Rettore
Università
di Sassari
Absentat(us)
Sardinia.
Nota sulla missione di un distaccamento della II Cohors
vigilum Philippiana presso il procuratore
P. Aelius Valens il 28 maggio 245 d.C.
A
Franco Porrà,
con
amicizia sincera
Attilio
Mastino
ABSTRACT: Un
nuovo diploma militare recentemente acquistato dal Römisch-Germanisches
Zentralmuseum di Mainz contiene durante l’età di Filippo
l’Arabo un riferimento alla Sardinia,
campo di azione di un soldato della seconda coorte dei vigili Filippiana, M. Aurelius Mucianus, particolarmente
impegnato in diverse aree dell’impero, protagonista di una serie di
missioni speciali fuori dalla capitale, probabilmente in compagnia di altri
colleghi. Rispetto all’edizione di Barbara Pferdehirt, si osserva che le
date di soggiorno in Sardegna (28 maggio-15 agosto 245, con inversione delle
date di partenza e di rientro a Roma) rimandano ad un particolare periodo
dell’anno, che sembra coincidere con la mietitura e la raccolta di
frumento da spedire da Olbia verso Pisa (ulteriore destinazione di Muciano
l’anno successivo), proprio nel momento in cui nella grande isola
mediterranea infieriva la malaria. Una spiegazione aggiuntiva può
portarci ad ipotizzare che un distaccamento di vigiles si trovasse a Karales
il I luglio 245, al momento dell’ingresso del procuratore P. Aelius Valens, dopo la partenza di M. Ulpius Victor. Il primo conosceva
forse il vigile Mucianus, se aveva
fatto carriera come tribunus praetorianus
e quindi dall’età di Massimino il Trace come tribunus equitum singularium presso i castra nova Maximiniana di Roma, che si trovavano a breve distanza
dalla caserma della coh(ors) II vig(ilum)
Philippiana sull’Esquilino. Ci sono allora molti elementi per
interrogarsi sui misteriosi contenuti degli incarichi affidati a Muciano nel
corso della sua breve e sfortunata carriera, che a causa di una ferita o di una
malattia si conclude con il grado di soldato semplice proprio come era
iniziata: quest’unica attestazione della presenza di un vigile e di un
rappresentante della guarnigione urbana nell’isola può forse aver
avuto più di una ragione.
A new military diploma recently
purchased by the Rӧmish Germanisches Zentralmuseum of Mainz contains, in
the age of Philip the Arab, a reference to Sardinia,
action field of the second Cohors Vigilum
Philippiana‘s soldier, M.
Aurelius Mucianus, particularly involved in different areas of the empire
he is the protagonist, probably with other comrades, of a series of special
missions outside the Capital. Compared to the edition of Barbara Pferdehirt, is
observed that the date of his permanence in Sardinia (28th of may
– 15th of august 245, with the inversion of the dates of
departures and re-entry to the Capital Rome) refers to a particular period of
the year that seems to coincide with the harvesting of the wheat to be shipped
from Olbia to Pisa (with additional target of the next year Mucianus) precisely
the moment that in Sardinia was raging malaria. An additional explanation may
lead us to hypothesize that a detachment of vigiles
was in Karales in july the 1st 245, at the moment of the prosecutor P. Aelius Valens’s entrance, just
after M. Ulpius Victor ‘s
departure. The first one (Aelius Valens) probably knew already Mucianus , if he waged a carrer as a
tribunus praetorianus and then became(since the age of Massiminus) a tribunus
equitum singularium to the Castra
Nova Maximiniana of Rome, who were a short distance from the coh(ors) II vig(ilum) Philippiana’s
barrack on the Esquilinus hill. There are yet many elements to question about
the mysterious contents of the task assigned to Mucianus during his short and unlucky
carrer , that due to an injury or illness ended up as it started, a normal
soldier. This one attestation of the presence of a soldier and a representative
of urban garrison on the island may have had more than one reason.
Con
lo scopo di rendere omaggio agli interessi militari dell’amico Franco
Porrà, desidero riprendere e sviluppare alcuni spunti da me discussi in
occasione della XIIIe Rencontre
franco-italienne sur l’épigraphie du monde romain (Macerata
2005), con il mio intervento a margine della comunicazione di
Ségolène Demougin e Xavier Loriot su Les détachements du vigile M. Aurelius Mucianus, a partire da uno straordinario
documento recentemente acquistato dal Römisch-Germanisches Zentralmuseum
di Mainz[1].
Si
tratta di un diploma militare che contiene tra l’altro un estratto del
rescritto imperiale rilasciato da Filippo l’Arabo e da suo figlio in occasione
del congedo per malattia ad uno dei vigiles
di una coorte urbana di vigili, particolarmente impegnato in diverse aree
dell’impero, protagonista di una serie di missioni speciali fuori dalla
capitale, probabilmente in compagnia di altri colleghi. I due imperatori danno
le istruzioni al prefetto dei vigili Aelius
Aemilianus, intorno alle ragioni del congedo che viene concesso per ragioni
di salute a circa dieci anni dall’arruolamento (propter adversam corporis valitudinem sacramento solvi volimus).
Gli
ultimi studi hanno consentito di accertare che fu lo stesso soldato a
riassumere e stendere sinteticamente il proprio stato di servizio, con qualche
imperfezione nell’indicazione delle date e nello stesso linguaggio, con
lo scopo apparente di collocare nel tempo il beneficio del frumentum publicum, che desiderava vedersi confermato dopo il
congedo.
Il
documento a distanza di qualche anno è ormai molto noto e discusso, a
partire dall’editio princeps di
Barbara Pferdehirt del 2003 [2]
e dal catalogo dei diplomi militari conservati a Mainz e pubblicato dalla
stessa studiosa[3];
è stato ripreso più di recente da Falko von Saldern sulla Zeitschrift für Papyrologie und
Epigraphik nel 2006[4].
In
realtà merita una specifica riflessione la sezione “sarda”
del documento, che ricorda una missione speciale effettuata dal vigile M.
Aurelio Muciano probabilmente accompagnato da un distaccamento della II Cohors vigilum Philippiana partito da
Roma il 28 maggio e trattenutosi in Sardegna fino al 15 agosto 245, durante
l’età di Filippo l’Arabo e di suo figlio Cesare, presso il
procuratore provinciale P. Aelius Valens,
che in quel periodo sembra aver sostituito M.
Ulpius Victor: conosciamo il primo personaggio da numerosi miliari sardi[5],
due dei quali del 248 hanno la titolatura completa di proc(urator) eorum praef(ectus) prov(inciae) Sard(iniae) e(gregius)
v(ir)[6].
Filippo l’Arabo è l’imperatore più citato nelle
iscrizioni della Sardegna in particolare nelle iscrizioni miliarie[7].
Sui contenuti “militari” della doppia titolatura dei governatori
equestri della Sardegna, specificamente dei titolari delle procuratele
presidiali a partire dall’età di Claudio, non condivido del tutto
le posizioni recentemente assunte da Davide Faoro, che tende ad enfatizzare il
tema delle rivolte delle popolazioni della Barbaria
nei confronti dell’autorità romana, rappresentata da prefetti
equestri[8].
In
occasione della Rencontre di Macerata, avevo fatto notare l’inversione
delle date di partenza e di rientro a Roma nello stato di servizio di Marco
Aurelio Muciano: absentat(us) Sardinia
(ante diem) XVII Kal(endas) Sept(embres) Philippo Aug(usto) et Titiano
co(n)s(ulibus), r(eversus) (ante diem) V Kal(endas) Iun(ias) co(n)s(ulibus)
s(upra) s(criptis), il che sembrerebbe dovuto all’utilizzo di una
minuta non chiaramente ordinata, comunque non diretta espressione
dell’archivio imperiale, il tabularium
principis. Avevo anche richiamato l’attenzione sul particolare
periodo dell’anno, che sembra coincidere con la mietitura e la raccolta
di frumento, proprio nel momento in cui nella grande isola mediterranea
infieriva la malaria, che però difficilmente potrà spiegare la
malattia che ha determinato a distanza di qualche anno il precoce congedo: temi
che conosciamo bene fin dalla missio
frumentaria di Quinto Cicerone, legato di Pompeo Magno ad Olbia, per un
periodo che invece si era sviluppato nella stagione fredda, dall’inverno
57 al maggio 56 a.C.[9]
Si può tentare dunque di andare oltre le posizioni di Falko von Saldern,
per il quale «der Charakter der Mission ist unbekannt»[10].
Ecco
il testo:
Imp(erator) Caes(ar) M(arcus) Iulius
Philippus Pius Fel(ix) Aug(ustus) et
Imp(erator) Caes(ar) M(arcus) Iulius
Philippus Pius Fel(ix) Aug(ustus)
Aelio Aemiliano suo salutem.
Coh(orte) II vig(ilum) Philippiana
(centuria) Martialis
quae succura tua habes, Aemiliane
karissime,
propter
adversam corporis valitudinem sacramento solvi volimus (sic)
(vacat) M(arcum) Aurelium M(arci) f(ilium)
Mucianum
ex Moesia inferiore.
Coh(ortis)
II vig(ilum) Philippianae qui probitus est Gordiano et Aviola co(n)s(ulibus),
mil(es) fac(tus) (ante diem) XIII Kal(endas) Iul(ias) a Celso pr(aefecto),
absentatus
Ost(iae) ad vixill(ationem) Id(ibus) April(ibus) Gordiano II et
Pompeiano
co(n)s(ulibus), r(eversus) Id(ibus) Aug(ustis) co(n)s(ulibus) s(upra)
s(criptis), absentat(us) in orientale (ante diem) VIIII Kal(endas) Sept(embres)
Gordiano II et Pompeiano co(n)s(ulibus), r(eversus)
(ante
diem) VIII Kal(endas) Ian(uarias) Peregrino et Aemiliano co(n)s(ulibus),
absentat(us)
Sardinia
(ante diem) XVII Kal(endas) Sepr(embres) Philippo Aug(usto) et Titiano
co(n)s(ulibus),
r(eversus)
(ante diem) V Kal(endas) Iun(ias) co(n)s(ulibus) s(upra) s(criptis),
absentatu(s) Lunae (et) Pis(a)e Id(ibus) Apr(ilibus)
Praesente
et Albino co(n)s(ulibus), r(eversus) (ante diem) X Kal(endas) Iulias
Duobus
Philippis Augg(ustis consulibus). (vacat) Incisus frumentum public(um) Kal(endis) Mart(iis) Arriano et
Papo co(n)s(ulibus) f(rumentum)
p(ublicum) a(ccipit) d(ie) XXII ost(io) XII.
Gli
editori hanno proposto diverse varianti e l’ultima edizione non sempre
è la migliore:
l. 5 succura, su<b> cura Pferdehirt
l. 6 valitudinem per valetudinem
l. 7 volimus per volumus
l. 9 probitus, prob<a>tus Pferdehirt; prob┌a┐tus AE 2003, 2040
l. 11
vixill(ationem), v<e>xill(ationem) Pferdehirt, vexill(ationem) AE 2003, 2040
l.
12, 14, 16, 17: r(editus),
Pferdehirt; r(eversus) v. Saldern.
l. 15, absentat(us)
Sardinia(e) erroneamente v. Saldern: si tratta di un ablativo di stato in
luogo e non ovviamente di un genitivo locativo come Lunae Pise.
l. 16 Lunae
<et> Pis<a>e AE 2003,
2040
l. 18:
Duobus Philippis Aug(ustis consulibus) Pferdehirt, Duobus Philippis Augg(ustis) c(o)n(sulibus) erroneamente v.
Saldern.
Originario
della Mesia inferiore (attuale Bulgaria), arruolato nella II coorte di vigiles a Roma ad un anno di distanza
dalla morte di Massimino il Trace, che doveva esser arrivato fino ad Aquileia
con consistenti contingenti danubiani e balcanici, Marco Aurelio Muciano
prestò il suo giuramento il 16 giugno del 239 durante il primo anno di
Gordiano III (Gordiano et Aviola
co(n)s(ulibus), mil(es) fac(tus) (ante diem) XIII Kal(endas) Iul(ias))[11],
sotto il prefetto Celsus, e rimase in
servizio a Roma per due anni fino al 13 aprile 241 (Id(ibus) April(ibus) Gordiano II et Pompeiano co(n)s(ulibus)),
quando fu inviato in distaccamento presso la caserma di Ostia per un periodo di
4 mesi; il 13 agosto 241 Mucianus
rientrò a Roma Id(ibus) Aug(ustis)
co(n)s(ulibus) s(upra) s(criptis); ripartì dieci giorni dopo, il 23
agosto 241 per essere distaccato (absentatus)
per partecipare probabilmente nel comitatus
di Gordiano III alla spedizione orientale contro i Persiani, (ante diem) VIIII Kal(endas) Sept(embres)
Gordiano II et Pompeiano co(n)s(ulibus)[12];
in questa occasione, mentre ancora si trovava in Oriente, il I marzo 243, Kal(endis) Mart(iis) Arriano et Papo
co(n)s(ulibus), alla linea 19, ottenne il beneficio del frumentum publicum, in relazione ad una
particolare benemerenza di servizio a noi sconosciuta. Del resto un anno dopo
egli potrebbe aver avuto parte agli avvenimenti che portarono alla morte
dell’imperatore (fine febbraio-inizi marzo 244) ed alla proclamazione di
Filippo l’Arabo prima del 14 marzo[13].
Il 23 dicembre 244 Mucianus rientrava
a Roma qualche mese dopo l’adventus
di Filippo ((ante diem) VIII Kal(endas)
Ian(uarias) Peregrino et Aemiliano co(n)s(ulibus)) ma veniva subito
distaccato in Sardegna il 28 maggio 245 ((ante
diem) V Kal(endas) Iun(ias) co(n)s(ulibus) s(upra) s(criptis), da intendersi Philippo Aug(usto) et Titiano co(n)s(ulibus)): la decisione fu
presa dal prefetto dei vigili Q.
Faltonius Restitutianus o dal suo successore[14].
Tornato
a Roma dopo due mesi e mezzo trascorsi nella grande isola mediterranea, il 15
agosto 245 ((ante diem) XVII Kal(endas)
Sept(embres) Philippo Aug(usto) et Titiano co(n)s(ulibus), fu ancora una
volta distaccato a Luni ed a Pisa dal 13 aprile al 21 giugno 246 (Id(ibus) Apr(ilibus) Praesente et Albino
co(n)s(ulibus)), per poi essere congedato per malattia (causaria missio) qualche tempo dopo il
rientro nel giugno 248 ((ante diem) X
Kal(endas) Iulias Duobus Philippis Augg(ustis consulibus)), conservando il
beneficio del frumentum publicum
concesso da Gordiano III in relazione alle sue benemerenze riconosciute in
occasione della spedizione in Oriente cinque anni prima. Siamo a due mesi di
distanza dalle celebrazioni (volute da Filippo l’Arabo) del 21 aprile 248
per i mille anni di Roma. In realtà l’ultima data, quella del
rientro da Pisa e del congedo, è discussa: con tutta probabilità
si tratta del III consolato di Filippo l’Arabo e del II consolato di
Filippo il giovane (anno 248), piuttosto che del II consolato di Filippo e del
I consolato di Filippo il giovane nell’anno precedente, vista
l’attribuzione del titolo di Augusto anche a quest’ultimo, che
ufficialmente sarebbe erroneo nel mese di giugno del 247 [15].
Il
documento è troppo conosciuto per dover essere nuovamente discusso:
è però sfuggita la circostanza che le spedizioni in Sardegna
(estate 245) e quella a Pisa ed a Luni (dalla primavera 246) durante
l’età dei due Filippi possano essere in qualche modo in rapporto
tra loro. La spiegazione apparentemente più semplice sarebbe quella di
immaginare una presenza di un distaccamento di vigiles urbani per esempio ad Olbia in Sardegna per accelerare
l’imbarco di grano sardo, necessario per le esigenze dell’annona
militare o dell’annona di Roma, in un momento di crisi, con riferimento
agli avvenimenti militari in corso e in particolare alla spedizione
danubiano-balcanica di Filippo contro i Quadi ed i Carpi che avevano invaso la
Mesia governata dal cognato di Filippo Severiano[16].
Una tale interpretazione sembrerebbe confermata dal grandissimo interesse di
Filippo l’Arabo per il rifacimento della viabilità stradale in
Sardegna.
Si
noti al riguardo che la documentazione del Codex
Theodosianus per la Sardinia del IV secolo riflette la cura
del cursus publicus indirizzato ai
diversi portus della Sardinia, evidentemente al servizio
della colletta annonaria. Più puntualmente osserviamo che le fonti
giuridiche dirette sul cursus publicus in
Sardinia sono due e pendono entrambe
dal codex Theodosianus[17].
La prima del 315 è una constitutio
di Costantino indirizzata al governatore della Sardinia, con la quale si proibisce la distrazione dei buoi adibiti
al lavoro dei campi per le esigenze del cursus
clabularius, ossia del servizio di trasporto con i carri delle derrate
dell’annona o dei soldati. Evidentemente appariva essenziale una
razionalizzazione del sistema dei munera
cui erano sottoposti i provinciali e che non poteva gravare sulle esigenze
dell’agricoltura. Il 25 novembre 362 Giuliano, in una costituzione
indirizzata al prefetto del pretorio di Italia, disponeva per la Sardinia la drastica riduzione del cursus velox, sia con i veredi, i cavalli pubblici del servizio,
destinati ad essere cavalcati o a trainare in coppia la rheda, il carro, a due o quattro ruote, per la posta rapida, sia
con i paraveredi, i cavalli requisiti
alle città attraversate dalle strade trasversali non servite da un
regolare cursus publicus. Secondo
Giuliano tale cursus velox, a causa
anche delle malversazioni dei funzionari postali, non era utile per
l’autorità centrale, ma il peso gravava sulla rustica plebs, cioè sui pagi
della Sardinia. Diverso era il
discorso dei carri a buoi ossia le angariae
o clabulae per il cursus clabularius, già regolato
da Costantino, indispensabili per le derrate pubbliche, che dovevano essere
trasportate ai diversi porti della Sardegna, segno di una pluralità di portus sardi capolinea delle collette
annonarie destinate a Roma[18].
Il
controllo di un porto sardo potrebbe essere allora in qualche modo da mettere
in relazione con la successiva attività a Pisa ed a Luni, punti
terminali della rotta da Olbia, dopo la fine del periodo di mare clausum invernale: il vigile
potrebbe allora essersi occupato soltanto dell’approvvigionamento
annonario della città di Roma o, in alternativa, dell’esercito
mesico[19].
Proprio
ad Olbia conosciamo la presenza di Quinto Cicerone tra gli ultimi mesi del 57 e
l’aprile 56 a.C., lodato dai Sardi per aver svolto la funzione
assegnatagli da Pompeo Magno fide et
humanitate[20]:
sappiamo che il 10 dicembre del 57 a.C. Quinto era già da tempo ad Olbia
per raccogliere frumento e ascoltava l’invito del fratello a non mettersi
per mare a dicembre[21];
il 17 gennaio 56 Marco si lamentava di non ricevere notizie dalla Sardegna e
raccomandava al fratello di cogliere la bonaccia per imbarcarsi bona et certa tempestate[22];
il 12 febbraio segnalava l’arrivo di illam
Ulbiensem epistulam[23];
a fine marzo continuava il periodo di mare
clausum e non arrivavano lettere da Olbia, anche se alcuni viaggiatori
avevano portato la notizia che il legato meritava i più grandi elogi e
riceveva un’altissima stima per il suo operato; liberatosi dei suoi
obblighi verso Pompeo, Marco il 9 aprile sollecitava il fratello ad imbarcarsi
al più presto, prima navigatione,
comunque al più tardi al momento dell’arrivo del triumviro in
Sardegna[24].
Infine il 16 maggio arrivava l’ultima lettera da Olbia, che precedeva di
poco il rientro di Quinto nella capitale[25].
Significativo
è il riferimento alla malaria che colpiva la Sardegna a partire dalla
tarda primavera, se già il 12 febbraio Marco si raccomandava: cura, mi frater, ut valeas et, quamquam est
hiems, tamen Sardiniam itam cogites[26].
Le stagioni più pericolose in Sardegna per l’infierire della
malaria erano l’estate e l’autunno[27].
Il
tema del ruolo della Sardegna provincia frumentaria è ampiamente noto,
anche se in realtà la caratterizzazione annonaria dell’isola si
deve concentrare in età repubblicana e alla fine dell’età
imperiale[28].
Una
spiegazione aggiuntiva a quella annonaria può però essere suggerita:
proprio nel corso del soggiorno sardo del vigile M(arcus) Aurelius Mucianus, in una data che tradizionalmente gli
studiosi indicano nel I luglio 245 ma che forse più opportunamente
è da spostare fra la fine della primavera e l’inizio
dell’estate[29],
si potrebbero essere avvicendati al governo della provincia Sardinia i due procuratori M. Ulpius Victor e P. Aelius Valens: il primo è ricordato più volte da
almeno 5 miliari per il rifacimento delle strade intorno ad Olbia, a Nora, a
Bitia, a Tharros nel corso del 244, dunque sia nella Sardegna nord-orientale,
sia nell’area occidentale e meridionale dell’isola[30].
Se lasciamo da parte un governatore non identificato che va collocato a cavallo
degli anni 244-246 per un miliario della strada a Nora Bitiam che ricorda i due Filippi[31],
le attestazioni relative a P. Aelius
Valens iniziano proprio nel 245 con un miliario della via a Turre usque Karalis[32];
il procuratore continuò a restare in Sardegna per altri tre anni, fino
al 248, come è testimoniato da numerosi altri miliari ancora delle
strada per Olbia e della strada a Nora
Bithiae[33].
Una
singolarità è rappresentata dal fatto che il procuratore che
l’ha preceduto durante l’età di Filippo l’Arabo, M. Ulpius Victor, terminato il periodo
di permanenza nella procuratela della Mauretania Tingitana[34],
fu accompagnato in Sardegna tra marzo e dicembre 244 dal tribuno militare L.
Magnius Fulvianus, un ufficiale
equestre forse originario della Tingitana[35];
a lui il procuratore-prefetto affidò l’incarico di curator rei publicae della colonia di Turris Libisonis, dove fu restaurato il
tempio della dea Fortuna, la basilica con la tribuna giudiziaria e sei colonne[36]. Altri tribuni militari potrebbero
essere attestati in Sardegna nello stesso periodo[37].
In qualche caso, altri ufficiali della guarnigione di Roma, potrebbero esser
documentati in Sardegna per altre ragioni: il tribuno nella XV coorte urbana e
della IV (o III) coorte pretoria Pollio,
forse nell’età di Nerone, dovrebbe aver governato la Sardegna[38].
Di
grande interesse è allora l’ipotesi che il nostro vigile abbia
fatto parte della scorta del nuovo procuratore P. Aelius Valens al momento della presa di servizio in Sardegna:
partito Muciano (con un distaccamento della cohors
vigilum) il 25 maggio da Roma, dopo aver sovrainteso alle operazioni
annonarie a Olbia, il I luglio o in un momento precedente durante il mese di
giugno, si sarebbero trovati a Karales per lo scambio di consegne tra Ulpius Victor e il nuovo procuratore P. Aelius Valens, che troviamo
all’opera già a fine anno, come documenta il miliario di Scala
Carrugas (Bonnanaro), con Filippo il giovane ancora nobilissimus Caesar[39].
Valens conosceva forse il
vigile Mucianus, se aveva fatto
carriera come tribunus praetorianus e
quindi dal 237 e dall’età di Massimino il Trace come tribunus equitum singularium presso i castra nova Maximiniana di Roma[40].
Non
escluderei allora che il nostro vigile, originario della Mesia inferiore,
inquadrato nella centuria Martialis
della coh(ors) II vig(ilum) Philippiana,
appartenesse ad una famiglia entrata nella cittadinanza romana nel 212
cioè dopo l’editto di Caracalla; lo testimonierebbe il nome stesso
di M(arcus) Aurelius M(arci) f(ilius)
Mucianus, che allude al possesso della civitas
anche da parte del padre. Dato che Muciano si trovava sicuramente in
Sardegna il I luglio 245, possiamo dare per acquisito che era presente al
momento dell’ingresso di P. Aelius
Valens a Karales, come procuratore e prefetto della Sardegna, alla fine del
breve ma intenso periodo di M. Ulpius
Victor, giunto dalla Mauretania Tingitana[41].
H.-G.
Pflaum riteneva che undici anni erano stati necessari a P. Aelius Valens, tribunus
equitum singularum sotto Massimino il Trace nel 237[42]
per arrivare alla procuratela ducenaria della Sardegna, senza alcuna soluzione
di continuità[43]:
Valens arrivava a Karales
direttamente da Roma, lasciando quelli che all’epoca di Massimino il
Trace erano stati chiamati i castra nova
Maximiniana. Sappiamo che gli alloggi dei vigiles dovevano essere ben distinti dai castra praetoria e più precisamente che la seconda coorte
aveva la sua caserma un po’ più a Sud nella regio V, sul Monte Esquilino, tra la Porta Labicana-Praenestina
della cinta di Aureliano e la Porta Esquilina di Servio Tullio[44].
Non
escluderei comunque che il nuovo prefetto imperiale che il I luglio 245 entrava
in funzione in Sardegna potesse essere accompagnato da un distaccamento di
vigili, con funzioni anche militari, in un momento (il III secolo) in cui la Sardinia non presenta sostanzialmente
una documentazione di presenza militare. Del
resto i vigiles andarono assumendo
progressivamente dopo l’età dei Severi vere e proprie funzioni
militari, secondo il principio recentemente enunciato da Robert Sablayrolles,
«les cadres des vigiles étaient de plus en plus de militaires
intégrés au reste de l’armée», anche
perché «la distinction garnison de Rome / légions / troupes
auxiliaires s’estompait peu à peu et on assistait à un
brassage de plus en plus large des officiers»[45]. Anche l’origine dalla Mesia del nostro Muciano è
una testimonianza del processo di trasformazione dei corpi dei vigiles, con una progressiva
attribuzione di compiti miliari, fino ad esempio quando con Gallieno siamo
certi che vere e proprie vexillationes di
vigiles furono distaccate presso l’esercito
mobile, spesso al seguito degli imperatori.
Ci
sono allora molti elementi per interrogarsi sui misteriosi contenuti degli
incarichi affidati a Muciano nel corso della sua breve e sfortunata carriera,
che a causa di una ferita o di una malattia si conclude con il grado di soldato
semplice proprio come era iniziata: quest’unica attestazione della
presenza di un vigile e di un rappresentante della guarnigione urbana
nell’isola può forse aver avuto più di una ragione.
[Per la pubblicazione degli articoli della
sezione “Tradizione Romana” si è applicato, in maniera
rigorosa, il procedimento di peer review. Ogni articolo è stato
valutato positivamente da due referees,
che hanno operato con il sistema del double-blind].
[1] S. Demougin, X. Loriot, Les détachements du vigile M. Aurelius Mucianus, in Contributi all’epigrafia d’età augustea, Actes de la XIIIe Rencontre franco-italienne sur l’épigraphie du monde romain, Macerata, 9-11 settembre 2005, a cura di G.F. Paci, Tivoli 2007, 315-329 (= AE 2007, 65).
[2] B. Pferdehirt,
Ein kaiserliches Reskript aus dem Jahr
248/249 n.Chr., in “Archäologisches Korrespondenzblatt”,
33, 2003, 403-419 (= AE 2003, 2040).
[3] Ead., Römische
Militärdiplome und Entlassungaskunden in der Sammlung des
Römisch-Germanischen Zentralmuseums, I, Mainz 2004 (Kataloge vor- und
frühgeschichtlicher Altertümer, 37, 1-2), 192-194 nr. 75 (RGZM) (= AE 2004, 87).
[4] F. von Saldern, Ein kaiserliches Reskript zur Entlassung eines Angehörigen der Vigiles, in “Zetschrift für Papyrlogie und Epigraphik”, 156, 2006, 293-307 (= AE 2006, 1867). Io stesso ho già segnalato il diploma anche in A. Ibba, L’esercito e la flotta, in A. Mastino, Storia della Sardegna antica (La Sardegna e la sua storia, II), Nuoro 2009, II ediz., 400 e 404.
[6] EE VIII 739 = ILS 511 del 248, Nuraccheddus presso Pula; AE 2002, 637 del 248, Mura Ispuntones (quinta potestà tribunizia e secondo consolato di Filippo il giovane). Vedi R. Zucca, Additamenta epigraphica all’amministrazione della Sardegna da Augusto all’invasione vandalica, in Varia Epigraphica, Atti del Colloquio internazionale di Epigrafia (Bertinoro, 8-10 giugno 2000), Faenza 2001, 532.
[7] C. Cazzona, Filippo l’Arabo e la provincia Sardinia, in L’Africa Romana, 14,3, Roma 2002, 1827-1837.
[8] D. Faoro, Praefectus, procurator, praeses. Genesi delle cariche presidiali equestri nell’Alto Impero Romano, Firenze 2011, 41 ss.
[12] Von Saldern, Ein kaiserliches Reskript cit., 307; Demougin, Loriot, Les detachements cit., 319. Implicitamente di parere diverso R. Sablayrolles, Libertinus miles, Les cohortes de vigiles, Roma 1996, 57-59 per il quale solo con Gallieno le vexillationes di vigili furono integrate nell’esercito mobile dell’imperatore: il documento di Muciano potrebbe dunque costringerci a rivedere questa posizione.
[13] Vd. X. Loriot, Chronologie du règne de Philippe (244-249 après J.C.), in ANRW, II, 2, 1975, 789; D. Kienast, Römische Kaisertabelle. Grundzüge einer römischen Kaiserchronologie, Darmstadt 1996, 198.
[14] Demougin, Loriot, Les detachements cit., 329: è, infatti, difficile (ma non impossibile) supporre che Restituziano, leale collaboratore di Gordiano III, fosse a lungo rimasto in carica con il nuovo imperatore.
[15] Vd. E. Stein, in RE X,1, 1917, cc. 761 ss., s.v. Iulius
(Phlippus); Kienast, Römische
Kaisertabelle cit., 200. Diversamente R.
Cagnat, Cours
d’épigraphie latine, Paris 1914, 218; Loriot, Chronologie du
règne de Philippe cit., 792.
[16] Vd. A. Mocsy, Pannonia and Upper Moesia. A History of the middle Danube Provinces
of the Roman Empire,
London-Boston 1974, 111.
[18] A. Mastino, Rustica plebs id est pagi in provincia Sardinia: il santuario rurale dei Pagani Uneritani in Marmilla, in Poikilma. Studi in onore di M.R. Cataudella in occasione del 60° compleanno, Firenze 2001, 781-814.
[19] A. Mastino, Le fonti letterarie ed epigrafiche, in A. Mastino, R. Zucca, La Sardegna nelle rotte mediterranee in età romana, in AA.VV., Idea e realtà del viaggio. Il viaggio nel mondo antico, Genova 1991, 220 ss.; anche in Mare Sardum. Merci, mercati e scambi marittimi della Sardegna antica (Tharros felix, 1), Carocci, Roma 2005, 51 ss. (ed. a cura di A. Mastino, P.G. Spanu e R. Zucca). Per Demougin, Loriot, Les detachements cit., 320-321 il trasferimento a Luni potrebbe legarsi all’estrazione e al trasporto del marmo e al commercio del legname destinato all’Urbe; per von Saldern, Ein kaiserliches Reskript cit., 299, invece, Muciano doveva combattere il brigantaggio locale, ipotesi suggerita dal confronto con CIL XI 6107 = ILS 509 che ricorda nel 246 una missione affidata a un pretoriano e venti soldati della flotta di Ravenna per combattere dei latrunculi lungo la via Emilia. Si osservi che sempre da Pisa giunge l’epitafio di C. Virrius Iucundus (CIL XI 1438 = I.It. VII.1, 20) vexillarius sempre della coorte II dei vigili, il medesimo reparto di Muciano, morto in servizio e sepolto nella città: secondo Sablayrolles, Libertinus miles cit., 672 e Demougin, Loriot, Les detachements cit., 321 questo soldato era originario della città, una posizione che forse andrà rivista alla luce del documento di Mainz. Distaccamenti dei vigili sono noti anche nei porti di Puteoli (Sablayrolles, Libertinus miles cit., 47, 158-62, 289-310, 383-4), Civitavecchia (C. Ricci, Il principe in villa: residenze imperiali in Italia e servizi di sicurezza, in «Cahiers du Centre Gustaf Glotz», 15, 2004, 321-324, forse però in relazione alla sorveglianza di una villa imperiale) e Cartagine (AE 1998, 1540). L’interesse dei vigili per gli approdi sardi è ora ribadita da una placca di bronzo rinvenuta nelle campagne di Dorgali e commissionata da un prefetto dei vigili probabilmente di età costantiniana (cfr. ora F. Delussu, A. Ibba, Egnatuleius Anastasius: un nuovo praefectus vigilum da Dorgali, in L’Africa Romana, 19,3, Roma c.d.s.).
[25] Cic. Q. fr. II,6(5),3. Vd. G. RUNCHINA, La Sardegna e i Tullii Cicerones, in Sardinia antiqua. Studi in onore di Piero Meloni, Edizioni Della Torre, Cagliari 1992, 441 ss.
[27] Sulla malaria in Sardegna, vd. E. TOGNOTTI, Un’isola morbosa, in Studi in onore di Massimo Pittau, Sassari 1994, 225 ss.; vd. anche M. GRAS, La malaria et l’histoire de la Sardaigne antique, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del primo convegno internazionale di studi geografico-storici (Sassari, 7-9 aprile 1978), 1, Gli aspetti geografici, a cura di P. BRANDIS, Gallizzi, Sassari 1981, 297 ss. e P. J. BROWN, Malaria in Nuragic, Punic and Roman Sardinia: Some Hypotheses, in Studies in Sardinian Archaeology, I, a cura di M.S. BALMUTH e R.J. ROWLAND JR., University Michigan Press, Ann Arbor 1984, 209 ss.
[29] Il I luglio come data per l’avvicendamento dei proconsoli fu proposta da Th. Mommsen, Römisches Staatsrecht, II.1, 2ª ed., Leipzig 1877, 245-248; III, Leipzig 1888, 1102-1103, in generale e specificatamente per la Sardegna da Id., in CIL X,2, 777; sulla sua scia si è espresso ad esempio P. Meloni, L’amministrazione della Sardegna da Augusto all’invasione vandalica, Roma 1958, 190. A. Boninu, Per una riedizione della Tavola di Esterzili (CIL X 7852), in La Tavola di Esterzili: il conflitto tra pastori e contadini nella Barbaria sarda, Atti convegno Esterzili 6 giugno 1992, a cura di A. Mastino, Sassari 1992, 72, 74. Vedi anche A. Mastino, Rustica plebs id est pagi in provincia Sardinia: Il santuario rurale dei Pagani Uneritani della Marmilla cit., 783-4. Su posizioni nettamente diverse Fr. Hurlet, Le proconsul d’Afrique d’Auguste à Dioclétien, in Pallas, 68, 2005, 153; Id., Le proconsul e le prince d’Auguste à Dioclétien, Bordeaux 2006, 25 ss.: secondo lo studioso una disposizione di Tiberio del 15 d.C. (Cassio Dione, LVII,14,5) invitava i proconsoli a raggiungere la provincia loro assegnata prima del I giugno per evitare che i predecessori restassero in carica oltre l’anno previsto dalla lex Pompeia del 52 a.C.; nel 42 d.C. (Cassio Dione, LX,11,6) Claudio imponeva ai governatori di partire prima del I aprile, salvo poi concedere una proroga nel 43 d.C. fissata non oltre la metà di aprile (Cassio Dione, LX,17,3). Infine più sfumata la posizione di A. Béranger-Badel, Le voyage des gouverneurs à l’époque impériale, In Voyageurs et Antiquité classique, a cura di H. Duchêne, Dijon 2003, 74-77: per la studiosa, pur critica nei confronti della tesi del Mommsen (priva di riscontro nelle fonti), una data fra luglio e agosto sarebbe stata comunque la più logica per viaggiare in sicurezza; gli stessi governatori delle provincie imperiali, salvo casi particolari, avrebbero rispettato queste date. Seguendo il ragionamento di Hurlet, ipotizzando una rigida applicazione della volontà di Tiberio e Claudio, i governatori sarebbero entrati dunque in carica in momenti diversi, in base alla distanza che separava l’Urbe dalla provincia che era stata loro assegnata: per la Sardegna dunque si può ipotizzare che il preside vi giungesse al più tardi alla fine di maggio e d’altronde non si capisce quali impedimenti di natura meteorologica potrebbero averlo trattenuto a Roma sino alla metà dell’estate.
[30] CIL X 7996, 7999, 8009, 8027, AE 1977, 345; 1984, 444. Vd. Meloni, L’amministrazione della Sardegna cit., 214 s. pros. 33; Zucca, Additamenta epigraphica cit., 531; Mastino, Storia della Sardegna antica cit., 158; Cazzona, Filippo l’Arabo cit., 1827-1837.
[33] EE VIII 746 Scala Carrugas di Bonnanaro del 245; 772, Sbrangatu di Olbia del 245-246 (erroneamente 248/6 in Cazzona, Filippo l’Arabo cit., 1837; 739 = ILS 511 Nuraccheddus di Pula del 248; AE 2002, 637 Mura Ispuntones di Bonorva del 248; Zucca, Additamenta epigraphica cit., 532. Un quadro complessivo è in Cazzona, Filippo l’Arabo cit., 1827-1837.
[35] G. Di Vita Evrard,
En feuillettant les Inscriptons antiques
du Maroc, I, “Zeitschrift
für Papyrlogie und Epigraphik”, 68, 1987, 193 ss.
[36] CIL X 7946 = ILS 5526, vd. A. Mastino, Le relazioni tra Africa e Sardegna in età romana,
"Archivio Storico Sardo", XXXVIII, 1995, 27 e n. 74; H. Devijver, Prosopographia militiarum equestrium quae fuerunt ab Augusto ad
Gallienum (Symbolae Facultatis Litterarum et Philosophiae Lovaniensis,
series A/3), Leuven 1976-80, II, 555 nr. M 12.
[37] ILSard. I, 246, vd. A. Mastino, Popolazione e classi sociali a Turris Libisonis: i legami con Ostia, in A. Boninu, M. Le Glay, A. Mastino, Turris Libisonis colonia Iulia, Gallizzi, Sassari 1984, 43, 89 nr. 3. Più in generale, Y. Le Bohec, La Sardaigne et l’armée romaine sous le Haut-Empire, Sassari 1990, 81 ss. La presenza del prenome Aulus tuttavia suggerirebbe una cronologia non oltre il 150 d.C. (O. Salomies, Die römischen Vornamen. Studien zur römischen Namengebung, Tammisaari-Ekenäs 1987, 24-25).
[38] Vd. Th. Mommsen, in CIL X,2, 777 e Römisches Staatsrecht, Leipzig 1877, II.1, 2ª ed., 245-248 (con riferimento tuttavia ai governatori di rango senatorio); Meloni, Amministrazione della Sardegna cit., 190; A. Boninu, Per una riedizione della Tavola di Esterzili (CIL X 7852) cit., 72, 74. Vedi anche A. Mastino, Rustica plebs id est pagi in provincia Sardinia: Il santuario rurale dei Pagani Uneritani della Marmilla cit., 783-4.
[40] CIL XVI 146, vd. H.G. Pflaum,
Les carrières procuratoriennes
équestres sous le Haut-empire romain, II, Paris 1960, 870 s. nr.
332.
[41] B.E. Thomasson, Fasti africani. Senatorische und ritterliche Amsträger in der römischen Provinzen Nordafrikas von Augustus bis Diokletian, Stockholm 1996, 237-238 nr. 33 MT; Pflaum, Les carrières cit., 842 s., nr. 326: procurator et pro legato dal 239 sino forse al 241.
[44] Sablayrolles, Libertinus miles cit., 296; S. Capponi, B. Mengozzi, I vigiles dei Cesari, Roma 1993, 88 ss.