Note-&-Rassegne-2019

 

 

 “Las losas y l’olvido”.

La “politica della memoria” nelle calde giornate catalane dell’ottobre 2019

 

 

SALVATORE MARIO GAIAS

Dottore di ricerca

Università di Sassari

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SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. La riesumazione del corpo di Francisco Franco, un passo verso la chiusura del periodo di transizione democratica? – 3. La lastra nella Via Laietana a Barcellona. Tra memoria storica e oblio. – 4. L’uso politico della memoria storica. Può un popolo aver paura della propria storia?

 

 

1. – Premessa

 

A distanza di due anni la questione catalana assurge ancora una volta ad un ruolo di primo piano nello scenario politico e costituzionale europeo[1].

Il contrasto tra il governo centrale di Madrid e le forze indipendentiste si è ulteriormente acuito in seguito alla condanna comminata da parte del Tribunal Supremo ai responsabili politici del referendum sulla indipendenza della catalogna del 1 ottobre 2017 [2].

Detta sentenza ha suscitato una reazione popolare che si è tradotta in feroci scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine riportando agli occhi della opinione pubblica i medesimi scenari di due anni or sono ed evidenziando come la questione catalana sia tutt’altro che sopita.

Nel momento in cui si scrive la situazione della Catalogna è ben lungi dal potersi definire in via di assestamento: non è dato sapere se e quanto lo stato centrale forzerà militarmente la mano al fine di ristabilire l’ordine pubblico e quanto i manifestanti resisteranno nel loro intento di rendere l’opinione pubblica globale partecipe delle loro istanze.

La costituzione spagnola del 1978, pur comprendendo la Catalogna tra le Comunidades ad autonomia potenziata, non riconosce in capo alle proprie realtà regionali l’opportunità di poter decidere della propria indipendenza ed ha, soprattutto negli ultimi tempi, contrastato con forza le spinte secessioniste operate, spesso mediante l’approvazione di provvedimenti legislativi caratterizzati da forzature procedurali, da parte del parlamento regionale[3].

Rinviando ad altre trattazioni una analisi sulla liceità o meno delle spinte secessioniste catalane[4] e sulla costituzionalità delle scelte operate dal parlamento della Generalitat, in questa sede ci si interroga su quanto incida nella questione catalana il mai sopito discorso sopra la memoria storica e l’incompletezza del percorso di transizione democratica cominciato dopo l’avvento della Costituzione del 1978 [5].

La democrazia spagnola deve ciclicamente fare i conti con il proprio recente passato e con l’assolutismo franchista. Come spesso accade in paesi che passano da una dittatura ad un sistema democratico, la gestione della memoria storica è una delle dinamiche più difficili da accettare, vaso di coccio tra i vasi di ferro che sono la cruda ricostruzione storica e la necessità di ripartire e creare una società nuova.

Alcune immagini che si possono reperire in queste giornate di scontri ci aiutano a comprendere che sostenere che in Catalogna ci sia un problema di solo ordine pubblico non sia del tutto corretto, come non è del tutto corretto definire le manifestazioni di piazza come volte ad ottenere come unico scopo l’autodeterminazione del popolo catalano.

Gli scontri infatti non hanno come protagonisti esclusivamente i cittadini e le forze dell’ordine ma non è raro vedere, tra i gruppi che si scontrano con grande violenza tra le strade di tutta la Catalogna, simboli falangisti, neonazisti e fascisti da una parte e marxisti, repubblicani dall’altra.

Tutto ciò dimostra che oltre al cosiddetto diritto ad autodeterminarsi invocato dai nazionalisti catalani e il richiamo all’unità nazionale spagnola rivendicato da chi difende la nazione così come riconosciuta nella carta costituzionale ci sia dell’altro, ovvero la gestione del problema della memoria storica[6].

Dopo la ley sobre la memoria Historica del 2007, promulgata durante l’esecutivo Zapatero, la volontà della Spagna di fare i conti con il proprio passato si è tramutata in una scelta dell’oblio, inteso come arma di difesa di una società che presenta un altissimo pericolo di frammentazione e che attraverso la tumulazione della memoria storica contrasta l’enorme pericolo che determinati ricordi possono rappresentare per l’unità nazionale[7].

A tal proposito gli ultimi giorni si sono caratterizzati per due fatti che denotano come lo stato spagnolo debba fare i conti con l’uso politico della memoria che spesso viene strumentalizzata a favore di una o più istanze o rivendicazioni e di come si sia spesso tentato di apporre sulla storia una pesante lapide che ha soffocato la memoria e non ha reso possibile un analitico studio delle conseguenze di un lungo periodo storico nella società.

 

 

2. – La riesumazione del corpo di Francisco Franco, un passo verso la chiusura del periodo di transizione democratica?

 

Giovedì 24 ottobre 2019, mentre si scrive, verrà riesumato il corpo del dittatore Francisco Franco dalla tomba che si trova nel mausoleo della Valle de los Caìdos (comune di San Lorenzo de El Escorial) e i suoi resti verranno traslati presso il cimitero di Mingorrubio, nel Panteon che conserva le spoglie mortali della consorte del caudillo, Carmen Polo.

Nel complesso di Mingorrubio, a El Pardo nei pressi di Madrid, sono tumulati i corpi di altre personalità dello stato sia del periodo franchista che di quello democratico.

La cripta della famiglia Franco sorge su un terreno che fa parte del patrimonio statale.

La riesumazione del corpo del dittatore gallego ha monopolizzato l’agenda del governo Sanchez ed è stata probabilmente il provvedimento più mediatico e d’impatto emotivo dell’esecutivo in carica.

Prova ne sia il fatto che la vicenda ha avuto importanti strascichi sia in ambito politico che socio culturale.

A distanza di due settimane dalle nuove elezioni, le ennesime di uno stato che negli ultimi anni non riesce a trovare una stabilità nelle maggioranze in parlamento, la riesumazione di Franco fotografa perfettamente la situazione socio-politica dello stato spagnolo e la sua enorme difficoltà nel portare a termine l’ormai pluridecennale percorso di transizione democratica.

Se infatti per alcuni si arriva finalmente a porre fine al periodo della dittatura mediante una presa di coscienza che impone di fare i conti con la storia attraverso la riesumazione e il riconoscimento delle migliaia di cadaveri sepolti nelle fosse sparse per tutto il territorio spagnolo, per altri è tempo di dimenticare gli orrori del passato con il fine di operare una sorta di ricongiungimento nazionale in un periodo dove la frammentazione sociale ha raggiunto i livelli più alti dagli anni ’70 dello scorso secolo.

Il valore simbolico e iconografico della lastra da 2.000 kg che chiude la tomba del caudillo è enorme; sollevandola, e soprattutto traslando i resti mortali di Franco la Spagna da un lato apre una breccia nell’oblio che permea la società in ordine a questo argomento, dall’altro umanizza la figura del dittatore e si prepara ad una reale svolta democratica[8].

Il percorso che si concluderà durante la giornata del 24 ottobre è stato accidentato e tortuoso e si è caratterizzato per una sequela di ricorsi da parte dei familiari del Caudillo sia dinanzi al Tribunal Constitucional che alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo richiedendo la sospensione della riesumazione in quanto violati nell’ordine i diritti i principi di uguaglianza nell’applicazione della legge sulla memoria storica del 2007, all’intimità personale e familiare, alla libertà religiosa e alla tutela giudiziale effettiva.

Il Tribunal Constitucional ha respinto i ricorsi dei familiari in quanto nessun diritto appare violato dalla decisione legittima del Consiglio dei Ministri in applicazione di una legge, peraltro ratificata dal parlamento (con due soli voti contrari) e confermata dal potere giudiziario e dai giudici costituzionali.

Il mausoleo della Valle de los Caìdos, nato per rendere immortale la vittoria della falange nella guerra civile, e costante meta di pellegrinaggio da parte dei nostalgici franchisti, perde il proprio valore simbolico dopo ben dieci anni dall’entrata in vigore della legge sulla memoria storica.

Se la Spagna istituzionale opera una apertura verso la memoria storica e, nello stesso tempo una scelta finale nella gestione del suo recente passato non altrettanto si può dire della spagna politica e della società.

Le forze politiche nazionaliste hanno velatamente o meno sempre osteggiato l’eventualità di spogliare di simbolismo e significato ideologico il mausoleo della Valle de los Caìdos e le spoglie mortali di Franco, taluni richiamando l’attenzione su problemi più attuali talaltri auspicando una rinascita della falange spagnola corroborata dai risultati elettorali del nuovo partito di estrema destra Vox, risultati che seguono la falsariga di una recrudescenza dei movimenti ultranazionalisti di destra in tutta Europa fomentati dalla crisi economica, dalle problematiche dell’immigrazione clandestina, del terrorismo di matrice religiosa e della sicurezza.

La società spagnola non ha chiuso i conti con il franchismo e la prova risiede nelle minacce e intimidazioni che i titolari dell’azienda di onoranze funebri incaricata della riesumazione ha subito negli ultimi giorni, nella volontà da parte dei familiari di Franco di accompagnare la salma del loro congiunto con una bandiera spagnola precostituzionale in contrapposizione con la legge sulla memoria[9].

Alle 10:30 del 24 ottobre davanti a 22 congiunti e al sacerdote Ramon Tejero (figlio del colonnello artefice del tentativo di golpe operato dai militari il 23 febbraio 1981), si solleverà la lastra di marmo che copre l’uomo Francisco Franco e si scoperchierà il contenitore della storia con la speranza che qualche ora dopo, a 34 km di distanza, si possa posare un’altra lapide sul simbolo e il suo riverbero nella società attuale[10].

 

 

3. – La lastra nella Via Laietana a Barcellona. Tra memoria storica e oblio

 

Le manifestazioni e gli scontri di piazza in Catalogna sono i protagonisti della programmazione dei mass media in questo ennesimo autunno caldo sul fronte spagnolo.

Tra le numerose piazze, vie e cittadine spesso inquadrate dalle telecamere assume un ruolo di primaria importanza la Via Laietana di Barcellona. Al numero 43 di detta strada si trova la Jefetura Superior de la Comisaria de Barcelona che oltre al suo utilizzo attuale ha un importantissimo valore iconico per il popolo catalano.

Nel periodo franchista infatti questo edificio è stato teatro di torture e brutali atti di repressione nei confronti dei cittadini catalani. A tal proposito infatti il 26 marzo del 2019 una squadra di operai del comune di Barcellona ha innalzato un podio e sullo stesso collocato una targa intitolata: “El 43 de la Via Laietana. Memoria de la repressiò”, divise in 3 colonne dove accanto a una fotografia si trova una iscrizione in catalano, castigliano e inglese che descrive come tramite detta installazione si sia voluto ricordare il luogo più emblematico della repressione politica della città di Barcellona e valorizzare il prezzo che si è dovuto pagare per conquistare la democrazia e l’uguaglianza.

Visto e considerato che il ruolo di casa delle torture della Comisaria di Via Laietana è storicamente riconosciuto stupisce come l’installazione di detta opera sia stata oggetto di una vera e propria battaglia della memoria tra le parti politiche attraverso il sacrificio della ricostruzione storica sull’altare della strumentalizzazione politica.

Nello specifico la capogruppo comunale della formazione politica Ciudadanos, Carina Mejias ha sottolineato come i rappresentanti della forza pubblica, i quali garantiscono la sicurezza alla cittadinanza, fossero scioccati dalla volontà dello stesso municipio di indicare come luogo della repressione la stazione di polizia. A dimostrazione che in Spagna la questione della memoria storica è tutt’altro che metabolizzata, la targa e la rispettiva piazza hanno subito atti di vandalismo[11].

Ma c’è di più, la proposta di mutare la destinazione d’uso della famigerata caserma di Via Laietana in un museo della memoria storica ha addirittura 13 anni di vita e, quando fu presentata, si presumeva potesse attuarsi assieme alla legge sulla memoria storica, ma ad oggi non ha mai visto la luce.

Se da un lato si chiedeva di porre in essere semplicemente una iniziativa doverosa e simile a quelle operate da altre democrazie nate da un passato totalitario con un atto simbolico che permettesse di non dimenticare le ingiustizie ivi perpetrate e i nomi di coloro i quali le subirono, dall’altro alcune forze politiche si opponevano valutando come inutile battere una strada che conduce al futuro con gli occhi puntati verso lo specchietto retrovisore di un passato ormai superato e dimenticato.

Ad oggi la targa di Via Laietana è quasi illeggibile poiché costantemente oggetto di vandalismo e l’edificio della comisaria è diventato uno dei teatri più iconici dello scontro tra manifestanti e forze dell’ordine, in una sorta di continuità storica di un duello tra stato centrale e popolo catalano che mezzo secolo fa si svolgeva al proprio interno ed ora continua per la strada.

 

 

4. – L’uso politico della memoria storica. Può un popolo aver paura della propria storia?

 

I dibattiti politici e la dura lotta nelle aule di giustizia sullo spostamento del corpo di Francisco Franco e la pluridecennale lotta sul cambio di destinazione d’uso della comisaria di Via Laietana a Barcellona sono due facce della stessa medaglia e conducono a una domanda: perché buona parte della società spagnola crede che la traslazione della salma del caudillo sia uno spot elettorale del PSOE e non un doveroso atto prodromico alla fine della transizione verso l’inizio della democrazia? E perché qualcuno si sente attaccato da una denuncia simbolica della tortura che è, allo stesso tempo, un riconoscimento alle persone che combatterono la dittatura a rischio della loro stessa vita?

Forse che la società spagnola, o meglio le varie anime della società spagnola hanno necessità di una memoria “ufficiale” che determini le idee di una identità collettiva?

Non è assolutamente semplice rispondere a queste domande ma ciò che appare chiaro ad un osservatore esterno è che ci sia una grande difficoltà ad accettare semplicemente la storia, nuda e cruda del franchismo e della transizione democratica.

Se nel 2007 con la legge della memoria storica, con la quale si indicava come atto primario il dissotterramento dei desaparecidos della guerra civile come gesto di rispetto nei confronti dei loro cari e come primo passo verso la seconda transizione democratica spagnola (comprendente riforme quali i matrimoni tra omosessuali, gli statuti autonomici di seconda generazione, la revisione di alcune parti della costituzione) sembrava fondamentale riportare alla luce la memoria, a distanza di un decennio la memoria è diventata un’arma politica di seconda mano, un’arma volta alla strumentalizzazione dello scontro governativo spesso adoperata da chi ormai è troppo giovane per poter avere una memoria de visu di ciò che il paese ha vissuto.

E ciò che accade in Catalogna in queste settimane è la dimostrazione palese dell’uso della memoria come arma politica, da una parte e dall’altra. In Spagna la memoria storica rischia di trasformarsi nello strumento che più degli altri crea, attraverso l’oblio, un circolo vizioso che non permette di superare un trauma collettivo ma che provvede costantemente a sotterrarlo per difendersi da un pericolo effettivo di frammentazione sociale e identitaria.

La memoria, insomma, che dovrebbe essere il mero racconto dei fatti storici al fine di prendere esempio dagli errori commessi al fine di non reiterarli in futuro, sta fagocitando la storia intesa in senso oggettivo.

Per quale motivo? Perché una realtà fragile come quella spagnola, che non ha fatto totalmente i conti con il proprio passato ha bisogno della memoria come carburante identitario, come creatore di emozioni e consenso popolare; anche a discapito della storia. La memoria storica pubblica è necessaria, ma anche pericolosa. E in quanto tale non dovrebbe in nessun caso prescindere da una rigorosa indagine storica.

 

 



[1] Per una ricostruzione delle dinamiche e degli antefatti riguardanti il referendum sull’indipendenza della Catalogna del 2017 si veda G. POGGESCHI, Il procés indipendentista catalano: un'opera di teatro alternativo (sperabilmente con un happy ending), in Forum Diritto Pubblico Comparato ed Europeo online, www.dpce.it , 2 novembre 2017. Sui profili giuridici e politici dello stesso referendum C. BASSU, La questione catalana nella prospettiva costituzionale. Crisi costituzionale identità, Arel, 7 novembre 2017.

[2] R. RINCON, Sentencia del ‘procés’: penas de 9 a 13 años para Junqueras y los otros líderes por sedición y malversación, in El Paìs, 5 novembre 2019.

[3] Sulle questioni di legittimità costituzionale dei provvedimenti adottati dal parlamento catalano tra gli altri E. VÍRGALA FORURIA, Golpe independentista al Estado constitucional de derecho, in Forum Diritto Pubblico Comparato ed Europeo online, www.dpce.it.

[4] Sulla “Questione Nazionale” spagnola si veda E. AJA, El Estado autonómico. Federalismo y hechos diferenciales, Madrid 1999; F. ARCHILÉS, M. MARTÍ, Un país tan extraño como cualquier otro: La construcción de la identidad nacional española contemporánea, in Mª.C. Romeo, I. Saz (a cura di), El siglo XX. Historiografía e Historia, Valencia 2002, 245 ss.; X. BASTIDA, La nación española y el nacionalismo constitucional, Barcellona 1998; R. BLANCO VALDÉS, Nacionalidades históricas y regiones sin historia, Madrid 2005; A.M. CANALES SERRANO, El robo de la memoria. Sobre el lugar del franquismo en la historiografía católico-catalanista, in Ayer n. 59, 2005, 259 ss.

[5] Sul punto V.S. CECCANTI, Spagna/Catalogna, Nessun futuro se viene meno la memoria, in Forum Diritto Pubblico Comparato ed Europeo online, www.dpce.it, 16 ottobre 2017.

[6] Sul diritto all’autodeterminazione invocato a più riprese e oggetto fondante del derecho a decidir si veda J. TUDELA ARANDA, El derecho a decidir y el principio democratico, in Teoría y Realidad Constitucional, UNED n. 37, 2016, 477 ss.

[7] Per approfondimenti sulla ley sobre la memoria historica si veda J.A. MORENO DÍAZ, Perspectivas sobre la Ley de Memoria Histórica, in Entelequia: revista interdisciplinar n. 7, 2008 (Ejemplar dedicado a: La memoria como conflicto. Memoria e historia de la Guerra Civil y el Franquismo), 247 ss; J.M. TERRADILLOS BASOCO, La revisión del pasado y la ley de la memoria histórica, in Humboldt-Kolleg: "la transformación jurídica de las dictaduras en democracias y la elaboración jurídica del pasado" / J. Del-Carpio-Delgado, A. Galán Muñoz; F. Muñoz Conde (dir. congr.), T. Vormbaum (dir. congr.), 2009, 245 ss. Sugli effetti della stessa legge a distanza di quasi un decennio M. TRIGO CHACÓN, Aplicación de la Ley de la Memoria Histórica. Ley 52/2007; M.T. DE LEMUS, Los símbolos religiosos en la Ley de memoria histórica, in Revista General de Derecho Canónico y Derecho Eclesiástico del Estado n. 35, 2014, Altar Mayor n. 180, 2017, 981 ss.; A. NOGUERA FERNANDEZ, Crisis y memoria: hacia una redefinición del concepto memoria histórica de la Ley 52/2007, in Anales de la Cátedra Francisco Suárez n. 47, 2013, 249 ss.

[8] Sul mausoleo della Valle De los Caìdos e la storia della tumulazione di Francisco Franco si vedano, tra gli altri, X. CASALS I MESEGUER, El Valle de los Caídos: 50 años del sueño de Franco, in Clío: Revista de historia n. 90, 2009, 26 ss.; R. SIERRA, Los esclavos del Valle de los Caídos: la historia negra del mausoleo de Franco, in Clío: Revista de historia n. 25, 2003, 38 ss. Sulla simbologia e il valore storico-politico della riesumazione del Caudillo v. miranda, “Sacar a Franco del Valle de los Caídos es simbólicamente muy potente”: Emilio Silva, presidente de la Asociación para la Recuperación de la Memoria Histórica, in El siglo de Europa n. 1254, 2018.

[9] P. AGUILAR FERNANDEZ, ¿El principio del fin de un cúmulo de anomalías? A la conciencia democrática le resultan ofensivas muchas cosas consustanciales al Valle de los Caídos, in El Pais, 24 ottobre 2019. https://elpais.com/elpais/2019/10/22/opinion/1571756759_095618.html .

[10] J. MARCOS, Sánchez: “La España actual es fruto del perdón, pero no puede ser producto del olvido”, in El Pais, 24 ottobre 2019. https://elpais.com/politica/2019/10/24/actualidad/1571919877_099051.html .

[11] A. GARCIA, Atacada la placa contra las torturas en la comisaría de la Policía Nacional en Via Laietana, in El Pais, 28 marzo 2019. https://elpais.com/ccaa/2019/03/28/catalunya/1553767429_620084.html.