.  Le uniche frontiere interne sono di carattere geografico-amministrativo.

Così come unitaria è la cittadinanza federale.  Naturalmente, ciò non vuol dire che i singoli stati federati non possano stabilire parallelamente anche una loro specifica cittadinanza; ma questa è a sua volta, in essenza, un elemento della cittadinanza federale. Ovvero, ogni cittadino di una componente della federazione possiede ipso iure la cittadinanza federale, e specularmente, un cittadino della federazione può possedere anche la cittadinanza di una delle componenti, qualora tale cittadinanza esista.

 

Gli stati federati possono avere strutture interne differenti. Analogamente a quanto si verifica negli stati unitari, possono essere strutture centralizzate, o decentrate, ovvero fondate su autonomie locali (territoriali, professionali o economiche) più o meno sviluppate.

In linea di massima, è possibile distinguere tre tipi di sistemi federali. Nel primo annovererei le forme federali di stati economicamente sviluppati, con una consolidata tradizione democratica: più precisamente i sistemi “occidentali”, modellati sugli Stati Uniti d'America. Si tratta in questo caso di realizzazioni informate ai principi filosofici dell'empirismo e del razionalismo. Penso qui sia alle concezioni di Locke sull'inalienabile diritto naturale dell'uomo alla vita, alla libertà e alla proprietà, sia alle teorie di Montesquieu sulla separazione dei poteri e sullo Stato di diritto.

 

Nel secondo tipo di sistema federale dovranno essere annoverati gli stati federali del cosiddetto terzo mondo, sorti in parte in seguito alla caduta del colonialismo, allorché gli imperi coloniali preferirono conferire alle loro colonie uno status federativo (quasi-federale, o a volte pseudo-federale). Spesso si trattava, in questo caso, di territori o anche creazioni politiche, artificiosi, sia sotto l'aspetto etnico, sia sotto quello territoriale Simili soluzioni dovevano indubbiamente facilitare l'esercizio del potere su quei territori, nello spirito della ben nota massima: divide et impera.

Il terzo tipo è costituito dagli stati federali socialisti. Tali erano appunto quegli stati dell'Europa Centrale e Orientale, oggetto del mio interesse. Pertanto dedicherò a questa variante un po' più di attenzione. Da un punto di vista politico ideologico si è verificata – in relazione a questi stati - una certa contraddizione. Da una parte, alla luce della dottrina formale socialista che pone l'accento sul diritto dei popoli all' “autodeterminazione”, il federalismo si qualificava come la soluzione migliore, la più appropriata rispetto all'adozione del principio dello stato unitario. Così è avvenuto in particolare per lo stato multinazionale russo dopo la caduta dello zar e all’indomani della rivoluzione socialista del 1917; la soluzione federalista sortì un duplice effetto: permise al nuovo stato, cioè alla Repubblica Sovietica Russa, di conservare almeno l'ossatura dei conseguimenti politico-territoriali dello stato precedente (l'Impero russo) mantenendo al tempo stesso una rilevante posizione internazionale e la possibilità di espansione ideologica.

 

D'altro canto, andò imponendosi la tesi in virtù della quale la costruzione e il consolidamento del sistema socialista potesse procedere più facilmente in uno stato unitario.

Questa tesi si manifestò in modo assai evidente nel caso della breve storia del federalismo nella Repubblica Democratica Tedesca. Va infatti ricordato che in Germania, dopo la Seconda Guerra Mondiale, tornò attuale l'idea di uno stato federale e venne realizzata con la prima Costituzione della Repubblica Democratica Tedesca, elaborata – va sottolineato – a partire dal presupposto che sarebbe stato un atto di sistemazione politica strutturale per la Germania nel suo complesso all’indomani di Potsdam. Fu tuttavia una soluzione effimera, visto che nel 1952, perdurando ancora la divisione della Germania, la Repubblica Democratica venne trasformata in stato unitario suddiviso in quindici distretti. (Bezirke), quantunque i Länder tedesco orientali continuassero ad esistere – quasi in "letargo" – come istituzioni storico-geografiche.

 

Tornando all'URSS [Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche], si dovrà sottolineare che alcune delle sue parti costituenti dirette, ovvero le "repubbliche dell'unione", avevano ottenuto una forma federativa; basterà ricordare qui in primo luogo la Repubblica Federata Socialista Sovietica Russa. Tuttavia, non era fondata sul principio del federalismo così come viene comunemente inteso. La RF SSR era infatti uno stato che includeva, oltre ai Russi, una serie di altre nazionalità alle quali vennero accordati vari tipi di autonomie, più o meno ampie, sotto forma di "repubbliche autonome", o di altre più piccole unità territoriali autonome.

 

Dunque, la RF SSR non può essere intesa come una repubblica federale sensu stricto. Del resto, anche nel contesto di altre repubbliche dell'unione, entrate a far parte dell'URSS, quantunque non definite federali (come invece la RF SRR), vennero create delle repubbliche autonome. Su analoghe basi poggiava la Repubblica Federale Socialista Sovietica Transcaucasica (1922-1936), trasformata poi nelle singole repubbliche (nell’ ambito dell'URSS) Armena, dell'Azerbajdzian, e della Georgia. A favore di un federalismo "fondato sull'autonomia" delle singole nazionalità o gruppi etnici si era pronunciato V.I. Lenin. In ogni caso non è possibile intendere l'Unione Sovietica de facto come una federazione a due livelli.

 

Nella Costituzione del 7 ottobre 1977 l'Unione Sovietica veniva definita come stato federale plurinazionale, fondato sul principio del federalismo socialista, nato in seguito a una libera autodefinizione del popoli e a una unione spontanea delle repubbliche socialiste sovietiche a pari diritti (art. 70). Alle "repubbliche dell'unione", definite stati sovrani socialisti sovietici (art. 76), fu accordato il diritto di allacciare rapporti con stati stranieri (art. 80), di stipulare accordi e di nominare proprie rappresentanze diplomatiche e consolari, nonché di partecipare alle attività di organizzazioni internazionali. Erano dunque dei soggetti giuridici internazionali sui generis. La Repubblica Socialista Sovietica Ucraina e la Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa entrarono del resto a far parte dell'ONU, e per giunta fin dall'inizio! In URSS venne anche introdotto, nello spirito dell'art. 33 della Costituzione, il principio della doppia cittadinanza. L'articolo 72 della Costituzione del 1977 ribadiva il diritto - già formulato in precedenza - delle repubbliche di staccarsi liberamente dall'Unione Sovietica.  Un diritto che trovava fondamento nel fatto che ogni repubblica dell'unione doveva, sia pur in minima parte, coincidere con le frontiere esterne dell'Unione Sovietica.  Non poteva, cioè, costituire una enclave indipendente interna alla federazione.  Una eventuale secessione non avrebbe perciò intaccato la compattezza territoriale dell’intera Unione.

 

L'articolo 72 – appena ricordato –, benché formulato in modo inequivocabile e incondizionato, era tuttavia trattato, alla luce dell'interpretazione ufficiale e della prassi politica, come una norma generale che richiedeva una dettagliata e circostanziata regolamentazione legislativa Comunque sia, solo nel 1990 una apposita legge dell'URSS stabilì le condizioni e le modalità di realizzazione di questo diritto in un arco di tempo relativamente lungo, cinque anni, a partire dal momento dell'entrata in vigore della legge. La legge fu approvata sull'onda degli eventi che si stavano sviluppando in alcune repubbliche, specie quelle baltiche, avviate a conquistare una piena indipendenza statale (ovvero a distaccarsi dall'URSS). Del resto, conseguirono infine questo scopo a prescindere dalla ricordata legge, sulla scia del fallito colpo di stato a Mosca dell'agosto 1991. Il putsch ostacolò anche la stipula di un trattato – che avrebbe dovuto esser sottoscritto il 20 agosto di quell’ anno dalla maggior parte delle repubbliche dell'unione – avente come oggetto una profonda revisione della struttura e persino del carattere dell'Unione Sovietica. Il 18 ottobre del 1991 fu stipulato invece un trattato per la Comunità Economica degli Stati Sovrani, che venne firmato da otto repubbliche dell'URSS; il 6 novembre entrò a farne parte anche l'Ucraina. Il trattato si prefiggeva lo scopo di mantenere in un unico organismo statale (un qualcosa di intermedio, si potrebbe dire, tra la federazione e la confederazione) almeno la maggior parte delle repubbliche fino ad allora sovietiche. L'Unione Sovietica tuttavia cessò di esistere come stato federale alla fine del 1991. Al suo posto nacquero una serie di stati sovrani, e tra questi uno dal carattere federale, la Federazione Russa.

Per tutta la durata del socialismo in Europa Centro-Orientale esistevano altri due stati federali, oltre all'URSS e tralasciando il caso episodico della Repubblica Democratica Tedesca: la Cecoslovacchia e la Jugoslavia. La Cecoslovacchia, com'è noto, non è più tale dalla fine del 1992: dal primo gennaio 1993, infatti, sono sorti due stati unitari, la Cechia e la Slovacchia. Il caso della Jugoslavia è assai più complicato e drammatico. Non è questo il luogo per discuterne i dettagli, tuttavia bisognerà accennare al fatto che in seguito agli eventi odierni, nei Balcani sono sorti una serie di stati unitari indipendenti e uno stato federale – la nuova Jugoslavia – formato dalle ex repubbliche Serba e Montenegrina.

Dedicherò dunque alcune brevi considerazioni ai due stati federali attualmente esistenti: la Federazione Russa e la Repubblica Federale di Jugoslavia.

 

 

 

2. La Federazione Russa basa la propria organizzazione statale sul principio nazional-territoriale. L'adozione di una struttura federale impone una certa disciplina indispensabile per il funzionamento dello stato nella sua interezza e delle sue parti costituenti la federazione. In primo piano avanza la questione del riconoscimento dello status di soggetto nei rapporti tra lo stato federale e i membri che compongono l'organizzazione dello stato. I soggetti della Federazione sono chiaramente indicati nella Costituzione federale del 12 dicembre 1993: a loro viene riconosciuto il diritto di emanare un atto giuridico che definisca lo status di questo soggetto. Nel caso della repubblica tale atto è la Costituzione, e nel caso dei rimanenti soggetti – i Territori, i Distretti, le città di importanza federale, le Regioni e i Distretti autonomi – lo Statuto di una data unità approvato dall'organo di rappresentanza del corrispondente soggetto della federazione. In questo modo, lo status del soggetto della Federazione è definito da due documenti statali emanati da soggetti diversi: la Costituzione della Federazione e la Costituzione, o lo Statuto, di un dato soggetto della Federazione stessa.

 

La Costituzione federale regola solamente le questioni fondamentali concernenti i soggetti della Federazione. Le Costituzioni delle repubbliche e gli Statuti del Territori, dei Distretti, delle città di importanza federale, delle Regioni e dei Distretti autonomi risolvono tutte le questioni particolari legate all'organizzazione del potere pubblico e al suo funzionamento. I diritti e le libertà civiche vengono definiti esaurientemente dalla Costituzione federale.

 

La struttura federale dello stato crea le possibilità e le opportunità per i piccoli raggruppamenti e comunità nazionali di collaborare nel campo della comune vita quotidiana e della organizzazione delle collettività etniche. Permette di servirsi della lingua più diffusa, ma al tempo stesso di mantenere la propria lingua natia. Nell'intero territorio della Federazione Russa lingua ufficiale è la lingua russa. Le singole repubbliche hanno tuttavia il diritto di introdurre le proprie lingue nazionali. Negli organi del potere statale, delle autonomie locali e negli uffici statali delle repubbliche, le lingue delle repubbliche vengono impiegate alla pari con la lingua ufficiale della Federazione.

 

La Costituzione parte dal presupposto del riconoscimento dei molteplici soggetti della Federazione – differenti per ampiezza e dislocazione territoriale, e che designa con nomi diversi. Soggetti della Federazione sono le Repubbliche, i Territori, i Distretti, le città di importanza federale, le Regioni e i Distretti autonomi. In totale, sei tipi di unità, ciascuna delle quali presenta caratteristiche specifiche.

 

Le REPUBBLICHE sono soggetti federali che si distinguono per una determinata composizione etnica risultante dal processo storico e abitate da un popolo dal cui nome ha tratto orine il soggetto della Federazione. A fronte delle migrazioni di popolazione nel periodo della massiccia industrializzazione del tenitori russi, non necessariamente le nazionalità autoctone di quei territori hanno ora preponderanza numerica. Nelle repubbliche del Baškortostàn, della Buriacja, Calmucca, della Carelia, dei Komi, di Mari El, di Mordovia, di Sacha, di Urdmucja, le nazionalità autoctone sono in minoranza. Con il loro proprio nome le Repubbliche conservano la memoria storica del passato e difendono la minoranza dominata. Per quanto riguarda l'estensione territoriale, soltanto la Sacha, il Komi e la Buriacja si presentano in modo imponente. Le rimanenti repubbliche si estendono su territori non eccessivamente ampi. La più popolosa di esse risulta il Baškortostàn. Le repubbliche hanno alcune caratteristiche di statalità, invero limitata, che trova espressione tra l'altro nell'approvazione della Costituzione e delle leggi da pane degli organi di rappresentanza appositamente eletti.

 

I Territori sono grandi unità sia per estensione che per numero di abitanti residenti. La popolazione russa ha la prevalenza. I Territori hanno un grande significato materiale e culturale nella comunità russa, nella quale sono istituzioni tradizionali. C'è stato un tentativo di trasformare in repubblica alcuni di essi, per esempio i Territori Marittimi, nonostante il fatto che non possedessero tratti nazionali. Ma l'esito è stato negativo, e tuttora sono presenti con la loro denominazione tradizionale.

 

I Distretti sono grandi unità territoriali del Paese come ad esempio il Distretto di Čeljabinsk, e con un tasso di popolazione differenziato. Sono andati formandosi nel corso dello sviluppo della statalità russa e hanno occupato un posto stabile tra gli altri membri della Federazione. Non è possibile non prenderli in considerazione allorché vengono conferite prerogative del potere statale.  Nella Federazione costituiscono le fondamenta della statalità russa.

 

Quanto alle Città di importanza federale, solo due sono state riconosciute come tali: l'antica capitale dello stato russo, e quella moderna, San Pietroburgo e Mosca. Entrambe svolgono un ruolo decisivo, per la spinta culturale e di civilizzazione. Queste città sono dei grandi centri politici che danno impulso alla vita del Paese e ne influenzano la fisionomia. Come nel passato, anche oggi si decidono qui gli atti determinanti per la statalità russa.

 

E' stato invece individuato un solo Distretto autonomo, il Distretto Autonomo Ebraico, situato nel Territorio Chabarovskij. Creato per riparare i torti subiti dalla popolazione ebrea, conta oggi una popolazione etnicamente ebraica del solo 4,2 per cento. Fortemente voluta è stata l'adesione di questo Distretto alla struttura federale russa.

 

Le Regioni autonome [Okregi] sono costituite da gruppi non numerosi di popolazioni etnicamente non russe, residenti a volte su vaste estensioni territoriali, come ad esempio i Čukčovi. Costituzionalmente viene loro riconosciuto lo status di soggetti e accordato il diritto di essere membri della Federazione. Le Regioni autonome hanno diritti distinti nella Federazione, ma rientrano anche in unità territoriali più vaste.

 

I soggetti riconosciuti della Federazione partecipano alle attività della stessa, godono di determinate prerogative, hanno i propri rappresentanti nell'organo federale e sono presenti in qualità di rappresentanza delle minoranze nazionali o di grandi comunità territoriali.

 

L'assetto federale della Russia si basa su precisi principi chiaramente  espressi nella Costituzione (art. 5):

- integrità statale;

- sistema uniforme di potere statale,

- delimitazione dell'ambito di competenze e prerogative degli organi del potere statale della Federazione e degli organi del potere statale del soggetti che la compongono;

- parità di diritti e autodeterminazione dei popoli in seno alla Federazione.

 

Va rilevato che nei rapporti reciproci tra organi federali del potere statale e

singoli membri della Federazione, ciascuno di questi ultimi gode di uguali diritti. Durante il processo di definizione dei soggetti della Federazione fino a giungere alla stabilizzazione del loro numero, si sono verificati diversi eventi che hanno influito in modo significativo sulla fisionomia dell'attuale assetto federale della Russia. La questione del riconoscimento dello status di soggetto delle unità di suddivisione territoriale si è acuita negli ultimi anni della perestrojka.  Dopo il colpo di stato dell'agosto del 1991 molte unità avanzarono richieste di maggiore autonomia e indipendenza dai poteri centrali di allora, dell'Unione e delle repubbliche. L'eccessivo centralismo imperiale, zarista prima e sovietico poi, non ha mai lasciato troppo spazio alle province.

 

Uno stimolo a ritirarsi [uscire dalla Federazione] venne anche dalla circostanza che il Presidente B. Jeltsin aveva concentrato nelle proprie mani ampi poteri in forza di prerogative eccezionali accordategli dal II Congresso dei Deputati Popolari del novembre 1991. Il Presidente aveva ottenuto il diritto di nominare speciali plenipotenziari locali e di decidere riguardo alla distribuzione delle cariche per i capi del potere esecutivo. Il Presidente esercitava anche un'influenza decisiva sulla politica finanziaria e economica. I poteri locali volevano invece liberarsi dalla dipendenza dal centralismo. Le aspirazioni a una maggiore autonomia degenerarono in movimenti autonomisti e persino indipendentisti, come per esempio in Cecenia, Ingušetia, Tataria. Movimenti che si fecero sentire più incisivamente nelle regioni transcaucasiche, Urali, Siberia, Sacha e nel Territori Marittimi.

 

Fino al dicembre del 1990 nella Federazione Russa erano presenti tre tipi di unità nazional-territoriali [etnico-territoriali]: le Repubbliche autonome (16), i Distretti autonomi (5) e le Regioni autonome (10). Le rimanenti unità erano trattate come semplici unità territoriali(6). Una sistemazione, frutto del periodo staliniano, che non risentì alcun cambiamento nel periodo seguente. La dottrina allora vincolante riguardo alla soluzione del problema delle nazionalità non permetteva neanche il solo pensare a cambiamenti radicali. Una svolta si ebbe soltanto con la "Dichiarazione di sovranità statale della Russia" (pronunciata dal Consiglio Supremo nel giugno del 1990), che postulava un ampliamento dei diritti per le unità territoriali. In seguito a ciò, nel dicembre del 1990 le repubbliche autonome divennero repubbliche tout court, senza la specificazione "autonome", e nel luglio del 1991 quattro dei cinque distretti autonomi divennero anch'essi repubbliche (Adygeja, Altaj, Karačejov-Circassia, Chakasja). Le città di Mosca e Pietroburgo vennero innalzate al rango di città di importanza federale. Nel 1993 il Distretto di Sverdlovsk sollecitò una trasformazione in Repubblica Uralica e i Territori Marittimi in Repubblica Marittima, ma i tentativi rimasero senza esito.

 

L'attuale assetto del soggetti federali si è formato in seguito ai cambiamenti appena accennati. Il processo di riconoscimento dello status di soggetto è passato attraverso le forti resistenze del potere federale da una parte, e le pressanti insistenze delle unità territoriali dall'altra, unitamente ai tentativi indipendentisti, come per esempio in Cecenia. Questi ultimi, tuttavia, non hanno incontrato il favore della società russa e internazionale. Del resto, venne pronosticata la dissoluzione della Russia, così come è accaduto all'Unione Sovietica.  La lotta a livello degli organi centrali tra il potere presidenziale e quello parlamentare ha favorito la disintegrazione dello stato e l'allacciamento di accordi regionali in campo economico: esempi ne sono l'Intesa Siberiana nel 1990, o la convocazione del Congresso del Deputati Popolari a Krasnoiarsk nel marzo del 1992 per la proclamazione della Repubblica Siberiana. Tuttavia, neanche questo tentativo andò in porto.

 

In una situazione di forte tensione tra le unità territoriali e il potere centrale, il Presidente Boris Jeltsin concluse l'accordo federale, apponendo la propria firma il 31 marzo del 1992 a Mosca. Il trattato definiva lo stato giuridico che si instaurava tra la Federazione e i soggetti che ne entravano a far parte, ovvero le delimitazioni di competenze e deleghe di organi federali del potere statale e organi di potere delle repubbliche o di altri membri della Federazione.

Il trattato accoglie il principio della priorità delle leggi federali. Sono prerogative esclusive della Federazione:

- l'approvazione della Costituzione e le eventuali modifiche alla stessa,

- la legislazione federale;

-la regolamentazione dei diritti e delle libertà dei cittadini;

-l'amministrazione delle proprietà federali,

-la definizione delle basi della politica federale e dei programmi di sviluppo;

- le regolamentazioni finanziarie e valutarie, il conio, la politica dei prezzi e di budget;

- la gestione del sistema energetico;

- le questioni relative alla difesa e alla sicurezza dello stato.

 

Le repubbliche entrate a far parte della Federazione esercitano il potere statale sul proprio territorio ad eccezione delle prerogative spettanti ai poteri della Federazione. Le Repubbliche hanno il diritto di allacciare autonome relazioni internazionali e con gli altri soggetti della Federazione. Il trattato è stato sottoscritto dalla Federazione Russa e da diciannove Repubbliche. Non hanno però aderito la Cecenia, l'Ingušetia e il Tatarstan (la Repubblica Tàtara). Il trattato federale, con la stessa data e un contenuto analogo riguardante i Territori, i Distretti e le città di interesse federale venne sottoscritto da sei Territori, quarantanove Distretti e due città; stessa procedura per il Distretto e le Regioni autonome che ha visto l'adesione di undici soggetti[6]. La sottoscrizione dell'accordo federale in queste tre varianti e l'incorporazione del suo contenuto nella Costituzione della Federazione Russa sono state un importante compromesso che è servito a scaricare la tensione della situazione politica e a definire il carattere dell'assetto federale della Russia[7].

 

I principi fondamentali del trattato federativo sono stati recepiti dalla Costituzione della Federazione Russa del dicembre 1993. L'importanza di questo trattato consisteva nella sistemazione dell'apparato federale in relazione alla definizione della posizione e dei diritti della Federazione e dei soggetti che la compongono, nonché dell'assetto funzionale e delle competenze.

 

I soggetti della Federazione sono autonomi per quanto concerne la sfera del potere e della struttura organizzativa. La Legge Fondamentale della Federazione determina questa autonomia. Il federalismo russo consiste nella «distinzione dell'ambito di competenze e prerogative degli organi del potere statale della Federazione russa e degli organi del potere statale dei soggetti della Federazione russa» (così recita l’art. 5 comma 3). Espressione dell’autonomia è il diritto, per le Repubbliche, di approvare un proprio atto giuridico, definito Costituzione, che regoli il funzionamento del soggetto alla Federazione; per i restanti soggetti della Federazione, invece, tale atto va sotto il nome di Statuto. I soggetti della Federazione hanno anche il diritto di dotarsi di una propria legislazione. Gli atti dei membri della Federazione definiscono la sfera del potere e la struttura organizzativa di un dato soggetto e costituiscono la base dell'attività locale di una data unità. Naturalmente, gli atti approvati non devono entrare in contraddizione con la Costituzione federale.

 

Lo sviluppo dell'attività legislativa riveste un ruolo importante nell'iniziativa pubblica che si estende anche ad altri settori, come quello del potere esecutivo e giudiziario I soggetti della Federazione partecipano a tutti i campi fondamentali dell'attività statale. Non si tratta solo del semplice espletamento di funzioni contemplate dall'impianto gerarchico della struttura del potere, ma è il risultato della caratteristica del soggetto federale, chiamato a esercitare il potere di una determinata comunità statale o etnica.

 

I soggetti della Federazione godono e sfruttano il diritto costituzionale di stabilire autonomamente il proprio sistema degli organi di potere. Questa prerogativa è determinata dall'art. 77, comma I della Costituzione della Federazione Russa, che recita: «Il sistema degli organi del potere statale delle Repubbliche, dei Territori, dei Distretti, delle città di importanza federale, del Distretto e delle Regioni autonome viene fissato in modo autonomo dai soggetti della Federazione Russa, in conformità ai fondamenti dell'assetto costituzionale della Federazione Russa e ai principi generali dell'organizzazione degli organi di rappresentanza ed esecutivi del potere statale, definiti dal diritto federale».

Al tempo stesso la costituzione della Federazione prevede la creazione di un sistema unico di potere esecutivo federale, possibilità contemplata dal comma 2 del suddetto articolo, con la norma che recita: «Nei limiti delle competenze della Federazione Russa e delle prerogative della Federazione Russa in merito a questioni oggetto di comune competenza della Federazione Russa e dei soggetti della Federazione Russa, gli organi federali del potere esecutivo e gli organi del potere esecutivo dei soggetti della Federazione Russa formano un sistema unico del potere esecutivo nella Federazione Russa».

 

La Costituzione prevede altresì la possibilità di delegare una parte delle prerogative degli organi federali agli organi dei soggetti federati, ma solo per quanto riguarda gli organi del potere esecutivo. L'articolo 78, comma 2, formulando questa norma dispone che «gli organi federali del potere esecutivo, in accordo con gli organi del potere esecutivo dei soggetti della Federazione Russa, possono delegare loro una parte delle proprie prerogative se ciò non è in contrasto con la Costituzione della Federazione Russa e con le leggi federali».

 

Viene ammesso anche il principio di reciprocità, e cioè che «Gli organi del potere esecutivo dei soggetti della Federazione Russa, in accordo con gli organi federali del potere esecutivo, possono delegare loro la realizzazione di una parte delle proprie prerogative» (art. 78, comma 3).

 

Le soluzioni previste creano diverse possibilità, cosa che certamente, a fronte della marcata differenziazione dei soggetti federati, è opportuna e a volte decisamente necessaria.

 

Tali si presentano, a grandi linee, le istituzioni fondamentali della Federazione Russa che hanno un valore costitutivo per il suo sistema federale.

 

 

3. La denominazione ufficiale dello stato – che correntemente viene indicato come Nuova Jugoslavia, o semplicemente Serbia – suona così: Repubblica Federale della Jugoslavia. Questa Repubblica è sorta dopo la dissoluzione della Repubblica Federale Socialista della Jugoslavia, che ha dato vita a una serie di stati indipendenti agli inizi degli anni Novanta. Ad eccezione della Slovenia, che ha realizzato in via pacifica la propria indipendenza, tutti gli altri processi per giungere alla formazione di nuove statalità nel Balcani si sono svolti in circostanze oltremodo drammatiche. Gettar luce su tali questioni richiederebbe uno studio a sé. E del resto, quel processi cui ho accennato sono lungi dall'essersi conclusi, come mostra la drammatica situazione nazionale della Repubblica di Bosnia e Erzegovina.  Per questo è assai difficile trattare in modo dettagliato, mantenendo una distanza scientifica, gli eventi che hanno luogo sul territorio della ex Repubblica Federale Socialista della Jugoslavia.

 

Già la stessa denominazione attuale (Repubblica Federale della Jugoslavia) è indice del fatto che questo stato avanza la pretesa di considerarsi come erede e continuatore della precedente Jugoslavia. Ed è una circostanza attestata anche dal continuo richiamarsi alla Costituzione della Repubblica Federale Socialista della Jugoslavia del 1974 intesa come base giuridica del funzionamento della Repubblica Federale della Jugoslavia[8].

 

La Nuova Jugoslavia è (come indica il suo nome ufficiale) una repubblica federale nella cui composizione entrano, come unità federate, la Serbia e il Montenegro. La Federazione è sorta sulla base della legge del 27 aprile 1992, che definisce la Serbia e il Montenegro stati appartenenti alla Repubblica Federale della Jugoslavia. E', questa, una Repubblica che perpetua le tradizioni autonomiste della Jugoslavia. Il federalismo dell'attuale Jugoslavia non si discosta, formalmente, dalle regole usuali di questo sistema. C'è dunque un Presidente, un Parlamento federale e i Presidenti e i Parlamenti di Serbia e Montenegro.

Ma nei fatti, le difficoltà attraversate dagli stati federali socialisti, come anche dagli stati federali attualmente esistenti nella Europa Centro-Orientale, sembrano essere l’ennesima conferma della tesi per cui il federalismo funziona meglio negli stati con un profilo etnico unitario, e al tempo stesso economicamente dinamici. Non gode invece di buona salute in alcuni stati plurinazionali. E’ un paradosso sui generis se si considera che proprio per simili società il federalismo sembra essere la soluzione più appropriata. Tuttavia bisogna prendere in considerazione anche il fattore economico, che in queste federazioni lasciava, e tuttora lascia molto a desiderare. Un esempio, in certo senso à rebours, può essere proprio la federazione jugoslava, che funzionava del tutto regolarmente nel periodo di sviluppo economico relativamente buono, durante gli anni Settanta. Va da sé che questo fattore non è decisivo. In considerazione va presa anche la crescita delle posizioni nazionalistiche, specialmente – pur se non esclusivamente- negli ex stati socialisti europei.

 

Si può concordare con la tesi del sociologo tedesco R. Dahrendorf, che sostiene che gli avvenimenti jugoslavi hanno dimostrato la debolezza della comunità internazionale e che il modello di stato nazionalmente differenziato si è trovato a un bivio. Si trattava, è vero, della speranza di un giusto sviluppo, ma questa speranza si è dimostrata vana[9].

Come antidoto sui generis a queste speranze deluse del federalismo, si tenta a volte di lanciare l'idea della differenziazione regionale. E' ancora Dahrendorf a vedere in questo processo un ritorno all'organizzazione tribale, all'esistenza tribale. A suo parere, un tale processo si sta delineando nelle ex federazioni socialiste, cioè URSS, in Cecoslovacchia, in Jugoslavia. Tuttavia, anche in Europa Occidentale «si è manifestata l'aspirazione a creare una ‘Europa delle Regioni’». Queste Regioni (tribù) e la Grande Totalità [Entità] dovrebbero sostituire lo stato etnicamente [nazionalmente] differenziato. Nell'opinione di Dahrendorf si tratta di un processo degno di compassione e logorante, giacché raramenente conduce alla libertà e alla tolleranza. Le tribù stesse infatti non amano le minoranze. Sebbene hanno, e dovrebbero possedere, i propri diritti, sono tuttavia contrapposte alla comunità differenziata.

Nasce dunque l'interrogativo, se la Comunità Europea sia in grado di smorzare le divisioni in regioni. Dahrendorf ritiene di no, specie per quanto riguarda l'Europa di ascendenza germanica [tedesca]. In linea generale bisogna convenire che la futura, postulata Unione Europea, per natura di cose plurinazionale indipendentemente dalla forma definitiva che acquisirà potrà prospettarsi duratura e efficiente solo se il suo scopo principale sarà il pareggiamento del livello e dello sviluppo economico di tutti i suoi stati.  Non v'è dubbio infatti che una delle pietre angolari di questa unione, se non forse  la più importante, è e rimarrà il fattore economico.

 

Se invece si vuol parlare di genesi formale della federazione, allora si converrà che dovrebbe fondarsi in linea di massima su un atto volontario. Creare una federazione, o accedere ad essa, dovrebbe essere un atto non solo formale da parte degli stati, ma anche realmente sovrano; e dunque compiuto da stati autonomi, che dispongano di una organizzazione statale e di una sovranità nei rapporti internazionali. Punto di partenza sarebbe dunque un trattato internazionale come base della Costituzione federale. Questo - chiamiamolo così - modello ideale centripeto non sempre tuttavia è stato applicato nel passato. Le federazioni nascevano infatti anche, e persino spesso, in modo centrifugo, cioè dalla trasformazione di stati unitari in federali, come si è verificato ad esempio, per via costituzionale, in Cecoslovacchia nel 1969. Mutatis mutandis, questo riguarda anche la Repubblica Democratica Tedesca, originariamente federale. E infine, non erano Stati autonomi e indipendenti quelle repubbliche che hanno dato vita, alla fine del 1922, all'Unione Sovietica, ad eccezione – formalmente – della stessa Russia (Repubblica Federale Socialista Sovietica Russa), che dal 1993 porta il nome di Federazione Russa.

 

Nondimeno, il principio della volontarietà, all'atto della creazione di uno stato federale dovrebbe diventare uno dei principi della convivenza internazionale, conformemente al principio dell'autodeterminazione stabilito dall'Articolo I comma 2 della Carta delle Nazioni Unite. E' importante aggiungere che relativamente alle repubbliche dell'Unione Sovietica, l'esigenza di volontarietà venne nettamente accentuata nel 1991 nella dottrina sovietica[10].

 

Infine, un' ultima osservazione. A quanto pare, gli stati federali, per svilupparsi convenientemente, dovrebbero fondarsi sui presupposti del cosiddetto federalismo cooperativo. Si tratta della teoria che prevede un sistema federale equilibrato e elastico, basato su un duplice legame cooperativo. Dovrebbe essere infatti non solo un legarne verticale tra Federazione in quanto totalità e elementi componenti, ma anche, al tempo stesso, legame orizzontale tra quelle stesse componenti, basato su una reciproca collaborazione. Un tale sistema servirebbe meglio a stabilire i comuni obbiettivi politici, sociali ed economici della comunità federata. E meglio anche garantirebbe il principio di uguaglianza di tutti i cittadini della federazione, escludendo al contempo o mitigando le varie conflittualità interne che possono minacciare di vanificarla o dissolverla.

 



[1] Cfr. L. JAMCKI, Federalizm i jego aktualne aspekty [Il federalismo e i suoi aspetti attuali], «Przeglad Zachodni», 1/1992, 3-4, W. SUCHECKI, Teoria federalizmu [La teoria del federalismo], Warszawa 1968, 74-81; L. CEDRONI, L’ Idea federale nella storia del pensiero politico (XVII-XIXsec.), in Federalismo. Antologia critica. a c. di B. Caruso e L  Cedron, Roma 1995, 25-34.

 

[2] Cfr. M. KRUK Federalizm socialistyczny (Zasady  konstytucyjne) [Il federalismo socialista (Principi costituzionali)], Warszawa 1989, 9.

 

[3] K.H. WALPER, Föderalismus, Berlin 1966, 12.

 

[4] Cfr. A. LOPATKA, Encyklopedia prawa [Enciclopedia del diritto], Warszawa 1997, 45.

 

[5] G. CONTINI, Introduzione a Federalismo. Antologia critica..., op. cit., 14.

 

[6] Cfr. E. ZIELIŃSKI, Współczesna Rosja.  Studium polityczno-ustrojowe [La Russia contemporanea. Studio sull'assetto politico-statale], Warszawa 1995, 82.

 

[7] N.A. MICHALEVA, Novoe federativnoe ustrojstvo [Il nuovo assetto federale], «Gosudarstvo i Pravo», 1992, 11, 31.

 

[8] Cfr. ad es.  P. NIKOLICZ, Ustavno prawo, Beograd 1995, 438 sgg.

 

[9] R. DAHRENDORF, Europa regionów? Zamiast nowego ładu – nawrót przemocy [L’Europa delle regioni? Invece di una nuova armonia, il ritorno della sopraffazione], «Polityka», 1991, 40, 11.

 

[10] B. TOPORNIN, Towards a New Constitution.  Problems and Solutions.  Rapport National (Relazione tenuta al III Congresso Internazionale dell'Associazione per il Diritto Costituzionale, Varsavia 1991).